• TEMPRA E CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO E DI D. ORIONE


Cari amici, Maggio e Giugno:
Due mesi molto significativi per Villa S. Biagio.       In Maggio, mese mariano, celebriamo la festa di LUIGI ORIONE , canonizzato da S. G. Paolo II il 16 Maggio 2004.  

 In Giugno festeggiamo le “colonne” della chiesa: PIETRO E PAOLO. Vogliamo vivere questi eventi tornando alle sorgenti della fede così…

  • OGNI DOMENICA: MESSA ORE 10.30  Segue breve CATECHESI sulla figura di S. PAOLO  riletta col cuore di Don Orione e di Papa Francesco. 

DOMENICA 21 MAGGIO 2017

CHE CERCATE?

CATECHESI SUL VANGELO DI GIOVANNI – 7- 

PREGARE  NEL VANGELO DI GIOVANNI 

  1. E’ LA PRESENTAZIONE NUDA E CRUDA DI UNA situazione penosa si fa implicita supplica confidenziale. Senza richiesta di intervento: contando sulla sua amicizia…
  • Maria a Cana: 2,4: non hanno più vino
  • Marta e Maria 11,3: colui che tu ami è malato
  • Il malato nella piscina di Betesda 5,6: non ho nessuno

 LA PREGHIERA DI GESU’ è …

-Solitaria: come scelta per evitare che lo facciano re 6,15 atteggiamento: occhi in alto: nella res. Di Lazzaro 11,41 e ultima cena: 17,1 è la traduzione visiva della sua intimità col Padre (1,18) – fatta di ringraziamento: prima del fatto: res. di Lazz. 11,41 è fusione di preghiera e vita nell’ora della prova,  getsemani in GV nel momento del Trionfo ma dentro…la morte: 12,23 -è intimità assoluta col Padre 17,1ss  -è sguardo missionario ho anche altre pecore….17 Il  cap. 12 rappresenta  IL GETSEMANI SPIRITUALE di GV:  fuori il trionfo e dentro la morte e la necessità di doversi fare frumento che marcisce per la salvezza di tutti…“Vogliamo vedere Gesù”  “E’ la legittima richiesta di tanti  nostri contemporanei anche alle chiese cristiane di oggi.  Ma dove possono incontrare  Gesù se le comunità cristiane non sono  sua memoria vivente?                                                  

  • INGRESSO MESSIANICO DI GESÙ A GERUSALEMME Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c’erano  anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di  Betsàida di Galilea, e gli chiesero: “Signore, vogliamo vedere Gesù”.  22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a  dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose: “E` giunta l’ora che sia glorificato il  Figlio dell’uomo.24 In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano  caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce  molto frutto.
  • 25 Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in  questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuol  servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi  serve, il Padre lo onorerà. 27 Ora l’anima mia è turbata; e che devo  dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a  quest’ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal  cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”.
  •  3.GESÙ INSEGNA A PREGARE – in spirito e verità: cfr samaritana 4,23 – domandare nel suo nome: 14,13; 15,7.16¸16,23 
  • CONCLUSIONE: L’INCREDULITÀ DEI GIUDEI  Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; .Gesù allora gridò a gran voce: “Chi vede me, vede colui che mi  ha mandato. 46 Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque  crede in me non rimanga nelle tenebre.
  • DON ORIONE  in pianto per un confratello morto si sfoga con la Madonna  A Te, mia cara Madonna. Sono tanti anni e in questo santo giorno,  venivo ai tuoi piedi col primo figlio della divina Provvidenza,   e tutti gli anni  venivamo qui ai tuoi piedi benedetti, o Vergine Benedetta.  Quest’anno quel povero e caro figliolo  è morto  e sono qua solo. Sono solo, davanti a Te.  Ascoltami, o Tu che vedi e sai compatire il cuore che piange.   Il mio figliuolo è morto! Io vengo ancora a rinnovarti la consacrazione di me e la mia offerta,  ma sono solo.   O Maria, cara Madonna mia, ascoltami;  guarda le lacrime del mio povero cuore.     Vedi quest’anno non so più parlare:  perdonami, sono solo. Il mio povero  figliuolo è morto!   Io piango e mi consolo, pensando che tu sei tanto buona e mi sai compatire.   Ma io so che sarà qui anche lui.  E’ da anni che questo giorno lo passavamo insieme;   eravamo in tre: Tu, cara Madonna, lui ed io.  Anche tu hai pianto tanto, anche tu, o cara Madonna.  Lasciami piangere; sono solo. Il mio povero  figliuolo è morto!”  Scr.61,205

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16 MAGGIO  2017

 FESTA DI S. LUIGI ORIONE

  • DON ORIONE:AMICO DELLE FAMIGLIE E…SACERDOTE SEMPRE: Si “intromette ” delicatamente nelle famiglie per portare la pace perché…. PERCHÉ LA PACE VALE PIÙ DI TUTTO…  TORTONA, 16 GENNAIO 1940
  • Per poter aiutare a ristabilire la pace , prega e fa pregare Ma poi prende il coraggio a due mani e scrive:   E oggi mi fo ardito di scrivere la presente perché, vorrei, col divino aiuto, impedire lo scandalo che sta per succedere…  E voglio scrivere con santa libertà di Sacerdote e, se lo permettete, da amico…e quale amico sincero, Vi prego e scongiuro, nel nome santo di Dio, di voler fare tra Voi la pace
  • Aspettare che venga la morte? Non è proprio il caso… Più in là essa diventerà sempre più impossibile! Voi sapete che le vertenze tra parenti più invecchiano, più indurano i cuori.      Aspettare che venga la morte? Ma la morte sarebbe il momento più terribile, senza la pace! Bisogna  farla e subito, – se no, non ci sarà più tempo!
  • Come avere la forza? Pensando ai genitori defunti e ai figli…  Le Signorie Vostre facciano da parte Loro ogni sacrificio nel sacro ricordo di Vostra Madre, di Vostro Padre, e tutto riuscirà. Sarà un buon esempio che lascerete ai vostri Figli! Capisco che, per addivenire alla sospirata pace, si dovrà vincere un bel po’ di amor proprio: Per la pace, per la concordia, si passi sopra ad ogni interesse: ogni sacrificio è poco per la pace; con la buona volontà si fa tutto: la pace vale più di tutto! 
  • Con finissima delicatezza chiede scusa se… Vi chiedo scusa se mai mi fosse sfuggita qualche parola che potesse farVi dispiacere, non era certo nella mia intenzione. Da anni Voi conoscete Don Orione, sapete la stima, l’affetto mio per Voi: guardate al fine per cui ho scritto, guardate allo spirito e non alla parola. Don L. Orione

UN PROGRAMMA SEGRETO E SOFFERTO DELLA SUA VITA…

NON SAPER VEDERE E AMARE NEL MONDO CHE LE ANIME DEI NOSTRI FRATELLI.   Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime semplici pure angeliche di vergini, tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto. Vedere e sentire Cristo nell’uomo. Io non sento che una infinita,  divina sinfonia di spiriti, palpitanti attorno alla Croce.    Ponimi, o Signore, sulla  bocca dell’inferno, perché io, per la misericordia tua la chiuda.Che il mio segreto martirio  per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso  e la suprema mia beatitudine. Scriverò la mia vita con le lacrime e col sangue.  L’ingiustizia degli uomini non ci affievolisca la fiducia piena nella bontà di Dio.Parole sempre affocate. Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare.  Lume e pace di cuore. Salirò il mio Calvario come agnello mansueto. Apostolato e martirio;  martirio e apostolato.   Le nostre anime  e le nostre parole devono essere bianche, caste, quasi infantili e devono portare a tutti un soffio di fede, di bontà, di conforto che elevi verso il Cielo. (64PG)

RIASSUMENDO: QUALE IL SUO GRANDE  SEGRETO?  

LA TEMPRA E IL CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO 

S. PAOLO

S. L. ORIONE

RAPPORTO VITALE CON CRISTO

“Sono stato crocifisso con  Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita  nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20) “Le mie regole voi non le conoscete, ma voi conoscete la mia vita …Un cuore senza confini perché dilatato dalla carità del mio Dio Gesù crocifisso.” (Scr.102,32)

ESPERIENZA D’AMORE

“Una notte in visione il Signore disse a Paolo:  “Non aver paura,  ma continua a parlare e non tacere,  perché io sono con te, nessuno  cercherà di farti del male”(At 18,9s). Era una sera, quando sono entrato nella chiesuola del mio paese e posi la testa ai piedi di quel vecchio Crocifisso, che è là, entrando, Gesù è con te!  mormorò vicino al mio cuore il Signore: sono qui ad amarti per tutti.!  (Scr.69,211)

ZELO APOSTOLICO

Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti Mi sono  fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto  a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il  vangelo (1Cor.9,22s). “ Nel nome della Divina Provvidenza, ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della fede. (Let.II,463)

 “ULTIMA BUONA NOTTE” : 8 MARZO 1940. 

« Sono venuto a darvi la buona notte… Sono venuto anche a salutarvi, perché a Dio piacendo domani mi assenterò per qualche tempo, per poco o per molto, o anche per sempre, come piacerà al Signore. Nessuno più di me sa e sente che la mia vita benché apparentemente sia, data l’età, florida, nessuno più me sente che la mia vita, che questa vita è attaccata ad un filo e che tutti i momenti possono essere gli ultimi.”

E’ il  testamento spirituale di Don Orione sigillato dalle  sue lacrime di padre,   a soli  4 giorni dalla morte. Alla fine  conclude: “Dunque addio, o cari figliuoli (si ferma un istante, china il capo appoggiandosi alla balaustra, commosso piange…).

Pregherete per me e io vi porterò tutti i giorni sull’altare e pregherò per voi.           Buona notte ». 

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DON ORIONE EBBE LA TEMPRA E IL CUORE  DELL’APOSTOLO PAOLO”  (S. Giovanni Paolo II)       Come un padre verso i propri figli…  “Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato  darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci  siete diventati cari. Voi ricordate, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo  annunziato il vangelo di Dio e sapete anche che, COME FA  UN PADRE VERSO I PROPRI FIGLI,   ABBIAMO ESORTATO CIASCUNO DI VOI, incoraggiandovi a comportarvi in maniera degna   di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria. “ (1Ts. 2,3)

  • VI RACCOMANDO I GIOVANI… 

Basteranno queste  sue poche lettere che riportiamo, per  mostralo con evidenza.   Noteremo le sue delicatezze  materne  per  un giovane che deve andare a scuola presto la mattina: ” fagli trovare pronta la colazione. Mi raccomando!”,  scriveva al suo Direttore. Sapeva intuire l’intima solitudine dei ragazzi che nel terremoto avevano  perduto i genitori. –                                             UNA LETTERA AGLI ORFANI        Roma, l’11 Genn. 1916

“Cari miei figlioli gli orfani dell’Abruzzo e di Sora, che siete alla Colonia di Montemario ….Non so partire per Avezzano se non vi lascio una parola…Giovedì, dopo domani, è l’anniversario della morte dei vostri amati genitori, l’anniversario del grande dolore della vostra vita e della vostra terra, o miei figlioli, e non vi so dire quanto vivamente amerei esservi vicino…Cari orfani del terremoto, che siete i miei più cari orfani e i più cari miei figlioli nel Signore, vi prometto che, fin che Dio mi darà vita e fin che potrò e quanto più lo potrò, con la grazia del Signore, prometto che vi aiuterò sempre e vi farò da padre in Gesù Cristo. Vi abbraccio spiritualmente in Gesù Cristo, e vi benedico tutti e con tutto l’affetto e ad uno ad uno vi benedico ancora nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo. Amen!”  E quando arrivano  le crisi adolescenziali, si offre, discretamente, per  dare una mano a superarle: Caro Baldassarre, leggo la tua lettera. Non ho nessuna difficoltà di prenderti qui … Ogni miglior avvenire ti sarà serbato, se tu lascerai che, come ti ho accolto e riparato un giorno dai geli e dalle nevi nelle prime baracche di piazza Torlonia, così ti guidi e di difenda ora da altri venti e da altre tempeste, o caro mio Baldassarre!  Sentirai tu la voce di un amico che ti ha dato prove non dubbie di volere il tuo vero bene e di amarti in Gesù Cristo?”  D’altra parte, con  qualcuno che si stava mettendo su una brutta strada, manifesta una forza sorprendente:

  • DON ORIONE CAPACITÀ PEDAGOGICA  Era esigente,  Don Orione, nel richiedere  ai giovani determinazione nell’assumersi le proprie responsabilità e  di stare alla parola data:  Devi dare parola d’onore…ché hai 30 anni ormai!” .Vedi, caro Paolino, di pregare, di riflettere e di decidere da uomo, ché hai 30 anni ormai. Mi hai già fatto fare qualche brutta figura, compromettendo anche un poco il nome dell’Istituto: ora basta, se è sì, sia poi sì, se è no, allora resta…In qualunque modo deciderai, io resto sempre per te Don Orione, cioè il padre dell’anima tua, e tu mi sei e sarai sempre figliolo carissimo, e metà del mio cuore e metà della mia anima
  • . “Addestriamoci ad ascendere verso Gesù, a Gesù,  a salire in alto, sino a Lui….Apriremo nuovi solchi d’amore a Gesù e alla S. Chiesa d’in ginocchio, d’in ginocchio, d’in ginocchio.” E’ con questa speranza che  vogliamo accogliere  il suo invito a dare priorità assoluta alla cura dei giovani: “Io non vi raccomando le macchine, vi raccomando le anime dei giovani.  Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore! “ . Sono essi “il sole o la tempesta di domani” 
·      IN ASCOLTO DI UN GIOVANE INQUIETO 

E’ noto l’incontro del giovane Ignazio Silone con Don Orione narrato dallo stesso protagonista. (cfr.Incontro con uno strano prete in “Uscita di sicurezza”, Vallecchi, Firenze,p. 25-42) ” Benché Don Orione fosse allora già inoltrato nella quarantina ed io un ragazzo di sedici anni, a un certo momento mi avvidi di un fatto straordinario: era scomparsa fra noi ogni differenza di età Sentivo un piacere infinito a udirlo parlare; provavo una pace e una serenità nuove” Don Orione lo invita a riposare: “Non sei stanco? Non vuoi cercare di dormire? “Vorrei che questo viaggio non finisse mai”,  risponde il giovane conquistato ormai dalla sua “pacata tenerezza dello sguardo” “Ricordati di questo” mi disse a un certo momento, “Dio non è solo in chiesa. Nell’avvenire non ti mancheranno momenti di disperazione.    Anche se ti crederai solo e abbandonato,   non lo sarai. Non dimenticarlo” 

  •  UNA LETTERA DI 12 PAGINE Arrivati  a Genova Don Orione chiede al giovane di aiutarlo a imbucare ben trecento cartoline di auguri natalizi per i suoi ex-alunni: ”Sono tutti figli di operai e per alcuni di essi sarà  forse l’unica cartolina di Natale” Il ragazzo corre a imbucare le cartoline ma …ne conserva una per sé   “In questo modo”, mi scusai, “anch’io avrò i suoi auguri di Natale” Giungono finalmente a  S. Remo. Quando  Don Orione sta per ripartire, manda a cercare il giovane per salutarlo “Ma io mi nascosi. Non volli ch’egli  mi vedesse piangere… Pochi giorni dopo, la mattina di Natale, ricevetti     la prima  lettera di Don Orione, una lunga, affettuosa , straordinaria lettera di dodici pagine”
  •  CUORE SENZA CONFINI  SOSTENUTO DALL’AMORE DI CRISTO  Le mie regole voi non le conoscete, ma voi conoscete la mia vita e il fine per cui lavoro: niente per me, tutto per Dio e per la santa Chiesa…  Un cuore senza confini perché dilatato dalla carità del mio Dio Gesù crocifisso: Io sono niente  GESÙ È TUTTO…     Scr. 102,32

LEGGI TUTTO: 11. DON ORIONE E I GIOVANI VALLATO TRIDUO 2017                          RIFLESSIONI PERSONALI

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1.  CRISTO NELLA STORIA DELLA SALVEZZA let 1903  L’opera della Divina Provvidenza, nei secoli avanti la nascita di Nostro Signor Gesù Cristo, era coordinata a disporre l’umanità a ricevere Gesù Cristo Redentore; e, dopo la venuta di Nostro Signore nel corso dei secoli nei quali la Santa Chiesa milita sulla terra, l’opera della Divina Provvidenza consiste nell’instaurare omnia in Christo: illuminare cioè e santificare le anime nella conoscenza e nella carità di Dio, e instaurare successivamente tutte le istituzioni e tutte le cose, anche appartenenti alla società esterna degli uomini, in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso, facendole entrare nello spirito e nella vita del Cattolicesimo, perché appunto di tutte le umane creature e le umane istituzioni si faccia un solo ovile, sotto la guida di un solo Pastore: « ut fiat unum ovile et unus Pastor ».

2-ASCOLTATO NELLA PAROLA DI DIO  …  E di che cosa vi scriverò oggi? Sentite: oggi ho riletta la lettera dell’Apostolo San Paolo agli Ebrei, lettera che ben può chiamarsi la lettera della Fede, poiché l’Apostolo vi fa un mirabile elogio della Fede. E perché, oggi, ho voluto rileggere la lettera di San Paolo che tratta della Fede? Perché, se ieri era l’anniversario della mia nascita, oggi, festa di S. Giovanni Battista, è il giorno benedetto del mio battesimo, onde mi fu dato il nome di Giovanni. Col santo battesimo ebbi la vera rigenerazione, operatasi in me da Cristo, per divina misericordia, ed ho ricevuto il dono inestimabile della Fede.

3.- ADORATO  NEL SILENZIO DELL’EUCARISTIA  Apro un libro di pensieri serafici, pagine preziose…ma il libro mi si chiude tra le mani, né so più leggere fino a che non abbia gettato tutto il mio povero cuore nel Tuo: Signore Gesù, Ti amo, Ti amo e Ti amo ! Oggi ero molto afflitto, o mio Dio, e mi pareva proprio di non potere più tirare avanti, – adesso invece i dolori non mi turbano più, e sono contento di patire. … A Te, che vegli, apro il mio cuore, con Te esamino le occupazioni della giornata: a Te espongo pensieri ed affetti; ascolto la voce Tua, studio il Tuo volere, mentre Ti guardo e Ti amo, Ti amo e Ti amo ! E anche Tu mi ami; oh se mi ami ! Dimmi una parola, o Signore, che mi additi il sentiero nel quale Tu vuoi che io cammini; illuminami, o Signore, con un raggio di Tua luce divina, che le tenebre si addensano intorno a me: ed io Ti risponderò che Ti amo, Ti amo e Ti amo

4. SERVITO NEI POVERI   Nel nome della Divina Provvidenza, ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, COL PANE DEL CORPO IL DIVINO BALSAMO DELLA FEDE, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici.

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  • INCONTRO CON I PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE DEL BEATO LUIGI ORIONE DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
    Sabato, 15 maggio 2004 1. Con grande gioia questa sera vi incontro, carissimi Fratelli e Sorelle, Che rappresentate l’intera famiglia del Beato Luigi Orione.
    Saluto i Signori Cardinali, i Vescovi, le autorità e quanti hanno voluto presenziare a questa festa. Un particolare pensiero rivolgo al Direttore Generale dell’Istituto, don Roberto Simionato, che ha voluto farsi interprete dei sentimenti di ognuno di voi. Saluto poi le varie componenti della Famiglia orionina: Figli della Divina Provvidenza, Piccole Suore missionarie della Carità, laici consacrati e associati nel Movimento Laicale Orionino, devoti e pellegrini provenienti dall’Europa, dall’Africa, dall’Asia e dalle Americhe.
    Un saluto speciale ai giovani e ai numerosi disabili presenti, che mi offrono l’occasione di abbracciare idealmente tutti gli ospiti delle vostre case, che don Orione considerava suoi “tesori” e “perle” preziose. Un grato saluto va anche alla Rai, che offre a tanti italiani sparsi nel mondo la possibilità di unirsi a questa manifestazione.
  • 2. Graditissima sorpresa è stata ascoltare poc’anzi la voce di don Orione. Quanti cuori ha consolato quella voce, quante persone ha consigliato! A tutti ha indicato la via del bene. Umile e ardimentoso, in tutta la sua vita fu sempre pronto e chino sui bisogni dei poveri, tanto da onorarsi dell’epiteto di “facchino della Divina Provvidenza“. La sua testimonianza resta attualissima. Il mondo troppo spesso dominato dall’indifferenza e dalla violenza ha bisogno di chi, come lui, “colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo e di odio” (Scritti, 62,99). Occorrono buoni Samaritani pronti a rispondere al “grido angoscioso di tanti nostri fratelli che soffrono e anelano a Cristo” (ivi, 80,170).3. Cari Fratelli e Sorelle, don Orione intuì con chiarezza che la prima opera di giustizia è dare Cristo ai popoli perché “è la carità che tutti edifica, tutti unifica in Cristo e nella sua Chiesa” (ivi, 61,153). Sta qui il segreto della santità, ma anche della pace che ardentemente auspichiamo per le famiglie, per i popoli. Interceda don Orione, in particolare, per la pace in Terra Santa, in Iraq e nelle altre regioni del globo, sconvolte da guerre e conflitti sanguinosi.
    Ci rivolgiamo ora alla Madonna, di cui il vostro Fondatore fu sempre devotissimo, perché continui a proteggere la Piccola Opera della Divina Provvidenza, chiamata ad annunciare e testimoniare il Vangelo agli uomini del terzo millennio. A tutti la mia Benedizione.
  • DON ORIONE EBBE LA TEMPRA E IL CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO 2.  Don Luigi Orione ci appare come una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana. E’ impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, «il facchino di Dio». Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta. Egli fu sacerdote di Cristo totalmente e gioiosamente, percorrendo l’Italia e l’America Latina, consacrando la propria vita a coloro che più soffrono, a causa della sventura, della miseria, della cattiveria umana. Basti ricordare la sua operosa presenza fra i terremotati di Messina e della Marsica. povero tra i poveri, spinto dall’amore di Cristo e dei fratelli più bisognosi, fondò la piccola opera della divina provvidenza, le piccole suore missionarie della carità e in seguito le sacramentine cieche e gli eremiti di sant’ Alberto.
    Aprì anche altre case in Polonia (1923), negli Stati Uniti (1934) e in Inghilterra (1936), con vero spirito ecumenico. Volle poi concretizzare visibilmente il suo amore a Maria erigendo a Tortona il grandioso santuario della Madonna della Guardia. E’ per me commovente pensare che Don Orione ebbe sempre una particolare predilezione per la Polonia e soffrì immensamente quando la mia cara patria nel settembre del 1939 venne invasa e dilaniata. So che la bandiera polacca bianco-rossa, che egli in quei tragici giorni portò trionfalmente in corteo al santuario della Madonna, è ancora appesa alla parete della sua poverissima camera di Tortona: lì egli stesso la volle! E nell’ultimo saluto che egli pronunziò la sera dell’8 marzo 1940, prima di recarsi a Sanremo, dove sarebbe morto, disse ancora: «Io amo tanto i polacchi. Li ho amati fin da ragazzo; li ho sempre amati… Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli».
    EBBE LA TEMPRA E IL CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo, affrontando pericoli d’ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze. Un anno prima della morte così aveva sintetizzato il programma essenziale della sua vita: «Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare». Mirabile è Dio nei suoi santi, e Don Orione rimane per tutti esempio luminoso e conforto nella fede. (…)

13 MAGGIO:

APPARIZIONE DELLA VERGINE AI TRE PASTORELLI DI FATIMA

LUCIA – FRANCESCO E GIACINTA

Era il 13 maggio 1917 quando Lucia, Francesco e Giacinta, tre ragazzi di 10, 9 e 7 anni di un paesino di nome Fatima in Portogallo, videro su un leccio «una signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole».  
Il suo volto era molto bello, dalle mani giunte in atto di preghiera pendeva il rosario. La bianca Signora chiese ai ragazzi di tornare in quel luogo ogni tredici del mese da maggio a ottobre. Nel corso delle apparizioni la Vergine, tramite i ragazzi, invitò pressantemente gli uomini alla preghiera, alla conversione e alla penitenza.
La Madonna rivelò inoltre tre segreti da far conoscere a tempo opportuno. I primi due riguardavano i ragazzi stessi, due dei quali, Francesco e Giacinta, furono presto chiamati alla casa del Padre. Il terzo segreto, invece, venne messo per iscritto da suor Lucia nel 1944 e venne reso pubblico nell’anno 2000 per volontà di Giovanni Paolo II, che all’intercessione della Madonna di Fatima attribuiva la sua sopravvivenza all’attentato del 13 maggio 1981. Secondo quanto scriveva suor Lucia, la Madonna fece vedere ai ragazzi l’orrore dell’inferno per mostrare il pericolo che incombeva sugli uomini. Vi si poteva sfuggire diffondendo nel mondo la devozione al cuore immacolato di Maria, che sconfiggerà i persecutori della Chiesa che uccidono il Papa, i vescovi, i fedeli.  Il cuore immacolato di Maria è totalmente impregnato dell’atteggiamento di accettazione del piano di Dio. La devozione al cuore immacolato significa accogliere e far proprio il piano di salvezza di Dio. È questo, il senso vero del segreto e delle apparizioni di Fatima.

  • Maria, Madre del sì, Tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il Tuo cammino per seguirlo nella via della fede. Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà. Maria, parlaci di Gesù, perchè la freschezza della nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra, come Tu hai fatto visitando Elisabetta che nella sua vecchiaia ha gioito con Te per il dono della vita. Maria, Vergine del “Magnificat”, aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana, spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dirà.Maria, prega perchè Gesù, morto e risorto, rinasca in noi  e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui. Maria, porta del cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo. Vogliamo vedere Gesù, parlare con Lui, annunciare a tutti il Suo AMORE.

DON ORIONE: Le nostre madri passano, muoiono. Maria Madre delle madri nostre è la grande Madre che non muore. Sono passati più di venti secoli ed è più viva oggi di quando cantò il Magnificat e profetizzò che tutte le generazioni l’avrebbero chiamata beata. Maria vive e resta,  E noi andiamo a Gesù per Maria. I pastori cercavano Gesù e lo trovarono nelle braccia di Maria.  re magi vennero da regioni lontane per cercare il messia e lo adorarono nelle braccia di Maria.      E noi, dove troveremo ancora e sempre Gesù? LO RITROVEREMO E LO ADOREREMO TRA LE BRACCIA E NEL CUORE DI MARIA. 

  •  Il Tredici Maggio / apparve Maria, ai tre pastorelli / in Cova d’Iria. Rit. Ave, ave, ave Maria. 
  • Splendente di luce / veniva Maria, il volto Suo bello / un sole apparia. 
  • In mano un Rosario / portava Maria, che addita ai fedeli / del Cielo la via. 
  • Da maggio a ottobre / sei volte Maria, ai piccoli apparve / in Cova d.Iria.  
  •  O Vergine bella / del mondo sei Tu, la fulgida stella /che guida a Gesù.
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WEEK–END DELLO SPIRITO CON S. LUIGI ORIONE: “Ebbe la tempra e il cuore dell’Apostolo Paolo” (S. G. Paolo II)

A.  DON ORIONE EBBE LA TEMPRA DELL’APOSTOLO PAOLO

  1. TEMPRA, COME PERSONALITÀ RICCA E FORTE  
  2. TEMPRA, COME FORZA DI VOLONTÀ 
  3. TEMPRA COME CORAGGIO DI DENUNCIA 
  4. TEMPRA COME CAPACITÀ DI ADATTAMENTO 

     PAOLO AD  ATENE

    “ Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al  vedere la città piena di idoli….       Allora Paolo, alzatosi in mezzo all’Areòpago, disse: “Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho  trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi  adorate senza conoscere, io ve lo annunzio.  (Atti 17,16ss)

      SOBRIETÀ DI VITA ho imparato a bastare a me stesso in ogni  occasione;  ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere  ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame,  all’abbondanza e l’indigenza.  Tutto posso in colui che mi dá la  forza” (Fil. 4,11ss).

    DON ORIONE,  A Don Cremaschi.

     “Hai ragione di richiedere tre aule,     Solo succede che i vostri occhi sono velati  Dietro la cappella, quante aule ci sono? Tre! Ecco le tre aule. Mi dirai: “Ma è la sacrestia”!. Rispondo: fino a che non farete le aule, se ne faccia a meno della sacrestia, e i sacerdoti si vestano in presbiterio. E forse supremamente necessaria la sacrestia? Ah! come si vede che non siete stati in paesi di missione! E il cenacolo, aveva la sacrestia? Del resto, e perché la mattina il sacerdote non potrà vestirsi anche in un’aula scolastica?  Ah Cremaschi, Cremaschi!, Torniamo poveri, torniamo ai primi tempi!.                    Che m’importano le sacrestie e le cerimonie, quando mancasse lo spirito?   Io, caro don Cremaschi, trovo da far scuola da per tutto …         E che male c’è, a far scuola in una cappella?” 

– CUORE DI DON ORIONE, PADRE E… MADRE.  

–  UNA LETTERA AGLI ORFANI  Roma, l’11 Genn. 1916 “Cari miei figlioli gli orfani dell’Abruzzo e di Sora, che siete alla Colonia di Montemario Non so partire per Avezzano se non vi lascio una parola…Giovedì, dopo domani, è l’anniversario della morte dei vostri amati genitori, l’anniversario del grande dolore della vostra vita e della vostra terra, o miei figlioli, e non vi so dire quanto vivamente amerei esservi vicino…Cari orfani del terremoto, che siete i miei più cari orfani e i più cari miei figlioli nel Signore, vi prometto che, fin che Dio mi darà vita e fin che potrò e quanto più lo potrò, con la grazia del Signore, prometto che vi aiuterò sempre e vi farò da padre in Gesù Cristo. Vi abbraccio spiritualmente in Gesù Cristo, e vi benedico tutti e con tutto l’affetto e ad uno ad uno vi benedico ancora nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo. Amen!

Caro Baldassarre, leggo la tua lettera. Non ho nessuna difficoltà di prenderti qui … Ogni miglior avvenire ti sarà serbato, se tu lascerai che, come ti ho accolto e riparato un giorno dai geli e dalle nevi nelle prime baracche di piazza Torlonia, così ti guidi e di difenda ora da altri venti e da altre tempeste, o caro mio Baldassarre!  Sentirai tu la  voce di un amico che ti ha dato prove non dubbie di volere il tuo vero bene, e di amarti di vero amore in Gesù Cristo, e di pensare in modo serio e con amore di padre al tuo avvenire? Guardati attorno, o caro Baldassarre: non vedi che non hai più nessuno? Ma la Divina Provvidenza e Don Orione ci sono ancora per te, e ci saranno sempre, se tu lo vuoi. Tu dovrai lottare per diventare buono, ma io ti aiuterò come se fossi tua madre, e Dio ti aiuterà!            Tuo aff.mo come padre Don Orione” 

 DON ORIONE CAPACITÀ PEDAGOGICA…. Ma devi dare parola d’onore che ti impegni per tutto l’anno scolastico 930-31, se no, no! Attendo dunque risposta telegrafica, e non voglio né tergiversazioni né risposte condizionate….Vedi, caro Paolino, di pregare, di riflettere e di decidere da uomo, ché hai 30 anni ormai. Mi hai già fatto fare qualche brutta figura, compromettendo anche un poco il nome dell’Istituto: ora basta, se è sì, sia poi sì, se è no, allora resta…In qualunque modo deciderai, io resto sempre per te Don Orione, cioè il padre dell’anima tua, e tu mi sei e sarai sempre figliolo carissimo, e metà del mio cuore e metà della mia anima.”

LEGGI TUTTO 11. DON ORIONE TEMPRA E CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO 12-14 MAGGIO 2017


  • MAGGIO 12 – 14: WEEK–END DELLO SPIRITO con S. Luigi Orione:                    “Ebbe la tempra e il cuore dell’Apostolo Paolo” (S. G. Paolo II)

     22 – 27: ESERCIZI SPIRITUALI “Donna, perché piangi?  CHI CERCHI?“     (Vangelo di Giovanni)

    GIUGNO 2 – 4: WEEK–END DELLO SPIRITO “Lo Spirito Santo  Luce e Forza del Cristiano” (Atti degli Apostoli)

    12 – 17: ESERCIZI SP.LI  “E io mi sono lasciato sedurre”  (Geremia)

    Dal Vangelo secondo Giovanni 
    Gv 10, 22-30

    Gesù rispose: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore.

  • LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO. IO DO LORO LA VITA ETERNA E NON ANDRANNO PERDUTE IN ETERNO E NESSUNO LE STRAPPERÀ DALLA MIA MANO. IL PADRE MIO, CHE ME LE HA DATE, È PIÙ GRANDE DI TUTTI E NESSUNO PUÒ STRAPPARLE DALLA MANO DEL PADRE. IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA».
  • ….« IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA » S. TERESA CI SPIEGA… CON UNA SUA ESPERIENZA MISTICAIl giorno della festa di Sant’Agostino, al momento in cui mi ero appena comunicata, capii, potrei quasi dire «vidi» – non potrei spiegare in quale modo, so soltanto che questo succedeva nel mio intelletto ed era molto veloce – come le tre Persone della Santa Trinità, che porto impresse nella mia anima, sono una cosa sola. Mi è stato mostrato da una rappresentazione proprio straordinaria e in una luce estremamente viva.  L’ANIMA PROVA UN NUOVO DESIDERIO DI SFUGGIRE ALL’OSTACOLO DEL CORPO, CHE LE IMPEDISCE DI GODERNE. BENCHÉ SEMBRINO INACCESSIBILI ALLA NOSTRA PICCOLEZZA, E SEMBRA CHE LA LORO VISIONE PASSI IN UN ATTIMO, L’ANIMA TRAE PIÙ PROFITTO DA ESSE CHE DA LUNGHI ANNI DI MEDITAZIONE, SENZA PARAGONE E SENZA SAPER COME.
  • LEGGI TUTTO IN COMMENTI

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  •   MISTERI DEL ROSARIO.  MISTERI DI VITA  “Vi annuncio una grande gioia! ” Ritrovamento di Gesù nel tempio
  • CANTIAMO:  Tre giorni piangendo * la Vergin cercò,  finchè là nei tempio * Gesù ritrovò.  Ave…
  • TESTO BIBLICO: “Non sapevate che devo attendere alle cose del Padre mio?” (Lc 2,49)
  • CONTEMPLIAMO: Gesù ritrovato nel tempio manifesta la sua vera realtà di Figlio di Dio e la volontà di vivere solo per il Padre. E’ LA GIOIA DEL PRIMATO DI DIO NELLA VITA 
  • CON DON ORIONE “Vedi di spogliarti bene di ogni volontà tua e di ogni attaccamento a persone e a cose… vuota il tuo cuore di ogni umana cosa perché Dio lo riempia di sè e tu lo abbia ad amare e servire fedelmente”. (Scr. 42, 134) E ci vuole generosità, ma  una generosità non comune, una generosità grande e corag­giosa, fondata nel nostro Dio e accompagnata da vera umiltà, una generosità ardente per spirito di fede e per giovanile ardimento in Domino. Il nostro carattere deve essere ardente, leale, retto, magnanimo, ma tenero insieme e vivi­ficato dalla carità del Signore, e, nella carità, generosissimo sempre. Generosissimi con Dio, senza limiti, e generosissimi con le anime dei fratelli, per la carità di Cristo. Bisogna che ci diamo a servire Dio ed il prossimo con amore santo, dolcissimo, con intelligenza e con animo grande, ardente di slanci sublimi, sino alla consumazione di noi, generosissimamente!
  • PREGHIAMO CON MARIA perchè le cose di Dio siano davvero al primo posto in questa nostra giornata e tutto facciamo nel nome del Signore.

 PADRE NOSTRO… AVE MARIA…GLORIA AL PADRE…

MARIA,  FONTE DELLA NOSTRA GIOIA, PREGA PER NOI!

1° – DOMENICA 7 MAGGIO

EGLI CHIAMA LE SUE PECORE, CIASCUNA PER NOME  E CAMMINA DAVANTI A ESSE …

  • Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10,1-10 In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. CHI INVECE ENTRA DALLA PORTA, È PASTORE DELLE PECORE. IL GUARDIANO GLI APRE E LE PECORE ASCOLTANO LA SUA VOCE: EGLI CHIAMA LE SUE PECORE, CIASCUNA PER NOME, E LE CONDUCE FUORI. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, CAMMINA DAVANTI A ESSE, E LE PECORE LO SEGUONO PERCHÉ CONOSCONO LA SUA VOCE. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: SE UNO ENTRA ATTRAVERSO DI ME, SARÀ SALVATO; ENTRERÀ E USCIRÀ E TROVERÀ PASCOLO. IL LADRO NON VIENE SE NON PER RUBARE, UCCIDERE E DISTRUGGERE; IO SONO VENUTO PERCHÉ ABBIANO LA VITA E L’ABBIANO IN ABBONDANZA».
  • S. GREGORIO MAGNO: Di queste pecore di nuovo dice: LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO. IO DO LORO LA VITA ETERNA (cfr. Gv 10, 14-16).   Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco.
  • QUALI SONO I PASCOLI DI QUESTE PECORE, SE NON GLI INTIMI GAUDI DEL PARADISO, CHE È ETERNA PRIMAVERA? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l’anima si sazia senza fine del cibo della vita. 

  • Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito.  NESSUNA CONTRARIETÀ CI DISTOLGA DALLA GIOIA DELLA FESTA INTERIORE, PERCHÉ SE QUALCUNO DESIDERA RAGGIUNGERE LA META STABILITA, NESSUNA ASPERITÀ DEL CAMMINO VARRÀ A TRATTENERLO.  NESSUNA PROSPERITÀ CI SEDUCA CON LE SUE LUSINGHE, PERCHÉ SCIOCCO È QUEL VIAGGIATORE CHE DURANTE IL SUO PERCORSO SI FERMA A GUARDARE I BEI PRATI E DIMENTICA DI ANDARE LÀ DOVE AVEVA INTENZIONE DI ARRIVARE. leggi tutto in commenti

  • PASTORI COSI’…
1° – DOMENICA 7 MAGGIO: intervista a SAULO DI TARSO
  • L’UOMO:  Per cominciare la nostra conversazione: dove sei nato?  “Io  sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo  senza importanza.( Atti c. 21,39)
  • La tua famiglia: religiosamente osservante o non tanto? “Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in   giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti”(At c.22,6)
  • I tuoi hanno potuto mandarti a perfezionare gli studi: dove e a scuola di chi?   Io sono  un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città,  formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge  paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. ( Atti c. 22,3) 
  • Davvero avevi la cittadinanza romana? Quanto avevi pagato per ottenerla?              Il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza,  prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello. Ma quando l’ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al  centurione:                “Potete voi flagellare un cittadino  romano, non ancora giudicato?”. Udito ciò, il centurione corse a  riferire al tribuno: “Che cosa stai per fare? Quell’uomo è un  romano!”.  Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò:  “Dimmi, tu sei cittadino romano?”. Rispose: “Sì”. Replicò il  tribuno: “Io questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo”. Paolo  disse: “Io, invece, lo sono di nascita!”.  (Atti c. 22,20ss) 
  • Anche i tuoi avversari ti riconoscevano una vasta cultura? Mentr’egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: “Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!”. (Atti c.26,24)
  • Una cosa ci incuriosisce: è vero che parlavi diverse lingue? Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: “Posso dirti una parola?”. “Conosci il greco?, disse quello, Allora  non sei quell’Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato i quattromila ribelli?”. Paolo, stando in piedi sui gradini,  fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse  loro la parola in ebraico (Atti c. 21,37) 
  • Ma avevi imparato anche un mestiere manuale? Paolo si recò da loro (Aquila e Priscilla) e poiché erano del medesimo  mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di  mestiere fabbricatori di tende. (Atti c.18,1ss)
  • E la tua costituzione fisica? Eri anche un bravo nuotatore? Tre  volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre  volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle  onde.  Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;   fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni,  freddo e nudità( 2Cor.11,25)

 “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti:   mi sono  fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno (1Cor. 9,19ss)   “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino  alla conoscenza della verità (1Tim 2,4)

“Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli.  Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti, anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio, anime ribelli alla Santa Chiesa di Cristo, anime semplici pure angeliche di vergini… tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto”.(064PG)

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donalesiani@gmail.com    – www.donvincenzoalesiani.it

17 comments

  1. ….SE IL CHICCO DI GRANO CADUTO IN TERRA NON MUORE…… (GESU’) Signore, quanto è difficile morire! Sappiamo però, solo morendo a noi stessi, nasciamo a nuova vita. Ne vale proprio la pena ! Per fare tutto ciò abbiamo bisogno di TE CHE SEI LA VERA VITA-.

  2. GODIAMOCI QUESTA BELLA PAGINA DI S. AGOSTINO
    sul senso dell’’ALLELUIA PASQUALE…

    La meditazione della nostra vita presente deve svolgersi nella lode del Signore, perché l’eterna felicità della nostra vita futura consisterà nella lode di Dio; e nessuno sarà atto alla vita futura, se ora non si sarà preparato. Perciò lodiamo Dio adesso, ma anche innalziamo a lui la nostra supplica. La nostra lode racchiude gioia, la nostra supplica racchiude gemito. Infatti ci è stato promesso ciò che attualmente non possediamo; e poiché è verace colui che ha promesso, noi ci rallegriamo nella speranza, anche se, non possedendo ancora quello che desideriamo, il nostro desiderio appare come un gemito. È fruttuoso per noi perseverare nel desiderio fino a quando ci giunga ciò che è stato promesso e così passi il gemito e gli subentri solo la lode. LA STORIA DEL NOSTRO DESTINO HA DUE FASI: UNA CHE TRASCORRE ORA IN MEZZO ALLE TENTAZIONI E TRIBOLAZIONI DI QUESTA VITA, L’ALTRA CHE SARÀ NELLA SICUREZZA E NELLA GIOIA ETERNA. Per questo motivo è stata istituita per noi anche la celebrazione dei due tempi, cioè quello prima di Pasqua e quello dopo Pasqua. Il tempo che precede la Pasqua raffigura la tribolazione nella quale ci troviamo; invece quello che segue la Pasqua, rappresenta la beatitudine che godremo. CIÒ CHE CELEBRIAMO PRIMA DI PASQUA, È ANCHE QUELLO CHE OPERIAMO. CIÒ CHE CELEBRIAMO DOPO PASQUA, INDICA QUELLO CHE ANCORA NON POSSEDIAMO. PER QUESTO TRASCORRIAMO IL PRIMO TEMPO IN DIGIUNI E PREGHIERE. L’ALTRO, INVECE, DOPO LA FINE DEI DIGIUNI LO CELEBRIAMO NELLA LODE. ECCO PERCHÉ CANTIAMO: ALLELUIA..
    Per questo, fratelli, vi esortiamo a lodare Dio; ed è questo che noi tutti diciamo a noi stessi quando proclamiamo: alleluia. Lodate il Signore, tu dici a un altro. E l’altro replica a te la stessa cosa.
    Impegnatevi a lodare con tutto il vostro essere: cioè non solo la vostra lingua e la vostra voce lodino Dio, ma anche la vostra coscienza, la vostra vita, le vostre azioni.
    NOI LODIAMO IL SIGNORE IN CHIESA QUANDO CI RADUNIAMO. AL MOMENTO IN CUI CIASCUNO RITORNA ALLE PROPRIE OCCUPAZIONI, QUASI CESSA DI LODARE DIO. NON BISOGNA INVECE SMETTERE DI VIVERE BENE E DI LODARE SEMPRE DIO. BADA CHE TRALASCI DI LODARE DIO QUANDO TI ALLONTANI DALLA GIUSTIZIA E DA CIÒ CHE A LUI PIACE. INFATTI SE NON TI ALLONTANI MAI DALLA VITA ONESTA LA TUA LINGUA TACE, MA LA TUA VITA GRIDA E L’ORECCHIO DI DIO È VICINO AL TUO CUORE. LE NOSTRE ORECCHIE SENTONO LE NOSTRE VOCI, LE ORECCHIE DI DIO SI APRONO AI NOSTRI PENSIERI.

  3. L’ABORTO DEI POVERI… che non siamo riusciti a scongiurare Maurizio Patriciello 17 maggio 2017
    Il bambino di Alfio e Antonella non avrà mai un nome …
    Ci siamo. Avremmo potuto non esserci ma ci siamo. Con mille limiti, mille problemi, mille aspettative. Non sempre i nostri sogni si sono trasformati in realtà, è vero. Non sempre nella vita abbiamo realizzato quel che desideravamo. È tutto vero. Ma ci siamo, ed è questo quello che più di ogni altra cosa conta. Sto leggendo in queste ore la confessione di un pentito della camorra. Dopo aver insozzato di sangue le sue mani, il suo paese, la sua gente, inizia a collaborare con la giustizia. I vecchi complici si vendicano, sterminando una parte della sua famiglia. Chi rimane in vita lo abbandona per il terrore di fare la stessa fine. Solo. Terribilmente, spaventosamente solo con se stesso e con quel che gli resta della sua coscienza. Ore buie oltre ogni dire. Proprio allora incontra se stesso, prova vergogna per ciò che ha fatto, prende coscienza della mostruosità della vita precedente. Il dolore provato per l’assassinio di suo padre, onesto contadino, ucciso per una vendetta trasversale, gli fa provare orrore per coloro che da lui furono ammazzati. Negli anni del ‘successo’ aveva arraffato milioni di euro. Possedeva tanto ma non assaporava niente. Adesso prova gioia a coltivare un pezzetto di giardino. A contemplare le gemme che a primavera fioriscono sugli alberi rinsecchiti. A GIOIRE PER LE PICCOLE COSE. CHE COS’È LA VITA? CHE COS’È LA MORTE? CHI SONO IO? CHI SIAMO NOI? C’È QUALCUNO AD ASPETTARCI QUANDO QUAGGIÙ TUTTI CI HANNO DETTO ADDIO? È PROPRIO VERO CHE IL PADRONE DEL CIELO E DELLA TERRA IMPAZZISCE D’AMORE PER OGNUNO DI NOI? CHI È ARRIVATO PRIMA SULLA TERRA HA L’OBBLIGO DI AIUTARE I FIGLI A FERMARSI, RIFLETTERE, GESTIRE GLI ISTINTI, I DESIDERI, LE FANTASIE. A coniugare sentimenti e volontà, egoismi e ragione. Il cuore dell’uomo è un abisso del quale mai conosceremo il fondo. Tutti amiamo, ma non tutti amiamo le stesse cose, le stesse persone. PER CHE COSA VALE LA PENA SPENDERE LE PROPRIE GIORNATE? LE PROPRIE ENERGIE? I PROPRI ANNI? IL BAMBINO DI ALFIO E ANTONELLA NON AVRÀ MAI UN NOME, IL SUO VOLTO CI SARÀ PER SEMPRE SCONOSCIUTO. I genitori hanno ceduto. Purtroppo. La paura di non farcela è stata più forte della speranza. Il grembo vuoto della mamma è una metafora. Ci richiama il vuoto col quale, sovente, siamo chiamati a fare i conti. Un vuoto legale, spirituale, psicologico, affettivo. Vuoto di solidarietà, di carità, di fraternità, di senso. Se siamo qui a gioire, soffrire, governare, pregare, è perché ci siamo. Se possiamo accarezzare la vita è perché non fummo scartati. La società dello scarto è spaventosamente vigliacca. Elimina il più debole, l’indifeso, il vecchio, il malato. La dignità di una vita non risiede nella giovinezza, nella ricchezza, nella bellezza, nel casato. Ogni vita gronda dignità.
    Questa verità deve assurgere a patrimonio dell’umanità. Ogni vita canta le sue emozioni, il suo travaglio, il suo mistero. Se solo sapessimo metterci in ascolto, fare silenzio, ritornare all’antica arte della meditazione. Ritagliarci il tempo per una giornata di ritiro. Possiamo onestamente dire di aver fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per impedire ai tanti bambini rimasti per sempre senza nome di non essere gettati via?
    Se avessimo gestito meglio le nostre risorse, i nostri affetti, i nostri egoismi, la nostra sessualità, le politiche familiari, quanti di loro rallegrerebbero oggi le nostre case? Tutto passa. Che cosa resta di questa inarrestabile cascata della vita? L’amore. Dio è amore, misericordia, bellezza, tenerezza. NIENTE ABBIAMO COMPRATO AL MERCATO, DI NIENTE SIAMO PADRONI. TUTTO CI È STATO DONATO. E SOLO NEL FARCI A NOSTRA VOLTA DONO RIUSCIAMO A TROVARE IL BANDOLO DELLA MATASSA, IL SENSO DELLA VITA, I PENNELLI CON CUI COLORARE LE GIORNATE. È una sfida. La gioia di cui siamo golosissimi esiste, la trovi quando ti fai accanto a chi soffre, a chi ha bisogno di una mano, della tua mano. Come l’aria te ne puoi inebriare ma non si fa mangiare. È una sfida, anche quella di evitare l’aborto a motivo della povertà.
    Chi accumula per se stesso si ritrova appesantito e oppresso da inutili ricchezze. Solo chi dona sperimenta la gioia vera. Ringrazio tutti coloro che hanno donato qualcosa perché il piccolo non nato – lo chiameremo Emmanuele – potesse continuare a vivere. La vostra generosità non andrà perduta, servirà a dare coraggio e serenità a un’altra mamma impaurita.
    Sarà usata per strappare al disumano aborto dei poveri un’altra vita. AMO PENSARE CHE SARANNO QUESTI BAMBINI NON NATI AD APRIRCI UN GIORNO LE PORTE DEL PARADISO. A INTERCEDERE PER NOI PERCHÉ IL PADRE DELLA VITA CI USI MISERICORDIA.

  4. Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
    “Questo vi ho detto perché … la vostra gioia sia piena”
    La gioia è una necessità e una forza per noi, anche per il fisico. Una suora che ha coltivato lo spirito di gioia sente meno la stanchezza ed è sempre pronta a fare il bene. Una suora piena di gioia predica senza parole. Una suora gioiosa è come il raggio di sole dell’amore di Dio, la speranza di una gioia eterna, la fiamma di un amore che brucia.
    La gioia è una delle migliori garanzie contro la tentazione. Il diavolo porta polvere e fango, ogni occasione di gettarne su di noi è buona per lui. Un cuore gioioso sa come proteggersi.

  5. IL FRUTTO DEL SILENZIO: è la preghiera
    (Madre Teresa di Calcutta)
    Bisogna che tutti noi troviamo il tempo
    di restare in silenzio e di contemplare,
    soprattutto se viviamo nelle metropoli.
    Dio è amico del silenzio:
    dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta
    non è quello che diciamo noi,
    ma quello che egli dice a noi e attraverso di noi.
    Puoi pregare in qualsiasi momento e ovunque.
    Io credo che davvero la benzina della nostra vita sia la preghiera.

  6. GUSTIAMOCI UNO DEGLI SCRITTI PIU ANTICHI SULLA NOSTRA FEDE CRISTIANA… DI SCONCERTANTE ATTUALITA’

    I CRISTIANI NEL MONDO

    I CRISTIANI NON SI DIFFERENZIANO DAL RESTO DEGLI UOMINI NÉ PER TERRITORIO, NÉ PER LINGUA, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è stata inventata per riflessione e indagine di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano. ABITANO IN CITTÀ SIA GRECHE CHE BARBARE, COME CAPITA, E PUR SEGUENDO NEL VESTITO, NEL VITTO E NEL RESTO DELLA VITA LE USANZE DEL LUOGO, SI PROPONGONO UNA FORMA DI VITA MERAVIGLIOSA E, PER AMMISSIONE DI TUTTI, INCREDIBILE.
    Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come OSPITI DI PASSAGGIO. OGNI TERRA STRANIERA È PATRIA PER LORO, MENTRE OGNI PATRIA È PER ESSI TERRA STRANIERA. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il talamo.
    VIVONO NELLA CARNE, MA NON SECONDO LA CARNE. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma, con il loro modo di vivere, sono superiori alle leggi.
    AMANO TUTTI E DA TUTTI SONO PERSEGUITATI. Sono sconosciuti eppure condannati. Sono mandati a morte, ma con questo ricevono la vita. Sono poveri, ma arricchiscono molti. Sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la loro gloria.
    SONO INGIURIATI E BENEDICONO. PUR FACENDO IL BENE, SONO PUNITI COME MALFATTORI; e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita. I giudei fanno loro guerra, come a gente straniera, e i pagani li perseguitano. Ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia. IN UNA PAROLA, I CRISTIANI SONO NEL MONDO QUELLO CHE È L’ANIMA NEL CORPO. L’anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile, anche i cristiani si vedono abitare nel mondo, ma il loro vero culto a Dio rimane invisibile. La carne, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all’anima, perché questa le impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani, solo perché questi si oppongono al male.
    SEBBENE NE SIA ODIATA, L’ANIMA AMA LA CARNE E LE SUE MEMBRA, COSÌ ANCHE I CRISTIANI AMANO COLORO CHE LI ODIANO.
    L’ANIMA IMMORTALE ABITA IN UNA TENDA MORTALE, COSÌ ANCHE I CRISTIANI SONO COME DEI PELLEGRINI IN VIAGGIO TRA COSE CORRUTTIBILI, MA ASPETTANO L’INCORRUTTIBILITÀ CELESTE. L’anima, maltrattata nei cibi e nelle bevande, diventa migliore. Così anche i cristiani, esposti ai supplizi, crescono di numero ogni giorno. DIO LI HA MESSI IN UN POSTO COSÌ NOBILE, CHE NON È LORO LECITO ABBANDONARE.

  7. In occasione della ricorrenza della festa di d. Orione, a proposito del bel “motto”: “Fare del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno”,
    ecco la sostanza di una mia esperienza descritta in questa sintesi brevissima:

    Sono madre di un bambino autistico deriso, fatto oggetto di giudizi spesso celati dietro a sorrisi cordiali, cacciato dal parco perché considerato “strano”, non corrispondente alla norma.
    “Non sono rude, non sono cattivo, non sono come mi vedi. Sono autistico!” Gridò muto mio figlio in lacrime.
    Ed io sua madre domando loro:
    “Qual è invece la tua scusa?” .

  8. OGGI, 16 MAGGIO ANNIVERSARIO DELLA SANTIFICAZIONE DI S. LUIGI ORIONE, PILASTRO DELLA CHIESA E FONDATORE DELLA FAMIGLIA “ORIONINA” SIMILE IN TUTTO ALLA “TEMPRA E CUORE” DELL’APOSTOLO PAOLO. UN GRANDE AUGURIO DI SANTITA’ PER TUTTI COLORO CHE SEGUONO
    LE SUE ORME. IL SUO ‘AMORE GRANDE ALL’EUCARESTIA E ALLA “MADRE” DELLE MADRI “MARIA”, SIA SEMPRE L’UNICA ASPIRAZIONE DELLA VITA DI COLORO CHE LO CONOSCONO E CONDIVIDONO LA SUA SPIRITUALITA’ .

  9. SECONDA DOMENICA 14 MAGGIO FESTA DELLA MAMMA.
    AUGURI A TUTTE LE MAMME, IN PRIMO LUOGO ALLA NOSTRA GRANDE “MADRE MARIA”.

    (UNA MAMMA SCRIVE COSI)

    Sono una MAMMA…
    Perchè l’ho scelto, l’ho
    voluto e desiderato, non
    importa quanto sia difficile,
    non importa quante lacrime
    dovrò ascigare e quante
    volte dovrò rimettere insieme
    i pezzi del mio “CUORE”…
    Perchè io sono una MAMMA
    ED OGNI GIORNO CERCHERO’
    DI FAR SORRIDERE GLI OCCHI
    E IL CUORE DEI MIEI FIGLI.

  10. S. CLEMENTE I, PAPA

    MOLTE SONO LE MEMBRA, UNO IL CORPO
    Carissimi, la via, in cui trovare la salvezza, è Gesù Cristo, sacerdote del nostro sacrificio, difensore e sostegno della nostra debolezza.
    PER MEZZO DI LUI POSSIAMO GUARDARE L’ALTEZZA DEI CIELI, PER LUI NOI CONTEMPLIAMO IL VOLTO PURISSIMO E SUBLIME DI DIO, per lui sono stati aperti gli occhi del nostro cuore, per lui la nostra mente insensata e ottenebrata rifiorisce nella luce, per lui il Signore ha voluto che gustassimo la scienza immortale. Egli, che è l’irradiazione della gloria di Dio, è tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato (cfr. Eb 1, 3-4).
    CI SERVA DI ESEMPIO IL NOSTRO CORPO. LA TESTA SENZA I PIEDI NON È NIENTE, COME PURE I PIEDI SENZA LA TESTA. ANCHE LE MEMBRA PIÙ PICCOLE DEL NOSTRO CORPO SONO NECESSARIE E UTILI A TUTTO L’ORGANISMO. ANZI TUTTE SI ACCORDANO E SI SOTTOMETTONO AL MEDESIMO FINE CHE È LA SALVEZZA DI TUTTO IL CORPO.
    Tutto ciò che noi siamo nella totalità del nostro corpo, rimaniamo in Gesù Cristo. Ciascuno sia sottomesso al suo prossimo, secondo il dono di grazia a lui concesso.
    IL FORTE SI PRENDA CURA DEL DEBOLE, IL DEBOLE RISPETTI IL FORTE. IL RICCO SOCCORRA IL POVERO, IL POVERO LODI DIO PERCHÉ GLI HA CONCESSO CHE VI SIA CHI VIENE IN AIUTO ALLA SUA INDIGENZA. IL SAPIENTE MOSTRI LA SUA SAPIENZA NON CON LE PAROLE, MA CON LE OPERE BUONE. L’UMILE NON DIA TESTIMONIANZA A SE STESSO, MA LASCI CHE ALTRI TESTIMONINO PER LUI. CHI È CASTO DI CORPO NON SE NE VANTI, MA RICONOSCA IL MERITO A COLUI CHE GLI CONCEDE IL DONO DELLA CONTINENZA.
    Consideriamo dunque, o fratelli, di quale materia siamo fatti, chi siamo e con quale natura siamo entrati nel mondo. Colui che ci ha creati e plasmati fu lui a introdurci nel suo mondo, facendoci uscire da una notte funerea. FU LUI A DOTARCI DI GRANDI BENI ANCOR PRIMA CHE NASCESSIMO.
    PERTANTO, AVENDO RICEVUTO OGNI COSA DA LUI, DOBBIAMO RINGRAZIARLO DI TUTTO. A LUI LA GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

  11. S. AGOSTINO, CI PARLA DI AMORE.

    IL COMANDAMENTO NUOVO
    Il Signore Gesù afferma che dà un nuovo comandamento ai suoi discepoli, cioè che si amino reciprocamente: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34).
    Ma questo comandamento non esisteva già nell’antica legge del Signore, che prescrive: «Amerai il tuo prossimo come te stesso»? (Lv 19, 18). Perché allora il Signore dice nuovo un comandamento che sembra essere tanto antico? È forse un comandamento nuovo perché ci spoglia dell’uomo vecchio per rivestirci del nuovo? Certo. RENDE NUOVO CHI GLI DÀ ASCOLTO O MEGLIO CHI GLI SI MOSTRA OBBEDIENTE. MA L’AMORE CHE RIGENERA NON È QUELLO PURAMENTE UMANO. È QUELLO CHE IL SIGNORE CONTRADDISTINGUE E QUALIFICA CON LE PAROLE: «COME IO VI HO AMATI» (Gv 13, 34).
    Questo è l’amore che ci rinnova, perché diventiamo uomini nuovi Per questo i membri sono solleciti a vicenda; e se un membro soffre, con lui tutti soffrono, e se uno è onorato, tutti gioiscono con lui (cfr. 1 Cor 12, 25-26). Ascoltano e mettono in pratica quanto insegna il Signore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34), MA NON COME SI AMANO COLORO CHE SEDUCONO, NÉ COME SI AMANO GLI UOMINI PER IL SOLO FATTO CHE SONO UOMINI. MA COME SI AMANO COLORO CHE SONO DÈI E FIGLI DELL’ALTISSIMO, PER ESSERE FRATELLI DELL’UNICO FIGLIO SUO. Amandosi a vicenda di quell’amore con il quale egli stesso ha amato gli uomini, suoi fratelli, per poterli guidare là dove il desiderio sarà saziato di beni (cfr. Sal 102, 5).
    Il desiderio sarà pienamente appagato, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 28).
    QUESTO È L’AMORE CHE CI DONA COLUI CHE HA RACCOMANDATO: «COME IO VI HO AMATO, COSÌ AMATEVI ANCHE VOI GLI UNI GLI ALTRI» (GV 13, 34). A QUESTO FINE QUINDI CI HA AMATI, PERCHÉ ANCHE NOI CI AMIAMO A VICENDA. CI AMAVA E PERCIÒ HA VOLUTO CI TROVASSIMO LEGATI DI RECIPROCO AMORE, PERCHÉ FOSSIMO IL CORPO DEL SUPREMO CAPO E MEMBRA STRETTE DA UN COSÌ DOLCE VINCOLO.

  12. Nel Vangelo di oggi, mercoledì, “GESU’ vuole ricordare a tutti la garanzia della ” salvezza” , non della ” condanna”.
    La grande speranza in Lui ci deve aiutare a:
    Far germogliare nel nostro cuore il “SEME” della Sua “PAROLA” e metterla in pratica.
    La LUCE del SUO VOLTO sia per tutti noi SOLE CHE RISCALDA le nostre giornate spesso appesantite E STANCHE.
    Il TUO ” PANE” SIGNORE , sia per tutti gli uomini ,” CIBO ” che fortifica le nostre volontà , fiacche a volte deboli e vaganti. ( Gv12,47 Ci suggerisce di ascoltare le PAROLE di GESU’.

  13. Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo

    VI PREGO PER LA MISERICORDIA DI DIO (CFR. RM 12, 1). È PAOLO CHE CHIEDE, ANZI È DIO PER MEZZO DI PAOLO CHE CHIEDE, PERCHÉ VUOLE ESSERE PIÙ AMATO CHE TEMUTO. DIO CHIEDE PERCHÉ VUOL ESSERE NON TANTO SIGNORE, QUANTO PADRE. IL SIGNORE CHIEDE PER MISERICORDIA, PER NON PUNIRE NEL RIGORE.
    Ma forse vi copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non abbiate timore. QUESTA CROCE NON È UN PUNGIGLIONE per me, ma per la morte. QUESTI CHIODI NON MI PROCURANO TANTO DOLORE, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. QUESTE FERITE non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso, anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi.
    VENITE, DUNQUE, RITORNATE. SPERIMENTATE ALMENO LA MIA TENEREZZA PATERNA, CHE RICAMBIA IL MALE COL BENE, LE INGIURIE CON L’AMORE, FERITE TANTO GRANDI CON UNA CARITÀ COSÌ IMMENSA.
    Ma ascoltiamo adesso l’Apostolo: «Vi esorto», dice, «ad offrire i vostri corpi» (Rm 12, 1). L’Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla dignità sacerdotale per OFFRIRE I PROPRI CORPI COME SACRIFICIO VIVENTE.
    O immensa dignità del sacerdozio cristiano! L’uomo è divenuto vittima e sacerdote per se stesso. L’UOMO NON CERCA FUORI DI SÉ CIÒ CHE DEVE IMMOLARE A DIO, MA PORTA CON SÉ E IN SÉ CIÒ CHE SACRIFICA A DIO PER SÉ Fratelli, questo sacrificio è modellato su quello di Cristo e risponde al disegno che egli si prefisse, perché, per dare vita al mondo, egli immolò e rese vivo il suo corpo; Questo è quanto il profeta ha predetto: Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (cfr. Sal 39, 7 volgata). Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio; non perdere ciò che la divina volontà ti ha dato e concesso. RIVESTI LA STOLA DELLA SANTITÀ. CINGI LA FASCIA DELLA CASTITÀ. CRISTO SIA LA PROTEZIONE DEL TUO CAPO. LA CROCE PERMANGA A DIFESA DELLA TUA FRONTE. ACCOSTA AL TUO PETTO IL SACRAMENTO DELLA SCIENZA DIVINA. FA’ SALIRE SEMPRE L’INCENSO DELLA PREGHIERA COME ODORE SOAVE. AFFERRA LA SPADA DELLO SPIRITO, FA’ DEL TUO CUORE UN ALTARE, E COSÌ PRESENTA CON FERMA FIDUCIA IL TUO CORPO QUALE VITTIMA A DIO.
    DIO CERCA LA FEDE, NON LA MORTE. HA SETE DELLA TUA PREGHIERA, NON DEL TUO SANGUE. VIENE PLACATO DALLA VOLONTÀ, NON DALLA MORTE.

  14. ….« IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA »
    S. TERESA CI SPIEGA
    Il giorno della festa di Sant’Agostino, al momento in cui mi ero appena comunicata, capii, potrei quasi dire «vidi» – non potrei spiegare in quale modo, so soltanto che questo succedeva nel mio intelletto ed era molto veloce – come le tre Persone della Santa Trinità, che porto impresse nella mia anima, sono una cosa sola. Mi è stato mostrato da una rappresentazione proprio straordinaria e in una luce estremamente viva. L’effetto provato dalla mia anima è stato molto differente da quello che produce in noi la visione di fede. Da quel momento non posso pensare a una delle tre Persone divine senza vedere subito che sono tre.

    Mi chiedo come, poiché la Trinità forma un’unità così perfetta, solo il Figlio si è fatto uomo. Il Signore mi ha fatto capire come, pur essendo una cosa sola, le tre Persone sono distinte. In presenza di tali meraviglie, L’ANIMA PROVA UN NUOVO DESIDERIO DI SFUGGIRE ALL’OSTACOLO DEL CORPO, CHE LE IMPEDISCE DI GODERNE. BENCHÉ SEMBRINO INACCESSIBILI ALLA NOSTRA PICCOLEZZA, E SEMBRA CHE LA LORO VISIONE PASSI IN UN ATTIMO, L’ANIMA TRAE PIÙ PROFITTO DA ESSE CHE DA LUNGHI ANNI DI MEDITAZIONE, SENZA PARAGONE E SENZA SAPER COME.

  15. PREZIOSI CONSIGLI DI PAPA FRANCESCO A 10 PRETI NOVELLI…

    SIATE SEMPRE MISERICORDIOSI e parlate semplice, ai cuori, non siate chierici di Stato ma pastori… “SONO STATI ELETTI DAL SIGNORE GESÙ NON PER FARE CARRIERA, MA PER FARE QUESTO SERVIZIO”.Primo invito di Francesco ai nuovi sacerdoti: “LEGGETE E MEDITATE ASSIDUAMENTE LA PAROLA DEL SIGNORE PER CREDERE CIÒ CHE AVETE LETTO, INSEGNARE CIÒ CHE AVETE APPRESO NELLA FEDE, VIVERE CIÒ CHE AVETE INSEGNATO”. Poi un consiglio diretto: “NON FATE OMELIE TROPPO INTELLETTUALI ED ELABORATE: PARLATE SEMPLICE, PARLATE AI CUORI. E QUESTA PREDICA SARÀ VERO NUTRIMENTO”. E “anche sia gioia e sostegno ai fedeli il profumo della vostra vita, perché la parola senza l’esempio di vita non serve” “MEGLIO TORNARE INDIETRO. LA DOPPIA VITA È UNA MALATTIA BRUTTA, NELLA CHIESA”. “RICONOSCETE DUNQUE CIÒ CHE FATE” E “IMITATE CIÒ CHE CELEBRATE”, “Un presbitero che ha studiato forse tanta teologia e ha fatto una, due, tre lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo, non serve. Sarà un buon accademico, un buon professore, ma non un sacerdote”. Quindi un appello accorato:
    Per favore, VI CHIEDO IN NOME DI CRISTO E DELLA CHIESA, DI ESSERE MISERICORDIOSI. SEMPRE. NON CARICARE SULLE SPALLE DEI FEDELI PESI CHE NON POSSONO PORTARE, NEPPURE VOI. Gesù rimproverò a questi, a questi dottori e li chiamò ipocriti. Tra i compiti del sacerdote evidenziati dal Papa, uno “forse noioso, anche doloroso” è “QUELLO DI ANDARE A TROVARE GLI AMMALATI”: “Fatelo, voi. Sì, sta bene che vadano i fedeli laici, i diaconi, ma non lasciate di toccare la carne di Cristo sofferente negli ammalati: questo santifica voi, vi avvicina al Cristo”. Infine un richiamo:
    “SIATE GIOIOSI, MAI TRISTI. GIOIOSI. CON LA GIOIA DEL SERVIZIO DI CRISTO, ANCHE IN MEZZO ALLE SOFFERENZE, ALLE INCOMPRENSIONI, AI PROPRI PECCATI”. Sull’esempio del Buon Pastore, “che non è venuto per essere servito ma per servire”: “PER FAVORE, NON SIATE SIGNORI, NON SIATE CHIERICI DI STATO, MA PASTORI: PASTORI DEL POPOLO DI DIO”.

  16. NELLA DOMENICA DEL “BUON PASTORE” CI PUO’ AIUTARE QUESTA PAGINA CRISTO, BUON PASTORE DI S. GREGORIO MAGNO PAPA

    «Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all’amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l’amore della verità. Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell’amore; non del solo credere, ma anche dell’operare.
    Di queste pecore di nuovo dice: LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE E IO LE CONOSCO ED ESSE MI SEGUONO. IO DO LORO LA VITA ETERNA (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall’atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
    Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. QUALI SONO I PASCOLI DI QUESTE PECORE, SE NON GLI INTIMI GAUDI DEL PARADISO, CHE È ETERNA PRIMAVERA? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l’anima si sazia senza fine del cibo della vita.
    Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S’infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s’infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare. NESSUNA CONTRARIETÀ CI DISTOLGA DALLA GIOIA DELLA FESTA INTERIORE, PERCHÉ SE QUALCUNO DESIDERA RAGGIUNGERE LA META STABILITA, NESSUNA ASPERITÀ DEL CAMMINO VARRÀ A TRATTENERLO.
    NESSUNA PROSPERITÀ CI SEDUCA CON LE SUE LUSINGHE, PERCHÉ SCIOCCO È QUEL VIAGGIATORE CHE DURANTE IL SUO PERCORSO SI FERMA A GUARDARE I BEI PRATI E DIMENTICA DI ANDARE LÀ DOVE AVEVA INTENZIONE DI ARRIVARE.

  17. A commento del vangelo di oggi… PER ESSERE PERSEVERANTI NEL BENE … godiamoci questa simpatica lettera che S. CATERINA SCRIVE A UN SARTO DI FIRENZE E A SUA MOGLIE..

    SANTA CATERINA DA SIENA (1347-1380)
    Lettera 301, a Francesco di Pipino, sarto a Firenze, e a sua moglie
    “VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?”
    Carissimo figliuolo, carissima figliola in Cristo dolce Gesù… scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi veri servi di Gesù crocifisso, costanti e perseveranti fino alla morte, affinché riceviate la corona di gloria (1Pt 5,4), CHE NON È DATA A COLUI CHE INIZIA SOLTANTO, MA A COLUI CHE PERSEVERA FINO ALLA FINE. Voglio dunque che vi applichiate con zelo a correre nella via della verità, sforzandovi di crescere di virtù in virtù. NON AVANZARE È INDIETREGGIARE, POICHÉ L’ANIMA NON PUÒ MAI STAR FERMA.
    E come potremo, carissimi figlioli, far crescere il fuoco del santo desiderio? METTENDO LEGNA SUL FUOCO. QUALE LEGNA? IL RICORDO DEI MOLTI E INFINITI DONI DI DIO, CHE SONO INNUMEREVOLI, E SOPRATTUTTO IL SANGUE VERSATO DAL VERBO, IL FIGLIO UNIGENITO, PER MOSTRARCI L’AMORE INEFFABILE CHE DIO HA PER NOI (GV 3,16). AL RICORDO DI QUESTO DONO E DI TANTI ALTRI, VEDREMO CRESCERE IL NOSTRO AMORE.

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