A VILLA S. BIAGIO, CAMMINO DI FEDE CON I TESTIMONI DEL VANGELO

 PROPOSTE  DI FORMAZIONE  PER L’ANNO PASTORALE 2013 – 2014

  • Cari amici,  nei prossimi giorni in tutte le nostre realtà ecclesiali inizieremo  a programmare l’anno pastorale. Come sempre la Casa di Spiritualità “VILLA S. BIAGIO” , nel suo piccolo, offre qualche  proposta per aiutarci a VIVERE E TRASMETTERE LA FEDE OGGI…  eccovi pertanto il PROGRAMMA delle attività previste che inizieranno nel mese di OTTOBRE e si svolgeranno nei luoghi e nelle date previste che vi ricorderemo mensilmente nella nostra newsletter: ” PANINOdiSANBIAGIO”                            
  •  Chi desidera riceverlo gratuitamente,  può richiederlo a  d.alesiani@virgilio.it 

+-DEPLIANT-PROPOSTE-VILLA-S.-BIAGIO-2013-2014 ult.  visita il sito:   www.donvincenzoalesiani.it

SETTEMBRE  2013

Come parlare di Maria? 

  • Risponde S. Teresa del Bambino Gesù… viveva di fede come noi!
  1. Quanto avrei voluto essere sacerdote per poter predicare sulla Madonna ! Una sola volta sarebbe stata sufficiente per dire tutto quello che penso a questo proposito.
  2. Prima avrei fatto capire quanto poco conosciamo la sua vita. Non occorre dire cose inverosimili o che non sappiamo; per esempio che, da piccola, a tre anni, la Madonna ha offerto se stessa a Dio nel Tempio con sentimenti ardenti di amore e del tutto straordinari ; mentre forse ci é andata semplicemente per obbedire ai suoi genitori…
  3. Perché una omelia sulla Madonna possa piacermi e farmi del bene, occorre che io veda la sua vita reale, non la sua vita supposta ; e sono certa che la sua vita reale era molto semplice. Ce la mostrano inabbordabile, mentre bisognerebbe mostracela imitabile, fare vedere le sue virtù, dire che viveva di fede come noi, dare delle prove di questo per mezzo del Vangelo in cui leggiamo : « Non compresero le sue parole » (Lc 2,50). E questa parola molto misteriosa : « I suoi genitori si stupivano delle cose che si dicevano di lui » (Lc 2,33). Questo stupore suppone un certo meravigliarsi, non è vero ?
     

    leggi tutto:  – S. TERESA DEL B. GESù Maria viveva di fede come noi

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Domenica 22 Settembre:   Dal Vangelo secondo Luca 16,1-13 – Non potete servire Dio e la ricchezza.

 
  •  … meditando sul vangelo di oggi…
  • In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

Cosa ci chiederà il Signore?

Ecco 10 cose che Lui ci chiederà…

  1. Dio non ti chiederà che modello di auto usavi… ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.
  2. Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa…  ti chiederà quanta gente hai ospitato.
  3. Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio… ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.

leggi tutto– 10 COSE CHE DIO TI CHIEDERA’

D. Orione:  chi dà al povero dà a Dio e avrà dalle mani di Dio la ricompensa…

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21 SETT. S. MATTEO APOSTOLO

  •  Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
    Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9,9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita.
  • «Ed egli si alzò,  e lo seguì» (Mt 9,9). Non c’è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. Infatti lo stesso Signore che lo chiamò esternamente con la parola, lo istruì all’interno con un’invisibile spinta a seguirlo. Infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali era capace di dargli in cielo tesori incorruttibili.
  • Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l’amore, gli preparò un convito molto più gradito nell’intimo del suo cuore. Lo afferma colui che dice: «Ecco, sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
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Ascoltiamo Papa Francesco…

  1. “Posso forse dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo. Sì, ma la sintesi migliore, quella che mi viene più da dentro e che sento più vera, è proprio questa: ‘sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”.
  2. E la Chiesa è madre. La Chiesa è feconda, deve esserlo. “La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E’ inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite”.
  3. E il ruolo della donna nella Chiesa?           Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa”.
  4. Infine, la preghiera. “Ciò che preferisco è l’Adorazione serale… E la preghiera è per me sempre una preghiera ‘memoriosa’, piena di memoria, di ricordi, anche memoria della mia storia… La memoria fonda radicalmente il cuore di un gesuita… E’ questa memoria che mi fa figlio e che mi fa essere anche padre”.

leggi tutto:– Sono un peccatore al quale il Signore ha guardato

– Ogni bimbo non nato ha il volto di Dio

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16 SETTEMBRE: SS. CORNELIO E CIPRIANO

DUE GRANDI AMICI – DUE GRANDI SANTI

Dalle «Lettere» di san Cipriano, vescovo e martire

  • Fede pronta e incrollabile     Cipriano a Cornelio, fratello nell’episcopato.        Siamo a conoscenza, fratello carissimo, della tua fede, della tua fortezza e della tua aperta testimonianza. Tutto ciò è di grande onore per te e a me arreca tanta gioia da farmi considerare partecipe e socio dei tuoi meriti e delle tue imprese.
  •   Siccome infatti una è la Chiesa, uno e inseparabile l’amore, unica e inscindibile l’armonia dei cuori, quale sacerdote, nel celebrare le lodi di un altro sacerdote, non se ne rallegrerebbe come di sua propria gloria?
  • E quale fratello non si sentirebbe felice della gioia dei propri fratelli? Certo non si può immaginare l’esultanza e la grande letizia che vi è stata qui da noi quando abbiamo saputo cose tanto belle e conosciuto le prove di fortezza da voi date. Tu sei stato di guida ai fratelli nella confessione della fede, e la stessa confessione della guida si è fortificata ancora più con la confessione dei fratelli. Così,  mentre ti sei mostrato pronto a confessare per primo e per tutti, hai persuaso tutto il popolo a confessare la stessa fede.
  • Si è manifestato in tutto il suo splendore il coraggio del vescovo a guida del suo popolo, ed è apparsa luminosa e grande la fedeltà del popolo in piena solidarietà con il suo vescovo. In voi tutta la chiesa di Roma ha dato la sua magnifica testimonianza, tutta unita in un solo spirito e in una sola voce. 
  •  È brillata così, fratello carissimo, la fede che l’Apostolo constatava ed elogiava nella vostra comunità.  Con la vostra piena concordia, con la vostra fortezza, avete dato a tutti i cristiani luminoso esempio di unione e di costanza. 
  •  Fratello carissimo, il Signore nella sua provvidenza ci preammonisce che è imminente l’ora della prova. Dio nella sua bontà e nella sua premura per la nostra salvezza ci dà i suoi benèfici suggerimenti in vista del nostro vicino combattimento. Ebbene in nome di quella carità, che ci lega vicendevolmente, aiutiamoci, perseverando con tutto il popolo nei digiuni, nelle veglie e nella preghiera.   Queste sono per noi quelle armi celesti che ci fanno stare saldi, forti e perseveranti. Queste sono le armi spirituali e gli strali divini che ci proteggono.
  • Ricordiamoci scambievolmente in concordia e fraternità spirituale. Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità.

CHE BELLA ED EDIFICANTE LETTERA … potessimo viverli anche oggi certi sentimenti … LEGGI TUTTO: 12A + LETTERE DI CIPRIANO

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  •  ESALTAZIONE DELLA S. CROCE

TI ADORIAMO, CRISTO E TI BENEDICIAMO…

PERCHE’ CON LA TUA SANTA CROCE,

HAI REDENTO IL MONDO

  • S. PAOLO AI GALATI: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.  O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? 
  •  Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano?

 MA  A  CHE SERVE LA CROCE?  Il grande burrone

   

  • Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: “Ma chi l’ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!” Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l’altro. Anche lui era nell’interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po’ si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare.
  •  “Sarebbe sufficiente accorciarla un po’ e tribolerei molto meno“, si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d’un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processio ne. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la “terra della felicità eterna”. Era una visione incantevole quella che si vedeva dall’altra parte del burrone. Ma non c’erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l’appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall’altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: “Ah, se l’avessi saputo…”.
  • La croce è l’unica via di salvezza per gli uomini, l’unico ponte che conduce alla vita eterna.  (Bruno Ferrero)
  •  E ALLORA… CANTIAMO:  Ti saluto,  o croce santa che portasti il Redentor, gloria lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor. 
  1. Sei vessillo glorioso di Cristo, sei salvezza del popol fedel, grondi sangue innocente sul tristo che ti volle martirio crudel.
  2. – Tu nascesti fra le braccia amorose d’una Vergine Madre o Gesù; tu moristi fra le braccia pietose d’una croce che data ti fu. 
  3.  –  O Agnello divino immolato sull’altar della croce pietà, tu che togli dal mondo il peccato salva l’uomo che pace non ha.

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13 settembre: S. GIOVANNI CRISOSTOMO

                                                             Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno

  •  Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l’esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca dei beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7).
  • Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. È per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.   
  • Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei prìncipi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele.
  •  Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch’io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie. 
  •    Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo

Lo scorpione

  • Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Quando aprì gli occhi, vide uno scorpione che era caduto nell’acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere.
    Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell’acqua, afferrò lo scorpione e lo posò in salvo sulla riva.
    L’insetto per ricompensa si rivoltò di scatto e lo punse provocandogli un forte dolore.
  • Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore. La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano.
  • Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?». «Perché seguiamo entrambi la nostra natura» rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso».
  • E tu, per che cosa sei fatto?__________________________________________

“PASSO’ LA NOTTE A PREGARE DIO”
Beata Teresa di Calcutta

  • Non possiamo trovare Dio nel chiasso, nell’agitazione… E’ nel silenzio che Dio ci ascolta;
  • nel silenzio parla alle nostra anima. Nel silenzio ci dà il privilegio di ascoltare la Sua voce:

Silenzio degli occhi.
Silenzio delle orecchie.
Silenzio della bocca.
Silenzio dello spirito.
Silenzio del cuore.
Dio parlerà.

  • Il silenzio del cuore è necessario per ascoltare Dio dovunque – nella porta che si chiude, la persona che ti vuole, gli uccelli che cantano, e i fiori, gli animali. Se siamo attenti al silenzio, sarà facile pregare. Ci sono tante chiacchiere, parole ripetute, riportate, in ciò che si dice e si scrive.
  • La nostra vita di preghiera soffre perché il cuore non è in silenzio. Cercherò con più cura di fare silenzio nel mio cuore affinché, nel silenzio del mio cuore, possa sentire le Sue parole consolanti e, con la pienezza del mio cuore, possa consolare Gesù nascosto nell’afflizione dei poveri.

Ogni grande amore è necessariamente crocifisso.
Paul Evdokimov


L’ora degli olivi

(Donata Doni)

Giunge sempre l’ora della solitudine, dell’inquieta veglia
con pensieri d’angoscia.
Non c’è Angelo che ti conforti,
non c’è cuore che lo senta.

I fratelli, gli amici, le persone
che ti vogliono bene
sprofondano in abissi remoti.
Tu sola col tuo dolore
che non osi confessare, che non osi confidare.
E’ l’ora degli olivi che vedono gemere il Figlio di Dio,
l’ora in cui gli altri dormono ignari.
Non formuli neppure una preghiera.
Se tu dicessi “Padre”, forse
Il cuore di pietra si scioglierebbe.

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 3 settembre: S. GREGORIO MAGNO

  1. «Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele» (Ez 3, 16). E’ da notare che quando il Signore manda uno a predicare, lo chiama col nome di sentinella. La sentinella infatti sta sempre su un luogo elevato, per poter scorgere da lontano qualunque cosa stia per accadere. Chiunque è posto come sentinella del popolo deve stare in alto con la sua vita, per poter giovare con la sua preveggenza.
  2.  Come mi suonano dure queste parole che dico! Così parlando, ferisco m stesso, poiché né la mia lingua esercita come si conviene la predicazione, né la mia vita segue la lingua, anche quando questa fa quello che può.Per questo succede che molte volte sto ad ascoltare pazientemente le loro parole inutili. E poiché anch’io sono debole, trascinato un poco in discorsi vani, finisco per parlare volentieri di ciò che avevo cominciato ad ascoltare contro voglia, e di starmene piacevolmente a giacere dove mi rincresceva di cadere.
  3. Che razza di sentinella sono dunque io, che invece di stare sulla montagna a lavorare, giaccio ancora nella valle della debolezza?
    1. ****************************************

     

  • Cari amici, Villa s. Biagio si concede alcuni giorni di sosta per ringraziare il Signore di aver potuto portare a termine le attività estive… e preparare quelle del prossimo anno pastorale. Vi faccio partecipi di questa riflessione di S. Giovanni Crisostomo… ci aiuterà a riflettere e a conciliare bene nella nostra vita  amore a Gesù e ai poveri.

ADORNA IL TEMPIO, MA NON TRASCURARE I POVERI

 

  1.   Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo», confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (cfr. Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25, 45).
  2. Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.
  3. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.
  4. leggi tutto: +S. G. CRISOSTOMO ADORNA IL TEMPIO MA…

 

 

28 AGOSTO: SANT’AGOSTINO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  • Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
  • Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.
  • Leggi di più….  + AF3A PAGINE IMMORTALI DI S. AGOSTINO

 

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27 AGOSTO: SANTA MONICA

Parlavamo  soli …  con  grande  dolcezza

Monica e Agostino Dalle «Confessioni» (Lib. 9, 10-11) 

  •  Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita… Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci. 
  • Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). 
  •  mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».
  • Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. … vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellire qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?».
  • E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore». Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire. In capo a nove giorni della sua malattia, l’anno 56° della sua vita, e 33° della mia, quell’anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.
  • LEGGI TUTTO   + AF3-1+2 S. AGOSTINO 2 CAT

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24 Agosto, festa di S. Bartolomeo

 

I TESTIMONI DELLA FEDE…dove trovavano la forza?

  • «Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1, 25). Questa frase è chiaramente divina. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi forse mai erano entrati in una città o in una piazza. E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra? Che fossero paurosi e pusillanimi l’afferma chiaramente chi scrisse la loro vita senza dissimulare nulla e senza nascondere i loro difetti, ciò che costituisce la miglior garanzia di veridicità di quanto asserisce.
  • LEGGI TUTTO: +S. GIOVANNI CRISOSTOMO LA DEBOLEZZA DI DIO

21 comments

  1. Ecco una frase recentissima sentita, ascoltata, macinata:
    “Tutti, chi più chi meno, si piange!
    Basta NON FARE…PIANGERE!”

    E’ anche vero che ci sono
    situazioni e situazioni di pianto!
    Però NON FARE PIANGERE A..CAUSA NOSTRA,
    “RISPARMIA” a Dio di…
    NON doverci CHIEDERE LA “UNDICESIMA COSA”!.

  2. Salve a tutti, avevo scritto il 16 agosto.
    Sono la “diversamente abile”
    come va di moda chiamarci ora.
    Poi tra un po’ ci RIcambiano nome
    a seconda di come tirano i venti.

    Continuo ad avere movimenti goffi,
    però ringrazio Dio perché
    nonostante la diversità non sia capìta,
    io invece ho chi mi capisce, perdona, scusa,
    i miei blocchi psicologici che NESSUN’ALTRO capirebbe.
    Per questo divento anche io abile.

  3. Maria, NON “inabbordabile” ma IMITABILE!
    Altrimenti noi poveracci come potremmo
    affrontare le nebbie caliginose senza perderci d’animo?!
    Rassicurante constatare coi FATTI
    che ANCHE LEI viveva, pensava
    nella penombra della fede e faticava
    a COMPRENDERE le Sue parole.

    Rassicurante VEDERE in lei
    la UMANA MERAVIGLIA che turba, contempla e serba nel suo cuore,
    senza conoscere fino in fondo;
    e l’UMANO STUPORE che apre alla conoscenza,
    di fronte a ciò di così “imprevedibile” e “ignoto”.

  4. CARI AMICI, ECCOVI UN’ALTRA GRANDE PAGINA DI S. AGOSTINO. PREGHIAMO PER AVERE PASTORI COSI’…

    TU VUOI PERDERTI, IO INVECE NON LO VOGLIO.
    … ci troviamo come tra le mani di ladri e le zanne di lupi furiosi e per questi pericoli vi domandiamo preghiere. Per di più anche le pecore non sono docili. Se noi andiamo in cerca di loro quando si smarriscono, dicono che non ci appartengono. Perché ci desiderate, esse dicono, perché venite in cerca di noi? Se sono nell’errore, se sono vicino a morte, perché mi desideri? Perché mi cerchi? Rispondo: Perché sei nell`errore, voglio richiamarti; perché ti sei smarrito, voglio ritrovarti. Replicano: Voglio smarrirmi così, voglio perdermi così. Così vuoi smarrirti, così vuoi perderti? Ma io con tanta maggior forza non voglio questo. Te lo dico chiaramente: Voglio essere importuno. Poiché mi risuonano alla mente le parole dell’Apostolo che dice: «Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna» (2 Tm 4, 2). Sono proprio importuno e oso dirtelo: Tu vuoi smarrirti, tu vuoi perderti, io invece non lo voglio.
    Alla fin fine non lo vuole colui che mi incute timore. Qualora io lo volessi, ecco quale rimprovero mi rivolgerebbe: «Non avete riportato le disperse, non siete andati in cerca delle smarrite». Devo forse avere più timore di te che di lui? «Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo» (2Cor 5, 10).
    Riporterò quindi la pecora dispersa, andrò in cerca di quella smarrita; che tu voglia o no, lo farò. Anche se nella mia ricerca sarò lacerato dai rovi della selva, mi caccerò nei luoghi più stretti, cercherò per tutte le siepi, percorrerò ogni luogo, finché mi sosteranno quelle forze che il timore di Dio mi infonde. Riporterò la pecora dispersa, andrò in cerca di quella smarrita.
    Se non vuoi il fastidio di dovermi sopportare, non sperderti, non smarrirti:
    E’ troppo poco se io mi contento di affliggermi nel vederti smarrita o sperduta. Temo che, trascurando te, abbia ad uccidere anche chi è forte. Se trascurerò la pecora smarrita, la pecora che si perde, anche quella che è forte si sentirà trascinata ad andar vagando e a perdersi.

  5. Cari amici, OGNI BIMBO NON NATO HA IL VOLTO DEL SIGNORE… leggiamoci e rileggiamoci questo prezioso messaggio del Papa ai medici. E scambiamoci qualche riflessione fra noi…

    1. La prima riflessione che vorrei condividere con voi è questa: noi assistiamo oggi ad una situazione paradossale, che riguarda la professione medica. Da una parte constatiamo – e ringraziamo Dio – i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca delle nuove cure. Dall’altra, però, riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita. Il disorientamento culturale ha intaccato anche quello che sembrava un ambito inattaccabile: il vostro, la medicina! Pur essendo per loro natura al servizio della vita, le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L’accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco» (n. 28). La situazione paradossale si vede nel fatto che, mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti diritti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo. Il fine ultimo dell’agire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita.
    2. Il secondo punto: in questo contesto contraddittorio, la Chiesa fa appello alle coscienze, alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane. La vostra è una singolare vocazione e missione, che necessita di studio, di coscienza e di umanità. Un tempo, le donne che aiutavano nel parto le chiamavamo “comadre”: è come una madre con l’altra, con la vera madre. Anche voi siete “comadri” e “compadri”, anche voi. Una diffusa mentalità dell’utile, la “cultura dello scarto”, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un “sì” deciso e senza tentennamenti alla vita. «Il primo diritto di una persona umana è la sua vita. Essa ha altri beni e alcuni di essi sono più preziosi; ma è quello il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri» (Dichiarazione sull’aborto procurato, 18). Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo. Tante volte, ci troviamo in situazioni dove vediamo che quello che costa di meno è la vita. Per questo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa, particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all’ammalato, al nascituro, al bambino, all’anziano, che è la vita più indifesa. Nell’essere umano fragile ciascuno di noi è invitato a riconoscere il volto del Signore, che nella sua carne umana ha sperimentato l’indifferenza e la solitudine a cui spesso condanniamo i più poveri, sia nei Paesi in via di sviluppo, sia nelle società benestanti. Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, e – ho parlato del bambino: andiamo agli anziani, altro punto! E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la “cultura dello scarto”! Non si possono scartare!
    3. Il terzo aspetto è un mandato: siate testimoni e diffusori di questa “cultura della vita”. Il vostro essere cattolici comporta una maggiore responsabilità: anzitutto verso voi stessi, per l’impegno di coerenza con la vocazione cristiana; e poi verso la cultura contemporanea, per contribuire a riconoscere nella vita umana la dimensione trascendente, l’impronta dell’opera creatrice di Dio, fin dal primo istante del suo concepimento. È questo un impegno di nuova evangelizzazione che richiede spesso di andare controcorrente, pagando di persona. Il Signore conta anche su di voi per diffondere il “vangelo della vita”. In questa prospettiva i reparti ospedalieri di ginecologia sono luoghi privilegiati di testimonianza e di evangelizzazione, perché là dove la Chiesa si fa «veicolo della presenza del Dio» vivente, diventa al tempo stesso «strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del mondo» (Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, 9). Maturando la consapevolezza che al centro dell’attività medica e assistenziale c’è la persona umana nella condizione di fragilità, la struttura sanitaria diventa «luogo in cui la relazione di cura non è mestiere – la vostra relazione di cura non è mestiere – ma missione; dove la carità del Buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente, il Volto stesso di Cristo» (Benedetto XVI, Discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, 3 maggio 2012). Cari amici medici, voi che siete chiamati a occuparvi della vita umana nella sua fase iniziale, ricordate a tutti, con i fatti e con le parole, che questa è sempre, in tutte le sue fasi e ad ogni età, sacra ed è sempre di qualità. E non per un discorso di fede – no, no – ma di ragione, per un discorso di scienza! Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra. La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile. Non tralasciate mai di pregare il Signore e la Vergine Maria per avere la forza di compiere bene il vostro lavoro e testimoniare con coraggio – con coraggio! Oggi ci vuole coraggio – testimoniare con coraggio il “vangelo della vita”! Grazie tante.

  6. Preghiera “memoriosa”

    senza la quale
    ogni istante del tempo nel tempo,
    sarebbe in chi sa quale limbo,
    dimenticato,
    come non fosse mai esistito.

    Grido nel chiasso silenzioso la preghiera,
    respiro del respiro vitale.

  7. Cari Amici, condivido con voi questa preghiera. Che ne dite? Se pregassimo un pò di più così per i nostri preti!?

    PREGHIERA PER IL PARROCO

    Signore, ti ringraziamo
    di averci dato un uomo, non un Angelo
    come Pastore delle nostre anime.

    Illuminalo con la tua luce,
    assistilo con la tua grazia,
    sostienilo con la tua forza.

    Fa’ che l’insuccesso non lo avvilisca
    e il successo non lo renda superbo.
    Rendici docili alla sua voce.

    Fa’ che sia per noi
    amico, maestro, medico, padre.

    Dagli idee chiare, concrete, possibili;
    a lui la forza di attuarle,
    a noi la generosità
    nella collaborazione.

    Fa’ che ci guidi
    con l’amore, con l’esempio,
    con la parola, con le opere.

    Fa’ che in lui crediamo,
    stimiamo ed amiamo te.
    Che non si perda nessuna
    delle anime che gli hai affidato.
    Salvaci insieme con lui.
    Amen.

  8. “CARITA’, RECIPROCITA’, PERSEVERANZA, DIGIUNI,
    VEGLIE, PREGHIERA, ARMI CELESTI, SALDI, FORTI;”

    PREGARE GLI UNI X GLI ALTRI: ALTA MUTUA CARITA’!!
    Non è dunque stonato domandare una preghiera a ciascuno di voi, FRATELLI NELLA FEDE!

  9. LA CROCE : questo “UNICO PONTE…”

    E per un momento ritorna la fatica che ho fatto qualche giorno fà nel leggere: “Ogni grande amore è necessariamente crocifisso”. Mi sono domandata il perché e il perché di questo “necessariamente”. Cercare e trovare risposte mi ha poi aiutato a crederla frase forte ma anche così tanto vera!

    LA CROCE : questo “UNICO PONTE…”..

    SI’ , ci credo . La credo Unico Ponte anche perché quando Consapevolmente e Volontariamente la abbraccio, è allora che scelgo , che mi avvicino a LUI ..che aumenta in me lo spazio mio per LUI ..e mi è più chiaro che LUI è la mia risposta ..la meta .. la mia PaceProfonda . Talvolta non tagliare la croce passa anche per parole come accettazione ,solitudine ,paura ,
    rifiuto delle anestesie del mondo ..

    E’ quando scelgo di portare la croce così com’è e NON di tagliarne un pezzo ..tremenda tentazione quest’ultima che ci porta all’illusione di andare più veloci, di camminare ugualmente , di .. è quando scelgo di portare e non tagliare la croce che “seguo la mia natura” più profonda : quella di FIGLIO DI UN DIO CROCIFISSO .

    E se in qualche momento la fatica ci curva e qualche sega per eventuali tagli ci passa affianco ( non mancano nel tragitto ) , Signore dacci la forza e la perseveranza di guardare “oltre” al burrone e ripeterTi :

    “Signore , concedimi il dono delle lacrime (quelle “sante”) PER ritrovare la Libertà e la Vita , la Pace CON TE e la Gioia IN TE” !

  10. Di s. Giovanni Crisostomo:
    “…temere la MORTE?
    …allora l’ESILIO? DEL SIGNORE è la terra..”

    De lo scorpione:
    “…QUANDO APRI’ gli OCCHI, VIDE…”;

    Quando Tu, Signore, NELLA PREGHIERA
    guarisci il nostro astigmatismo,
    allora tornando a VEDERE
    ci RENDI CAPACI di seguire la nostra natura
    di…MISERICORDIOSI.

  11. Nel silenzio, Dio ci ascolta.
    Nel silenzio, Dio ci parla.

    C’è una preghiera di D. Tonino Bello che esalta il valore del silenzio; la trascrivo per condividerla con gli amici del sito.

    Solo quando avremo taciuto noi,
    Dio potrà parlare.
    Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
    Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
    la conversione, l’amore, il sacrificio.
    Quando il sole si eclissa pure per noi,
    e il Cielo non risponde al nostro grido,
    e la terra rimbomba cava sotto i passi,
    e la paura dell’abbandono
    rischia di farci disperare,
    rimanici accanto.
    In quel momento, rompi pure il silenzio:
    per dirci parole d’amore!

  12. Il matrimonio secondo la Bibbia
    Sono sposato dal 2004 io credo che il matrimonio si debba tener presente tantte cose che la Bibbia ci ha lasciato (tramandato da generazione in generazione essendo l’unico libro più antico al mondo io sono convinto che esiste una persona che è molto superiore a l’uomo (la razza umana).Il matrimonio un sacramento che debba sempre essere pronto ad agire in virtù della Bibbia affrontare situazione angustie con tutti i componenti della famiglia e di lui che di lei (coniugi) speriamo bene che tutto vada bene per il verso giusto. Vorrei tanto avere un prete per confidare tutto.

  13. Disse Sacha Guitry (attore, regista, sceneggiatore):
    “Quando si è ascoltato Mozart,
    il silenzio che segue è ancora di Mozart”.

    Se una musica è in grado di lasciare dietro sé
    scie di contemplazione,
    quale scia di silenzio orante
    sarà in grado di diffondere tutto intorno
    la Parola ascoltata!

  14. Disse l’attore, regista, sceneggiatore
    Sacha Guitry:
    “Quando si è ascoltato Mozart,
    il silenzio che segue è ancora di Mozart”

    Se La musica è in grado di lasciare dietro di sé
    scie di contemplazione,
    quale scia di silenzio orante
    potrà lasciare la Parola…
    ASCOLTATA CON lo STESSO GEMITO
    con cui si ascolta una musica alta!

  15. Trasmettere la fede, oggi, ieri,
    domani, sempre,in ogni tempo, eh!
    E’ andare.. controcorrente?!
    E’… sfidare tutti i “criteri umani”?!
    E’ SFIDARE.. SE STESSI?!
    Non ci si capisce niente!

    Anche Maria, non sempre capiva, però..
    CUSTODIVA, e..SERBAVA TUTTO
    nel suo cuore!

    INSEGNACI, SIGNORE
    a diventare
    “OSSERVATORI” e
    “ASCOLTATORI ATTENTI,
    DELLA PAROLA,
    ossia dei POVERI (affamati, assetati di..!)

  16. -Ho ascoltato un MARITO che si LAMENTA
    delle premure della moglie;

    -ho ascoltato una MAMMA che si LAMENTA
    dei tre figli, perché…danno preoccupazioni;

    -ho poi ascoltato il SILENZIO in lacrime
    di una PERSONA che NON HA DA “LAMENTARE”
    né l”INOPPORTUNA” moglie!
    né le beghe dei tre figli:
    NON HA NESSUNO!

  17. Anche io ho accanto una persona davvero
    …speciale!
    Me la ha messa accanto, regalata Lui,
    che…scrutando dentro entrambi,
    ha reputato l’UNICA ADATTA A ME:
    GRAZIE GESU’!

  18. Cara Justine, grazie per averci donato questa perla… c’è davvero da dire grazie al Signore perché ancora oggi, nonostante le apparenze, avvengono meraviglie di amore in questo nostro mondo…

  19. Una testimonianza da una amica vi condivido

    Sono tornata dall’Etiopia… Suor Maria Rosa non c’è più. La “mia” Maria Rosa, la voce della mia coscienza, colei che ha annaffiato il seme della mia vocazione missionaria, che mi ha aiutato a scavarmi dentro per discernere, meditare, verificare, pregare, parlare con Gesù come ad un Padre, un amico, un fratello…ora non c’è più fisicamente, ma la sento più viva che mai! Ora sarà sempre vicino a me..
    Sono partita all’improvviso, quando i medici le hanno negato la possibilità di volare per rientrare in Italia a causa delle sue, ormai disperate, condizioni di salute..
    Sono partita…contatta angoscia nel cuore, con la paura di non incontrare più la “mia” Maria Rosa, così volitiva, forte, testarda, tanto che la chiamavo “il mio generale in gonnella”..
    Sono arrivata ad Addis Abeba in tarda notte e, dopo aver letteralmente gettato la valigia a terra, sono andata da lei… Era assopita, da due giorni mi dicono le sue sorelle Celine ed Elsy che la assistevano quella notte… Quando le hanno detto che ero lì ha aperto gli occhi e mi ha regalato un bellissimo sorriso.
    In quel momento ho pensato che quel sorriso, da solo, avrebbe dato senso al mio viaggio. Non sapevo ancora che quello sarebbe stato solo l’inizio di un cammino insieme verso il Signore…
    Nelle notti che ho trascorso con lei per starle vicino il più possibile e dare un po’ di riposo alle sue sorelle che da oltre un mese si alternavano nell’assistenza notturna, mi ha regalato una parte della sua fede, insegnandomi a confidare in Gesù Crocifisso…lei che stava portando la sua croce che l’avrebbe portata sul Golgota vicino a Gesù, che lei chiamava “mio marito”.
    In queste lunghe notti insonni, nelle quali non riusciva a dormire, mi ha detto: “Porta sempre nel tuo cuore la pace e la serenità”… “quando torni a casa chiedi perdono alla tua mamma, perché l’hai lasciata sola per venire qui…promettimi che fai passare il dolore al ginocchio alla tua mamma”…
    Aveva una stima ed un affetto particolare per la mia mamma e sorrideva ogni volta che le dicevo di averla sentita per telefono…
    Ho trascorso il mio tempo con lei cercando di comunicarle tutto l’amore che provo per lei, massaggiandole gambe e piedi per darle sollievo, facendole fare movimenti a gambe e braccia per evitare che si irrigidissero, aiutando le sue sorelle a cambiarla, curare le piaghe da decubito che si erano formate nella schiena a causa della prolungata permanenza letto nella stessa posizione..
    Ero con lei e le sue sorelle quando ha esalato l’ultimo respiro..
    Da quel momento in poi tutto ha trovato in me la sua giusta collocazione…
    “Ero malato e siete venuti a trovarmi”… Gesù sofferente era lei malata…
    Non ci ho pensato un attimo nel partire…sono davvero convinta che gli amici si vedono nel momento del bisogno..
    Ma non avevo messo nel conto che Maria Rosa aveva riservato per me una scuola di vita, la più sublime, quella legata alla malattia ed al dolore avendo come strumento assoluto per superarli la fede e l’abbandono totale e sereno in Dio.
    Già i passato, durante le nostre lunghe chiacchierate-confessioni mia Eva detto:”Quando hai qualche preoccupazione vai davanti al Crocifisso, inginocchiati e appoggia la testa sul chiodo conficcato nei piedi di Gesù. Lui ti indicherà la strada da seguire”.
    I ricordi dei mille momenti trascorsi insieme ora si accavallano nella mia mente…le sue parole riaffiorano come preghiere…
    Ora di lei parlano le tante opere buone che ha compiuto per la gente più povera dell’Etiopia, gente che, a migliaia, il giorno del funerale e nei giorni precedenti e successivi, si è stretta attorno a lei per dirle grazie. Gente riconoscente, che non dimentica il bene ricevuto…
    Ora continueranno a parlare di lei i progetti che non ha avuto
    il tempo di realizzare e a cui teneva tanto…questa è la sua eredità ed io farò di tutto per continuare il suo lavoro, affinché la sua vita dedicata a portare Cristo e ad incontrarlo ogni giorno incarnato nei più “piccoli”, non vada perduto..
    Lei riposa a Taza, la sua missione, vicino alla sua sorella Wolete Fedele ed ai “suoi angeli” come chiamava i bambini denutriti che, negli anni non è riuscita a salvare.
    Non avrei saputo vederla in nessun altro posto..solo Taza..
    Maria Rosa, ora sei vicino al mio babbo e, insieme, siete i miei Angeli.

  20. Cari amici vi faccio partecipi di una bella pagina della “Regola del Maestro, scritto monastico del 6° secolo IL BIVIO DEL NOSTRO CUORE: ” Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione.; stretta invece è la porta e angusta la via che conduce
    alla vita” (Mt 7,13-14)

    O uomo, prima tu, che leggi ad alta voce, poi tu, che ascolti, lascia ora
    tutti i tuoi pensieri ; sappi che se ti parlo, è Dio stesso che ti avverte
    con la mia bocca. A lui, al Signore Dio, dobbiamo andare spontaneamente, con
    le nostre opere buone e le nostre intenzioni rette, nel timore che, a causa della nostra negligenza peccatrice, siamo nostro malgrado, chiamati a comparire davanti a lui colti dalla morte… Perché il tempo in cui viviamo
    ancora, lo viviamo come una proroga, mentre la bontà di Dio aspetta ognigiorno da noi che ci emendiamo, e ci vuole oggi migliori di quanto eravamo ieri. Tu, dunque, che mi ascolti, stai attento, cosicché le mie parole…camminando grazie all’esame dello spirito, giungano al bivio del tuo cuore.
    A questo bivio… lascia dietro di te una delle vie, quella dell’ignoranza
    peccatrice, e entra ora nelle due vie dell’osservanza dei precetti che si aprono davanti a te. E mentre cerchiamo di arrivare fino a Dio, fermiamoci a questo bivio del nostro cuore, e esaminiamo le due vie della conoscenza che vediamo davanti a noi. Esaminiamo per quale di queste due vie vogliamo giungere a Dio (Mt 7, 13-14). Se continuiamo a sinistra, dobbiamo temere –
    poiché la via è spaziosa – che si tratti piuttosto di quella che conduce alla perdizione. Se giriamo a destra, siamo sulla buona strada, perché la via è angusta, ed essa è quella che conduce i servi diligenti al loro vero Signore.. Sii dunque conforme a ciò che senti, prima di lasciare la luce di
    questo mondo, poiché non vi ritornerai se non alla risurrezione. E alla risurrezione, se ha agito bene quaggiù nel tempo presente, avrai per destino coi santi la vita eterna.

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