“L’ABBIAMO  RICONOSCIUTO

NELLO SPEZZARE IL PANE.”

CLEOPA      Libera rielaborazione di Lc. 24

  • Mi chiamo Cleopa. Ma tutti mi conoscono per “UNO DEI DISCEPOLI DI EMMAUS”. Si, eravamo in due. Sempre insieme. Fin da ragazzi. INSIEME nei divertimenti e nella ricerca di fede.  Ci recavamo ogni anno a Gerusalemme per le feste di Pasqua. E mentre ci avvicinavamo alla città, il cuore esultava al canto del salmo: “QUALE GIOIA quando mi dissero andremo alla CASA DEL SIGNORE e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, GERUSALEMME!  
  •  Un  anno,  siamo rimasti sorpresi al vedere la gente sconvolta dalle parole e dai gesti che compiva un certo…GESÙ DI NAZARET.  Fummo  testimoni oculari della guarigione di un ragazzo nato cieco. Quando lo vedemmo esultare  di gioia per il dono della vista,  ci sembrò che anche a noi… SI APRISSERO GLI OCCHI. Decidemmo di seguire Gesù,  unendoci a un gruppo di suoi discepoli.  In quei giorni dalla sua bocca  ascoltammo parole diverse e autorevoli. Il suo amore ai poveri e ai peccatori ci apriva il cuore alla speranza: “IO non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” La sua forza nel riprendere le  incoerenze dei nostri capi, ci sorprese positivamente.
  • GUAI A VOI, SCRIBI E FARISEI IPOCRITI… apparite giusti  all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e  d’iniquità” Ma questo coraggio segnò la sua condanna. Fu arrestato e condotto davanti alle autorità. Un giudizio sommario di poche ore. E il profeta di Nazaret, su cui avevamo riposto grandi  speranze, finì  sul calvario. Crocifisso tra due malfattori. Tanti profeti, avevano fatto la stessa  fine. Ma Lui, no, non doveva andare a finire così. Ci era sembrato diverso da tutti.  Anche nella sua morte di cui  fummo spettatori impietriti. Ascoltammo parole mai  uscite  dalla bocca  di  un condannato:  “PADRE,  PERDONALI, PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO”.  Eppure lo vedemmo reclinare il capo. Come tutti.  Una mortale tristezza ci avvolse l’anima. Vagammo a lungo, per due giorni.  Senza meta e senza parola. Il giorno dopo il Sabato, di buon mattino, ci allontanammo dalla città, divenuta fredda e ostile. “ED ECCO IN QUELLO STESSO GIORNO DUE DI LORO ERANO IN CAMMINO PER  UN VILLAGGIO DISTANTE CIRCA SETTE MIGLIA DA GERUSALEMME, DI NOME  EMMAUS“  Camminavamo lentamente. Ogni tanto una sosta, come per concentrarci nei ricordi e farci  domande senza risposta. “ CONVERSAVANO DI TUTTO QUELLO CHE ERA ACCADUTO. “Ad un tratto,  dietro di noi,  un rumore di passi. Un pellegrino si avvicinava, affrettando l’andatura come per raggiungerci.
  • MENTRE  DISCORREVANO E DISCUTEVANO INSIEME, GESÙ IN PERSONA SI ACCOSTÒ E  CAMMINAVA CON LORO. MA I LORO OCCHI ERANO INCAPACI DI RICONOSCERLO“  Il suo fare distinto e fraterno, ci predispose ad accoglierlo per compagno di viaggio. Vedendoci tristi, chiese, di  poter condividere i nostri pensieri: “CHE SONO QUESTI DISCORSI CHE STATE FACENDO FRA  VOI DURANTE IL CAMMINO?“ La domanda ci sorprese. Ci fermammo come di scatto. SI FERMARONO, COL VOLTO TRISTE. Di che cosa potevamo parlare? Da tre  giorni non si parlava d’altro a Gerusalemme. Mi uscì spontaneo ribattere: “TU SOLO sei così forestiero in  Gerusalemme da non sapere ciò che VI È ACCADUTO IN QUESTI GIORNI? “ Ed Egli, con sincerità a chiedere: CHE COSA?  Quel suo desiderio di sapere, ci offriva l’occasione di sfogarci un poco. E così cominciammo a raccontargli: “TUTTO CIÒ CHE RIGUARDA GESÙ NAZARENO, CHE FU PROFETA POTENTE IN OPERE E IN PAROLE, DAVANTI  A  DIO E A TUTTO IL POPOLO; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo  hanno consegnato per farlo condannare a morte E POI L’HANNO CROCIFISSO Parlare ci faceva bene. Ma il ricordo ci  riconfermava nella cruda realtà: Era Finito Tutto. 
  •  NOI SPERAVAMO CHE FOSSE LUI A LIBERARE ISRAELE; CON TUTTO  CIÒ SON PASSATI TRE GIORNI DA QUANDO QUESTE COSE SONO ACCADUTE.  Sì, noi speravamo. Ora non più. Buio fitto all’orizzonte. Angoscia  nell’anima ferita. Non speravamo più niente. Da nessuno. Tanto meno potevamo dar credito a voci diffuse  quella  mattina:  ALCUNE DONNE, DELLE NOSTRE, RECATESI AL MATTINO AL  SEPOLCRO  E NON AVENDO TROVATO IL SUO CORPO, SON VENUTE A DIRCI DI  AVER AVUTO UNA VISIONE DI ANGELI, I QUALI AFFERMANO CHE EGLI È  VIVO. Voci di donne. Comprensibili nostalgie di creature un tempo affascinate dal Maestro e ora incapaci a rassegnarsi. Per noi, testimoni oculari del suo  capo reclinato e del colpo di lancia del soldato, non c’era spazio per le illusioni. 
  • ERA FINITO TUTTO. Per sempre.  Una enorme pietra era stata rotolata davanti al  sepolcro. Un macigno di dolore, ci  pesava nell’anima. Ad un tratto, il nostro compagno si fermò in mezzo alla strada deserta. Fattosi  solenne e scuotendo il capo, in segno di fraterno rimprovero, ci apostrofò:  “ Stolti e tardi di cuore nel credere alla  parola dei Profeti! Non bisognava che il CRISTO sopportasse queste  sofferenze per entrare nella sua gloria?. Lo fissammo sorpresi. Ci sembrò di riascoltare parole già udite. Simili a quelle  che Gesù più volte ci aveva ripetuto:  “ IL FIGLIO DELL’UOMO deve soffrire molto, esser messo a morte e  RISORGERE IL TERZO GIORNO.  Parole che, a dire il vero,  non avevamo mai preso sul serio. La sofferenza non rientrava nei nostri calcoli. Volevamo, la gloria senza la croce, la vita senza la morte. Riprendendo il cammino, si mise a spiegarci…
  •  “ COMINCIANDO DA MOSÈ E  DA TUTTI I PROFETI SPIEGÒ LORO IN TUTTE LE SCRITTURE CIÒ CHE SI RIFERIVA A  LUI“ Mentre parlava,  la nostra mente si apriva poco a poco ad una comprensione nuova delle Scritture. E una pace profonda cominciava a inondarci:  “CI ARDEVA  IL CUORE NEL PETTO MENTRE  CONVERSAVA CON NOI LUNGO IL CAMMINO, QUANDO CI SPIEGAVA LE SCRITTURE“ Scendeva la sera quando giungemmo al villaggio di  Emmaus.  Non fu difficile trovare un luogo di ristoro e  un alloggio per la notte. Il nostro compagno fece come se dovesse proseguire. Lo invitammo a restare con noi. Per  prendere insieme un poco di ristoro dopo aver condiviso  la fatica del viaggio e le pene del cuore.                 
  •   RESTA  CON NOI PERCHÉ SI FA SERA E IL GIORNO GIÀ VOLGE AL DECLINO... Accettò, di sedersi a tavola con noi,  laggiù, in un angolo semibuio della modesta locanda. QUANDO FU A TAVOLA CON LORO,  PRESE IL PANE,  DISSE LA BENEDIZIONE, LO SPEZZÒ E LO DIEDE LORO.  Ricordo ogni dettaglio: gli occhi elevati al cielo, le stesse parole semplici e solenni di quell’ultima cena con Gesù là nel Cenacolo. La stessa atmosfera densa di mistero. Il  Pane Benedetto. Ma allora…
  • ALLORA SI APRIRONO  LORO GLI OCCHI E LO RICONOBBERO. Fu un attimo solo. Che per noi  ebbe il peso di un’eternità. Sì, era Lui.  Risorto e  seduto a tavola con noi. Lo guardammo senza riuscire a dire  una parola.  Ci sorrise. Le nostre mani si tesero verso di Lui. Invano. Non c’era più“ MA LUI SPARÌ DALLA LORO VISTA “  Non ci fermammo un solo istante. Era scomparsa ogni stanchezza….
  • PARTIRONO SENZ’INDUGIO FECERO RITORNO A GERUSALEMME“  Correvamo  nella notte, trafelati e felici. Consapevoli, ora,  della  stoltezza di  esserci allontanati dai fratelli  proprio nel momento della prova, quando sarebbe  stato  necessario stare uniti.  Li ritrovammo radunati nella stessa sala:
  • TROVARONO RIUNITI GLI UNDICI E GLI ALTRI CHE ERANO CON LORO E DICEVANO L’UN L’ALTRO: “DAVVERO IL SIGNORE È RISORTO ED È APPARSO A  SIMONE”    Ci accolsero gioiosi. Desiderosi di ascoltare quanto ci era successo. “ ESSI POI RIFERIRONO CIÒ CHE ERA ACCADUTO LUNGO LA VIA E  COME L’AVEVANO RICONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE. 
  •  Un’esperienza che ci ha segnato la vita e che raccontiamo volentieri ai fratelli. Non possiamo tacere quanto ci è successo. Non ci appartiene. E’ LA SPERANZA DEL MONDO.    “Noi  Non Possiamo Tacere Quello Che Abbiamo Visto  E Ascoltato“ Annunciamo sempre la stessa inaudita novità: GESÙ È RISORTO. LA MORTE È VINTA
  • Ora benediciamo anche la sua morte: così potrà capirci nella nostra ora suprema. Spesse volte, per riprendere coraggio, ci ripetiamo: “abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”  Cleopa, uno dei discepoli di Emmaus
  • Parliamone insieme… In quali  atteggiamenti dei discepoli di Emmaus ti ritrovi? Essi  hanno incontrato Gesù  nella  Parola, nell’ Eucarestia e  nella comunità: e noi dove possiamo incontrarlo oggi?     
  •   donalesiani@gmail.com – sito: www.donvincenzoalesiani.it                                    
  • se vuoi ascolta la lettura:  https://open.spotify.com/show/4p6EOUwzvMrYnsIo0B6qZl

2 comments

  1. Ormai il Giorno senza fine è sorto, ogni giorno è questo Giorno ed in ogni luogo incontriamo il Risorto. I suoi compiono i Suoi gesti, come Pietro e Giovanni, non hanno altro se non Lui da donare e, lo donano ripetendo i Suoi gesti. Questi gesti incarnano Gesù, questi gesti sono la ricchezza dei discepoli, nient’altro. Questi gesti hanno il potere di rimettere in piedi il fratello, gli raddrizzano i piedi, cioè lo riconducono sulla retta via, infatti entrano insieme nel tempio lodando Dio. Anche i discepoli di Emmaus ricevono questo rindirizzo, vengono ricondotti a Gerusalemme, al Tempio, e li lodano, rendono testimonianza. Gesù ai discepoli di Emmaus appare come sul Tabor, spiega le scritture, le scritture che ora hanno un senso, hanno dentro un fuoco che brucia, che infiamma, questa fiamma che non si spegne ma che arde incessante. Entro questa liturgia dei gesti e dei segni donati da Gesù noi, oggi, lo incontriamo Risorto, non è più il Gesù conosciuto, ha un altro aspetto, è il pellegrino che affianca i discepoli delusi, è Pietro e Giovanni, E’ tutti coloro che incarnano i Suoi gesti, che sono divenuti alter-cristi. Non dobbiamo andare alla ricerca di chissà quali visioni celestiali, abbiamo le scritture e abbiamo i Segni, l’Eucaristia, non fermiamoci alle scritture, perché pur belle non bastano, dobbiamo arrivare a riconoscere i gesti della Cena, del Dono, della Comunione: Quello che ho te lo do, nel Nome di Gesù, il Nazareno, cammina.
    Il cammino c’è, è la Chiesa che lo possiede, è la Chiesa che ha i Segni, nella Chiesa camminiamo per imparare i Segni, per donarli, per spezzarci per gli altri come ha fatto Gesù.
    Siamo poveri, non possediamo più niente che sia così prezioso da tenere, da difendere, con la paura che qualcuno ce lo porti via. Non possediamo che un’unica cosa preziosa, la Fede e, nella fede, siamo In Cristo, per incarnare, oggi, i gesti di Colui che Vive, e vive perché noi viviamo e possiamo donare, non timorosi di perdere, ma desiderosi di perderci per Lui, con Lui, IN Lui.

  2. Resta con noi SIGNORE… perché dal nostro cuore scompaia il buio. La TUA PRESENZA è indispensabile nella nostra vita. Solo Tu. Riesci a dare IL senso vero a tutte le cose.
    Dinanzi ALL’EUCARESTIA., MISTERO INSONDABILE D’AMORE il cuore umano ritrova la forza di andare oltre… La fede ci annuncia la tua costante presenza.

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