DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

  • S. BERNARDO: Dove trovano sicurezza e riposo i deboli se non nelle ferite del Salvatore? Io vi abito …. Il mondo freme, il corpo preme, il diavolo mi tende insidie, ma io non cado perché sono fondato su salda roccia. Ho commesso un grave peccato; la coscienza si turberà, ma non ne sarà scossa perché mi ricorderò delle ferite del Signore. Infatti «è stato trafitto per i nostri delitti» (Is 53, 5).
  •  Io invece, quanto mi manca, me lo approprio con fiducia dal cuore del Signore, perché è pieno di misericordia, né mancano le vie attraverso le quali emana le grazie. Hanno trapassato le sue mani e i suoi piedi, e squarciato il petto con la lancia; e attraverso queste ferite io posso gustare e sperimentare quanto è buono il Signore (cfr. Sal 33, 9).
  • Cosa vedo attraverso la ferita?   IL CHIODO HA UNA SUA VOCE, la ferita grida che Dio è davvero presente in Cristo e riconcilia a sé il mondo. La spada ha trapassato la sua anima e il suo cuore si è fatto vicino (cfr. Sal 114, 18; 54, 22), per cui sa ormai essere compassionevole di fronte alle mie debolezze.
  • MIO MERITO PERCIÒ È LA MISERICORDIA DI DIO. Non sono certamente povero di meriti finché lui sarà ricco di misericordia. Che se le misericordie del Signore sono molte, io pure abbonderò nei meriti.Ma che dire se la coscienza mi rimorde per i molti peccati? «DOVE È ABBONDATO IL PECCATO, HA SOVRABBONDATO LA GRAZIA» (Rm 5, 20).   E se la misericordia di Dio è eterna, io pure canterò per l’eternità le misericordie del Signore (cfr. Sal 88, 2). E che ne è della mia giustizia?
  •   O SIGNORE, MI RAMMENTERÒ SOLTANTO DELLA TUA GIUSTIZIA. INFATTI ESSA È ANCHE MIA, PERCHÉ TU SEI DIVENTATO PER ME GIUSTIZIA DA PARTE DI DIO.

 O GIORNO ETERNO, GIORNO DESIDERATO…Faustina K. (1905-1938)

 O giorno eterno, giorno desiderato, ti attendo con nostalgia ed impazienza, tra non molto l’amore scioglierà i veli,   tu diverrai la mia salvezza. Giorno stupendo, momento impareggiabile, in cui vedrò per la prima volta il mio Dio, lo Sposo della mia anima e il Signore dei Signori,  sento che la mia anima non proverà timore. Giorno felice, giorno benedetto,nel quale il mio cuore arderà per Te di ardore eterno poiché fin d’ora Ti sento, sia pure attraverso i veli… Giorno che attendo da tutta la vita, ed attendo Te, Dio, poiché desidero soltanto Te.    Solo Tu sei nel mio cuore,   tutto il resto è nulla per me.       Giorno di delizia, di eterne dolcezze,  Dio di grande Maestà, mio SPOSO   Tu sai che nulla soddisfa il cuore di una vergine.     Poserò il mio capo sul Tuo dolce Cuore.

3 comments

  1. NEL RICORDO DELLE NOSTRE MAMME ASSAPORIAMO LA DOLCEZZA DI QUESTA POESIA DI NERUDA…

    “O DOLCE MADRE
    ora la mia bocca trema a definirti,
    perché appena fui in grado di capire
    vidi la bontà vestita di miseri stracci scuri,
    la santità più utile:
    quella dell’acqua e della farina,
    e questo fosti: la vita ti fece pane
    e lì ti consumammo
    nei lunghi inverni desolati
    con la pioggia che grondava dentro la casa
    e la tua ubiqua umiltà
    sgranava l’aspro cereale della miseria
    come se andasse spartendo
    un fiume di diamanti. Ahi, mamma, come avrei potuto
    vivere senza ricordarti ad ogni mio istante?
    Non è possibile. Io porto
    il tuo Marverde nel mio sangue,
    il cognome di quelle dolci mani
    che ritagliarono da un sacco di farina
    le braghette della mia infanzia,
    colei che cucinò, stirò, lavò, seminò, calmò la febbre,
    e, quando ebbe fatto tutto
    ed io ormai potevo
    reggermi saldamente sulle mie gambe,
    SI RITIRÒ, CORTESE, SCHIVA,
    NELLA PICCOLA BARA DOVE
    PER LA PRIMA VOLTA SE NE RIMASE OZIOSA” (Neruda )

  2. “Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro.
    Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”.
    Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”.Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima.
    Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia.”
    (D. Bonhoeffer)

  3. A CHI INTERESSA LA PASQUA, QUELLA VERA? Marina Corradi venerdì 21 aprile 2017
    Caro Avvenire, notizie, giornali, talent show, discorsi al parco… la Pasqua è sparita. Pare che tutto ci muova tranne l’essenziale. La gente ha altri interessi. I ragazzi che ti vedono fuori dalla Chiesa con la stola viola in una brevissima pausa dalle confessioni ti guardano come un marziano. I potenti fanno a gara a chi ha la bomba più grande, a chi riesce a distruggere di più. Abbiamo ancora bisogno di Uno che sia risorto? A CHI INTERESSA LA PASQUA, QUELLA VERA, fatta di carne e sangue, di flagelli, chiodi, sputi, bastonate, urla, morte e di risurrezione? C’è un popolo silenzioso, discreto, di cui nessuno parla che non ha rinunciato a cercare il senso del vivere. C’è un popolo che si ridesta, e viene a chiedere, a domandare, a mendicare. Famiglie sfasciate, litigi che si trascinano da anni, silenzi con Dio diventati troppo lunghi, peccati noiosi, lacrime di bambini per la divisione dei genitori, lacrime dei vecchi che non smettono mai di accompagnare i figli… e vengono a chiedere perdono. E piangono. Come piangono i bambini davanti al volto ritrovato della madre che avevano smarrito in mezzo alla folla. C’è un popolo che documenta che Cristo è vivo. Nel silenzio del quotidiano affronto della vita. PER QUESTO C’È BISOGNO CHE UNO SIA RISORTO. don Simone Riva (Mi)
    LA PASQUA VISTA DA UN PARROCO DELL’HINTERLAND MILANESE, dove si affollano i grandi centri commerciali: che nella notte si illuminano, giganteschi, come fossero cattedrali. «PARE CHE CI MUOVA TUTTO TRANNE CHE L’ESSENZIALE», È così difficile oggi, serbare almeno in sé il silenzio del Sabato santo. Abbiamo ancora bisogno di Uno che sia risorto? A guardarsi attorno superficialmente, si potrebbe dire di no. eppure è proprio nel dolore che noi uomini impariamo di non bastarci, di non essere autosufficienti. La morte di qualcuno di caro ci mostra drammaticamente quanto bisogno abbiamo, di Uno che sia risorto. Se quell’Uno non è risorto, anche la nostra morte è per sempre. Ma, c’è ancora un popolo che a Pasqua si inginocchia, mendica, domanda. UN POPOLO CHE TESTIMONIA CHE CRISTO È VIVO…

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