–  IN ASCOLTO DEL  CONGRESSO EUCARISTICO DI ANCONA

“BRICIOLE DI PANE BUONO”

DAL CONGRESSO EUCARISTICO DI ANCONA

EUCARISTIA

PRESENZA DI  MISERICORDIA NEL TEMPO  DELLA FRAGILITÁ

“Il mondo dell’umana sofferenza invoca  un altro mondo,

quello dell’amore umano”  G. Paolo II

  • Al termine del Congresso eucaristico metto a disposizione degli amici questo bel pensiero tratto dal MATTUTINO  di Ravasi in Avvenire… augurandoci a vicenda di non RISPARMIARCI NELL’AMARE E NEL FAR  AMARE  LA SANTA EUCARISTIA…

 

  • E’ FUGGITA CON UN ALTRO…

L’amata fuggì con un altro. Nei boschi si nascose. Lui strappò l’intero bosco, ma non la trovò. Lui arò l’intero bosco, ma non la trovò. Seminò l’intero bosco, trasformò in pane il grano e da una quercia caduta intagliò una nave. E partì di sera, nel profondo mare. Tra pesanti rocce e onde grevi lui errò a lungo per dimenticare. Ma nel chiar di luna e delle stelle, il bosco risorgeva e le verdi foglie ricoprivano la nave e le vele.

E’ domenica e forse riusciamo a creare un’oasi di quiete per ascoltare la voce di un poeta. E’ ignoto ai più, solo lo scorso anno è stato tradotto nella nostra lingua  (Orfeo rinasce nell’amore, ed. Graphe.it): si chiama Grigore Vieru ed è morto due anni fa. Incarnava la più intensa anima della lingua romena, anche se egli era della Repubblica Moldova.  Ho scelto e adattato un suo canto sul tradimento e sulla sofferenza invincibile che esso genera. Ecco, spegnendo la televisione, ignorando il baccano della via, seguiamo insieme questo canto d’amore e di dolore. Quando si è lasciati dalla persona amata, c’è chi spazza via dalla casa tutti i ricordi dell’altro, cerca di crearsi una nuova esistenza, tenta di fuggire lontano, in viaggi esotici che facciano dimenticare. E invece quei ricordi ritornano sempre a vivere, si ramificano come una foresta dai rami smisurati che ti raggiungono e ti coprono anche laggiù in quel mondo remoto in cui ti sei rifugiato. Anche qui brilla la grandezza, sia pur tragica, dell’amore. Eppure è meglio soffrire, lottare, sperare e vivere che non provare mai un sussulto, un fremito, una passione per un  grande amore o un ideale alto. Forse è vera quella massima del seicento francese: Quando non si ama troppo, non si ama abbastanza”, perché nell’amore vero non c’è la parola “RISPARMIARSI”.

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  • “Non riduciamo la domenica a consumismo” – Dall’omelia del card. Ennio Antonelli
  1. La domenica è “il giorno privilegiato della famiglia”: per questo “non bisogna rassegnarsi a lasciarlo ridurre a week end, fine settimana consumista ed individualista, disgregazione delle comunità e delle famiglie”.
  2. La domenica è la pasqua settimanale, il giorno del Signore e della Chiesa, il giorno della festa e della carità. Per questo è anche il giorno privilegiato della famiglia, e per i coniugi cristiani partecipare bene e possibilmente insieme alla Messa significa alimentare l’amore reciproco, la carità coniugale.
  3. La partecipazione assidua alla Messa della domenica è il sostegno necessario e insostituibile della famiglia cristiana. Intorno a questo incontro settimanale col Signore nell’assemblea liturgica, la famiglia si costruisce come piccola chiesa missionaria e cellula vitale della società”.
  • L’Eucaristia diventa luce per la città  – Mons. Brambilla: il compito dei cristiani nella città:
  1. “ Certo la nostra epoca porta con sé un’insidia sottile, che fa deperire lo spirito e lo rende vacuo ed indifferente. E’ questa indifferenza soddisfatta che genera un assottigliamento spirituale e rende la città una landa di ululati solitari… La Chiesa e il cristiano sono segni di vita eterna quando diventano luoghi della carità. Gesù nell’eucaristia domenicale è colui che sta in mezzo a noi come uno che serve. La domenica è allora il giorno della carità.
  2. La carità per il cristiano è ad un tempo facile e insidiosa. Facile perché è un segno in cui riconosce e può esprimere la sua propensione alla solidarietà. Carità e solidarietà sembrano equivalersi. Ma non è semplicemente così. I cristiani debbono vigilare perché il loro compito non si esaurisca rispondendo al bisogno, ma incontrando il bisognoso, o meglio, facendo scoprire il desiderio di un bisogno più grande.
  3. Infine, la chiesa e il cristiano sono testimoni di vita eterna se costruiscono la città nella giustizia e nella speranza. La cura per i buoni rapporti di prossimità è l’atmosfera di cui vive la giustizia.
  4. 

  • IN QUESTO ULTIMO GIORNO DEL CONGRESSO IN ATTESA DI QUANTO CI DIRA’ IL PAPA… MEDITIAMO SU UNA NOTA PAGINA DI S. AGOSTINO…E PREGHIAMO PER I NOSTRI PASTORI…
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  • Pastori siamo, ma prima cristiani Ogni nostra speranza è posta in Cristo. È lui tutta la nostra salvezza e la vera gloria. È una verità, questa, ovvia e familiare a voi che vi trovate nel gregge di colui che porge ascolto alla voce di Israele e lo pasce. Ma poiché vi sono dei pastori che bramano sentirsi chiamare pastori, ma non vogliono compiere i doveri dei pastori, esaminiamo che cosa venga detto loro dal profeta. Voi ascoltatelo con attenzione, noi lo sentiremo con timore.
    «Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori di Israele, predici e riferisci ai pastori d’Israele» (Ez 34,1-2) Abbiamo ascoltato or ora la lettura di questo brano, quindi abbiamo deciso di discorrerne un poco con voi. Dio stesso ci aiuterà a dire cose vere, anche se non diciamo cose nostre. Se dicessimo infatti cose nostre saremmo pastori che pascono se stessi, non il gregge; se invece diciamo cose che vengono da lui, egli stesso vi pascerà, servendosi di chiunque.
    «Questo dice il Signore Dio: Guai ai pastori di Israele che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?» (Ez 34,2), cioè i pastori non devono pascere se stessi, ma il gregge. Questo è il primo capo di accusa contro tali pastori: essi pascono se stessi e non il gregge. Chi sono coloro che pascono se stessi? Quelli di cui l’Apostolo dice: «Tutti infatti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21).
    Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio — di cui dobbiamo rendere conto, e che conto! — dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere cristiani riguarda noi stessi; l’essere posti a capo invece riguarda voi. Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità, in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra salvezza.
    Forse molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più facile della nostra e camminando tanto più speditamente, quanto minore è il peso di responsabilità che portano sulle spalle. Noi invece dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell’esercizio del nostro ministero, come pastori.******************************************************  

     

    • DALL’ OMELIA DI MONS. MICHELE PENNISI :

    Gesù nell’Eucaristia non si accontenta di darci delle cose sante, ma tutto se stesso come cibo e ci invita a nutrirci del suo corpo e del suo sangue. L’Eucaristia realizza una profondissima relazione personale e un’intima comunione fra noi e Gesù come quella tra noi e il cibo che mangiamo, perché questo diventa carne della nostra carne e sangue del nostro sangue. L’Eucaristia ci insegna ad abbattere le barriere: ci dà la forza per difendere la vita di ogni persona, per vincere la spirale della violenza mediante il perdono e il sacrificio di se stessi, per rompere le catene dell’accaparramento dei beni promuovendo condivisione e solidarietà. L’Eucaristia, che crea un circuito d’amore che ci sprona a vivere nella città dell’uomo come persone concordi, libere, coraggiose, che vogliono vivere la cittadinanza come “palestra di carità”. L’Eucaristia è forza che plasma la comunità e ne accresce il potenziale d’amore: la rende una casa accogliente per tutti, la fontana del villaggio che offre a tutti la sua acqua sorgiva, come amava dire il beato Papa Giovanni XXIII. E’ necessario riscoprire la ricchezza dell’Eucaristia non solo per la rigenerazione delle nostre comunità cristiane ma per la rigenerazione della “città dell’uomo”.

    • L’EUCARISTIA NON CONOSCE ESCLUSIONI Mons. Giancarlo Perego:

    “La città è in crisi, è mobile, precaria e debole, ha fame di alcuni beni, è sempre più povera; ma, soprattutto, soffre di solitudine, di separazioni, di divisioni, è vittima dell’individualismo, di cadute di responsabilità: passare dalla città alla cittadinanza, significa progettare la vita della città, costruire relazioni, educare alla responsabilità  sociale e politica, cogliere i segni e i gesti di dono, cercare il dialogo, tessere reti. L’Eucaristia aiuta a non escludere, a guardare a tutti e a ciascuno, a costruire universalità, cattolicità”.

    …fare un po’ di silenzio per provare a riempirlo dell’amore di Dio

    • L’EUCARISTIA E IL NOSTRO TEMPO – Il vero realismo

    ……Ancona, con forza, oggi ci ripete che l’Eucaristia è vita. Vera vita. E ci racconta come essa si declini quotidianamente nei giorni dell’uomo, nel suo agire nel suo divenire, nel lavoro e nello studio, nel tempo libero, nel gioire e nel soffrire. Non “altro” da noi , ma tutt’uno con il nostro destino di figli di Dio. Un messaggio che, per i credenti, è il centro, il tutto a cui tendere, aspirare, la chiave che trasforma l’esistere in vivere. Ma un messaggio che, forse, anche chi si sente lontano dovrebbe provare ad ascoltare. Messaggio che ci parla della  “lentezza” di Dio, della sua pazienza infinita per questi suoi figli perennemente irrequieti, del suo rispetto per loro. Ci attende, da sempre, e per sempre è pronto ad aspettarci. Perché Dio non ha fretta, non ci incalza, non offende la nostra libertà. Ci ama e basta. Questo ci dice l’Eucaristia, presenza concreta di questo amore infinito. E allora varrebbe davvero la pena, per tutti, di fare un po’ di silenzio per provare a riempirlo dell’amore di Dio. Lasciare per una volta, fuori dalla porta il frastuono e le affannate rincorse, e fare nostra la sua lentezza, la sua pazienza. Fermarsi. Tornare a pensare. Capiremmo, allora, che quella “nostalgia di Dio” che, come ha detto Papa Ratzinger, attraversa il mondo contemporaneo, è nostalgia vera di cose concrete, di un lavoro fatto per l’uomo e non viceversa, di un gesto d’affetto per quegli amici che non riusciamo più neppure ad incontrare, di una carezza ai nostri genitori ormai anziani, di momenti in cui non ci si senta più soli.

    • Eucaristia, pane del cammino, fonte e culmine della vita consacrata + Bruno Forte

    “Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di San Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull’ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo ‘contratti’ e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa ‘contemporaneità’. Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel pane e nel vino consacrati il divino Viandante che un giorno si mise a fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire loro gli occhi alla luce e il cuore alla speranza” (Ecclesia de Eucharistia, n. 59).

    1. Queste parole, nutrite da una fede innamorata, sono la testimonianza personalissima che il beato Giovanni Paolo II volle consegnare a uno dei Suoi ultimi testi (l’Enciclica è del 2003): esse ci indicano come e dove egli abbia imparato a usare i suoi occhi per vedere l’invisibile,
    2. a far battere il suo cuore all’unisono con quello dell’amore divino,
    3. a fare della sua bocca veicolo di verità,
    4. usare le sue mani per compiere opere di pace e
    5. muovere i suoi piedi per portare dovunque la buona notizia, fino agli estremi confini della terra.
    6. In queste poche parole, la celebrazione eucaristica è insomma presentata come la fonte e il culmine dell’intera esistenza di un uomo totalmente consacrato a Dio, capace di fare della sua stessa vita la liturgia di una continua consacrazione del mondo all’Eterno e alla Sua bellezza.

     

    • Tettamanzi: accettare la sfida d’incontrare l’uomo fragile
    1. “… non sono soltanto i malati a sperimentare non poche volte la solitudine, l’indifferenza  e l’estraneità, ma anche i medici, gli operatori sanitari e i pastori d’anime che non si rassegnano agli attuali imperativi dell’efficienza biotecnologia, della produttività aziendale, della impermeabilità dei rapporti tra chi cura e chi viene curato e della marginalizzazione della dimensione spirituale della vita del sofferente”.
    2. “…non siamo soli nel soffrire e nel lenire le sofferenze, nel chiedere aiuto e nel prestare soccorso, nel cercare un senso per la nostra malattia e la fine dei nostri giorni e nell’offrire una compagnia a chi  non riesce a scoprire il volto autentico della vita e della morte”.
    3. L’Eucaristia è l’antidoto potente contro la solitudine dell’uomo in cammino, dell’uomo stanco e deluso, dell’uomo che cerca un compagno di viaggio quando scendono le tenebre e si fa sera”.
    4. In quanto figli “reali” di Dio, in forza della “reale” presenza di Gesù Cristo nel suo corpo che è la Chiesa, anima dell’intera umanità, possiamo sentirci ed essere realmente fratelli di ogni uomo che incontriamo nel cammino della vita e che cerca insieme a noi conforto, aiuto e speranza”.
    • COME IL BUON SAMARITANO…

    A- MANDATO DI GESÙ ALLA CHIESA (Lc. 9, 2)  Predicate il vangelo, curate i malati (Mt. 9, 36 – 38)

    B- IL BUON SAMARITANO: 6 “impronte”

    1. CONSAPEVOLEZZA: “lo vide”
    2. COMPASSIONE:  “ne ebbe compassione”
    3. VICINANZA: “gli si fece vicino”
    4. CURA : “gli fasciò le ferite versandovi olio e vino”
    5. ACCOMPAGNAMENTO:  “poi lo portò a una locanda”
    6. COLLABORAZIONE:  “abbi cura di lui…”

    VEDERE CRISTO NEL MALATO.  ESSERE CRISTO PER IL MALATO

    • 2. ASPETTO PERSONALE
    1. – scoprire e integrare il proprio “guaritore ferito”. ognuno è portatore di ferite e limiti, sperimentati a livello: fisico – psicologico – mentale –sociale -spirituale
    2. – ognuno è anche portatore di risorse e potenzialità, presenti in ognuno dei suddetti livelli.
    3. il contatto con la parte “ferita” rende consapevole della propria umanità, vulnerabilità, impotenza. questa consapevolezza mantiene umili, saggi e aperti agli altri.

    • LA PROPRIA FERITA E IL POTERE DI GUARIGIONE
    1. – il contatto con la parte “guaritrice” porta alla luce la propria capacità di reagire, lottare ed amare attivando le risorse del corpo, della mente, del cuore e dello spirito.
    2. In ogni malato abita un medico, in ogni aiutante (medico, infermiere, cappellano, volontario) abita un malato

    • LA COMUNICAZIONE SANANTE RICHIEDE: accogliere, ascoltare e comprendere le “ferite” dell’altro. individuare, affermare e mobilitare le “risorse” dell’altro, per metterle a servizio della salute e della speranza.
    • ASPETTO ECCLESIALE : QUATTRO MINISTERI TRADIZIONALI NELLA CHIESA
    1. liturgia (preghiera / sacramenti)
    2. kerygma (evangelizzazione / testimonianza)
    3. diakonia (servizio della carità umanizzazione)
    4. koinonia (promozione della comunità / comunione)
    • ASPETTO PASTORALE: 4 VERBI DELLA MISERICORDIA:
    1. che cosa posso fare per il malato
    2. che cosa posso comunicare al malato
    3. che cosa posso essere per il malato
    4. che cosa posso imparare dal malato

    1-PRESENZA (ESSERE) rendersi prossimo a chi soffre

    2. DIALOGO (COMUNICARE) addentrarsi nel suo mondo

    3. APPRENDIMENTO (IMPARARE) scoprire le sue preoccupazioni, bisogni e risorse

    4. AGIRE (FARE) offerta di aiuto concreto, alla luce delle valutazioni precedenti-raccontarsi come cura di sé

    SAPER ASCOLTARE “il vangelo della misericordia si trasmette quando si purifica il linguaggio sulla sofferenza e si è disposti ad accompagnare il venerdì santo di chi è nel dolore, senza correre ad annunciare prematuramente la risurrezione. i simboli di speranza sono quelli che sanno accompagnare il sofferente nell’oscurità della notte, accettando i propri limiti e la propria povertà, fiduciosi che la propria presenza è segno di amore” (n. 40).

    ….LA RELAZIONE SI SVILUPPA ALL’INSEGNA DEL RISPETTO: …accoglie gli sfoghi e le amarezze senza giudicare, senza minimizzare né banalizzare i sentimenti. Egli sa che il suo compito non è di risolvere i problemi degli altri, ma di farsi compagno del cammino” (n. 37)

    CIO’ CHE IMPORTA NON SONO LE FERITE CAUSATE DALLA VITA

    MA CIO’ CHE SI FA CON LE FERITE DELLA VITA.

    (Edgar Jackson)

    IN SINTESI:  EUCARISTIA Farmaco di Immortalità:

    Chi mangia di questo pane…vivrà in eterno

    Forza nelle prove. L’esperienza della fragilità umana si manifesta in tanti modi e in tutte le età, ed è essa stessa, una “scuola” da cui imparare. Non possono mancare nelle proposte formative la contemplazione della croce di Gesù, il confronto con le domande suscitate dalla sofferenza, così da costruire un vero e proprio cammino di educazione alla speranza.

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    OMELIA di Mons. Bertello Carissimi amici, è sufficiente che pure noi mettiamo nelle mani del Signore quel poco che abbiamo perché il miracolo continui. ll criterio ultimo, in base al quale sarà comprovata l`autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche rimane sempre l’amore. Mangiando il pane eucaristico, dovremmo realizzare quel progetto di fraternità umana che dall’altare si espande al cuore dei fedeli e invade di carità le vie della città dell`uomo portando gioia dove c’è dolore. conforto dove c’è disperazione. aiuto dove e’è necessità. cura dove c`e abbandono. presenza dove c`e solitudine. Diceva San Giovanni Crisostomo: “A Dio non occorrono calici d`oro ma anime d`oro”. E` alla luce di queste riflessioni che possiamo affrontare il tema della prima giornata dedicata a “Eucaristia per l’affettività”. E’ un invito a portare il pane dell’Eucaristia sulle vie e i percorsi della nostra vita quotidiana e a far irrompere nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità la spiritualità dell`amore eucaristico, di cui l’affettività è un aspetto importante.

    • EUCARISTIA, PASSIONE DI DIO PER L’UOMO – Eucaristia per l’affettività (Domenico Simeone)

     

    1. Affetti senza legami, legami senza affetti Nella società attuale, la separazione tra passione e ragione, tra affetto e norma riduce a pura emotività l’esperienza affettiva, tutta interna al soggetto.(…) L’uomo nel campo affettivo tende sempre di più a diventare “ciò che sente”, con una separazione tra mente e corpo Tale contesto culturale incide anche sul modo con cui i giovani vivono le relazioni d’amore. Vi è la tendenza a costruire relazioni di coppia di tipo “intimistico” in cui prevale la ricerca di un rapporto “caldo” sul piano emotivo-affettivo che non implica necessariamente un impegno per il futuro.

    2. “legami senza conseguenze” Sembrano prevalere quelli che Bauman ha chiamato “legami senza conseguenze” (Bauman, 2001). Ne sono un esempio emblematico le relazioni che abitano la rete virtuale. Negli spazi del web i legami appaiono spesso fragili ed effimeri. Si costruiscono così comunità che evitano accuratamente di tessere reti di responsabilità che comportino impegni a lungo termine.

    3. Il dono in famiglia

    Profondi mutamenti hanno investito anche la famiglia Il passaggio dalla famiglia normativa alla famiglia affettiva ha favorito un rapido mutamento delle strategie di socializzazione e di educazione dei figli. …le radicali modificazioni che stanno contrassegnando i rapporti familiari hanno indotto nei coniugi e nei figli insicurezze e fragilità nuove. La generatività, che non può essere ridotta alla sola generatività biologica, è intesa come capacità di prendersi cura dell’altro, di tutto l’altro, anche della sua dimensione affettiva.

    4. Prendersi cura degli affetti feriti: il perdono Nelle relazioni di coppia e familiari molte sono le occasioni in cui si rischia di ferire l’altro…Il perdono non comporta l’elusione della verità, ma la sua esplicita ammissione e implica, di conseguenza, il ristabilimento della vera giustizia. Ciò che lo contraddistingue è il rispetto per la persona che ha sbagliato e per il mistero che la connota. Nell’atto del perdono la giustizia del diritto è trascesa, senza essere annullata, dalla giustizia dell’amore.

    5. Lo sviluppo dell’affettività.

    Da parte dei genitori c’è un iperinvestimento nei confronti dei figli… Tale iperinvestimento si traduce, sotto l’aspetto emotivo affettivo e relazionale, in atteggiamenti protettivi volti a preservare i figli da esperienze frustranti e dolorose. I genitori fanno ogni sforzo per eliminare il dolore e le frustrazioni connaturate ad ogni processo di crescita e di separazione. Paradossalmente, così facendo, nel tentativo di avere figli felici, crescono figli fragili, incapaci di far fronte alle difficoltà, insicuri rispetto alle proprie capacità. Se il genitore soddisfa ogni richiesta del figlio, se non lo aiuta ad affrontare progressivamente le frustrazioni che incontra nel processo di crescita lo priva dell’opportunità di sviluppare gli strumenti necessari per affrontare la vita. Ogni limite rappresenta anche una occasione di crescita. Aiutare i figli a cogliere il senso del limite significa anche aiutarli a sviluppare le proprie capacità. La frustrazione, se ragionevole e commisurata alle possibilità del bambino, lo stimola all’impiego delle proprie risorse e lo rende “competente”. Ciò che è davvero importante non è preservare i figli dalle frustrazioni, ma offrire loro la possibilità di affrontare e superare le difficoltà commisurate alle loro capacità e risorse. Ogni limite rappresenta anche un’occasione di crescita. Aiutare i figli a cogliere il senso del limite significa anche aiutarli a sviluppare le proprie risorse affettive.

    6. Relazioni educative affidabili

    Per compiere il cammino verso un amore maturo i bambini, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di testimoni credibili e affidabili con cui confrontarsi, di adulti che sappiano “compromettersi” nella relazione educativa, hanno bisogno di educatori che sappiano aprire le porte del futuro perché sogni, desideri, progetti possano trovare dimora. “L’educatore è un testimone della verità, della bellezza, del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. (…) Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla” …è necessario che gli adulti recuperino la propria responsabilità educativa, si facciano garanti di una promessa e di un debito nei confronti dei più piccoli, così come suggerisce la radice etimologica del termine responsabilità. Si tratta di attuare un’educazione integrale di tutta la persona che sappia superare l’artificiosa contrapposizione tra razionalità e affettività. Corporeità e spiritualità.

    CONCLUSIONE: Concludo con le parole del Santo Padre che radica l’esigenza di un’educazione integrale nella passione di Dio per l’Uomo: “La persona umana non è, d’altra parte, soltanto ragione e intelligenza, che pur ne sono elementi costitutivi. Porta dentro di sé, inscritta nel più profondo del suo essere, il bisogno di amore, di essere amata e di amare a sua volta. (…) Qui, molto più di ogni ragionamento umano ci soccorre la novità sconvolgente della rivelazione biblica: il Creatore del cielo e della terra, l’unico Dio che è la sorgente di ogni essere, sa amare personalmente l’uomo, anzi lo ama appassionatamente e vuole essere a sua volta amato. Questa ragione creatrice, che è nello stesso tempo amore, dà vita perciò a una storia d’amore con Israele, il suo popolo, e in questa vicenda, di fronte ai tradimenti, il suo amore si mostra ricco di inesauribile fedeltà e misericordia, è l’amore che perdona al di la di ogni limite”

    • IN SINTESI: AMBITO DELL’ AFFETTIVITA’

    EUCARISTIA,  SACRAMENTO DELL’AMORE

    QUESTO E’ IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI…

    AMA in modo giusto… FATTI DONO Merita particolare rilievo l’educazione alla vita affettiva.  È urgente accompagnare i giovani nella scoperta della loro vocazione … e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico sull’amore e sulla sessualità umana, contrastando il diffuso analfabetismo affettivo …Particolare cura richiede la formazione al matrimonio cristiano e alla vita familiare…anche mediante gruppi di sposi e di spiritualità familiare

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    2. Eucarestia e storia di una nazione (Prof. Andrea Riccardi)

    ContemporaneitàHo parlato di Eucaristia e  nazione: non si vuole confessionalizzare la nazione, ma bisogna dire che, nella Chiesa che celebra il mistero, ci sono fonti di rara profondità. Nella logica della liturgia, la profondità si collega a uno spessore sociale. Liberatici da una storiografia riduzionista, incapace di indagare sulle correnti profonde della storia, oggi siamo convinti che questa non è solo guerre o governi o economia.  C’è una dimensione spirituale della storia. Sarebbe tragico ignorarla oggi dopo tanti valori si sono consumati. Questa dimensione spirituale della storia spiega come, nonostante i limiti, il mondo del cattolicesimo italiano sia una risorsa per il futuro. E’ tanto mescolato alla storia e alla quotidianità del paese, ma la sua vitalità sta in altre fonti. Scriveva un grande cristiano e poeta, padreDavid Turoldo: “Qui c’è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all’eterno. Ed è solo silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno ancora che nell’arca dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un’ostia che non dice niente e non sa di niente. E tuttavia è un punto che se fosse un solo luogo della terra, tutta la terra… graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione”


    [1] D. M. Turoldo, Neanche Dio può stare solo, Casale Monferrato 1991, pp.19-20.

    SIGNORE, DA CHI ANDREMO?
    Inno per il Congresso Eucaristico Nazionale – Ancona 2011
    1.   Sulle strade del nostro cammino suona ancora l’antica domanda:
    quale senso ha la vita, la morte       e l’esistere senza orizzonte?
    2. Venne un Uomo e si fece vicino, ai fratelli egli tese la mano:
    era il Verbo che illumina il mondo ed incarna l’amore di Dio.
    Rit. Signore, da chi andremo?
    Tu solo hai parole di vita eterna.
    3.    Egli disse con grande coraggio: “Ascoltate! Il pane non basta!
    È profonda la fame del cuore,           solo Dio può il vuoto colmare”.
    4.  Si chiamava Gesù: “Dio salva”! È venuto per dare la vita,
    per spezzare la forza del male       che la gioia ci spegne nel cuore.
    5.   Nella sera dell’Ultima Cena, nel convito di nuova Alleanza,
    fece dono di sé agli amici          con l’amore che vince la morte.
    6. Crocifisso per noi e risorto, il Signore tra noi è presente!
    Nella Chiesa, suo mistico corpo, si attualizza il divino comando:
    8.      “Fate questo in mia memoria! Ripetete il mio gesto d’amore:
    voi avrete la luce e la forza      per curare le umane ferite”. Rit.
    9.      O Gesù, noi vogliamo seguirti! Noi ti amiamo davvero, Signore,
    e vogliamo nutrirci al tuo Pane       che sconfigge per sempre la fame.
    10. Radunati attorno all’altare, ascoltando parole di vita,
    accogliendo il tuo dono d’amore       noi saremo più forti del male.
    11. Resta sempre con noi, Signore! Mentre il buio ci colma di angoscia
    solo tu sei la luce che brilla       e ci apre un cammino di vita.
    12. In memoria di te celebriamo questo evento che accresce la fede;
    il tuo amore è la “buona Notizia”       che nel mondo diffonde speranza.

    È PACE INTIMA… Gen Rosso

    Le ore volano via, il tempo s’avvicina, lungo la strada canto per te.

    Nella tua casa so che t’incontrerò e sarà una festa trovarti ancora.

    È pace intima la tua presenza qui, mistero che non so spiegarmi mai.
    È cielo limpido, è gioia pura che mi fa conoscere chi sei per me.

    Sembra impossibile ormai pensare ad altre cose, non posso fare a meno di te.
    Sembrano eterni gli attimi che non ci sei ed aspetto solo di ritrovarti.

    È pace intima…

    È la più bella poesia dirti il mio sì per sempre e nel segreto parlare con te.
    Semplici cose, parole che tu sai, note del mio canto nel tuo silenzio.

    È pace intima…

    • SO CHE SEI QUI…(GEN VERDE)
    1. So che sei qui in questo istante, so che sei qui dentro di me. Abiti qui in questo niente ed io lo so che vivi in me.
    2. Che mai dirò al mio Signore, che mai dirò tutto Tu sai. Ti ascolterò nel mio silenzio e aspetterò che parli Tu.
    3. E mi dirai cose mai udite, mi parlerai del Padre. Mi colmerai d’amore e scoprirò chi sei.
    4. Io sento in me la Tua pace, la gioia che Tu solo dai. Attorno a me io sento il cielo, un mondo di felicità.
    5. Mio Dio sei qui, quale mistero Verbo di Dio e umanità. Non conta più lo spazio e il tempo è scesa qui l’eternità.
    6. Cosa sarà il Paradiso cosa sarà la vita Sarai con noi per sempre sempre Tu tutto in noi, noi in Te. Cosa sarà il Paradiso cosa sarà la vita Sarai con noi per sempre sempre Tu tutto in noi, noi in Te.
    • SOTTO UNA QUERCIA (G. Cento)

      Ricordi, mamma, quand’ero bambino  tu m’insegnavi a camminare
      e mi lasciavi anche cadere perché io stessi in piedi da me.
      Poi m’hai lasciato andare da solo ed i miei passi erano incerti,
      ma io sentivo quelle tue mani fare la strada insieme a me.
      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Fra le tue mani cammina la luce, corrono i fiumi, gli uccelli nel cielo
      e la mia vita da quando m’hai detto: Vai, cammina, io sono con te.

      Strade nel sole, nell’ombra ho percorso, nella bufera ho cercato la pace,
      a volte ho scelto il deserto e l’arsura quando mi davi un po’ d’acqua e riposo.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Ho spesso pianto cadendo per terra, quando cercavo di rialzarmi,
      tu m’hai raccolto, ho ripreso coraggio per camminare vicino a te.

      Anche la pioggia cade per terra sente la polvere, in essa si perde,
      ma se s’affaccia il sole, l’amore, l’acqua caduta accende una vita.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor,  se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Sotto una quercia a te ho ripensato ed ho rimpianto il tuo volto, una casa,
      mi sono deciso, ho ripreso la strada: era di nuovo il primo giorno.

      Eri un pastore ed io del tuo gregge. Me n’ero andato tra siepi e tra spine,
      ma nel mio cuore io t’aspettavo: m’hai riportato a casa con te.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

    27 – 28 AGOSTO 2011: S. MONICA E S. AGOSTINO.
    MADRE E FIGLIO  IN SANTE CONVERSAZIONI…

    • 1. Parlavamo soli con grande dolcezza … Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci. Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l’acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole . Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l’altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».
      Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un pò di tempo perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando qualcosa: «Dove ero»?
      Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellirete qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore». Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire. In capo a nove giorni della sua malattia, l’anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell’anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.

      2. TARDI TI HO AMATO… Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29, 11). Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce. O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi parve di udire la tua voce dall’alto che diceva: «Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me». Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato il «Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5), «che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli» (Rm 9, 5). Egli mi chiamò e disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6); e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14).
      Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.
      Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te.
      Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.

    PREGHIERA PER IL CONGRESSO EUCARISTICO
    SIGNORE, DA CHI ANDREMO?
    Inno per il Congresso Eucaristico Nazionale – Ancona 2011
    1.   Sulle strade del nostro cammino suona ancora l’antica domanda:
    quale senso ha la vita, la morte       e l’esistere senza orizzonte?
    2. Venne un Uomo e si fece vicino, ai fratelli egli tese la mano:
    era il Verbo che illumina il mondo ed incarna l’amore di Dio.
    Rit. Signore, da chi andremo?
    Tu solo hai parole di vita eterna.
    3.    Egli disse con grande coraggio: “Ascoltate! Il pane non basta!
    È profonda la fame del cuore,           solo Dio può il vuoto colmare”.
    4.  Si chiamava Gesù: “Dio salva”! È venuto per dare la vita,
    per spezzare la forza del male       che la gioia ci spegne nel cuore.
    5.   Nella sera dell’Ultima Cena, nel convito di nuova Alleanza,
    fece dono di sé agli amici          con l’amore che vince la morte.
    6. Crocifisso per noi e risorto, il Signore tra noi è presente!
    Nella Chiesa, suo mistico corpo, si attualizza il divino comando:
    8.      “Fate questo in mia memoria! Ripetete il mio gesto d’amore:
    voi avrete la luce e la forza      per curare le umane ferite”. Rit.
    9.      O Gesù, noi vogliamo seguirti! Noi ti amiamo davvero, Signore,
    e vogliamo nutrirci al tuo Pane       che sconfigge per sempre la fame.
    10. Radunati attorno all’altare, ascoltando parole di vita,
    accogliendo il tuo dono d’amore       noi saremo più forti del male.
    11. Resta sempre con noi, Signore! Mentre il buio ci colma di angoscia
    solo tu sei la luce che brilla       e ci apre un cammino di vita.
    12. In memoria di te celebriamo questo evento che accresce la fede;
    il tuo amore è la “buona Notizia”       che nel mondo diffonde speranza.
    PREGHIAMO:
    Signore Gesù, di fronte a Te, Parola di verità e Amore che si dona, come Pietro ti diciamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.   Signore Gesù, noi ti ringraziamo perché la Parola del tuo Amore si è fatta corpo donato sulla Croce, ed è viva per noi nel sacramento della Santa Eucaristia.  Fa’ che l’incontro con Te nel Mistero silenzioso della Tua presenza, entri nella profondità dei nostri cuori e brilli nei nostri occhi perché siano trasparenza della Tua carità.  Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità, onestà, generosità, attenzione premurosa ai più deboli. Rendici amabili con tutti, capaci di amicizia vera e sincera perché molti siano attratti a camminare verso di Te. Venga il Tuo Regno, e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

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    È PACE INTIMA… Gen Rosso

    Le ore volano via, il tempo s’avvicina, lungo la strada canto per te.

    Nella tua casa so che t’incontrerò e sarà una festa trovarti ancora.

    È pace intima la tua presenza qui, mistero che non so spiegarmi mai.
    È cielo limpido, è gioia pura che mi fa conoscere chi sei per me.

    Sembra impossibile ormai pensare ad altre cose, non posso fare a meno di te.
    Sembrano eterni gli attimi che non ci sei ed aspetto solo di ritrovarti.

    È pace intima…

    È la più bella poesia dirti il mio sì per sempre e nel segreto parlare con te.
    Semplici cose, parole che tu sai, note del mio canto nel tuo silenzio.

    È pace intima…

    • SO CHE SEI QUI…(GEN VERDE)
    1. So che sei qui in questo istante, so che sei qui dentro di me. Abiti qui in questo niente ed io lo so che vivi in me.
    2. Che mai dirò al mio Signore, che mai dirò tutto Tu sai. Ti ascolterò nel mio silenzio e aspetterò che parli Tu.
    3. E mi dirai cose mai udite, mi parlerai del Padre. Mi colmerai d’amore e scoprirò chi sei.
    4. Io sento in me la Tua pace, la gioia che Tu solo dai. Attorno a me io sento il cielo, un mondo di felicità.
    5. Mio Dio sei qui, quale mistero Verbo di Dio e umanità. Non conta più lo spazio e il tempo è scesa qui l’eternità.
    6. Cosa sarà il Paradiso cosa sarà la vita Sarai con noi per sempre sempre Tu tutto in noi, noi in Te. Cosa sarà il Paradiso cosa sarà la vita Sarai con noi per sempre sempre Tu tutto in noi, noi in Te.
    • SOTTO UNA QUERCIA (G. Cento)

      Ricordi, mamma, quand’ero bambino  tu m’insegnavi a camminare
      e mi lasciavi anche cadere perché io stessi in piedi da me.
      Poi m’hai lasciato andare da solo ed i miei passi erano incerti,
      ma io sentivo quelle tue mani fare la strada insieme a me.
      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Fra le tue mani cammina la luce, corrono i fiumi, gli uccelli nel cielo
      e la mia vita da quando m’hai detto: Vai, cammina, io sono con te.

      Strade nel sole, nell’ombra ho percorso, nella bufera ho cercato la pace,
      a volte ho scelto il deserto e l’arsura quando mi davi un po’ d’acqua e riposo.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Ho spesso pianto cadendo per terra, quando cercavo di rialzarmi,
      tu m’hai raccolto, ho ripreso coraggio per camminare vicino a te.

      Anche la pioggia cade per terra sente la polvere, in essa si perde,
      ma se s’affaccia il sole, l’amore, l’acqua caduta accende una vita.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor,  se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

      Sotto una quercia a te ho ripensato ed ho rimpianto il tuo volto, una casa,
      mi sono deciso, ho ripreso la strada: era di nuovo il primo giorno.

      Eri un pastore ed io del tuo gregge. Me n’ero andato tra siepi e tra spine,
      ma nel mio cuore io t’aspettavo: m’hai riportato a casa con te.

      Non ti stancare mai di me, sono un bambino, sai Signor, se spesso cado ci sei tu: a stare in piedi imparerò.

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    LA MESSA DI DON ORIONE: E vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame e sete di verità e di Dio; e vorrei vestire di Dio gli ignudi, dare la luce di Dio ai ciechi aprire i cuori alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti;  vorrei diventare lo stolto di Cristo e vivere e morire nella stoltezza della carità per i miei fratelli!     Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore!  Spogliarmi di tutto! Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi; diventare un uomo buono tra i miei fratelli; abbassare, stendere sempre le mani e il cuore e raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio. Gesù è morto con le braccia aperte.     Avere una grande pietà per tutti! SCR187 ss.

     

  • Mistero di Luce  nel nascondimento:  Gesù ha qualificato se stesso come «luce del mondo» (Gv 8,12), e questa sua proprietà è ben posta in evidenza da quei momenti della sua vita, come la Trasfigurazione e la Risurrezione, nei quali la sua gloria divina chiaramente rifulge. Nell’Eucaristia invece la gloria di Cristo è velata. Il Sacramento eucaristico è «mysterium fidei» per eccellenza. Tuttavia, proprio attraverso il mistero del suo totale nascondimento, Cristo si fa mistero di luce, grazie al quale il credente è introdotto nelle profondità della vita divina.
  •  

  • LA MESSA: POSSIBILITA’ DI TRASFORMARE TUTTO IN GESU’

Nella terra baciata dal sole lavorata dall’umanità
nasce il grano ed un pezzo di pane che Gesù sull’altare si fa.

Nelle vigne bagnate di pioggia dal sudore dell’umanità
nasce l’uva ed un sorso di vino che Gesù sull’altare si fa.

Con la vita di tutta la gente noi l’offriamo a te, Padre e Signore,
il dolore e la gioia del mondo tu raccogli e trasformi in Gesù

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ì

  • Non è senza una felice intuizione che la celebre icona della Trinità di Rublëv pone in modo significativo l’Eucaristia al centro della vita trinitaria.
  •  

    + PREGHIERA PER IL CONGRESSO EUCARISTICO

    + 10 PANE QUOTIDIANO Giugno 2011

    + PANE PER IL CAMMINO.  ESORTAZIONE  POSTSINODALE

    + EUCARESTIA FOLLIA D’AMORE

    RISCOPRIAMO LA MESSA E L’ADORAZIONE

    1. Promessa dell’Eucarestia: Gv 6: Allora gli dissero: “Signore, dacci  sempre questo pane”.  Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi  viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.   Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che  io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

    2. Questo  linguaggio è duro; chi può intenderlo? Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.  Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo  linguaggio è duro; chi può intenderlo?”.  Gesù, conoscendo dentro  di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro:  “Questo vi scandalizza?  Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non  andavano più con lui.

    3. La “confessione” di Pietro: Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”.  Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai  parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il  Santo di Dio”.

    4. Istituzione dell’Eucarestia:  Lc 22,14ss Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e  disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più,  finché essa non si compia nel regno di Dio”.  E preso un calice, rese  grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi,  poiché vi dico: da  questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga  il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:  “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di  me”.  Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo:  “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato  per voi”.

    5. Chi é il più grande? Lc 22.24ss Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato  il più grande. Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro  che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi  però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più  piccolo e chi governa come colui che serve.  Infatti chi è più grande,  chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola?  Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

    6. Fate questo in memoria di Me:  1 Cor. 11 Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

    7. La sera di Pasqua a Emmaus la…PRIMA  MESSA. Lc 24 Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece  come se dovesse andare più lontano.  Ma essi insistettero: “Resta  con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino”. Egli entrò  per rimanere con loro.  Quando fu a tavola con loro, prese il pane,  disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.  Allora si aprirono  loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.  Ed essi  si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre  conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.  E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,  i  quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a  Simone”. 35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e  come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

    • DON ORIONE : CHE GRAN COSA È MAI LA SANTA MESSA!

    Tante soluzioni vengono dall’altare, tante decisioni dall’altare. Quante e quante volte non sapevo come fare, come uscire da certi imbarazzi, come camminare e, durante la santa Messa,  ecco che, in un momento, quando si è lì a tu a tu con n. Signore, tutto si chiarisce, tutte le difficoltà, che parevano così ardue e impossibili a superarsi, diventano la cosa più semplice: noi siamo tenebra, ma Gesù è la luce e la soluzione di tutto.  Che gran cosa è mai la santa Messa! (D. Orione – Scr. 44,245)

    • IN ADORAZIONE CON DON ORIONE COSI…Ti amo, o Gesù mio, Ti amo e Ti amo !… A Te, che vegli, apro il mio cuore, con Te esamino le occupazioni della giornata: a Te espongo pensieri ed affetti; ascolto la voce Tua, studio il Tuo volere, mentre Ti guardo e Ti amo, Ti amo e Ti amo ! E anche Tu mi ami; oh se mi ami ! Dimmi una parola, o Signore, che mi additi il sentiero nel quale Tu vuoi che io cammini; illuminami, o Signore, con un raggio di Tua luce divina, che le tenebre si addensano intorno a me: ed io Ti risponderò che Ti amo, Ti amo e Ti amo !Scr. 92.

     

    • FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME … Nelle burrasche della vita (ATTI 27) … Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo:  “Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa,  senza prender nulla.  Per questo vi esorto a prender cibo; è  necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto”.  Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a  tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si sentirono rianimati, e  anch’essi presero cibo.  Eravamo complessivamente sulla nave  duecentosettantasei persone.  Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

    DIVENTARE EUCARESTIA COSI’…

    1. PRESE IL PANE … prendimi di nuovo, Signore
    2. LO BENEDISSE… ribenedicimi e  consacrami,Signore
    3. LO SPEZZO’ …spezzami ancora Signore, ti autorizzo
    4. LO  DIEDE… donami ai fratelli, Signore
    • UNICO AMICO E  COMPAGNO DELL’ULTIMO VIAGGIO (F. Mauriac) “Voglia il Signore concederci la grazia di non morire senza il Viatico, di entrare nel mistero della morte col solo Amico che possa con noi oltrepassare la soglia! Che ci sia data la grazia di ritrovare al di là delle tenebre, Colui che si abbassa fino a un ire la sua carne e la sua divinità a un corpo già quasi corrotto e per tre quarti distrutto. ch’egli senta il nostro impercettibile singhiozzo, l’ultimo, quello che  nessun orecchio al mondo potrà mai raccogliere; che egli riceva sulla sua faccia adorabile l’ultimo respiro e così addormentati in Cristo, seppelliti nell’Eucarestia, possiamo risvegliarci ai piedi di Cristo re, vincitore del mondo;  e che Egli sia benedetto per l’immensa speranza nostra di non morire soli.” Da “Giovedì Santo”(p.61)
    • PRETI  DAVANTI  ALL’EUCARESTIA …
    1. SANTO CURATO D’ARS : TI AMO, MIO DIO, e il mio desiderio è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita. Ti amo, o Dio, infinitamente amabile e preferisco morire amandoti,  piuttosto che vivere un solo istante senza amarti. TI AMO, SIGNORE, e l’unica grazia che ti chiedo è di amarti eternamente. TI AMO, MIO DIO, e desidero il Cielo soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente. Mio Dio, se la mia lingua non può dire ogni istante: “Ti amo” voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro. TI AMO, MIO DIVINO SALVATORE, perché sei stato crocifisso per me e mi tieni quaggiù crocifisso con te. Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti e sapendo che ti amo.
    2. S. LUIGI  ORIONE : Vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli  che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi,  aprire i cuori alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti.  Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni  sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio. (037PG)
    3. D. MAZZOLARI Qui, davanti all’altare… Noi siamo il dramma,  siamo la MESSA… La Messa è più che qualche cosa della nostra anima: è la nostra anima. La nostra sacerdotalità è eterna come quella di Cristo…  Tu  es Sacerdos in aeternum. Anche oggi mi è più facile ringraziarti, Signore, più che per aver ricevuto, perché non ho dato. Tu mi sopportasti lo stesso. Tu non mi togliesti il tuo dono come all’infingardo. Tu lo aumentasti il tuo dono.  Tu hai fiducia ancora in me. Nonostante le mie  infedeltà, rimango nell’atto di offerta, il calice in mano, in alto. Il Signore mi nasconde a me stesso: ogni mattina mi riveste come il prodigo… Poi ricomincio la Messa. Una sola è la Messa. LA MESSA È IL CALVARIO, la montagna più grande del mondo. Le prime messe ne sono le pendici: facili, invitanti. Poi man mano si sale, il monte si fa più brullo, sassoso, impervio, solo.   E SI VA SOLI…Soli senza illusione. Soli, tra tanta gente che ci preme sul cuore e ci divora. Soli, tra tanta folla che oggi t’applaude e domani t’azzanna. Soli, nella sconfinata paternità dell’abbraccio. Soli, senza attese se non…reclinare il capo. Oggi, dopo 25 anni, incomincia la Messa: un povero prete stanco che ogni mattina si distende sulla croce  fino a quando i suoi poveri piedi, le sue povere braccia, il suo povero volto, il suo povero cuore… saranno i piedi, le braccia, il volto e il cuore di Cristo.  La Messa del tempo finisce: incomincia la messa dell’eternità.
    • Sussidi e Documenti
    1. + L’EUCARESTIA NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
    2. + DALLA TRINITA’ ALL’EUCARESTIA…ALLA VITA
    3. + DOMENICA GIORNO DEL SIGNORE
    4. + LA CHIESA VIVE DELL’EUCARESTIA
    5. + LETTERA APOSTOLICA MANE NOBISCUM DOMINE
    6. + LETTERA DEL PAPA SULL’ADORAZIONE EUCARISTICA
    7. + ADORAZIONE EUCARISTICA PERSONALE
    8. + ADORAZIONE CON DON ORIONE
    9. + HAI UN PROBLEMA. Risolvilo in un’ora
    10. + QUANDO LA MESSA SI ESPANDE…

    

    

    Due pagine immortali delle  Confessioni di  S. Agostino
    PREGHIERA PER IL CONGRESSO EUCARISTICO
    
    PREGHIAMO:
    Signore Gesù, di fronte a Te, Parola di verità e Amore che si dona, come Pietro ti diciamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.   Signore Gesù, noi ti ringraziamo perché la Parola del tuo Amore si è fatta corpo donato sulla Croce, ed è viva per noi nel sacramento della Santa Eucaristia.  Fa’ che l’incontro con Te nel Mistero silenzioso della Tua presenza, entri nella profondità dei nostri cuori e brilli nei nostri occhi perché siano trasparenza della Tua carità.  Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità, onestà, generosità, attenzione premurosa ai più deboli. Rendici amabili con tutti, capaci di amicizia vera e sincera perché molti siano attratti a camminare verso di Te. Venga il Tuo Regno, e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen.

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    1. GRAZIE! E’ una delle pagine più meravigliose tra gli scritti di S. Agostino! Che madre e che figlio! Ho letto il libro decine di volte e lo sapevo quasi a memoria. Il mio vero nome non è Monica e l’ho scelto perchè vorrei tanto assomigliare, in minima parte,naturalmente, a lei ed anche a Santa Rita che sono le VERE MADRI MODELLO. Non sono riuscita ad avere un figlio sacerdote però, con uno di loro, provo spesso questa sensazione meravigliosa e, quando dorme da me, è lui che viene vicino al mio letto, mi porge l’Acqua Benedetta e mi dice:”Mamma, PREGHIAMO!” Che MERAVIGLIA! Che IMMENSA GRAZIA di DIO! Tutto ciò mi commuove anche perchè, quando ero piccola, era mio padre che, nonostante la stanchezza, tutte le sere,si sedeva vicino al mio lettino e mi costringeva,quasi, perchè avevo sonno,a recitare tutte le Preghiere dal VI ADORO MIO DIO ecc…Ora, al posto suo, c’è mio figlio! NON E’ MERAVIGLIOSO? BUONA NOTTE!
      NONNA A.Maria

    2. Non ho particolari virtù, spesso sono vile nella pratica del dovere e ricado spesso nelle colpe che vorrei non commettere più, ma so che il SIGNORE mi ama e io lo AMO più della mia stessa vita.Ogni giorno tento di farmi “Eucaristia” per gli altri attraverso il mio lavoro e la mia quotidianità. Ho trovato la perla preziosa e non posso tenerla per me…. vorrei” farmi tutto a tutti”.

    3. Seppur ci fosse dato di scrivere libri su libri sulla Santa Eucaristia, non avremmo svelato ancora nulla della ricchezza di essa. Partecipiamo con viva fede alle processioni Eucaristiche odierne, chiediamo grazie numerose su tutti i nostri paesi e città, il Suo passaggio sia una rinnovata conversione di anime, una chiamata alla santità, un invito pressante a seguirlo.
      Questo Alimento sprigioni fame nei lontani, conversione in tutti.
      Buon Corpus Domini a tutti, rinnoviamo a Lui i nostri propositi di bene affinchè rinvigorisca le menti vacillanti e rinsaldi i santi desideri.

    4. Vorrei poter dire il mio GRAZIE con questo canto e abbandonarmi totalmente al SUO AMORE.
      Quando tutto ciò che sta intorno sembra… crollare, LUI rimane la roccia della nostra vita

      PADRE MIO Padre mio, mi abbandono a Te,

      di me fai quello che Ti piace,

      grazie di ciò che fai per me,

      spero solamente in Te.

      Purchè si compia il tuo volere

      In me e in tutti i miei fratelli,

      niente desidero di più

      fare quello che vuoi Tu.

      Dammi che Ti riconosca,

      dammi che Ti possa amare sempre più,

      dammi che Ti resti accanto,

      dammi d’essere l’Amor.

      Fra le tue mani depongo la mia anima

      Con tutto l’amore del mio cuore,

      mio Dio lo dono a te,

      perché Ti amo immensamente.

      Si, ho bisogno di donarmi a te,

      senza misura affidarmi alle tue mani,

      perché sei il Padre mio,

      perché sei il Padre mio.

      Dammi che ti riconosca,

      dammi che Ti possa amare sempre più,

      dammi che Ti resti accanto,

      dammi d’essere l’Amor.

    5. RICORDO DI DON DARIO
      … solo oggi ho saputo della grande perdita che abbiamo avuto. Prego che nostro Padre nell’amore sublime e immenso in cui lo ha avvolto ce ne fa partecipe anche a noi ancora quì su questa terra e in questo tempo per evocarci dolci ricordi e sublimi emozioni e la sua mancanza sarà colmata dalla sua presenza nella comunione dello spirito che il Signore ci concederà per farci poi un giorno partecipi anche a noi dell’intera pienezza del Suo amore travolgente ed eterno !
      mi tornano consolatorie tutte le parole di s. luigi gonzaga nella lettera alla madre e in particolare : non piangere il morto che vive al cospetto di Dio.ed ancora rammento il saluto e le ultime parole dello scrittore del “il dott zivago” al fratello che era al suo capezzale in punto di morte: <>
      Francesca

    6. … io amo cantare per meglio pregare. Questa sera: CERCO IL TUO VOLTO. Sì, CERCO IL SUO VOLTO per essere guardata e amata. LUI è il nostro tutto! T.

    7. En estos días preparatorios a la fiesta del: “CUERPO Y SANGRE DE CRISTO”, deseo saludarlos a todos, especialmente a la Comunidad de Lengua Española, que esta fiesta nos ayude a centrar cada día mas y mas nuestro amor a la EUCARSITIA y a comprender que : “SIN EL DOMINGO NO PODEMOS VIVIR”.

    8. Ricordo della nascita di San Luigi Orione, auguri a tutti, pregate per noi affinchè si avveri ciò che il giovane Luigi chiese nella sua prima messa: La santità per tutti coloro che avrebbe incontrato! Questo avviene ancora oggi attraverso voi, suoi figli spirituali, io ci conto in questa sua affermazione, per me e per coloro che amo <3

    9. Leggo..e nascono dentro Sinceri Grazie che non riesco a tenere per me. Quanto bella questa immagine che ci regala P.M.:di un LUI che “non spreca 1 sola delle ns lacrime,le raccoglie e le custodisce con Amore..” Grazie! e grazie dv perchè condividendo con noi questi vostri giorni , ci inviti anche a fermarci sulla lettera agli ebrei.
      Grazie per parole così speciali : ” Fare memoria grata del passato. Vivere con passione il presente. Aprirci con fiducia al futuro.” Parole che anche per me che faccio sempre così tanta fatica a coniugare bene i tempi della mia vita , restano meta alla quale tendere e sono ” bella sfida “! Quanto a volte il Passato litiga con il Presente e il Futuro quando non ne sappiamo “fare memoria grata”, quando non riusciamo a credere profondamente che se riciclati i nostri “ieri” possono diventare preziosi , quando ancora dobbiamo imparare a perdonare davvero noi stessi , e a fidarci di Qualcun’altro…! E poi c’è il Presente che troppe volte coniugo con ben altro che la “passione” …e il Futuro che resta solo un gran cumulo di punti interrogativi.
      Grazie, Signore, perchè se ti lasciamo entrare nei nostri Presente Passato Futuro, TU che vai ben oltre i nostri tanti limiti , dai un senso e uno scopo a tutto , ci dai fiducia …e, soprattutto, li riempi e li colori tutti con il Tuo Amore . Grazie perchè nelle nostre vite, ci fai incontrare persone che ,anche a questo proposito, sono uno specchio , se pur sfuocato, di Te e ci aiutano a capire….

    10. Nel tempo delle solennità del Corpus Domini-Ascensione-Pentecoste e S.Trinità- non si può non riflettere sul grandissimo mistero divino della presenza del Signore nella nostra vita. Gesù è presente in tanti modi in mezzo a noi…la Sua presenza è sì misteriosa, ma così tanto cercata ed attesa, come nei Sacramenti… e nell’Eucarestia raggiunge il massimo della Sua presenza viva, entrando ogni volta nel tabernacolo del nostro ….+ profondo.
      E mi piace offrire 1 pensiero sulle lacrime … ed 1 tenerezza, ricordando con immenso affetto il carissimo don Dario.
      Tutte le specie di lacrime…e tutte, sono allo stesso modo dolorose, amare..xchè quando si arriva a versarle, vuol dire che il dolore è intenso.. e la o le cose che lo hanno provocato ci hanno fatto davvero male all’anima.
      E… “come il pianto possa riuscire dolce agli infelici?” … Proprio xchè Gesù è’ presente anche e soprattutto, nei ns dolori e nelle ns lacrime… e penso che le + dolorose siano proprio quelle versate nella consapevolezza di aver pers o non rivedere + o una persona sia che si tratti di un parente, genitore, amico caro…
      Lui è sempre lì con noi che ci consola e che ci accarezza… e non spreca 1 sola delle ns lacrime, che raccoglie e custodisce con Amore, ..fino a renderle ai Suoi occhi tanto preziose…
      Questo è il miracolo del Suo Amore x noi: passerà tanto tempo, tante tempeste..ma dopo risplenderà la luce e il calore dentro ognuno di noi. E sarà compiuto il Suo miracolo + grande: trasformare i ns limiti e le ns debolezze , e a poco a poco diventare tante persone nuove ed ancora + forti..e con tanto Amore in + da donare a ns volta.
      GRAZIE DV.

    11. “DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO” ..INTESO SIA IN SENSO SPIRITUALE CHE MATERIALE.

      AIUTACI A crederci , a sperare , ad avere fede , a chiedere ogni giorno questo pane , aiutaci ad avere fiducia ! ..quella fiducia che certe Paure e Preoccupazioni anche materiali che si accavallano l’una all’altra e sembrano non darti la tregua sperata , tentano di cancellare . Ma forse sono proprio e anche queste nuove paure e fatiche che ti fanno desiderare ancora di più quel Pane di cui hai più bisogno :la consapevolezza di un Gesù affianco.

      “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” : stamattina le ho trovate parole alle quali tenacemente aggrapparmi….parole che hanno fatto della mia giornata una preghiera per me, per la mie figlie, per altri a cui voglio bene..

      E negli alti e bassi di questo mio oggi , ho trovato il sorriso guardandomi indietro , al mio passato, alla tanta “manna quotidiana” assaporata. Ancora la troverò…ancora LUI e , in LUI l’amore di altri e il giusto amore di me stessa, mi regaleranno. Voglio e Devo mettere in conto un pò di “sudore” anche mio, ma voglio e Devo anche avere fiducia.

    12. CARI AMICI ECCOVI UNA BELLA PAGINA DI S. CIPRIANO…per preparaci alla festa del CORPUS DOMINI

      DOPO IL CIBO, SI CHIEDE IL PERDONO
      Dicendo la preghiera del Signore, noi chiediamo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Ciò può essere inteso sia in senso spirituale che in senso materiale… Infatti il pane di vita è Cristo, e questo pane non è di tutti, ma certo nostro lo è . E come diciamo «Padre nostro», perché è Padre di coloro che intendono e credono, così invochiamo anche il «pane nostro», poiché Cristo è pane di coloro che come noi assumono il suo corpo.
      Chiediamo quindi che ogni giorno ci sia dato questo pane. Noi viviamo in Cristo e riceviamo ogni giorno la sua Eucaristia come cibo di salvezza. Non accada che, a causa di peccati gravi, ci venga negato il pane celeste, e così privati della comunione, veniamo anche separati dal corpo di Cristo. Egli stesso ha proclamato infatti: Io sono il pane di vita, che sono disceso dal cielo. Se uno mangerà del mio pane, vivrà in eterno. E il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo (cfr. Gv 6, 51).
      Per questo chiediamo che ci sia dato ogni giorno il nostro pane, cioè Cristo, perché noi che rimaniamo e viviamo in Cristo, non ci allontaniamo dalla sua vita divina.
      Dopo queste cose preghiamo anche per i nostri peccati, dicendo: «E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». Dopo aver chiesto il sussidio del cibo, chiediamo pure perdono delle colpe.
      Come è davvero necessario, e come è prudente e salutare essere avvertiti che siamo peccatori, ed essere spinti a pregare per i nostri peccati! In tal modo, mentre chiediamo il perdono a Dio, l’animo fa riemergere la consapevolezza di sé.

    13. Corpus Domini!
      Ecco il Corpo di Cristo; ed è fede dire: Amen. Perché non c’è niente che dimostri la Tua Gloriosa presenza, ma in quella povertà di specie, la Parola, lo Spirito, il Padre effondono il Mistero dei Misteri ed è reale. Il cuore lo sente, lo spirito, la mente si abbassa e si sottomete alla fede e dice: Amen.
      E’ vero, è vero come lo vedessi, come lo toccassi, come ne sentissi il profumo di quel Corpo Glorioso e Santo.
      Corpus Domini, la mia anima brama l’incontro e ripete piano: Dio mio, Dio mio. Desidero riceverti con tutta l’anima che si dilata.
      La Tua Luce; che precede l’incontro, purifica la casa e sparge petali profumati, aspettando che Tu mio Signore varchi la soglia. Non oso dire nulla, perché le parole si sciolgono e si condensano; come fossero fiori, ai Tuoi piedi adorabili. Ti bacio le mani, i piedi e l’orlo della tunica e Tu, siedi e mi dai da bere l’acqua della consolazione.
      Ti amo mio Signore
      Ti ricevo in me; Corpo del mio Signore e mio Dio, in realtà sono io che vengo a Te; perché io non potrei mai contenerti, ma Tu Signore che Sei il Tutto, Tu si che puoi contenermi e unificarmi a Te. Come la farina incorpora il lievito e poi diviene altro, cosi, anche Tu, in me, esplodi e mi fai altro. Quel piccolo pezzo di pane consacrato è davvero il Corpo di Cristo; nato da Maria, morto in croce, risorto dai morti e vivo in cielo alla destra del Padre, là dov’era il Suo posto da sempre.
      Corpus Domini
      Destra del Padre
      Corpo di Dio
      Figlio di Maria
      “ Io Sono, non dubitare; Io Sono”

    14. Felice chi ama te, l’amico in te, il nemico per te. L’unico a non perdere mai un essere caro è colui che ha tutti cari in chi non è mai perduto. (S.Agostino)

      … In questi giorni, in cui sto preparando un libretto ai miei bimbi, ho letto e riletto queste parole decine di volte …

      Oggi che sono così attuali … che volevo condividerle con te, DV …

      Ma allora perché queste lacrime? Perché questo dolore ? Non ho abbastanza fede ?

      “… dimmi come il pianto possa riuscire dolce agli infelici? … se non potessismo piangere contro le tue orecchie, non rimarebbe nulla della nostra speranza…” (S.Agostino)

    15. Ostia Eterna

      M’inerpico per valli scoscese
      arranco per brulle colline
      sassi e rovi mi lacerano
      ma niente può fermare
      il mio cammino verso Te.
      Sopra la montagna del mio Signore
      troverò conforto
      là abbevererò la mia anima
      finché non vi sia più arsura
      là sazierò la mia fame d‘amore.
      L’Ostia Eterna mi darà vigore,
      non vi sarà niente di più importante
      da distogliermi da TE.

    16. Le parole di don Mazzolari sono di un anelito struggente, mi ci ritrovo nelle sue affermazioni, le sento e le vivo mie. Anche io ricordo il tempo dell’innamoramento dove tutto era facile. Chi manderò e chi andrà per me!-
      e io risposi con enfasi: Eccomi, manda me!
      E ogni volta che mi ripete queste parole è come salire questa montagna di cui parla d. Mazzolari; sempre più fatica, ma la risposta è la medesima.
      si questa montagna che porta alla cima; al Cranio, è di una solitudine dolorosa, ma non di meno salgo. Con la Sua forza, con la Sua Grazia, col suo Corpo che si fa corpo in me e per me. Salgo e non riesco a non salire perchè il mio anelito è Lui, la mia vita me ne reclama l’unione, io Gli appartengo. In quell’Ostia consacrata rinnovo l’offerta di me, mi unisco all’Unica Offerta valida e salvifica. Si senza Eucaristia morirei gia che, in quel Corpo c’è la sola e unica vita possibile per me.
      E’ un talamo l’Altare in cui non c’è più distacco, ma unione. Lo Sposo e la Sposa sono Uno, poichè unica è l’Offerta, Unico l’Offerente.
      E quelle parole antiche eppure nuove che vengono pronunciate dal celebrante hanno la Potenza di far scendere il Giusto e rinnovare oggi, l’unica Offerta eterna, Cristo.
      Possa il Signore colmarvi di ogni diletto nel sentire nelle vostre mani la Vita che si dona.
      Grazie del vostro sacerdozio, grazie perchè senza di voi che rinnovate il Memoriale, noi saremmo senza Cibo, senza speranza, senza Sposo.

    17. Grazie DV, per tutti questi sussidi…
      Questo mese ne avevo veramente bisogno “inchiodata nel mio letto di dolore” …
      Il Signore ha voluto fermare la mia corsa (anche questa è una prova nel cammino di crescita spirituale) e mi ritrovo con un piede rotto e impossibilitata a muovermi.
      Ma il cammino spirituale è fatto anche di preparazione: e dopo tanti giorni spesi a fare la Marta della situazione (a servizio degli altri) ora sono qui ai piedi di Gesù ad ascoltare le sue parole … E nella disgrazia mi godo la parte migliore.
      Un caro saluto.
      Berny

    18. [Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”.
      Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza?”
      Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
      Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”]

      Gesù ci chiama.
      Gesù ci invita ad una meta molto alta.
      Gesù ci offre qualcosa di immenso e inimmaginabile, praticamente regalato.

      Ma Gesù non fa sconti.
      Gesù non richiama chi non se la sente, non abbassa il traguardo, non rende più facile la strada.

      Anzi: chiede anche a chi Lui stesso ha scelto: “Forse anche voi volete andarvene?”

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