PROPOSTE FORMATIVE DI “VILLA S. BIAGIO” PER L’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

 ANNO SANTO MISERICORDIA 

GESU’ CONFIDO IN TE

OTTOBRE 2015:

FAMGLIAO1

  • Terminato il  SINODO SULLA FAMIGLIA… continuiamo a comunicarci qualcosa di bello   sulla famiglia oggi. Attingeremo alle  CATECHESI (!!!)  che Papa Francesco gli ha dedicato. Una miniera di profonde e pratiche riflessioni… Che ne dite, non sarebbe bello scambiarci  qualche pensiero in proposito? 

29 – 31  OTTOBRE 2015  

papa con bimbo

«Una società senza bambini è triste e grigia»

  •   Papa Francesco: ha parlato di tutti e…ha dimenticato i bambini?  Dopo aver passato in rassegna le diverse figure della vita familiare – madre, padre, figli, fratelli, nonni –, vorrei concludere questo primo gruppo di catechesi sulla famiglia parlando dei bambini. Lo farò in due momenti: oggi mi soffermerò sul grande dono che sono i bambini per l’umanità  e prossimamente mi soffermerò su alcune ferite che purtroppo fanno male all’infanzia.
  • A chi sta pensando in particolare?     Mi vengono in mente i tanti bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Asia: pieni di vita, di entusiasmo, e, d’altra parte, vedo che nel mondo molti di loro vivono in condizioni non degne…
  • I bambini ci ricordano…IL BAMBINO GESU’?  Per prima cosa i bambini ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio. E’ il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto.
  • Dio e i bambini…BAMBINI IN PREGHIERA si capiscono?  Ma è curioso: Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”. Questo termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).
  •  Ma i bambini dicono quello che vedono, non sono persone doppie, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti purtroppo abbiamo imparato.
  •  I bambini hanno la capacità di sorridere e di piangere. Alcuni, quando li prendo per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono vestito di bianco e credono che io sia il medico e che vengo a fargli il vaccino, e piangono … ma spontaneamente! I bambini sono così: sorridono e piangono, due cose che in noi grandi spesso “si bloccano”, non siamo più capaci… Tante volte il nostro sorriso diventa un sorriso di cartone, una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono spontaneamente.  Dipende sempre dal cuore, e spesso il nostro cuore si blocca e perde questa capacità di sorridere, di piangere.
  • – E allora i bambini possono insegnarci di nuovo a sorridere e a piangere. Ma, noi stessi,  dobbiamo domandarci: io sorrido spontaneamente, con freschezza, con amore o il mio sorriso è artificiale? Io ancora piango oppure ho perso la capacità di piangere? Due domande molto umane che ci insegnano i bambini.  

leggi tutto: – 08 LA FAMIGLIA 8. I BAMBINI I

Senior lady and her granddaughter

FAMIGLIA: 7. I NONNI E I GIOVANI

  •  Anziani scartati dalla società… Anche dal Signore? Una prima cosa è importante sottolineare: è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Il Signore non ci scarta mai.
    Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore.  
  • L’anzianità è una vocazione? Non è ancora il momento di “tirare i remi in barca”. Questo periodo della vita è diverso dai precedenti, non c’è dubbio; dobbiamo anche un po’ “inventarcelo”. Una volta non era così normale avere tempo a disposizione; oggi lo è molto di più. E anche la spiritualità cristiana è stata colta un po’ di sorpresa, e si tratta di delineare una spiritualità delle persone anziane. 
  •   Ci sono anziani esemplari? Sono stato molto colpito dalla “Giornata per gli anziani” che abbiamo fatto qui in Piazza San Pietro lo scorso anno. Ho ascoltato storie di anziani che si spendono per gli altri, e anche storie di coppie di sposi, che dicevano: “Facciamo il 50.mo di matrimonio, facciamo il 60.mo di matrimonio”.    È importante farlo vedere ai giovani che si stancano presto.
  •  Quale può essere il nuovo compito degli anziani? Cari anziani, mettiamoci nella scia di questi vecchi straordinari! Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: È un grande dono per la Chiesa, la preghiera dei nonni e degli anziani!
  • Che fa adesso Benedetto XVI?   benedetto-e-gesù-300x201    Guardiamo a Benedetto XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita! È bello questo!
  •   Esiste anche la  corale dei…nonni?  I nonni e le nonne formano la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita. La preghiera, purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l’indurimento del cuore nel risentimento e nell’egoismo.
  • Che pericolo corrono gli anziani? E quali opportunità hanno? Com’è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Invece com’è bello l’incoraggiamento che l’anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita! È veramente la missione dei nonni, la vocazione degli anziani. Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani. E loro lo sanno. Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale, le porto ancora con me, sempre nel breviario e le leggo spesso e mi fa bene.

leggi tutto: – 07 LA FAMIGLIA 7. I NONNI II

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GLI ANZIANI IN FAMIGLIA

  •   PAPA FRANCESCO, ha una parola anche per noi anziani? La catechesi di oggi e quella di mercoledì prossimo sono dedicate agli anziani. Oggi riflettiamo sulla condizione attuale degli anziani, e il prossimo mercoledì sulla vocazione contenuta in questa età della vita. 
  • Viviamo di più ma… viviamo meglio? Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. …  quando  diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che ignora gli anziani.
  •  Come sono considerati oggi gli anziani?  l’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà. In una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano? Questa civiltà andrà avanti se saprà rispettare la saggezza degli anziani. In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte.  In Occidente, gli studiosi presentano il secolo attuale come il secolo dell’invecchiamento: i figli diminuiscono, i vecchi aumentano. Questo sbilanciamento ci interpella, è una grande sfida per la società contemporanea. Eppure una cultura del profitto insiste nel far apparire ANZIANI1 i vecchi come un peso, una “zavorra”. Non solo non producono, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato di pensare così? 
  • Anziani da…scartare? E’ brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa brutta, è peccato! C’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati. Già nel mio ministero a Buenos Aires ho toccato con mano questa realtà con i suoi problemi: «Gli anziani sono abbandonati, e non solo nella precarietà materiale. Sono abbandonati nella egoistica incapacità di accettare i loro limiti, nelle difficoltà che oggi debbono superare per sopravvivere in una civiltà che non permette loro di partecipare, di dire la propria, né di essere referenti secondo il modello consumistico del “soltanto i giovani possono essere utili e possono godere”.  
  •  E se fossero una riserva di… sapienza? Questi anziani dovrebbero invece essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo. Gli anziani sono la riserva sapienziale del nostro popolo! Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore!» E così succede. Io ricordo, quando visitavo le case di riposo, parlavo con ognuno e tante volte ho sentito questo: “Come sta lei? E i suoi figli? – Bene, bene – Quanti ne ha? – Tanti. – E vengono a visitarla? – Sì, sì, sempre, sì, vengono. – Quando sono venuti l’ultima volta?”. Ricordo un’anziana che mi diceva: “Mah, per Natale”. Eravamo in agosto! Otto mesi senza essere visitati dai figli, otto mesi abbandonata! Questo si chiama peccato mortale, capito?  
  • Una volta da bambino, la nonna ci raccontava … una storia di un nonno anziano che nel mangiare si sporcava perché non poteva portare bene il cucchiaio con la minestra alla bocca. E il figlio, ossia il papà della famiglia, aveva deciso di spostarlo dalla tavola comune e ha fatto un tavolino in cucina, dove non si vedeva, perché mangiasse da solo. E così non avrebbe fatto una brutta figura quando venivano gli amici a pranzo o a cena. Pochi giorni dopo, arrivò a casa e trovò il suo figlio più piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi, faceva qualcosa lì, disse: Ma cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì”. I bambini hanno più coscienza di noi!

LEGGI TUTTO:  – 06 FAMIGLIA 6.GLI ANZIANI I

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PREGARE: QUANDO E COME?

(S. Agostino, lettera a Proba)

  • Manteniamo sempre vivo il desiderio della vita beata, che ci viene dal Signore Dio e non cessiamo mai di pregare. Ma, a questo fine, è necessario che stabiliamo certi tempi fissi per richiamare alla nostra mente il dovere della preghiera, distogliendola da altre occupazioni o affari, che in qualche modo raffreddano il nostro desiderio, ed eccitandoci con le parole dell’orazione a concentrarci in ciò che desideriamo. Facendo così, eviteremo che il desiderio, tendente a intiepidirsi, si raffreddi del tutto o si estingua per mancanza di un frequente stimolo.
  • La raccomandazione dell’Apostolo: “In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste” (Fil 4, 6) non si deve intendere nel senso che dobbiamo portarle a conoscenza di Dio. Egli infatti le conosceva già prima che fossero formulate. Esse devono divenire piuttosto maggiormente vive nell’ambito della nostra coscienza. 
  •  Infatti il pregare a lungo non è , come qualcuno crede, lo stesso che pregare con molte parole. ALTRO È UN LUNGO DISCORSO, ALTRO UNO STATO D’ANIMO PROLUNGATO. Consideriamo come del Signore stesso sia scritto che passava le notti in preghiera, e che nell’orto pregò a lungo. Ed in ciò, che altro intendeva, se non darci l’esempio, egli che nel tempo è l’intercessione propizio, mentre nell’eternità è , insieme al Padre, colui che ci esaudisce?
  • Sappiamo che gli eremiti d’Egitto fanno PREGHIERE FREQUENTI, MA TUTTE BREVISSIME. Esse sono rapidi messaggi che partono all’indirizzo di Dio. Così l’attenzione dello spirito, tanto necessaria a chi prega, rimane sempre desta e fervida e non si assopisce per la durata eccessiva dell’orazione.
  • LUNGI DUNQUE DALLA PREGHIERA OGNI VERBOSITÀ, ma non si tralasci la supplica insistente, se perdura il fervore e l’attenzione. Il servirsi di molte parole nella preghiera equivale a trattare una cosa necessaria con parole superflue. Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore.
  • IL DOVERE DELLA PREGHIERA SI ADEMPIE MEGLIO CON I GEMITI CHE CON LE PAROLE, PIÙ CON LE LACRIME, CHE CON I DISCORSI. DIO, INFATTI, “PONE DAVANTI AL SUO COSPETTO LE NOSTRE LACRIME” (SAL 55, 9 ), E IL NOSTRO GEMITO NON RIMANE NASCOSTO ( SAL 37, 10) A LUI CHE TUTTO HA CREATO PER MEZZO DEL SUO VERBO, E NON CERCA LE PAROLE DEGLI UOMINI.

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LA FAMIGLIA – 5. I FRATELLI

  • Papa Francesco, oggi di che cosa vuole parlarci?  Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, dopo aver considerato il ruolo della madre, del padre, dei figli, oggi è la volta dei fratelli.
  •  “Fratello” e “sorella” le parole più belle?       Fratello” e “sorella”sono parole che il cristianesimo ama molto. E, grazie all’esperienza familiare, sono parole che tutte le culture e tutte le epoche comprendono. Il legame fraterno ha un posto speciale nella storia del popolo di Dio. Il salmista canta la bellezza del legame fraterno: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132,1). E questo è vero, la fratellanza è bella!
  • Ma è facile essere fratelli?    caino-abele Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina il rapporto tra fratelli, si apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo. Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9a).
  • Sono forse io il custode di mio fratello?    E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione. E purtroppo, in ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di Caino: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9b). La rottura del legame tra fratelli è una cosa brutta e cattiva per l’umanità. Anche in famiglia, quanti fratelli litigano per piccole cose, o per un’eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più. Questo è brutto!
  •  Ci pensiamo qualche volta?    La fratellanza è una cosa grande, quando si pensa che tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza. Pensiamo un po’: tutti conosciamo famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato; chiediamo al Signore per queste famiglie – forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi – che le aiuti a riunire i fratelli, a ricostituire la famiglia. Quando il Signore domanda a Caino dov’era suo fratello, egli risponde: “Ma, io non so, a me non importa di mio fratello”. Questo è brutto, è una cosa molto, molto dolorosa da sentire.
  • Dove si impara la fraternità? famiglia a tavola Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, tra fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. … è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società e sui rapporti tra i popoli.

leggi tutto: – 05 LA FAMIGLIA 5 I FRATELLI

S. Margherita  s. MARGHERITA M ALACOQUE  M. Alacoque

  •  «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini… In segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d’Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così ».
  • «Per questo ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del “Corpus Domini”, sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari.
  • Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri».   

S. CUORE

  1. Questo Cuore divino è una fonte inesausta, dalla quale scendono ininterrottamente tre canali: il primo è quello della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito di contrizione e di penitenza.
  2. Il secondo è quello della carità e scorre per portare aiuto a tutti i miserabili che si trovano in qualche necessità, e particolarmente a coloro che tendono alla perfezione: essi vi troveranno la forza per superare gli ostacoli.
  3. Il terzo è quello dell’amore e della luce per gli amici perfetti, che egli desidera unire a se stesso, per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché, per una via o per l’altra, si consacrino totalmente alla sua gloria.
  4. Questo Cuore divino è un abisso di bene, in cui i poveri devono riversare le loro necessità. E’ un abisso di gioia, dove bisogna gettare tutte le nostre tristezze. E’ un abisso di umiliazione per il nostro orgoglio, un abisso di misericordia per gli infelici, e un abisso d’amore, in cui bisogna seppellire tutte le nostre miserie. Non avrete quindi che da unirvi in tutte le vostre azioni al Sacro Cuore di Nostro Signore, all’inizio per disporvi, al termine per ripagare.
  5. Per esempio, vi sentite incapaci di pregare? Accontentatevi di offrire la preghiera che il divin Salvatore fa per noi nel sacramento dell’altare. Offrite i suoi slanci per riparare tutte le vostre imperfezioni. Ripetete dunque ogni vostra azione: Mio Dio, io faccio o soffro questa cosa nel Sacro Cuore del vostro divin Figlio, e secondo le sue sante intenzioni che vi offro per riparare tutto ciò che di impuro e di imperfetto c’è nel mio operare. E così nelle diverse situazioni della vita. Quando vi toccherà qualche pena, afflizione o mortificazione, dite a voi stessi: Accetta ciò che il Sacro Cuore di Gesù ti manda per unirti a lui.
  6. Soprattutto cercate di conservare la pace del cuore, che supera qualsiasi tesoro. Il mezzo per arrivare a questo consiste nel non avere più volontà propria, ma quella di questo divin Cuore al posto della nostra, lasciando che voglia per noi tutto ciò che può aumentare la sua gloria, contenti di sottometterci e di abbandonarci a lui in ogni cosa.
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                      SULLE GINOCCHIA DI…DIO

  •   Non riesco a ricordare quando mio padre mi teneva sulle ginocchia. Ricordo solo quando mi portava sulla canna della sua bicicletta e, apposta mi sollevava un po’ di qua e un po’ di là con i suoi ginocchi. Ridevo ed ero felice. Sentivo, attraverso quegli scherzosi tocchi di ginocchio, che mio padre mi voleva bene.
  • Ricordo molto bene quando tenevo i miei figli sulle ginocchia e giocavamo a “trotta trotta bel caval…”. Nessun discorso, nessuna paternale. Una filastrocca, due ginocchi in movimento e tanta felicità.
  • Ora che sono grandi, le mie ginocchia sono qui ad aspettare i loro figli. Per dare ancora felicità. 
  • E quando le mie gambe si raffredderanno per sempre e diventeranno polvere nel grembo della terra, chi renderà felice la mia anima bambina?
  • Le ginocchia di Dio!  Due grandi mani afferreranno le mie; due grandi occhi guarderanno i miei; un piccolo sorriso basterà per rivelarmi un grande amore. L’amore di un grande padre. Tra un saltello e l’altro, gli chiederò di mostrarmi il suo primo disegno, il suo primo calcolo, la sua prima fotografia scattata all’alba del primo giorno. 
  • Mi farò spiegare tutte le cose che non ho capito bene nella vita. Gli domanderò perché, pur essendo padre, sa amare come una madre.  Come ha fatto a concepire, nella sua fantasiosa mente, i tratti dell’uomo e i tratti della donna. 
  • A chi si è ispirato per creare i nostri occhi capaci, da piccoli, di esprimere solo gioia e stupore; da grandi, anche odio e dolore.
  • I miei tanti “perché” metteranno a dura prova la sua infinita pazienza. Ma, quando capirò che sarà stanco di darmi delle spiegazioni, smetterò di parlare.
  • Se chiuderà gli occhi per il sonno, ascolterò il suo respiro fino al suo risveglio. Se vorrà farmi saltellare, farò di tutto per non stancargli mai le ginocchia.
  • Sulle ginocchia di Dio, c’è posto per tutti i “bambini” dell’Universo, compresi quelli in carne e ossa mai nati. 
  • Questi ultimi, li vorrò far giocare anch’io, sulle ginocchia di Dio

                     LA FAMIGLIA – 4. I FIGLI      

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  • I  figli: un  problema o un dono grande? In effetti c’è un legame stretto fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni”.  I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori … No, no. I figli sono un dono, sono un regalo: capito? I figli sono un dono. Ciascuno è unico e irripetibile…
  • I figli sono tutti…uguali?  Permettetemi un ricordo di famiglia. Io ricordo mia mamma, diceva di noi – eravamo cinque -: ‘Ma io ho cinque figli’. Le chiedevano: ‘Qual è il tuo preferito?’. E lei: ‘Ma io ho cinque figli, come cinque dita. Se mi picchiano questo mi fa male; se mi picchiano questo mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono i miei, ma tutti differenti come le dita di una mano’. E così è la famiglia! La differenza dei figli, ma tutti figli”.
  • figli, amati perché?  “Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché  sia bello, e perché sia così o cosà; no, perché è figlio! Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell’esperienza umana dell’essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci. E’ la bellezza di essere amati prima: i figli sono amati prima che arrivino.
  • E la sua esperienza con le mamme? PAPA MAMMA INCINTAQuante volte trovo le mamme qui che mi fanno vedere la pancia e mi chiedono la benedizione …perché sono amati questi bimbi prima di venire al mondo. E questa è gratuità, questo è amore; sono amati prima, come l’amore di Dio che ci ama sempre prima. Sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo! Essere figli è la condizione fondamentale per conoscere l’amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo. Nell’anima di ogni figlio,  Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere”.
  •   I figli, oggi: più liberi o più soli? “Oggi  sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro. I padri  hanno forse fatto un passo indietro e i figli sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti. Possiamo imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, Lui continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi. Il Padre celeste non fa passi indietro nel suo amore per noi, mai! Va sempre avanti e ci aspetta, ma mai va indietro; vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti.
  • Quali effetti benefici in una famiglia numerosa? La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezzamento dei suoi doni. L’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza. Tanti di voi qui avete figli e tutti siamo figli. Ognuno di noi pensi nel suo cuore ai suoi figli pensi in silenzio. E tutti noi pensiamo ai nostri genitori e ringraziamo Dio per il dono della vita. In silenzio… che hanno figli pensino a loro e tutti pensiamo ai nostri genitori (momento di silenzio). Il Signore benedica i nostri genitori e benedica i vostri figli”.
  • Moltiplicarsi della generazione, arricchimento per tutti  “Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo, ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l’essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c’è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio; e viverlo, nella fede, in perfetta letizia. E vi dico: quanto è bello quando io passo fra di voi e vedo i papà e le mamme che alzano i loro figli per essere benedetti; ma questo è un gesto quasi divino. Grazie per farlo”.

 leggi tutto: – 04 LA FAMIGLIA I FIGLI DEF

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LA FAMIGLIA – 3. PADRE

  • Papa Francesco, di che cosa ci parlerà, oggi?    Oggi ci lasciamo guidare dalla parola “padre”. Una parola più di ogni altra cara a noi cristiani, perché è il nome con il quale Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio: padre. Il senso di questo nome ha ricevuto una nuova profondità proprio a partire dal modo in cui Gesù lo usava per rivolgersi a Dio e manifestare il suo speciale rapporto con Lui.
  • Ma oggi dove sono i padri veri?  “Padre” è una parola nota a tutti, una parola universale. Oggi, tuttavia, si è arrivati ad affermare che la nostra sarebbe una “società senza padri”. In altri termini, in particolare nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa.
  • Un bene o un…grosso guaio?   In un primo momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal padre-padrone…  Talvolta in alcune case regnava in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione: genitori che trattavano i figli come servi, non rispettando le esigenze personali della loro crescita;
  • Ma adesso non siamo passati da un estremo all’altro?   Questo, certamente, è un atteggiamento non buono; però come spesso avviene, si passa da un estremo all’altro. Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così concentrati su se stessi e sul proprio lavoro , da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani.
  • Ha qualche esperienza personale?    Già da vescovo di Buenos Aires avvertivo il senso di orfanezza che vivono oggi i ragazzi; e spesso domandavo ai papà se giocavano con i loro figli, se avevano il coraggio e l’amore di perdere tempo con i figli. E la risposta era brutta, nella maggioranza dei casi: “Mah, non posso, perché ho tanto lavoro…”. E il padre era assente da quel figliolo che cresceva, non giocava con lui, no, non perdeva tempo con lui.
  • Dove sta l’equilibrio?  Ora, in questo cammino comune di riflessione sulla famiglia, vorrei dire a tutte le comunità cristiane che dobbiamo essere più attenti: l’assenza della figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi. E in effetti le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza, alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno, alla carenza di vicinanza, alla carenza di amore da parte dei padri.
  • La figura paterna è davvero così importante per i figli?       E’ più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani. Sono orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, anche fisicamente, da casa, ma soprattutto perché, quando ci sono, non si comportano da padri, non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro compito educativo, non danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane.
  • Padri o…amici?   E allora  si astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. E’ vero che tu devi essere “compagno” di tuo figlio, ma senza dimenticare che tu sei il padre! Se tu ti comporti soltanto come un compagno alla pari del figlio, questo non farà bene al ragazzo.
  • C’è ancora una speranza? E allora farà bene a tutti, ai padri e ai figli, riascoltare la promessa che Gesù ha fatto ai suoi discepoli: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18). E’ Lui, infatti, la Via da percorrere, il Maestro da ascoltare, la Speranza che il mondo può cambiare, che l’amore vince l’odio, che può esserci un futuro di fraternità e di pace per tutti.
  • Ma la situazione è proprio così tragica?       Qualcuno di voi potrà dirmi: “Ma Padre, oggi Lei è stato troppo negativo. Ha parlato soltanto dell’assenza dei padri, cosa accade quando i padri non sono vicini ai figli… È vero, ho voluto sottolineare questo, perché mercoledì prossimo proseguirò questa catechesi mettendo in luce la bellezza della paternità. Per questo ho scelto di cominciare dal buio per arrivare alla luce. Che il Signore ci aiuti a capire bene queste cose. Grazie.

LEGGI TUTTO: – 03. LA FIGURA DEL PADRE 

 

 

MAMMA

…carissime mamme, grazie!

  •  «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,11). E’ la Madre che, dopo averlo generato, presenta il Figlio al mondo. Lei ci dà Gesù, lei ci mostra Gesù, lei ci fa vedere Gesù.
  • La madre:  così importante e così poco aiutata?  Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, – tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madreviene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali.
  • E nella chiesa, quanto è considerata?   Accade che anche nella comunità cristiana la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione.
  • Papa Francesco, che ricordi ha della sua famiglia? Una madre con i figli ha sempre problemi, sempre lavoro. Io ricordo a casa, eravamo cinque figli e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice. Ci ha dato tanto.
  • Essere madri: cosa comporta? Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello.
  • Che ruolo svolge nella società e nella chiesa? Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi momenti.
  • Carissime mamme, grazie…  grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo. E a te, amata Chiesa, grazie, grazie per essere madre. E a te, Maria, madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù. E grazie a tutte le mamme qui presenti: le salutiamo con un applauso!

leggi tutto: – 02 LA FAMIGLIA 2 la madre

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MADONNA DEL ROSARIO

  • MEDITARE I MISTERI DELLA SALVEZZA (S. Bernardo)
    «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14); venne ad abitare particolarmente nei nostri cuori per mezzo della fede. Divenne oggetto del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazione. 
  •   SE EGLI NON FOSSE VENUTO IN MEZZO A NOI, CHE IDEA SI SAREBBE POTUTO FARE DI DIO L’UOMO, SE NON QUELLA DI UN IDOLO, FRUTTO DI FANTASIA?  Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato.
  • Dirai: DOVE E QUANDO SI RENDE A NOI VISIBILE? APPUNTO NEL PRESEPIO, IN GREMBO ALLA VERGINE, MENTRE PREDICA SULLA MONTAGNA, MENTRE PASSA LA NOTTE IN PREGHIERA, MENTRE PENDE SULLA CROCE E ILLIVIDISCE NELLA MORTE, OPPURE MENTRE, LIBERO TRA I MORTI, COMANDA SULL’INFERNO, O ANCHE QUANDO RISORGE IL TERZO GIORNO E MOSTRA AGLI APOSTOLI LE TRAFITTURE DEI CHIODI, QUALI SEGNI DI VITTORIA, E, FINALMENTE, MENTRE SALE AL CIELO SOTTO I LORO SGUARDI.  NON È FORSE COSA GIUSTA, PIA E SANTA MEDITARE TUTTI QUESTI MISTERI?
  •  Quando la mia mente li pensa, vi trova Dio, vi sente colui che in tutto e per tutto è il mio Dio. È dunque vera sapienza fermarsi su di essi in contemplazione. È DA SPIRITI ILLUMINATI RIANDARVI PER COLMARE IL PROPRIO CUORE DEL DOLCE RICORDO DEL CRISTO.

La solitudine (Trilussa)

rosario

Quand’ero ragazzino, mamma mia
me diceva: “Ricordati fijolo,
quando te senti veramente solo
tu prova a recità ‘n’ Ave Maria
l’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggia”.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è ad dormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!

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 LaSacraFamiglia

LA FAMIGLIA: 1. NAZARET

  •  Papa Francesco, in vista del sinodo sulla famiglia cosa ha pensato di fare? La preghiera e la riflessione che devono accompagnare questo cammino coinvolgono tutto il Popolo di Dio. Vorrei che anche le consuete meditazioni delle udienze del mercoledì si inserissero in questo cammino comune.  Ho deciso di riflettere con voi, in questo anno, proprio sulla famiglia, su questo grande dono che il Signore ha fatto al mondo fin dal principio…Quel dono che Gesù ha confermato e sigillato nel suo vangelo.
  • La vicinanza del Natale cosa le ha suggerito?La vicinanza del Natale accende su questo mistero una grande luce. L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia universale dell’uomo e della donna. Gesù nacque in una famiglia. Lui poteva venire spettacolarmente, No, no: viene come un figlio di famiglia, in una famiglia.
  • Questa famiglia l’ha scelta nella capitale dell’impero? L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma, che era la capitale dell’Impero, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata.
  • Quanto è durata questa vita nel nascondimento…?  Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. L’evangelista Luca riassume questo periodo così: Gesù «era loro sottomesso [cioè a Maria e Giuseppe]. E uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata?” 
  • Non sono stati anni sprecati? Ha perso trent’anni! Lui ha voluto questo. Il cammino di Gesù era in quella famiglia. « La madre custodiva nel suo cuore tutte queste cose, e Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini» (2,51-52). Non si parla di miracoli o guarigioni, di predicazioni  di folle che accorrono; a Nazaret tutto sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita: si lavorava, la mamma cucinava, faceva tutte le cose della casa, stirava le camice… tutte le cose da mamma. Il papà, falegname, lavorava, insegnava al figlio a lavorare. Trent’anni. “Ma che spreco, Padre!”. Le vie di Dio sono misteriose. Ma ciò che era importante lì era la famiglia! E questo non era uno spreco! Erano grandi santi: Maria, la donna più santa, immacolata, e Giuseppe, l’uomo più giusto…
  • Dopo 2000 anni Nazaret cosa dice alle famiglie di oggi?  Ciascuna famiglia cristiana – come fecero Maria e Giuseppe – può anzitutto accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare il mondo. Facciamo spazio nel nostro cuore e nelle nostre giornate al Signore. Così fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! 
  • Ma quella di Nazaret era una famiglia… da favola? Non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale. La famiglia di Nazaret ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia. E, come accadde in quei trent’anni a Nazaret, così può accadere anche per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia.

 PREGHIERA  PER   LA  FAMIGLIA:  Catechesi Mercoledì, 25 marzo 2015

  •  Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, oggi è una tappa un po’ speciale: sarà una sosta di preghiera. Il 25 marzo infatti nella Chiesa celebriamo solennemente l’Annunciazione, inizio del mistero dell’Incarnazione. L’Arcangelo Gabriele visita l’umile ragazza di Nazaret e le annuncia che concepirà e partorirà il Figlio di Dio. Con questo Annuncio il Signore illumina e rafforza la fede di Maria, come poi farà anche per il suo sposo Giuseppe, affinché GESÙ POSSA NASCERE IN UNA FAMIGLIA UMANA.
  • Questo è molto bello: ci mostra quanto profondamente il mistero dell’Incarnazione, così come Dio l’ha voluto, comprenda non soltanto il concepimento nel grembo della madre, ma anche l’accoglienza IN UNA VERA FAMIGLIA. Oggi vorrei contemplare con voi la bellezza di questo legame, di questa condiscendenza di Dio;  
  • …LA COPPIA UMANA è stata benedetta da Dio fin dal principio per formare UNA COMUNITÀ DI AMORE E DI VITA, a cui è affidata la missione della PROCREAZIONE. La Chiesa, da parte sua, si impegna solennemente a prendersi cura della famiglia che ne nasce, come dono di Dio per la sua stessa vita, nella buona e nella cattiva sorte: IL LEGAME TRA CHIESA E FAMIGLIA è sacro ed inviolabile.         
  • La Chiesa, come madre, non abbandona mai la famiglia, anche quando essa è avvilita, ferita e in tanti modi mortificata. Neppure quando cade nel peccato, oppure si allontana dalla Chiesa; sempre farà di tutto per cercare di curarla e di guarirla, di invitarla a conversione e di riconciliarla con il Signore. …appare chiaro di quanta preghiera abbia bisogno la chiesa per essere in grado di compiere questa missione! 
  • UNA PREGHIERA CHE SA GIOIRE CON CHI GIOISCE E SOFFRIRE CON CHI SOFFRE.   Vorrei che questa preghiera, come tutto il cammino sinodale, sia animata dalla compassione del Buon Pastore per il suo gregge, specialmente per le persone e le famiglie che sono «stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore» (Mt 9,36). 
  • tutti siamo chiamati a pregare per il Sinodo. Di questo c’è bisogno, non di chiacchiere! Invito a pregare anche quanti si sentono lontani, o che non sono più abituati a farlo.

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 PREGHIERA PER IL SINODO SULLA FAMIGLIA 

  •  Gesù, Maria e Giuseppe,
    in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero,
    a voi con fiducia ci rivolgiamo. 
  • Santa Famiglia di Nazareth,
    rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
    autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. 
  • Santa Famiglia di Nazareth,
    mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza e divisione:   chiunque è stato ferito o scandalizzato
    conosca presto consolazione e guarigione. 
  •  Santa Famiglia di Nazareth,
    il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza
    del carattere sacro e inviolabile della famiglia.  
  • Gesù, Maria e Giuseppe,
    ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

leggi tutto:   – 00 PREGHIERA PER IL SINODO ULT.

Info: 0721.823.175 –  donalesiani@gmail.comwww.donvincenzoalesiani.it

Cari amici, con Ottobre riprendiamo le nostre normali attività pastorali, guardando al Giubileo che ci aspetta.  Ecco qualche  proposta  di “Villa S. Biagio” in preparazione all’Anno Santo della Misericordia. Buon cammino… fraternamente dv

  •  QUAL E’ IL COMPITO PRIMO DELLA CHIESA?
  1. La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale.
  2. La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo.  Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di sé, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre.
  3. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia.
  • COSA DICE LA BIBBIA SULLA MISERICORDIA DI DIO?
  1. I SALMI fanno emergere questa grandezza dell’agire divino:  «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (103,3-4).                               
  2.  Un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia:  «Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi» (146,79).                                                    
  3. E da ultimo:  «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite…Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi» (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono.
  •  GESU IL VOLTO MISERICORDIOSO  DI DIO?!
  1.  MT 9 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
  2. Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
  3. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 

   giubileo logo bis

  • QUAL  E’ L’IMPERATIVO DI QUESTO ANNO SANTO?
  1. Vogliamo vivere questo Anno Giubilare  alla luce della parola del Signore: SIATE MISERICORDIOSI, COME IL PADRE VOSTRO È MISERICORDIOSO»  (Lc 6,36)  È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace. E’ possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita
  •       RACCOMANDAZIONI SEMPRE VALIDE
  1.   IS. 1, 3ss Non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto le vostre feste; per me sono un peso. Lavatevi, purificatevi. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova».
  2.  – SIR. 4, 1 Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita. Non rattristare chi ha fame. Non respingere la supplica del povero..Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui l’occasione di maledirti …
  • IN ASCOLTO DEI TESTIMONI…

 1.      SR. FAUSTINA KOWALSKA: S. FAUSTINA JEZU UFAM TOBIE

«La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in te! Desidero che quest’immagine venga venerata nel mondo intero. Prometto che l’anima che venererà quest’immagine non perirà. Voglio che l’immagine venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la festa della Misericordia.» 

2. S. VINCENZO DE PAOLI S. VINCENZO

  • …Curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina.
  • Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro
  • Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell’ora dell’orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l’intenzione dell`orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. 
  • La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E’ una grande signora: bisogna fare ciò che comanda. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.

 2.  DON ORIONE, BUON SAMARITANO d.-orione

  • Gesù non venne per i giusti, ma per i peccatori. Preservatemi, o mio Dio, dalla funesta illusione, dal diabolico inganno che io prete debba occuparmi solo di chi viene in chiesa e ai sacramenti… Solo quando sarò spossato e tre volte morto nel correre dietro ai peccatori, solo allora potrò cercare qualche po’ di riposo presso i giusti. 
  • Che io non dimentichi mai che il ministero a me affidato è ministero di misericordia, e usi coi miei fratelli peccatori un po’ di quella carità infaticata, che tante volte usaste verso l’anima mia, o gran Dio.

 leggi tutto: 2. PANINOSANBIAGIO OTTOBRE 2015

 

 

36 comments

  1. NON ANDARE VIA, SIGNORE
    (Rabindranath Tagore)

    Quando trovi chiusa
    la porta del mio cuore,
    abbattila ed entra:
    non andare via, Signore.

    Quando le corde della mia chitarra
    dimenticano il tuo nome,
    ti prego, aspetta:
    non andare via, Signore.

    Quando il tuo richiamo
    non rompe il mio torpore,
    folgorami con il tuo dolore:
    non andare via, Signore.

    Quando faccio sedere altri
    sul tuo trono,
    o re della mia vita:
    non andare via, Signore.

  2. Oggi il mio pensiero è concentrato su una frase di G. Maria Vianney.
    DIO è AMORE e l’essere umano ha sete del DIO vivente.
    “LA TERRA E’ TROPPO PICCOLA PER FORNIRE ALL’ANIMA DI CHE SAZIARSI: ESSA HA FAME DI DIO. NON C’E’ CHE DIO CHE POSSA RIEMPIRLA”.
    Sì, DIO solo riesce a colmare i vuoti che frequentemente si formano nei nostri cuori sempre assetati e…anche ammalati. Continuo a ripetergli: Guariscimi, guariscimi, guariscimi.!!! Una parte del mio cuore è ancora molto ribelle, mi fa’ faticare un pò. Nell’adorazione ritrovo il SUO sguardo amoroso che si incontra con il mio da peccatrice .
    In questo incontro l’anima ritrova la serenità, se pur nella sofferenza . Grazie Signore!!!

  3. VENGONO MENO LE MIE FORZE…
    (S. Gregorio di Nazianzo)

    Signore mio Dio,
    vengono meno le mie forze
    e attendo la fine delle sofferenze.
    Ho conosciuto molte realtà di questa terra:
    ricchezza, povertà,
    eventi lieti ed eventi tristi,
    gloria e infamia, nemici, amici…
    Ormai desidero gustare
    ciò che non è di questa terra.
    Dopo queste mie parole,
    io ti parlo audacemente,
    e tu accogli quello che ti dico:
    “Se non sono nulla, mio Cristo,
    perché mi hai plasmato?
    Se invece sono prezioso per te,
    perché sono tormentato da questi mali?”.
    Amen.

  4. RIFLETTENDO SULLA SPIEGAZIONE DEL VANGELO DI QUESTA
    XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO MI SONO RIVOLTA AL SIGNORE CON QUESTA PREGHIERA, E’ MOLTO BELLA ,A ME HA FATTO BENE. MI PIACE REGALARLA A CHI NON LA CONOSCE.

    Come il cieco Bartimeo, SIGNORE, anche noi gridiamo e ti aspettiamo, aspettiamo e gridiamo a te, senza pretendere, ma senza poterci dare pace.
    NOI ATTENDIAMO TE, SIGNORE,E SAPPIAMO CHE CI SARA’ UN ATTIMO IN CUI IL TUO GRANDE CUORE SI VOLGERA’ A NOI,IN CUI IMMERITATAMENTE CI GUARDERAI E SARA’ L’INCONTRO TANTO ATTESO,
    L’ABBRACCIO CHE DA SEMPRE ATTENDIAMO,
    LA SALVEZZA CHE RICONDURRA’
    ALLA NOSTRA PICCOLA, AUTENTICA PIENEZZA.

  5. Mentre guido l’auto o mentre lavoro, insomma in vari contesti della vita ordinaria, mi risuona spesso quel punto della S. Messa quando il sacerdote nella preghiera eucaristica, durante il dialogo con l’assemblea, invitando a rispondere CONSAPEVOLMENTE, dice:
    “IN ALTO i NOSTRI CUORI”, e tutti rispondiamo: “Sono RIVOLTI AL SIGNORE”, ed a quella risposta così IMPEGNATIVA, mi colpisce come sia, se posso usare questa espressione, quasi “inevitabile” che immediatamente dopo il sacerdote dica:
    “Rendiamo GRAZIE al Signore NOSTRO DIO”, mi sembra quasi come se, dopo aver risposto che i NOSTRI CUORI SONO RIVOLTI AL SIGNORE, ci chieda “conferma” di ciò che abbiamo appena pronunciato, ossia che il NOSTRO DIO E’ LUI e non altri.
    E a questo punto rispondere e aderire a quel è “cosa buona e giusta…rendere grazie SEMPRE e IN OGNI LUOGO”, sembrerebbe essere un tragitto “obbligatorio” perché…
    …se davvero fossi davvero innamorata di Lui, sarei RESA CAPACE di “rendere grazie” SEMPRE…e IN OGNI LUOGO, IN OGNI SITUAZIONE della vita anche la più avversa. Ecco perché se questo non avviene non posso fare a meno di domandare a me stessa se sono innamorata di Lui, oppure… la mia è una religiosità fasulla “all’acqua di rose”?

    Vi chiedo scusa di queste considerazioni un po’faticose, almeno per me, ma stamattina volevo condividerle perché penso che ci accomunino e così possiamo pregare gli uni per gli altri. Grazie.

  6. C A R A J I L L I A N …
    Lettera di un padre alla figlia down
    nel giorno delle nozze

    Cara Jillian,
    è il pomeriggio del tuo matrimonio. 27 giugno 2015. Tra due ore, intraprenderai il cammino di una vita, un percorso reso più memorabile da quello che hai fatto per arrivare a questo giorno. Non so quali siano le probabilità che una donna nata con la sindrome di Down sposi l’amore della sua vita. So solo che tu ce l’hai fatta. Ora sei al piano di sopra, impegnata negli ultimi preparativi con tua madre e le tue damigelle. I tuoi capelli sono acconciati in modo perfetto sul tuo collo snello. Il tuo vestito – “il mio gioiello”, l’hai definito – attira ogni barlume del sole pomeridiano che entra dalla finestra. Il tuo trucco – quel rossetto rosso! – migliora in qualche modo una bellezza che è aumentata dal giorno in cui sei nata. Il tuo sorriso è radioso ed eterno.
    Io sono fuori, sotto la finestra, e guardo in sù. Viviamo per momenti come questo, quando le speranze e i sogni si intrecciano in un dolce momento. Quando tutto ciò che abbiamo sempre immaginato arriva e assume una chiarezza perfetta. La felicità è possibile. Ora, mentre sto sotto la finestra, lo so.
    Ho tutto e niente da dirti. Quando sei nata, e negli anni a seguire, non mi sono mai preoccupato di ciò che avresti raggiunto a livello accademico. Tua madre ed io lo avremmo fatto accadere. Avremmo usato la legge come un bastone se avessimo dovuto. Gli insegnanti avrebbero fatto il loro dovere nei tuoi confronti, e sapevamo che ti saresti guadagnata il rispetto dei tuoi compagni. Ciò che non potevamo fare era far sì che piacessi agli altri bambini. Che ti accettassero, che diventassero tuoi amici, che fossero al tuo fianco nell’arena sociale.
    Pensavamo “Cos’è la vita di un bambino? Non è forse piena di notti fuori casa, feste di compleanno e inviti al ballo scolastico?”. E allora mi preoccupavo per te. Piangevo profondamente dentro di me la notte in cui, a 12 anni, sei scesa di sotto e hai dichiarato “Non ho amici”. Tutti desideriamo le stesse cose per i nostri figli. Salute, felicità e la capacità di partecipare e di godersi il mondo non sono solo appannaggio dei bambini “normali”. Perseguirli è il diritto di nascita di ogni bambino. Mi preoccupavo del fatto che tu li perseguissi, Jillian. Non avrei dovuto. Socializzare ti viene naturale. Alle elementari ti chiamavano “Il Sindaco” per la tua capacità di coinvolgere chiunque. Al liceo ballavi nella squadra junior di danza. Hai frequentato per quattro anni il college e hai colpito moltissimo chiunque ti abbia incontrato.
    Ricordi tutte le cose che dicevano che non avresti mai fatto, Jills? Non saresti andata in bicicletta o non avresti potuto praticare lo sport. Non saresti andata al college. Sicuramente non ti saresti sposata. E ora… guardati.
    Sei la persona più bella che conosca.
    Qualcuno che è capace di condurre una vita di empatia e simpatia, e senza agende o astuzie, una persona che tutti vogliamo conoscere. E quella persona sei tu.
    Ti direi di dare al tuo fidanzato, Ryan, tutto il tuo cuore, ma sarebbe affermare una cosa ovvia. Ti direi di essere gentile con lui, ma tu lo sei già, con chiunque tu conosca. Ti augurerei una vita di amicizia e rispetto reciproco, ma voi siete insieme già da un decennio, per cui il rispetto e l’amicizia sono già evidenti.
    Dieci anni fa, quando un ragazzo è entrato in casa indossando un vestito elegante e portando un mazzolino di orchidee e ha detto “Sono qui per portare sua figlia alla festa, signore”, sono svanite completamente tutte le paure che avevo nutrito per te.
    Ora tu e Ryan state prendendo una strada diversa insieme. È una nuova sfida, non è più difficile per te che per chiunque altro. Considerando chi sei, potrebbe anche esserlo meno. La felicità sembra facile per te, così come la capacità di rendere felici gli altri.
    Ora ti vedo.
    Hai finito di prepararti, la porta è aperta. La mia bambina, tutta vestita di bianco, che passa la soglia di un altro sogno raggiunto. Sono qui senza fiato e affascinato, preso totalmente da questo momento.
    “Sei bellissima” è il meglio che riesco a dire.
    Jillian mi ringrazia.
    “Sarò sempre la tua bambina”, mi dice.
    “Sì”, riesco a dire.
    È ora di andare, aggiungo.
    Abbiamo un cammino da compiere.

  7. GODIAMOCI QUESTO MIRABILE COMMENTO AL PADRE NOSTRO DI S. AGOSTINO

    A noi sono necessarie le parole per richiamarci alla mente e considerare quello che chiediamo, ma non crediamo di dovere informare con esse il Signore, o piegarlo ai nostri voleri. QUANDO DUNQUE DICIAMO: «SIA SANTIFICATO IL TUO NOME», stimoliamo noi stessi a desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a Dio, ma agli uomini. QUANDO POI DICIAMO: «VENGA IL TUO REGNO» che, volere o no, certamente verrà, eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo di regnare in esso.
    QUANDO DICIAMO: «SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA», gli domandiamo la grazia dell’obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo viene eseguita dagli angeli. DICENDO: «DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO», con la parola «oggi» intendiamo nel tempo presente. Con il termine «pane» chiediamo tutto quello che ci è necessario, indicandolo con quanto ci occorre maggiormente per il sostentamento quotidiano. Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire la felicità, non quella temporale, ma l’eterna. QUANDO DICIAMO: «RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI», richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo fare per meritare di ricevere il perdono.
    QUANDO DICIAMO: «E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE», siamo esortati a chiedere l’aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall’inganno o dal dolore. QUANDO DICIAMO:
    «LIBERACI DAL MALE», ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male. Questa domanda è l’ultima dell’orazione domenicale. Essa ha un significato larghissimo. Perciò, in qualunque tribolazione si trovi il cristiano, con essa esprima i suoi gemiti, con essa accompagni le sue lacrime, da essa inizi la sua preghiera, in essa la prolunghi e con essa la termini.
    Le espressioni che abbiamo passato in rassegna hanno il vantaggio di ricordarci le realtà che esse significano. Tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il fervore interiore, non contengono nulla che non si trovi già nella preghiera del Signore, purché naturalmente la recitiamo bene e con intelligenza. CHIUNQUE PREGA CON PAROLE CHE NON HANNO ALCUN RAPPORTO CON QUESTA PREGHIERA EVANGELICA, FORSE NON FA UNA PREGHIERA MAL FATTA, MA CERTO TROPPO UMANA E TERRESTRE. DEL RESTO STENTEREI A CAPACITARMI CHE UNA TALE PREGHIERA SI POSSA DIRE ANCOR BEN FATTA PER I CRISTIANI. E LA RAGIONE È CHE, ESSENDO ESSI RINATI DALLO SPIRITO, DEVONO PREGARE SOLO IN MODO SPIRITUALE.

  8. Ciao Bg, così leggo attraverso la tua bella testimonianza. Ti garantisco che mi ha fatto veramente bene!.Mi ha colpito con quanta umiltà e semplicità ti racconti e tutto questo è solo grazia.
    Chi di noi, durante alcuni periodi della sua vita, non ha trascinato “MACIGNI” come tu li chiami? potrei dirti, forse e senza forse, anche più enormi!!! Però grazie alla bontà misericordiosa di DIO ce ne possiamo sempre liberare , tirando un bel sospiro di sollievo!.In tali casi l’intervento divino è essenziale, abbiamo bisogno anche di un supporto umano, e tanta, tantissima preghiera. La bontà infinita del Buon DIO ci aiuti sempre a non indietreggiare mai dagli impegni presi con LUI. Mi impegno a pregare per te e credimi ti porto nel cuore dinanzi a GESU’. Con affetto ti saluto.

  9. Ieri sono stata in una piccola sala con grandi persone … persone che per un periodo più o meno lungo della loro vita hanno fatto del bere il loro dio ma che poi hanno trovato la forza ( o la disperazione ) per voler uscire dal ” problema ” , quelle persone che a volte noi etichettiamo come “persi” o ” solo stupidi” .

    In quella sala , con quelle persone e anch’io una di loro , ho ritrovato consapevolezze grandi : ” ognuno deve trovare la PROPRIA, UNICA, INDIVIDUALE VIA per farcela , per uscire da quella difficoltà o problema ” .

    Ho trovato l’analisi di parole importanti come SOBRIETA’ , con i suoi sinonimi ” misura, moderazione , ESSENZIALITA’ ” e con i suoi contrari come ” intemperanza, esagerazione “.

    E’ bastata una canzone come quella di Vasco Rossi ” Voglio una vita spericolata , voglio una vita , la voglio piena di guai ” ..una canzone di fondo in se stessa “onesta” , a farci seriamente chiedere ” QUALE VITA E QUALI RELAZIONI NOI VOGLIAMO .. IO VOGLIO ” .

    Ci siamo dati OBIETTIVI a cui tendere , NON perfezioni , NON utopie , MA DIREZIONI nette sulle quali camminare.

    Siamo passati DAL CONCETTO DI RINUNCIA A QUELLO DI SCELTA e di Scelta motivata .

    Abbiamo analizzato questa società che troppe volte ci chiede / quasi impone di cercare LE SOLUZIONI , LE RISPOSTE AL DI FUORI DI NOI STESSI.

    Ce le siamo domandate quali le DIFFICOLTA’ DEL GUARDARCI DENTRO ….compresa la paura , anche , di trovarci faccia a faccia con le nostre fragilità , incoerenze , intrecci di cose buone e cattive …ma anche abbiamo parlato di quelle RISORSE che abbiamo dentro e alle quali dobbiamo credere .

    In una piccola sala con grandi persone , ho trovato profondità di parole e di pensieri .

    Ho trovato persone che ” ieri ” hanno sbagliato ma che ” oggi ” ne hanno consapevolezza e si danno la mano per aiutarsi a VIVERE.

    Sono stata in questa piccola sala con queste persone , io una di loro e in questa sala presa in affitto in una casa di d Orione non ho sentito come stonatura la presenza di persone come noi . Da quel quadro appeso alle pareti Don Orione sorrideva anche a noi perché davvero nella vita quello che conta è il volersi rialzare , è il riconoscersi con le ginocchia ferite e sporche ma non giocarci con quel fango : si può alzare la testa..guardare avanti si può ! !
    Don Orione “sorrideva” , incurante del sapere quanti di noi , con ideologie opposte , con età , lavori e vite diverse , oggi sarebbero andati a Messa …sorrideva alla volontà di camminare e di VIVERE NELLA SINCERITA’ con gli altri e con noi stessi , di camminare alla luce e non nelle bugie e nel nascondimento …

    Oggi mi fa bene tornare su questa parola “ESSENZIALE” e condividerla con voi

    Alla fine dell’incontro ci siamo salutati con una frase di Italo Calvino ..ve la passo: ” Prendete la vita con leggerezza perché LEGGEREZZA NON E’ SUPERFICIALITA’ , MA PLANARE SULLE COSE DALL’ALTO , NON avere macigni sul cuore ” .

    “Planare sulle cose dall’alto ” PER ” non avere macigni sul cuore ” , per attutire almeno un po’ il peso di certi MACIGNI .
    Il nostro guardare in alto ,il nostro guardare a LUI , ci può aiutare a farlo : ci voglio credere . Ci PREGO sopra

    Ciao

  10. Si DV, Basta innamorarsi sul serio di LUI per capire tante cose… Sant’IGNAZIO di Antiochia è riuscito a comprenderne il vero segreto, ora tocca a noi entrare in questa ottica; Dio è sempre alla porta del nostro cuore, bussa continuamente fin quando non ci decidiamo ad aprirgli. Una volta entrato difficilmente riusciamo a liberarcene.L’amore vero per il SIGNORE travolge l’anima e la conduce dove EGLI vuole. Beata l’anima sensibile alla voce soave di DIO!!!

  11. NON VOGLIO SOLO CHIAMARMI CRISTIANO,
    MA ESSERLO REALMENTE
    Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
    Dalla «Lettera ai Romani»

    Chiedete per me soltanto la forza esterna ed interna perché io sia deciso non solo nel parlare, ma anche nel volere, PERCHÉ NON SOLO SIA DETTO CRISTIANO, MA SIA ANCHE TROVATO TALE.
    Se tale sarò trovato, potrò essere chiamato cristiano e quando il mondo non mi vedrà più, allora sarò un vero fedele. Niente di quel che si vede ha valore. Il nostro Dio Gesù Cristo, ora che è tornato al Padre, si manifesta di più. Dinanzi alle persecuzioni del mondo IL CRISTIANESIMO NON SI SOSTIENE CON PAROLE DELL’UMANA SAPIENZA, MA CON LA FORZA DI DIO.
    Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza che sarebbe inopportuna. LASCIATE CHE IO SIA PASTO DELLE BELVE, per mezzo delle quali mi è dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per DIVENIRE PANE PURO DI CRISTO. Quando il mondo non vedrà più il mio corpo, allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per Dio. Perdonatemi, io so quello che va bene per me. Ora incomincio ad essere un vero discepolo. Nessuna delle cose visibili o invisibili mi trattenga dal raggiungere Gesù Cristo. Fuoco e croce, branchi di bestie feroci, i più crudeli tormenti del diavolo ben vengano tutti su di me, PURCHÉ IO POSSA RAGGIUNGERE GESÙ CRISTO.

  12. Riguardo allo scritto riportato sopra di s. Margherita M. Alacoque,
    leggendolo e meditandolo “una forza invisibile ma realissima”, la Sua, sembra quasi come se SPINGA ad inabissare il mio/nostro piccolo cuore dentro “quell’ABISSO di BENE, di GIOIA, di MISERICORDIA, di AMORE” che è il SUO CUORE DIVINO.

    Sconcertante, sbalorditivo, allo stesso tempo mi trovo incapace di comprendere appieno un tale profondo abisso che ACCOGLIE OGNI MISERIA, e la TRASFORMA in oceano di pace!

    Leggo: “offrire la preghiera che LUI STESSO FA PER NOI NEL SACRAMENTO dell’ALTARE”,
    trovo sbalorditivo come, alla mia incapacità di pregare, sia Lui stesso a renderla capace!

    Infatti, ogni domenica ci viene sottolineata l’IMPORTANZA di APPROFONDIRE e CAPIRE il SIGNIFICATO della S.MESSA, di esserne CONSAPEVOLI!!

    Che ALTEZZA INFINITA, “ACCESSIBILISSIMA”… se solo il mio piccolo ingrato cuore CORRISPONDESSE AL SUO… INEFFABILE CUORE!
    Chi sa, forse basterebbe “INNAMORARSI SUL SERIO… di Gesù”!!

  13. SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE, la grande innamorata del CUORE di GESU’, oggi, nel giorno della sua festa, ci rivela i tre canali della infinita bontà del cuore di DIO. “MISERICORDIA” verso i peccatori; “CARITA'” verso i bisognosi; “AMORE”per le anime desiderose di perfezione e di amore incondizionato per LUI. Il SIGNORE GESU’ CI AIUTI A CAPIRE CHE E’LUI L’UNICA RAGIONE DEL NOSTRO VIVERE!!!

  14. RICEVO E PARTECIPO UNA BELLA
    PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO di S. TERESA D’AVILA

    O Spirito Santo,
    sei tu che unisci la mia anima a Dio:
    muovila con ardenti desideri
    e accendila con il fuoco
    del tuo amore.
    Quanto sei buono con me,
    o Spirito Santo di Dio:
    sii per sempre lodato e Benedetto
    per il grande amore che effondi su di me!

    Dio mio e mio Creatore
    è mai possibile che vi sia
    qualcuno che non ti ami?
    Per tanto tempo non ti ho amato!
    Perdonami, Signore.

    O Spirito Santo,
    concedi all’anima mia
    di essere tutta di Dio e di servirlo
    senza alcun interesse personale,
    ma solo perchè è Padre mio e mi ama.

    Mio Dio e mio tutto,
    c’è forse qualche altra cosa
    che io possa desiderare?
    Tu solo mi basti. AMEN.

  15. RICORDIAMOCI SEMPRE DELL’AMORE DI CRISTO
    SANTA TERESA DI GESÙ,

    CHI HA COME AMICO CRISTO GESÙ può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente. Infatti ho sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.
    NE HO FATTO MOLTE VOLTE L’ESPERIENZA, E ME L’HA DETTO IL SIGNORE STESSO. HO VISTO NETTAMENTE CHE DOBBIAMO PASSARE PER QUESTA PORTA, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della contemplazione, perchè per questa via si è sicuri. È da lui, Signore nostro, che ci vengono tutti i beni. Egli ci istruirà.
    MEDITANDO LA SUA VITA, NON SI TROVERÀ MODELLO PIÙ PERFETTO. CHE COSA POSSIAMO DESIDERARE DI PIÙ, QUANDO ABBIAMO AL FIANCO UN COSÌ BUON AMICO CHE NON CI ABBANDONA MAI NELLE TRIBOLAZIONI E NELLE SVENTURE, COME FANNO GLI AMICI DEL MONDO? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé! GUARDIAMO IL GLORIOSO APOSTOLO PAOLO che non poteva fare a meno di avere sempre in bocca il nome di Gesù, perchè l’aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che alcuni santi molto contemplativi, come Francesco, Antonio da Padova, Bernardo, Caterina da Siena, non hanno seguito altro cammino. Bisogna percorrere questa strada con grande libertà, abbandonandoci nelle mani di Dio. Se egli desidera innalzarci fra i principi della sua corte, accettiamo volentieri tale grazia.
    Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell’amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell’accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.

  16. Frammenti dal salmo 43:

    “Dio, con i nostri orecchi abbiamo UDITO, i nostri padri ci hanno RACCONTATO
    L’OPERA che HAI COMPIUTO AI LORO GIORNI, nei tempi ANTICHI. Tu, per PIANTARLI con la tua mano…”

    “…ma TU CI HAI SALVATI.”
    “…Poiché siamo PROSTRATI nella polvere,
    SORGI, SALVACI PER LA TUA MISERICORDIA”.

    Frammenti dal Cantico di Isaia 66

    “RALLEGRATEVI con GERUSALEMME,
    voi tutti che avete PARTECIPATO al suo lutto.
    “I suoi bimbi saranno portati IN BRACCIO, SULLE GINOCCHIA SARANNO ACCAREZZATI.

    COME UNA MADRE CONSOLA un FIGLIO, COSì IO VI DARò CONSOLAZIONE.
    Voi LO VEDRETE e GIOIRà IL VOSTRO CUORE,
    le VOSTRE OSSA saranno RIGOGLIOSE come ERBA FRESCA”.

  17. Una famiglia che non trasmette amore è una famiglia che ha mancato il suo compito. Amare è il fulcro, il nucleo sorgivo da cui i figli attingono per crescere sicuri e responsabili.Amare è rispettare i figli, altro da noi e dalle nostre aspirazioni,altro dalle nostre frustrazioni.Senza amore non c’è famiglia, c’è solo convivenza, essere famiglia è una missione divina.
    Quando decidemmo di sposarci;43 anni fa, decidemmo di comune accordo che io sarei rimasta a casa per prendermi cura dei figli e della famiglia. Avremmo vissuto secondo le forze che comportava avere un solo stipendio, ci saremmo adeguati alle diverse esigenenze della vita.Non mi sono mai sentita delusa da questa scelta, non sono una casalinga insoddisfatta. Quanto è bello prendersi cura di ciò che ami! Quanto è bello circondare coloro che ami delle tue attenzioni partendo dal pulire la casa al preparare il pranzo, all’ascoltare, capire, perdonare,consolare e incoraggiare.Ora siamo nonni, i nostri figli sistemati, ma com’è bello vedere nelle loro famiglie i frutti del nostro amore. Il nostro amore di 43 anni fa ha messo radici, ha dato frutti, ha formato altre piantine, che stanno dando altri frutti. L’amore è cosi.Ieri mio figlio; sposato mi ha detto-: mamma, i genitori servono sempre! Si-ho risposto- non c’è un tempo in cui non siamo più genitori.
    Ma se manchiamo a questo” Esserci sempre”, manchiamo alla missione più bella che Dio Padre ci ha affidato il giorno del matrimonio; essere famiglia.

  18. UNA PAGINA CHE CI SCUOTE DALLA NOSTRA MEDIOCRITA’…
    LA MIA LUCERNA SI MANTENGA SEMPRE ACCESA, ARDA PER ME, BRILLI PER GLI ALTRI.
    DALLE «ISTRUZIONI» DI SAN COLOMBANO, ABATE

    Quanto sono beati, quanto sono felici «quei servi che il Signore, al suo ritorno, troverà ancora svegli»! (Lc 12, 37). Veglia veramente beata quella in cui si è in attesa di Dio, creatore dell’universo, che tutto riempie e tutto trascende! VOLESSE IL CIELO CHE IL SIGNORE SI DEGNASSE DI SCUOTERE ANCHE ME, MESCHINO SUO SERVO, DAL SONNO DELLA MIA MEDIOCRITÀ E ACCENDERMI TALMENTE DELLA SUA DIVINA CARITÀ DA FARMI DIVAMPARE DEL SUO AMORE SIN SOPRA LE STELLE, SICCHÈ ARDESSI DAL DESIDERIO DI AMARLO SEMPRE PIÙ, NÉ MAI PIÙ IN ME QUESTO FUOCO SI ESTINGUESSE! Volesse il cielo che i miei meriti fossero così grandi che la mia lucerna risplendesse continuamente di notte nel tempio del mio Dio, sì da poter illuminare tutti quelli che entrano nella casa del mio Signore! O DIO PADRE TI PREGO NEL NOME DEL TUO FIGLIO GESÙ CRISTO, DONAMI QUELLA CARITÀ CHE NON VIENE MAI MENO, PERCHÈ LA MIA LUCERNA SI MANTENGA SEMPRE ACCESA, NÉ MAI SI ESTINGUA; ARDA PER ME, BRILLI PER GLI ALTRI.
    Dégnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre lucerne: brillino continuamente nel tuo tempio e siano alimentate per sempre da te che sei la luce eterna; siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e fuggano da noi le tenebre del mondo.
    Dona, dunque, o Gesù mio, la tua luce alla mia lucerna, perchè al suo splendore mi si apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le sue volte maestose accoglie te sacerdote eterno del sacrificio perenne.
    FA’ CHE IO GUARDI, CONTEMPLI E DESIDERI SOLO TE; SOLO TE AMI E SOLO TE ATTENDA NEL PIÙ ARDENTE DESIDERIO.
    Dégnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perchè, conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo giorno e notte le tue parole. Dégnati di infonderci un amore così grande, quale si conviene a te che sei Dio e quale meriti che ti sia reso, perchè il tuo amore pervada tutto il nostro essere interiore E CI FACCIA COMPLETAMENTE TUOI. IN QUESTO MODO NON SAREMO CAPACI DI AMARE ALTRA COSA ALL’INFUORI DI TE, che sei eterno, e la nostra carità non potrà essere estinta dalle acque di questo cielo, di questa terra e di questo mare, come sta scritto: «LE GRANDI ACQUE NON POSSONO SPEGNERE L’AMORE» (Ct 8, 7).

  19. La mia famiglia

    Dopo il lavoro, tornare a casa che…meraviglia:

    – trovare il “disordine” lasciato da marito e figli: significa che CON ME VIVE QUALCUNO CHE AMO;
    – dover preparare la cena anche quando tante volte non è gradita: significa che ho la POSSIBILITA’ di RIPROVARE a renderla più “SAPORITA” con un pizzico di…AMORE in più;
    – aspettarmi una carezza che…non arriva; forse significa che lui vorrebbe che come moglie fossi io a dargliela PER PRIMA, COSTANTEMENTE, che fossi meno brontolona e più PRESENTE, più DEDITA alla FAMIGLIA e meno alle attività esterne!
    – lavare gli indumenti “sparsi per tutta la stanza” e anziché lamentarmi… GIOIRE: significa che ho il PRIVILEGIO di DIMOSTRARGLI TUTTO L’AMORE CHE ESPLODE DAL MIO CUORE FIN DAL GIORNO CHE HO SCELTO LUI…TRA TUTTI!!!
    E alzarmi COSTANTEMENTE…OGNI MATTINO all’ALBA,non per “sedermi al computer cercando AFFETTI… ALTROVE”, ma camminando IN PUNTA DI PIEDI per NON SVEGLIARLO (!) e preparare del buon caffelatte che riempia l’aria del DOLCE PROFUMO… d’AMORE!

    Non ho raccontato una “favola”, ma… LA STORIA VERA del mio CUORE, INTRISO d’AMORE da… 35 ANNI!!

  20. Bella la foto del bimbo sulle ginocchia del suo papà, riesce a far sprigionare dal mio cuore una grande gioia mista a infinita tenerezza. Quale padre non ha fatto mai un gesto del genere con il proprio figlio? E’ commovente osservare la felicità che sprizza dal viso di quel piccolo, felice di essere coccolato dal suo genitore!!!. Sembra voglia dire: Sono al sicuro… Chissà quante volte anche noi siamo stati presi in braccio da Gesù e seduti sulle Sue ginocchi sussurrandoci con amore le Sue parole di perdono di bontà e di MISERICORDIA!!!
    Grazie SIGNORE del TUO infinito AMORE PER tutti noi tuoi figli.

  21. Mi fermo sulle due foto del sito : quelle MANI DI GENITORE CHE stringono e guidano l’altra , quella del bambino .

    Penso che ” Perseveranza , Gratuità , Libertà ” siano tutte lettere e radici dei nomi ” mamma , papà ” .
    Penso che anche altre parole , a volte , arrivino dolorosamente a farne parte : ” Impotenza , Sofferenza , Solitudine ” .

    Voglio comunque sperare che là dove noi , donne e uomini , ” creiamo ” lacune , pozzanghere , vuoti…la Sua Provvidenza e Misericordia colmi , aiuti , sostenga chi , innocentemente , resta la parte Arrabbiata e FRAGILE di un insieme di relazioni e fatiche…

  22. Aldilà dei tanti problemi all’interno della FAMIGLIA, dei conflitti, di assordanti silenzi, insomma di un “elenco” infinito di problematiche,
    sono persuasa fino in fondo che la donna sia un perno fondamentale, il “motore” che spinge.

    Auguro a ogni donna di essere una sorta di “impregnante” delle “pareti domestiche”, affinché coniuge e figli ne possano RESPIRARE di essa una PRESENZA COSTANTE!
    La moglie ha il PRIVILEGIO di “SERVIRE” IL MARITO CON INFINITA GIOIA, dando PIENA ESPRESSIONE alla SACRALITA’ dell’AMORE!
    Auguri di DONAZIONE TOTALE a TUTTE LE MOGLI!

  23. CARI AMICI, UNA BELLA PAGINA PER CAPIRE LO SVILUPPO E LA CONTINUITA’ DELLA FEDE CRISTIANA

    LO SVILUPPO DEL DOGMA
    (S. Vincenzo di Lérins, sacerdote)

    Qualcuno forse potrà domandarsi: non vi sarà mai alcun progresso della religione nella Chiesa di Cristo? Vi sarà certamente e anche molto grande. È necessario dunque che, con il progredire dei tempi, CRESCANO E PROGREDISCANO QUANTO PIÙ POSSIBILE LA COMPRENSIONE, LA SCIENZA E LA SAPIENZA COSÌ DEI SINGOLI COME DI TUTTI, TANTO DI UNO SOLO, QUANTO DI TUTTA LA CHIESA. Devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto. La religione delle anime segue la stessa legge che regola la vita dei corpi. Questi infatti, pur crescendo e sviluppandosi con l’andare degli anni, rimangono i medesimi di prima. Vi è certamente molta differenza tra il fiore della giovinezza e la messe dalla vecchiaia, ma sono gli stessi adolescenti di una volta quelli che diventano vecchi. Si cambia quindi l’età e la condizione, ma resta sempre il solo medesimo individuo. Unica e identica resta la natura, unica e identica la persona.
    LE MEMBRA DEL LATTANTE SONO PICCOLE, PIÙ GRANDI INVECE QUELLE DEL GIOVANE. PERÒ SONO LE STESSE. LE MEMBRA DELL’UOMO ADULTO NON HANNO PIÙ LE PROPORZIONI DI QUELLE DEL BAMBINO. TUTTAVIA QUELLE CHE ESISTONO IN ETÀ PIÙ MATURA ESISTEVANO GIÀ, COME TUTTI SANNO, NELL’EMBRIONE, SICCHÈ QUANTO A PARTI DEL CORPO, NIENTE DI NUOVO SI RISCONTRA NEGLI ADULTI CHE NON SIA STATO GIÀ PRESENTE NEI FANCIULLI, SIA PURE ALLO STATO EMBRIONALE.
    Non vi è alcun dubbio in proposito. Questa è la vera e autentica legge del progresso organico. Questo è l’ordine meraviglioso disposto dalla natura per ogni crescita. NELL’ETÀ MATURA SI DISPIEGA E SI SVILUPPA IN FORME SEMPRE PIÙ AMPIE TUTTO QUELLO CHE LA SAPIENZA DEL CREATORE AVEVA FORMATO IN ANTECEDENZA NEL CORPICCIUOLO DEL PICCOLO.
    Se coll’andar del tempo la specie umana si cambiasse talmente da avere una struttura diversa oppure si arricchisse di qualche membro oltre a quelli ordinari di prima, oppure ne perdesse qualcuno, ne verrebbe di conseguenza che tutto l’organismo ne risulterebbe profondamente alterato o menomato. In ogni caso non sarebbe più lo stesso.
    ANCHE IL DOGMA DELLA RELIGIONE CRISTIANA DEVE SEGUIRE QUESTE LEGGI. PROGREDISCE, CONSOLIDANDOSI CON GLI ANNI, SVILUPPANDOSI COL TEMPO, APPROFONDENDOSI CON L’ETÀ. È NECESSARIO PERÒ CHE RESTI SEMPRE INTATTO E INALTERATO.
    I nostri antenati hanno seminato già dai primi tempi nel campo della Chiesa il seme della fede. Sarebbe assurdo e incredibile che noi, loro figli, invece della genuina verità del frumento, raccogliessimo il frutto della frode cioè dell’errore della zizzania.
    È anzi giusto e del tutto logico escludere ogni contraddizione tra il prima e il dopo. Noi mietiamo quello stesso frumento di verità che fu seminato e che crebbe fino a maturazione.
    POICHÈ DUNQUE C’È QUALCOSA DELLA PRIMITIVA SEMINAGIONE CHE PUÒ ANCORA SVILUPPARSI CON L’ANDAR DEL TEMPO, ANCHE OGGI ESSA PUÒ ESSERE OGGETTO DI FELICE E FRUTTUOSA COLTIVAZIONE.

  24. RIPRENDIAMO LA PAROLA DEL GIORNO:

    SIGNORE insegnaci a pregare, spesso non sappiamo farlo; TU aiutaci a non moltiplicare le parole,ma ad imparare a chiedere,anzitutto che il tuo NOME sia santificato e il TUO Regno venga dentro di noi e nel mondo intero. Fà che impariamo ad accogliere con gratitudine il pane quotidiano che ogni giorno ci doni per nutrire il nostro corpo e il PANE EUCARISTICO per nutrire la nostra anima.
    Facci capire sempre di più che il perdono e la TUA MISERICORDIA condivisi , sono la stella del mattino che rischiara e orienta il nostro cammino verso TE
    nostro unico BENE. COSì SIA.

  25. QUANTE PROMESSE FACCIAMO A DIO DURANTE LA NOSTRA GIORNATA! alcune di queste ci costano lacrime, lacrime e ancora lacrime. Non possiamo nasconderlo, inganneremo noi stessi. Nella grande sofferenza fiorisce una INFINITA serenità che scaturisce dal SUO INFINITO AMORE. Nella nostra grande povertà per tutte le volte che non abbiamo saputo mantenere alcune di queste promesse, DIO è al nostro fianco , ci abbraccia , ci incoraggia, ci AMA COME LUI SOLO SA FARE. DIO DI INFINITA MISERICORDIA ABBI PIETA’ DI ME!!!.

  26. Cari amici,
    a proposito DI PREGHIERA E DELL’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA… CHE NE DITE DI QUESTA PAGINA DI S. AMBROGIO?

    «Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti» (Sal 49, 14). Chi promette a Dio e mantiene quello che gli ha promesso, lo loda. Perciò viene privilegiato sugli altri quel samaritano il quale, mondato dalla lebbra per comando del Signore insieme agli altri nove, ritorna a Cristo da solo, magnifica Dio e lo ringrazia. Di esso Gesù affermò: «Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all’infuori di questo straniero? E gli disse: Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17, 18-19).
    Il Signore Gesù ti ha fatto conoscere in modo divino la bontà del Padre che sa concedere cose buone, perché anche tu chieda a lui, che è buono, ciò che è buono. Ha raccomandato di pregare intensamente e frequentemente, non perché la nostra preghiera si prolunghi fino al tedio, ma piuttosto ritorni a scadenze brevi e regolari. Infatti la preghiera troppo prolissa spesso diventa meccanica e d’altra parte l’eccessivo distanziamento porta alla negligenza.
    QUANDO DOMANDI PERDONO PER TE, ALLORA È PROPRIO QUELLO IL MOMENTO DI RICORDARTI CHE DEVI CONCEDERLO AGLI ALTRI. COSÌ L’OPERA SARÀ UNA COMMENDATIZIA ALLA TUA PREGHIERA. Anche l’Apostolo insegna che si deve pregare senza ira e senza contese perché la preghiera non venga turbata e falsata. Insegna anche che si deve pregare in ogni luogo (cfr. 1 Tm 2, 8), laddove il Salvatore dice: «Entra nella tua camera» (Mt 6, 6). INTENDI NON UNA CAMERA DELIMITATA DA PARETI DOVE VENGA CHIUSA LA TUA PERSONA, MA LA CELLA CHE È DENTRO DI TE DOVE SONO RACCHIUSI I TUOI PENSIERI, DOVE RISIEDONO I TUOI SENTIMENTI. QUESTA CAMERA DELLA TUA PREGHIERA È CON TE DAPPERTUTTO, È SEGRETA DOVUNQUE TI RECHI, E IN ESSA NON C’È ALTRO GIUDICE SE NON DIO SOLO.
    Ti si insegna ancora che si deve pregare in maniera tutta speciale per il popolo, cioè per tutto il corpo, per tutte le membra della tua madre: sta in questo il segno della carità vicendevole. Se, infatti, preghi per te, pregherai soltanto per il tuo interesse. E SE I SINGOLI PREGANO SOLTANTO PER SE STESSI, LA GRAZIA È SOLO IN PROPORZIONE DELLA PREGHIERA DI OGNUNO, SECONDO LA SUA MAGGIORE O MINORE DIGNITÀ. SE INVECE I SINGOLI PREGANO PER TUTTI, TUTTI PREGANO PER I SINGOLI E IL VANTAGGIO È MAGGIORE.
    Dunque, per concludere, se preghi soltanto per te, pregherai per te, ma da solo, come abbiamo detto. Se invece preghi per tutti, tutti pregheranno per te. Perché nella totalità ci sei anche tu. La ricompensa è maggiore perché le preghiere dei singoli messe insieme ottengono a ognuno quanto chiede tutto intero il popolo. In questo non vi è alcuna presunzione, ma maggiore umiltà e frutto più abbondante.

  27. NELLA FESTA DI S. FRANCESCO CI FA BENE QUESTA RIEVOCAZIONE DELLA SUA MORTE…

    «BEN VENGA, MIA SORELLA MORTE!»
    …ascoltiamo le ultime parole del Poverello, morto sabato 3 ottobre del 1226 all’età di 45 anni nella Porziuncola

    …Inginocchiamoci davanti a fratello Francesco, morente. Ascoltiamo gli ultimi battiti del suo cuore, le sue ultime parole, e lasciamoci andare alla commozione. Che donna povertà entri e sorella terra mi accolga! “Leone, Masseo, Angelo e Ruffino, avvicinatevi e toglietemi tutti i vestiti” I quattro frati erano tentennanti, preoccupati. Forse la febbre alta lo portava al delirio? Ma Francesco aggiunse: “Compagni di tante battaglie, non abbiate timore. IL PADRE MI HA BUTTATO NUDO NEL MONDO E NUDO VOGLIO TORNARE TRA LE SUE BRACCIA. Voglio morire nudo come il mio Signore Gesù Cristo. Voglio morire tra le braccia di donna povertà e nel seno di madre terra, mia sorella. Spogliatemi dunque di tutti i vestiti” I quattro amici obbedirono e, man mano che toglievano i poveri indumenti, le lacrime sgorgavano copiose. Anche Ruffino non riusciva più a trattenersi. Il corpo di Francesco era gonfio, paonazzo, martoriato dalle tante penitenze e malattie. Con la mano sinistra cercava di nascondere un po’ la piaga del costato. Francesco continuò: “E ORA METTETEMI NUDO SOPRA LA TERRA” “… Posto così in terra, e spogliato della veste di sacco, alzò, come sempre il volto al cielo e, tutto fisso con lo sguardo a quella gloria, coprì con la mano sinistra la ferita del lato destro, perché non si vedesse. Poi disse ai frati: «Io ho fatto il mio dovere; quanto spetta a voi, ve lo insegni Cristo!» (Tommaso da Celano) I compagni, al sentire quelle parole, proruppero in un pianto dirotto. I loro singhiozzi li facevano somigliare a bambini disperati. Francesco chiuse gli occhi e ripensò agli ultimi vent’anni della sua vita. Respirò profondamente e consegnò a Dio tutta la sua riconoscenza per essere stato capace di fare la volontà Sua, fino alla fine. Fu allora che, calmati un po’ i singhiozzi, il padre guardiano si alzò in fretta ed ispirato direttamente da Dio riguardo ad un intimo desiderio di Francesco, prese una tonaca, i calzoni, un cappello e gli disse: «Sappi che questa tonaca, i calzoni ed il berretto, io te li do in prestito, per santa obbedienza! E perché ti sia chiaro che non puoi vantare su di essi nessun diritto, ti tolgo ogni potere di cederli ad altri» Preparandosi alla venuta di sorella morte, madonna povertà gli aveva tolto anche il cappello di lana che lui abitualmente indossava per coprire le tante cicatrici doloranti, conseguenza delle cure dolorosissime fatte agli occhi. Al suo posto gliene porse uno di rude sacco. “Poi il Santo alzò le mani al cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare libero a lui senza impaccio di sorta”. Accolse la morte cantando Francesco, con gli occhi chiusi, si girò per baciare la terra, ma non ci riuscì. Allora appoggiò le sue mani sulla terra e disse: “Frate Leone, dì a fra Pacifico che canti. Cantate tutti.” Fra Pacifico, amico intimo del santo, cantò fino alla fine il “CANTICO DI FRATE SOLE”. Quel cantico risuonò nel bosco, accompagnando il santo verso le sinfonie eterne del Cielo e, affinché risuonasse in continuazione, i frati si alternavano senza sosta. Che la benedizione di Dio vi vesta di pazienza e perseveranza! Le lacrime dei frati si mescolavano con i gesti di tenerezza di Francesco e il loro dolore veniva addolcito dalle ultime parole del santo. Parlava loro dell’amore di Dio, dell’obbligo di osservare la povertà “raccomandando più di ogni altra norma il santo Vangelo” E mentre, a pochi metri dalla capanna, i frati cantavano con entusiasmo il “Cantico”, i compagni vicini a lui piangevano a non finire. Era una scena che avrebbe commosso anche le pietre. Lacrime sconsolate scendevano sui visi di tutti e fu in quel momento che Francesco “stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario: «ADDIO FIGLI MIEI, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre! E poiché si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso! Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia». Benedisse tutti i frati presenti, quelli che erano in giro per il mondo e “quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli”.
    MANGIAMO I BISCOTTI! Improvvisamente un frate entrò nella capanna e disse pieno di entusiasmo: “E’ arrivata! La nobile dama Jacopa è appena arrivata qui con i suoi due figli!”Jacopa dei Sette Soli era lì, davanti al suo carissimo amico Francesco che, guarda caso, aveva appena iniziato a dettare una lettera destinata a lei, per chiederle di raggiungerlo poichè stava morendo. Francesco cercava la sua amica, chiedendole “quei dolci che tu eri solita prepararmi quando mi trovavo malato a Roma”. Ma la posta di Dio è più veloce di quella umana e Jacopa aveva “intuito” che doveva partire. “Dio sia lodato!” esclamò Francesco. “Venite qui e mangiamo insieme questi saporiti dolci!” E così, con sorella morte a due passi, nella capanna mortuaria, tutti mangiarono biscotti con la gioia che nasce dalla libertà dei figli di Dio. Nel frattempo dal bosco e da tutte le capanne vicine, si alzava senza sosta la melodia del “Cantico”. Era il tramonto del 3 ottobre 1226. Francesco disse: “Ben venga la mia sorella morte!” E al medico: “Su, frate medico, dimmi pure che è prossima la morte, la quale sarà per me la porta della vita!” Inaspettatamente l’agonizzante sembrò quasi riprendere le forze e nel tentativo di sedersi, esclamo con ansia e gioia insieme: “STA ARRIVANDO! SATA ARRIVANDO!” Poi chiese ai frati che, in onore di sorella morte, sul suo corpo spargessero polvere e cenere. Disse: “Con la mia voce ho invocato il Signore”. I frati proseguirono quel salmo. Francesco aveva 45 anni. Tutto era compiuto. Nel suo giaciglio non si muoveva più.

  28. Davvero bello quest’ultimo intervento. Concordo in pieno. Abbiamo la cattiva abitudine di esaltare troppo coloro che sono in cielo, sembrano extraterrestri, abitanti di un pianeta diverso dal nostro. Quando mai imitabili, ci spaventa e ci umilia il solo pensare di assomigliare a uno di loro. Lontani da questa fatica quotidiana per essere buoni. Lontani dai tormenti dell’anima che cerca Dio di cuore.Dobbiamo imparare a non vergogniarci di descrivere i Santi come persone normali e imitabili, è ciò che vogliono, è ciò che desiderano. Io personalmente desidero essere come la Madre Celeste, desidero assomigliare alla piccola Teresina; quanta fatica anche per loro capire, accettare, amare e camminare, come per me.

  29. Cari amici
    celebrando IL 1° OTTOBRE la festa di S. TERESA DEL BAMBINO GESU’, quest’anno invece della sempre splendida pagina riportata nel breviario, mi colpisce e pongo alla vs attenzione una pagina su come parlare di Maria. COSI’ VICINA ALLA NOSTRA SENSIBILITà…MERITA DAVVERO…

    MARIA VIVEVA DI FEDE COME NOI…
    Quanto avrei voluto essere sacerdote per poter predicare sulla Madonna ! Una sola volta sarebbe stata sufficiente per dire tutto quello che penso a questo proposito. Prima avrei fatto capire quanto poco conosciamo la sua vita. NON OCCORRE DIRE COSE INVEROSIMILI O CHE NON SAPPIAMO; per esempio che, da piccola, a tre anni, la Madonna ha offerto se stessa a Dio nel Tempio con sentimenti ardenti di amore e del tutto straordinari ; mentre forse ci é andata semplicemente per obbedire ai suoi genitori… PERCHÉ UNA OMELIA SULLA MADONNA POSSA PIACERMI E FARMI DEL BENE, OCCORRE CHE IO VEDA LA SUA VITA REALE, NON LA SUA VITA SUPPOSTA ; E SONO CERTA CHE LA SUA VITA REALE ERA MOLTO SEMPLICE. CE LA MOSTRANO INABBORDABILE, MENTRE BISOGNEREBBE MOSTRACELA IMITABILE, FARE VEDERE LE SUE VIRTÙ, DIRE CHE VIVEVA DI FEDE COME NOI, dare delle prove di questo per mezzo del Vangelo in cui leggiamo : « NON COMPRESERO LE SUE PAROLE » (LC 2,50). E QUESTA PAROLA MOLTO MISTERIOSA : « I SUOI GENITORI SI STUPIVANO DELLE COSE CHE SI DICEVANO DI LUI » (Lc 2,33). Questo stupore suppone un certo meravigliarsi, non è vero ? Sappiamo bene che la Madonna è Regina del Cielo e della terra, eppure è più madre che regina, e non occorre dire a motivo delle sue prerogative che lei eclissi la gloria di tutti i santi, come il sole al suo sorgere fa scomparire le stelle. MIO DIO ! QUANTO STRANO QUESTO MI APPARE! UNA MADRE CHE FA SCOMPARIRE LA GLORIA DEI SUOI FIGLI ! IO PENSO TUTTO IL CONTRARIO, RITENGO CHE ESSA FARÀ CRESCERE MOLTO LO SPLENDORE DEGLI ELETTI. È BENE PARLARE DELLE SUE PREROGATIVE, MA NON OCCORRE DIRE SOLTANTO QUESTO… Forse qualche anima andrà fino al punto di sentire allora una certa lontananza da una tale creatura così superiore e dirà : « Se le cose stanno così, ci accontenteremo di andare a brillare in un angolino».
    Ciò che la Madonna aveva in più rispetto a noi, era il fatto che non poteva peccare, che era esente dalla macchia originale, ma d’altra parte, è stata meno fortunata di noi, poiché non ha avuto la Madonna da amare, e questa è una tale dolcezza in più per noi.

  30. Cari amici, ringrazio di cuore Sr. Justine per la bella testimonianza dal Burkina Faso… quanti bei ricordi per me. Che bel incoraggiamento a cercare sempre ciò che ci unisce e il buono che c’è in ogni persona…
    il 30 Settembre è la festa di S. GIROLAMO: ECCOVI QUALCHE SUO PENSIERO SULL’AMORE ALLA S. SCRITTURA…PUO’ FARCI TANTO BENE PER VIVERE L’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA!!!

    L’IGNORANZA DELLE SCRITTURE È IGNORANZA DI CRISTO
    Dal «Prologo al commento del Profeta Isaia» di san Girolamo, sacerdote

    Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture» (Gv 5, 39), Se, infatti, al dire dell’apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. IGNORARE LE SCRITTURE SIGNIFICA IGNORARE CRISTO.
    Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio (cfr. Ct 7, 14 volg.). INTENDO PERCIÒ ESPORRE IL PROFETA ISAIA IN MODO DA PRESENTARLO NON SOLO COME PROFETA, MA ANCHE COME EVANGELISTA E APOSTOLO. Egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace» (Is 52, 7). E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: Chi manderò, e chi andrà da questo popolo? Ed egli risponde: Eccomi, manda me (cfr. Is 6, 8).
    EFFETTIVAMENTE NEL LIBRO DI ISAIA TROVIAMO CHE IL SIGNORE VIENE PREDETTO COME L’EMMANUELE NATO DALLA VERGINE, COME AUTORE DI MIRACOLI E DI SEGNI GRANDIOSI, COME MORTO E SEPOLTO, RISORTO DAGLI INFERI E SALVATORE DI TUTTE LE GENTI.

  31. Carissimo Don Vi,
    Pace e bene! finalmente eccomi dopo un bel po di tempo. Sto riprendendo il nostro cammino che in questo anno di Misericordia. Mi trovo a Burkina Faso, a Ouagagoudou da un mese. Mentre sono appena arrivata, proprio la comunità è nuova, sto osservando la realtà, a parte quel colpo di stato. Grazie per la comunicazione, che veramente mi sono servite tutti scritti, meditazioni ecc. Ieri sono stata in una famiglia misulmana per visitare cosi, i bambini come sempre saltano a dosso, e ho pensato, la semplicità dei piccoli, non guardo che religione ma importante è che siamo tutte persone. Mi hanno offerto acqua per bere, abbiamo chiacherato un po e sorpresa mia prima di partire , hanno preparato un pacco da portare: frutta di diversi tipi, che qua molto caro la verdura e frutta. La gentilezza e delicatezza che hanno per il mio confronto. Abbiamo tanti motivi di ringraziare Dio. Giovedi scorso stata festa per i misulmani, ogni famiglia ucidono pecora ci hanno invitato solo che non potevamo per programa diverse, ma venerdi una altra famiglia ci ha portato cosa che hanno preparato per partecipare alla loro festa. Voglio condividere questi gesti perche fanno parte della misericordia e amore. In unione di preghiera. M. Justine

  32. GRAZIE SIGNORE PERCHE’ anche quando siamo in fatica e il fondo dei nostri pantaloni è sporco di fango…quando siamo in agitazione dentro e il nostro occhio va anche verso la tentazione…quando sentiamo forte il peso di certi fallimenti…GRAZIE SIGNORE PERCHE’ anche e soprattutto in questi momenti SENTIAMO FORTE LA MALINCONIA di TE , DELLA TUA PACE , DELL’OASI CHE TU SEI , e in qualche maniera CI ARRIVA LA CAREZZA TUA PER NOI .. PER ME ..

    Buona domenica

  33. UNA GRANDE PAGINA DI UN GRANDE SANTO DELLA CARITA’ A CUI SI ISPIRO’ ANCHE DON ORIONE…

    San Vincenzo de’ Paoli

    Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l’evangelizzatore dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18). Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell’Apostolo che diceva: «Mi sono fatto tutto a tutti» (1 Cor 9, 22). Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi.
    Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell’ora dell’orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l’intenzione dell`orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate l’orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E’ una grande signora: bisogna fare ciò che comanda.
    Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.

  34. Leggo sopra di Is.: “Non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto le vostre feste; per me sono un peso. Lavatevi, purificatevi”.

    Di Lc.: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.

    Ed ancora il CONSIGLIO-INVITO suggerito:
    l’IMPERATIVO che contiene l’ESPRESSIONE di una VOLONTA’, quella di “contemplare” la misericordia di Dio, ASSUMENDOLA come “PROPRIO STILE”… di VITA!

    Davvero IMPEGNATIVO!! Perché, se lo prendessi sul serio (Dio voglia!) COINVOLGEREBBE TUTTA la PERSONA, al punto tale da trasformarla in STILE, da diventare una “caratteristica” della persona, come sulla propria “carta di IDENTITA” alla voce “segni particolari” dove, anziché “n.n.”, trovassi stampato “MISERICORDIOSA”.Signore, STAMPA nella “carta di identità” della nostra anima, IL SEGNO PARTICOLARE di: “MISERICORDIOSO”.

    Signore, STAMPA nella “carta di identità” della nostra anima, il SEGNO PARTICOLARE di: <>.

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