Cari amici, anche il giorno di Natale sta passando… ma  SE QUESTO BAMBINO  E’ NATO PER NOI  non possiamo alla leggera…”girare pagina”… vogliamo continuare a cercare di penetrare  un poco nel mirabile mistero… con lo stupore di Maria, di Giuseppe,  dei testimoni santi che per QUESTO BAMBINO  hanno dato la vita. Cominciando da S. STEFANO …

27 – 30 DICEMBRE  2018  Ritiro  sp. le  di  fine  anno   NOI AMIAMO PERCHE’ EGLI CI HA AMATO PER PRIMO   (1Giovanni)

 ORARIO DI MASSIMA

08.00:  Celebrazione di Lodi – 08.30: Colazione      

09.15:  Meditazione –preghiera personale       

11.45:  Adorazione e ora media    

12.30: Pranzo – riposo

16.00: Meditazione – preghiera

18.30: Celebrazione di Vespro e Eucaristia

19.30: Cena – momento contemplativo

20.45: Risonanze spirituali – Compieta

  • Il silenzio schiude le sorgenti dell’anima,  fa lavorare in noi il nostro spirito, più  che anni  di lettura     Il silenzio lavora. Bisogna, farlo lavorare. (S. L. ORIONE)

29 mattina: 

ABBIAMO UN AVVOCATO PRESSO IL PADRE

 

  • 1GV 1, 5ss CAMMINARE NELLA LUCE… Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna.   Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. 
  • 2, 1 FIGLIOLI MIEI, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se  qualcuno ha peccato, abbiamo un AVVOCATO PRESSO IL PADRE: Gesù  Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non  soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
  • CIÒ CHE PASSA E CIÒ CHE RESTA… Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.  Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno.  Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! 
  • DIO PIÙ GRANDE DEL MIO CUORE? 1Gv 3 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.  Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?    Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.  In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore,  20 qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
  • DON ORIONE: PENSIERI  E GESTI NATALIZI  Mi fermo qui a Natale : sensibilità e vicinanza alle persone Mi fermo qui a fare Natale … non perché stia male, ma per non lasciare in questo santo giorno 60 poveri bambini, che non vanno a Casa, o perché lontani o perché non hanno più nessuno. Mi parrebbe di non agire da buon padre nel Signore . I loro compagni se ne vanno oggi, – chi resta  con essi a far meno sentire che sono orfani? E quindi vengo subito dopo Natale. Sac. Orione  d. D. P.
  • LA CARITÀ NASCOSTA DI DON ORIONEAvevo circa vent’anni e facevo il giornalista in un periodico molto avversato… vivevo miseramente alla insaputa di tutti. Il giorno di Natale andai in una trattoria, ma alla fine il conto superò la cifra in mio possesso. L’oste volle il mio consunto impermeabile come pegno per il resto della somma. Pioveva. Uscito, ricordai che pochi giorni prima avevo visto Don Orione passare in carrozzella. Decisi di recarmi a cercarlo a Sant’Anna. Il portiere non voleva farmi entrare. Insistetti e mentre confabulavo con il portiere, Don Orione scese e dopo avermi salutato ficcò una mano in tasca e poi mise in mano a me una somma di poco superiore a quanto dovevo pagare. Cosa singolare il gesto di Don Orione, al quale fino a quel giorno mai avevo chiesto denaro”. (I. Silone)

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AMORE IO VOGLIO…  INTRODUZIONE AL PROFETA OSEA 

  • OSEA IN LINEA… Sei passato alla storia come il profeta della misericordia. Ma a quale prezzo?Quando il Signore parlò per la prima volta a Osea gli disse: «Prendi per moglie una prostituta e avrai figli da una simile donna. Anche questa terra non fa che prostituirsi e si allontana da me, il Signore». Osea sposò una donna di nome Gomer. (1,2ss)
  • Il profeta dunque è uno che paga con la vita? Il Signore mi disse ancora: «Ama la tua donna, anche se ti tradisce con un amante. Amala, come il Signore ama gli Israeliti, anche se si rivolgono ad altre divinità».   (3,1ss)
  • Si può recuperare un amore spezzato? Che fare? «Un giorno, io, il Signore, la riconquisterò. La porterò nel deserto e le dirò parole d’amore. Lì, mi risponderà come al tempo della sua giovinezza quando uscì dall’Egitto. Allora mi chiamerà “Marito mio” e non più mio padrone. Israele, ti farò mia sposa. Sarai mia per sempre.». (2,16ss) 
  • Il disastro ecologico attuale è sotto gli occhi di tutti. Di chi è la colpa?    Io, il Signore, voglio fare un processo agli abitanti di questa regione. Dicono falsità, rubano e commettono adulterio. Le violenze si moltiplicano. Così la terra inaridisce, e tutto quel che c’è su di essa muore. Anche gli animali che sono sulla terra, gli uccelli e i pesci, moriranno tutti. (4,1ss)
  • Ma Dio si diverte a farci soffrire? O forse… «Mi allontanerò dal mio popolo finché non avrà sofferto abbastanza per i suoi peccati e verrà a cercarmi. Forse nella sua sofferenza si rivolgerà a me…». (5,15) 
  • Il nostro amore è incostante… Per fortuna che Dio non è come noi!         Il Signore dice: «Efraim e Giuda, che dovrò fare per voi? Il vostro amore per me scompare come una nuvola del mattino; è come la rugiada che svanisce all’alba. Il popolo dice: «Venite, torniamo al Signore. Egli ci ha feriti e ci curerà! Sforziamoci di conoscere il Signore. La sua venuta è certa come l’aurora, come la pioggia di primavera che bagna la terra». (5,17ss) 
  • Ma cosa vuole il Signore da noi? Che cosa gli è gradito? Voglio amore costante, non sacrifici. Preferisco che il mio popolo mi conosca, piuttosto che mi offra sacrifici. (6,1ss)
  • Quale esperienza avevi di Dio, per parlarne in modo così tenero?           . Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui. L’ho attirato a me con affetto e amore. Sono stato per lui come uno che solleva il suo bambino fino alla guancia. Mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo. 
  • Immersi nelle cose terrene, non riusciamo a sollevare lo sguardo al cielo. Il mio popolo si ostina a restare lontano da me. È invitato a guardare in alto, ma nessuno alza lo sguardo. Come posso lasciarti, come posso abbandonarti, Israele? Il mio cuore non me lo permette, il mio amore è troppo forte. Nonostante la mia ira, non distruggerò del tutto Israele, perché sono Dio e non un uomo.(11,1ss)
  • Per concludere, qual è in sintesi il tuo messaggio?   14,2ssTorna al Signore tuo Dio, popolo d’Israele. Il tuo peccato ti ha fatto inciampare. Torna al Signore, prepara la tua preghiera e digli: “Dimentica tutti i nostri peccati, accetta il bene che possiamo fare, noi non ti offriamo buoi, ma la nostra preghiera di lode. L’Assiria non potrà mai salvarci, non chiameremo più “dio nostro” gli idoli. Tu solo, Signore, mostri misericordia agli orfani”.

 IL CENTRO DELLA FEDE CRISTIANA    ( BENEDETTO XVI )

  1. « DIO È AMORE; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16). Queste parole esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con una Persona: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (3, 16).

2.« UN CUORE CHE VEDE » La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore. Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria soprattutto, la « formazione del cuore »

  1. IL PROGRAMMA DEL CRISTIANO – del buon Samaritano, il programma di Gesù , è « un cuore che vede ». Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente.

 UN’ESPERIENZA FORTE…    ANNUNCIO GIOIOSO.

Gv 1,35ss (anni 28-30)Il giorno dopo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?».   Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù.    Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» –che significa Pietro. 1Gv 1,1ss (anni 90) Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita <poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo   veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi>, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo Queste cose vi scriviamo, perché la (vostra) nostra gioia sia perfetta.

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27 Dicembre 2018:  S. Giovanni Evangelista

GIOVANNI,  IL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA – LIBERA RIELABORAZIONE…

Sono vecchio, ormai. Spesso mi guardo attorno e vedo che sono rimasto solo. Tutti i  miei compagni, Pietro, Andrea, mio fratello Giacomo, tutti, se ne sono andati… mi è di conforto stare con i  cristiani della comunità qui a Efeso.  Ogni giorno mi chiedono di raccontare loro qualcosa di Gesù. E vi confesso mi è dolce abbandonarmi ai ricordi …Mi dicono che parlo sempre del comandamento dell’amore, lasciatoci dal Signore…. Ma sapete come siamo noi anziani:  ripetiamo sempre le stesse cose. Quelle che contano e  sono il condensato della nostra vita. Come si fa a tenersi per sé una esperienza come quella che abbiamo fatto con Lui?: Ciò che noi abbiamo udito, ciò che  noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita …noi lo annunziamo anche a voi. Ricordo ancora, dopo 60 anni, l’ora esatta del mio primo incontro con Lui. “Erano circa le quattro del pomeriggio” E quelle sue prime parole che mi scavarono nell’anima “Che cercate?” e l’invito  a fare un’esperienza con Lui: “venite e vedete” Un’esperienza di  poche ore  che mi cambiò la vita. Ne parlai a mio fratello Giacomo… Qualche giorno dopo, mentre eravamo al lavoro,  Lui ripassò. Ci chiamò. Irresistibilmente. Ed essi, lasciato il  loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Ero il più giovane dei discepoli . Forse per questo tutti mi volevano bene . Ma soprattutto mi voleva bene Lui, Gesù. Se ne erano accorti tutti, tanto che i miei compagni hanno cominciato a chiamarmi: “IL DISCEPOLO CHE  GESÙ AMAVA”    Devo ammetterlo, era un po’ vero. E spesso approfittando di questo,  riuscivo a stargli anche fisicamente  vicino e a carpirgli qualche sguardo più intenso che mi allargava il cuore. Altre volte ho condiviso questa fortuna con Pietro e mio fratello Giacomo,. Ricordo in particolare quando ci ha portati con sé in casa di Giairo, il capo della sinagoga a cui era morta la figlioletta di 12 anni  E non  permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni,  fratello di Giacomo. Entrammo in casa… La gente attorno piangeva disperata…Gesù mandò via tutti dicendo una frase un po’ strana “La bambina non è  morta, ma dorme”. Era la prima volta che vedevo una ragazzina di soli 12 anni, morta! Gesù le si avvicinò, la prese per mano e gridò forte: ”Talità Kum, fanciulla alzati” La vidi riaprire gli occhi, come svegliandosi da un sonno profondo. Gesù le sorrise, come sapeva sorridere Lui, e le chiese se …aveva fame! La fanciulla, scendendo dal lettuccio, rispose di si. Mentre la riconsegnava, viva, ai  suoi genitori “Gesù ordinò di darle da mangiare

Era la prima volta che costatavo  così da vicino la bontà del Signore. Mi fece tanta impressione. Anche perché,  a quel tempo ero tutt’altro che mite e umile di cuore .Quanta pazienza di Gesù nel correggere la impulsività mia e di mio fratello. Ci aveva appioppato anche un nomignolo: ci chiamava  Boanèrghes, cioè figli del tuono Eravamo per le soluzioni radicali . Un giorno, passando per un villaggio della Samaria, avevamo invocato il fuoco sugli abitanti che non ci avevano accolti:  “Signore, vuoi che  diciamo che  scenda un fuoco dal cielo e li consumi ?”. Gesù ci diede una bella lavata di capo : Ma Gesù si  voltò e li rimproverò. Un’altra volta,( mi vergogno perfino a ricordarlo!) mentre salivamo a Gerusalemme e Gesù ci stava parlando del suo destino di umiliazione e di morte, io e mio fratello sfacciatamente ci siamo fatti  avanti e gli abbiamo chiesto: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” Questo scatenò ovviamente la gelosia degli altri: All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e  Giovanni. Eravamo tutti tanto meschini. E Gesù continuava con pazienza a educarci all’umiltà e alla tolleranza. Eravamo ormai verso la fine della vita di Gesù. Stavamo andando a Gerusalemme.  Ci eravamo fermati a mangiare un boccone seduti sul ciglio della strada, quando Gesù venne fuori un’altra volta con un discorso strano sulla sua prossima fine dolorosa. La cosa  non ci era piaciuta affatto. Gesù se ne accorse e una  mattina…prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e  li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Lui camminava avanti e noi dietro, trafelati! Giunti sulla cima,  mentre stavamo ammirando lo stupendo panorama, mi accorsi che  poco a poco… le sue vesti divennero splendenti,  bianchissime Quante volte avevo ammirato il bianco bucato fatto dalla mamma. Ma questa volta le vesti splendevano di un bianco “diverso”: “Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così  bianche” Rimanemmo estasiati  a guardare Gesù. Lo sentivamo parlare con qualcuno della sua prossima fine … Eppure c’era  un clima di pace profonda che ci inondava il cuore . Avremmo voluto rimanere lì per sempre. Ma Lui ci scosse e via, di nuovo giù a valle , tra le  battaglie della vita .Mentre  scendevamo dalla montagna , tutti e tre in grande silenzio, (Gesù ci aveva detto di non parlare con nessuno di quello che avevamo visto…), mi chiedevo che genere di  splendore fosse  mai quello che avevamo contemplato con i nostri occhi?  Giungemmo a Gerusalemme per la festa di Pasqua e Gesù volle usare ancora una delicatezza con me: mi mandò insieme a Pietro a fare i preparativi per la festa .“Andate  a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. Un signore ci mise a disposizione una bella sala. Naturalmente mi riservai il posto accanto a Lui, anche quella sera. Soprattutto quella sera. Perché sentivo nell’aria un’atmosfera solenne e densa di mistero. Quando fummo a mensa… Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio,  se lo cinse attorno alla vita.  Poi versò dell’acqua nel catino e  cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio  di cui si era cinto. Che sensazione, mio Dio, vederlo in ginocchio davanti a me. A lavarmi i piedi sporchi di terra e ad asciugarli amorevolmente. Alla fine si mise a tavola anche Lui e ci raccomandò di volerci bene tra noi : Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho  fatto io, facciate anche voi. Subito però si fece triste e ci confidò il segreto che si portava in cuore da  tempo Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò:   “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. Rimanemmo senza fiato. Pietro mi fece cenno di chiedergli chi fosse colui che lo avrebbe tradito. Mi feci coraggio : “Chi è Signore?” Gesù stava per rispondermi, quando notai Giuda alzarsi, furtivo, da tavola e uscire di scatto. Ed era notte Davvero la notte era scesa nel suo cuore.  E un velo di profonda tristezza ci avvolse tutti,  quella sera . E il cibo non andava più giù. Gesù fece di tutto per confortarci: Non sia turbato il vostro cuore…vi lascio la pace, vi do la mia pace… Ci rivelò la sua intimità col Padre,  come non aveva mai fatto prima e ci chiamò amici: “Vi ho chiamato amici perché  tutto ciò  che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Ci disse che si sarebbe allontanato da noi,  ma solo per un poco. Non ci voleva lasciare orfani. E ci promise la luce e la forza del suo Santo Spirito. Poi, alzati gli occhi al cielo, (era bello vederlo in quella posizione che gli era abituale!…)  si mise a pregare il Padre anche per noi : Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal  maligno. Dopo poco ci ritrovammo nell’orto del Getsemani… Ricordo che stava  a pochi metri da me, in ginocchio per terra, immerso nella preghiera e prostrato dal dolore . Ad un certo punto si avvicinò a  noi, mezzo addormentati,  e ci confidò l’angoscia che lo divorava: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui  e vegliate” E ci raccomandò di pregare perché non venisse meno la nostra fede … All’improvviso le cose precipitarono: l’arresto di Gesù . L’abbandono e la fuga vergognosa di tutti noi, suoi discepoli Allora tutti i  discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Al mattino,  seppi che era stato condannato e che già si stavano facendo i preparativi per l’esecuzione… Mi unii, smarrito e confuso,  a un piccolo corteo di donne fedeli che  si dirigevano verso il Golgota. Ci stringemmo accanto a Maria, impietrita dal dolore. Lo sguardo fisso al Figlio spogliato, inchiodato, innalzato sulla Croce. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. E Gesù morente  si mise a invocare il perdono del Padre sui suoi crocifissori: “Padre,  perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Quale lezione per me che avevo invocato il fuoco dal cielo sugli abitanti di Samaria.

Ad un tratto in un supremo sforzo Gesù si rivolse con parole soffocate a sua Madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”.  e a me mormorò: Ecco tua Madre. Tesoro più prezioso non poteva lasciarmi. Da quel momento davvero lei fu la mia mamma e io, suo figlio e suo trepido custode: E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo quei tremendi giorni di Gerusalemme, alcuni di noi tornarono in Galilea. Come per ricompattarci dopo  tutto quello che era successo e ricominciare dal paese da cui eravamo partiti tre anni prima. Eravamo solo in 7 quel giorno. Facevamo fatica, senza di Lui, a stare tutti uniti. Pietro ci invitò ad andare a pescare… Ma quella notte non prendemmo nulla. Stavamo tornando a riva, stanchi e sconsolati, quando scorgemmo un signore sulla riva che ci chiese premurosamente: “Figlioli, non  avete nulla da mangiare?”. Alla nostra risposta negativa, ci invitò a gettare le reti sulla parte destra della barca. Un comando ridicolo per noi esperti di pesca. Ma gli obbedimmo. Ed ecco insperatamente, la rete piena di pesci… Guardammo tutti verso quello strano signore che passeggiava sulla riva …Ricordo che un fremito mi percorse la vita. Sentii che era Lui! Lo gridai pieno di gioia ai miei compagni “E’ il Signore!” Ancora una volta potevo costatare la sua premura nel venirci incontro nei momenti di difficoltà. E questa volta lo faceva con sfumature materne: ci aveva acceso il fuoco, di mattino presto,  per prepararci  la colazione, come fa  una mamma con i suoi figlioli. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce  sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un pò del pesce che  avete preso or ora”. Dunque era vivo. Era davvero risorto.  Era con noi. Per sempre . Non dimenticherò mai quella “colazione” che ad un certo punto prese toni che mi fecero ricordare l’ultima Cena con lui: Gesù disse loro: “Venite a mangiare” Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così  pure il pesce. Queste sue delicatezze mi stavano cambiando dentro. Stavo capendo che alla fine solo l’amore conta e vince…Anche a Pietro in quella stessa occasione, altro non chiese se non una triplice testimonianza di sincero amore: “Simone di  Giovanni, mi vuoi bene?” Pasci le mie pecorelle. Ripeto, sono passati 60 anni da quel giorno. E mi convinco sempre più che l’amore è il cuore di tutto quello che abbiamo vissuto e che ha cambiato il mondo.  “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” Veramente mi ha cambiato il suo amore … Il suo amore soltanto, cambierà il mondo.  Giovanni, il discepolo che Gesù amava. 

DON ORIONE: “Gesù dal presepio ci grida:    “Carità! Carità! Carità!”.  È la carità, o miei cari,                                             e solo la carità che salverà il mondo” (7SPA005)

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ECCO IL PROGRAMMA DI S. BIAGIO PER QUESTI PROSSIMI GIORNI :

  • MERCOLEDÌ  26: STEFANOORE 10.30: S. MESSA IL NATALE DI…SANTO  STEFANO! La  gente mi conosce perché  la mia festa capita il 26 di Dicembre, giorno dopo Natale. Uno stesso clima natalizio dunque per la nascita di Gesù e per il mio martirio,  la mia nascita al cielo. Qui in Paradiso ringrazio continuamente il Signore Gesù. Io non l’ho conosciuto nella sua vita terrena. Anche perché sono nato fuori di Palestina. Solo quando andai a Gerusalemme a perfezionare i miei studi, ho sentito parlare di Lui. Con altri miei compagni di università abbiamo cominciato  ad avvicinarci a quel nuovo gruppo di credenti che si era formato all’interno dell’Ebraismo. Li chiamavamo i Nazareni. Erano Ebrei come noi. Ma essendo stati   con Gesù per ben tre anni ne erano rimasti affascinati. Quando parlavano di lui avevano tutta la forza dei  testimoni.:  INFATTI, NON PER ESSERE ANDATI DIETRO A FAVOLE ARTIFICIOSAMENTE  INVENTATE VI ABBIAMO FATTO CONOSCERE LA POTENZA E LA VENUTA DEL  SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, MA PERCHÉ SIAMO STATI TESTIMONI OCULARI  DELLA SUA GRANDEZZA. (2Pt1,16) All’inizio rimanevamo alquanto perplessi sulle pretese messianiche di questo Gesù  morto  su una croce e poi, a sentir loro,  risorto dai morti . La cosa comunque ci stimolava. Cominciammo a rileggere le  Scritture, con un’altra ottica. Per trovare conferme a quanto essi annunciavano.  Ma la cosa che più ci convinse fu il loro modo di vivere. Provenivano da diverse situazioni di vita. Alcuni ebrei, altri pagani, eppure stavano insieme e si volevano bene. Condividendo ogni cosa.  TUTTI COLORO CHE ERANO DIVENTATI CREDENTI STAVANO  INSIEME E TENEVANO OGNI COSA IN COMUNE;  CHI AVEVA PROPRIETÀ E  SOSTANZE LE VENDEVA E NE FACEVA PARTE A TUTTI, SECONDO IL BISOGNO DI  CIASCUNO. continua nel ritiro…
  •  27 – 30 DICEMBRERITIRO SPIRITUALE DI FINE ANNO 
  1.  “Dio è più grande del nostro cuore”              – 1 GIOVANNI
  2. “Insegnaci a contare i nostri giorni”  –SALMI  SAPIENZIALI

31  DICEMBRE  2018:CAPODANNO ALTERNATIVO   

  • 20:  S. MESSA E  “TE  DEUM” DI RINGRAZIAMENTO
  • 21: CENA IN FRATERNITÀ … SEGUE TOMBOLA…
  • 23.30 – H. 24: MOMENTO DI PREGHIERA…
  • SEGUE MOMENTO CONVIVIALE   E  SCAMBIO DI AUGURI…

 Info e Prenotazioni: donalesiani@gmail.com                                                              333.8890862   3452657330  – 3383506532

  • DAI  «DISCORSI» di S. LEONE MAGNO.  Il nostro SALVATORE, CARISSIMI, OGGI È NATO: RALLEGRIAMOCI! NON C’È SPAZIO PER LA TRISTEZZA NEL GIORNO IN CUI NASCE LA VITA, UNA VITA CHE DISTRUGGE LA PAURA DELLA MORTE E DONA LA GIOIA DELLE PROMESSE ETERNE. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti.
  • ESULTI IL SANTO, PERCHÉ SI AVVICINA AL PREMIO; GIOISCA IL PECCATORE, PERCHÉ GLI È OFFERTO IL PERDONO; LEGGI TUTTO IN COMMENTI
  • A CHI  DARE GESÙ? Tutte le statuine del presepio erano in agitazione, si davano un gran da fare per preparare i doni da portare a Gesù.  Una statuina più povera di tutte, cercava, cercava e non trovava niente di presentabile. Era sconsolata quando le sue compagne si misero in fila per andare alla grotta con le mani piene di doni e tutte sorridenti.  Anche la statuina più povera, pur non avendo nulla, si mise in processione.  Restò sulla soglia: aveva le mani vuote e il cuore pieno di tristezza. Ripeteva dentro di sé: SIGNORE, NON HO NIENTE DA OFFRIRTI, PROPRIO NULLA.  Accadde allora un fatto degno di essere ricordato.   Maria che teneva in braccio Gesù,  per prendere più facilmente i doni che le venivano offerti dalle varie statuine, voleva cedere il Figlio divino a San Giuseppe, ma questi era indaffarato nel chiudere gli spiragli da dove entrava il freddo. A CHI DARE GESÙ?  guardò intorno e vide sulla soglia l’unica statuina che aveva  le mani libere.  Maria allora le porse suo figlio. Così quella statuina  che non  aveva nulla…              EBBE TUTTO.
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  1. CANTICO DELL’ANZIANO
    S. Giovanni XXIII

    “Beati quelli che mi guardano con simpatia.
    Beati quelli che comprendono il mio camminare stanco.
    Beati quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
    Beati quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.
    Beati quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.
    Beati quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
    Beati quelli che comprendono il mio bisogno d’affetto.
    Beati quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
    Beati quelli che si ricordano della mia solitudine.
    Beati quelli che mi sono vicini nella sofferenza.
    Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
    Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.
    Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù.”

  2. S. AGOSTINO
    SAREMO SAZIATI DALLA VISIONE DEL VERBO

    CHI POTRÀ MAI CONOSCERE TUTTI I TESORI DI SAPIENZA E DI SCIENZA CHE CRISTO RACCHIUDE IN SÉ, NASCOSTI NELLA POVERTÀ DELLA SUA CARNE? PER NOI, DA RICCO CHE ERA, EGLI SI È FATTO POVERO, PERCHÉ NOI DIVENTASSIMO RICCHI PER MEZZO DELLA SUA POVERTÀ (CFR. 2 COR 8,9). Assumendo la mortalità dell’uomo e subendo nella sua persona la morte, egli si mostrò a noi nella povertà della condizione umana: non perdette però le sue ricchezze quasi gli fossero state tolte, ma ne promise la rivelazione nel futuro. QUALE IMMENSA RICCHEZZA SERBA A CHI LO TEME E DONA PIENAMENTE A QUELLI CHE SPERANO IN LUI!
    LE NOSTRE CONOSCENZE SONO ORA IMPERFETTE E INCOMPLETE, FINCHÉ NON VENGA IL PERFETTO E IL COMPLETO. MA PROPRIO PER RENDERCI CAPACI DI QUESTO EGLI, CHE È UGUALE AL PADRE NELLA FORMA DI DIO E SIMILE A NOI NELLA FORMA DI SERVO, CI TRASFORMA A SOMIGLIANZA DI DIO. DIVENUTO FIGLIO DELL’UOMO, LUI UNICO FIGLIO DI DIO, RENDE FIGLI DI DIO MOLTI FIGLI DEGLI UOMINI. DOPO AVER NUTRITO NOI SERVI ATTRAVERSO LA FORMA VISIBILE DI SERVO, CI RENDE LIBERI, ATTI A CONTEMPLARE LA FORMA DI DIO.
    Infatti «noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2). Ma che cosa sono quei tesori di sapienza e di scienza, che cosa quelle ricchezze divine, se non la grande realtà capace di colmarci pienamente? Che cosa è quell’abbondanza di dolcezza se non ciò che è capace di saziarci?
    Dunque: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). E in un salmo una voce che ci interpreta o parla per noi, dice rivolgendosi a lui: SARÒ SAZIATO ALL’APPARIRE DELLA TUA GLORIA (CFR. SAL 16,15). Egli e il Padre sono una cosa sola e chi vede lui vede anche il Padre. «Il Signore degli eserciti è il re della gloria» (Sal 23,10). Facendoci volgere a lui, ci mostrerà il suo volto e saremo salvi; ALLORA SAREMO SAZIATI E CI BASTERÀ.
    MA FINO A QUANDO QUESTO NON AVVENGA E NON CI SIA MOSTRATO QUELLO CHE CI APPAGHERÀ, FINO A QUANDO NON BERREMO A QUELLA FONTE DI VITA CHE CI FARÀ SAZI, MENTRE NOI CAMMINIAMO NELLA FEDE, PELLEGRINI LONTANI DA LUI, E ABBIAMO FAME E SETE DI GIUSTIZIA E ANELIAMO CON INDICIBILE DESIDERIO ALLA BELLEZZA DI CRISTO CHE SI SVELERÀ NELLA FORMA DI DIO, CELEBRIAMO CON DEVOZIONE IL NATALE DI CRISTO NATO NELLA FORMA DI SERVO.
    SE NON POSSIAMO ANCORA CONTEMPLARLO PERCHÉ È STATO GENERATO DAL PADRE PRIMA DELL’AURORA, FESTEGGIAMOLO PERCHÉ NELLA NOTTE È NATO DALLA VERGINE. SE NON LO COMPRENDIAMO ANCORA, PERCHÉ IL SUO NOME RIMANE DAVANTI AL SOLE (CFR. SAL 71,17), RICONOSCIAMO IL SUO TABERNACOLO POSTO NEL SOLE. SE ANCORA NON VEDIAMO L’UNIGENITO CHE RIMANE NEL PADRE, RICORDIAMO LO SPOSO CHE ESCE DALLA STANZA NUZIALE (CFR. SAL 18,6). SE ANCORA NON SIAMO PREPARATI AL BANCHETTO DEL NOSTRO PADRE, RICONOSCIAMO IL PRESEPE DEL NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.

  3. san Massimo il Confessore, abate
    MISTERO SEMPRE NUOVO

    IL VERBO DI DIO FU GENERATO SECONDO LA CARNE UNA VOLTA PER TUTTE. ORA, PER LA SUA BENIGNITÀ VERSO L’UOMO, DESIDERA ARDENTEMENTE DI NASCERE SECONDO LO SPIRITO IN COLORO CHE LO VOGLIONO E DIVIENE BAMBINO CHE CRESCE CON IL CRESCERE DELLE LORO VIRTÙ. SI MANIFESTA IN QUELLA MISURA DI CUI SA CHE È CAPACE CHI LO RICEVE. NON RESTRINGE LA VISUALE IMMENSA DELLA SUA GRANDEZZA PER INVIDIA E GELOSIA, MA SAGGIA, QUASI MISURANDOLA, LA CAPACITÀ DI COLORO CHE DESIDERANO VEDERLO. Così il Verbo di Dio, pur manifestandosi nella misura di coloro che ne sono partecipi, rimane tuttavia sempre imperscrutabile a tutti, data l’elevatezza del mistero. Per questa ragione l’Apostolo di Dio, considerando con sapienza la portata del mistero, dice: «GESÙ CRISTO È LO STESSO IERI, OGGI E SEMPRE!» (Eb 13,8), intendendo dire in tal modo che il mistero è sempre nuovo e non invecchia mai per la comprensione di nessuna mente umana.
    Cristo Dio nasce e si fa uomo, prendendo un corpo dotato di un’anima intelligente, lui, che aveva concesso alle cose di uscire dal nulla. Dall’oriente una stella che brilla in pieno giorno guida i magi verso il luogo dove il Verbo ha preso carne, per dimostrare misticamente che il Verbo contenuto nella legge e nei profeti supera ogni conoscenza dei sensi e conduce le genti alla suprema luce della conoscenza.
    Infatti la parola della legge e dei profeti, a guisa di stella, rettamente intesa, conduce a riconoscere il Verbo incarnato coloro che in virtù della grazia sono stati chiamati secondo il beneplacito divino.
    DIO SI FA PERFETTO UOMO, NON CAMBIANDO NULLA DI QUANTO È PROPRIO DELLA NATURA UMANA, TOLTO, SI INTENDE IL PECCATO, CHE DEL RESTO NON LE APPARTIENE. SI FA UOMO PER PROVOCARE IL DRAGONE INFERNALE AVIDO E IMPAZIENTE DI DIVORARE LA SUA PREDA CIOÈ L’UMANITÀ DEL CRISTO. CRISTO IN EFFETTI, GLI DÀ IN PASTO LA SUA CARNE. QUELLA CARNE PERÒ DOVEVA TRAMUTARSI PER IL DIAVOLO IN VELENO. LA CARNE ABBATTEVA TOTALMENTE IL MOSTRO CON LA POTENZA DELLA DIVINITÀ CHE IN ESSA SI CELAVA. PER LA NATURA UMANA, INVECE, SAREBBE STATA IL RIMEDIO, PERCHÉ L’AVREBBE RIPORTATA ALLA GRAZIA ORIGINALE CON LA FORZA DELLA DIVINITÀ IN ESSA PRESENTE.
    Come infatti il dragone, avendo istillato il suo veleno nell’albero della scienza, aveva rovinato il genere umano, facendoglielo gustare, così il medesimo, presumendo divorare la carne del Signore, fu rovinato e spodestato per la potenza della divinità che era in essa.
    MA IL GRANDE MISTERO DELL’INCARNAZIONE DIVINA RIMANE PUR SEMPRE UN MISTERO. IN EFFETTI COME PUÒ IL VERBO, CHE CON LA SUA PERSONA È ESSENZIALMENTE NELLA CARNE, ESSERE AL TEMPO STESSO COME PERSONA ED ESSENZIALMENTE TUTTO NEL PADRE? COSÌ COME PUÒ LO STESSO VERBO, TOTALMENTE DIO PER NATURA, DIVENTARE TOTALMENTE UOMO PER NATURA? E QUESTO SENZA ABDICARE PER NIENTE NÉ ALLA NATURA DIVINA, PER CUI È DIO, NÉ ALLA NOSTRA, PER CUI È DIVENUTO UOMO?
    SOLTANTO LA FEDE ARRIVA A QUESTI MISTERI, ESSA CHE È LA SOSTANZA E LA BASE DI QUELLE COSE CHE SUPERANO OGNI COMPRENSIONE DELLA MENTE UMANA.

  4. Un Dio bambino che si fa coprire di baci
    (Jean Paul Sartre)
    La Vergine è pallida e guarda il bambino. Bisognerebbe dipingere sul suo viso, quella meraviglia ansiosa che non è apparsa che una sola volta su un volto umano. Perché il Cristo è il suo figlio, la carne della sua carne e frutto del suo ventre. Lo ha portato nove mesi in se stessa e gli darà il seno e il suo latte diverrà il sangue di Dio. In alcuni momenti la tentazione è così forte che dimentica che è il figlio di Dio.
    Lo stringe nelle sue braccia e gli sussurra “Piccolo mio”. Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: Dio è là, e viene presa da uno sgomento religioso per questo Dio muto, per questo bambino che in un certo senso mette paura.
    Tutte le madri sono un po’ frastornate, per un attimo, davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino, e si sentono esiliate davanti a questa nuova vita fatta della loro vita, abitata da pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato strappato più crudelmente e rapidamente da sua madre, perché è Dio e supera in tutto, ciò che lei potrebbe immaginare. Ma penso che ci siano anche altri momenti, rapidi e sfuggenti, in cui lei sente che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio.
    Lo guarda e pensa “Questo Dio è il mio bambino. Questa carne è la mia carne, è fatto di me, ha i miei occhi e la forma della sua bocca, è simile alla mia, mi assomiglia, è Dio e mi assomiglia”.
    Nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per sé sola, un Dio piccolissimo da stringere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride.
    Ed è in quei momenti che dipingerei Maria se fossi un pittore.

  5. S. AGOSTINO: I DUE PRECETTI DELL’AMORE

    È VENUTO IL SIGNORE, MAESTRO DI CARITÀ, PIENO EGLI STESSO DI CARITÀ, A RICAPITOLARE LA PAROLA SULLA TERRA (CFR. RM 9, 28), COME DI LUI FU PREDETTO, E HA MOSTRATO CHE LA LEGGE E I PROFETI SI FONDANO SUI DUE PRECETTI DELL’AMORE. RICORDIAMO INSIEME, FRATELLI, QUALI SONO QUESTI DUE PRECETTI. Essi devono esservi ben noti e non solo venirvi in mente quando ve li richiamiamo: non si devono mai cancellare dai vostri cuori. Sempre in ogni istante abbiate presente che BISOGNA AMARE DIO E IL PROSSIMO: DIO CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTA LA MENTE; E IL PROSSIMO COME SE STESSI (CFR. MT 22, 37. 39). Questo dovete sempre pensare, meditare e ricordare, praticare e attuare. L’amore di Dio è il primo come comandamento, ma l’amore del prossimo è primo come attuazione pratica. COLUI CHE TI DÀ IL COMANDO DELL’AMORE IN QUESTI DUE PRECETTI, NON TI INSEGNA PRIMA L’AMORE DEL PROSSIMO, POI QUELLO DI DIO, MA VICEVERSA.
    SICCOME PERÒ DIO TU NON LO VEDI ANCORA, AMANDO IL PROSSIMO TI ACQUISTI IL MERITO DI VEDERLO; AMANDO IL PROSSIMO PURIFICHI L’OCCHIO PER POTER VEDERE DIO, COME CHIARAMENTE AFFERMA GIOVANNI: Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (cfr. 1 Gv 4,20). Se sentendoti esortare ad amare Dio, tu mi dicessi: Mostrami colui che devo amare, io non potrei che risponderti con Giovanni: Nessuno mai vide Dio (cfr. Gv 1,18). Ma perché tu non ti creda escluso totalmente dalla possibilità di vedere Dio, lo stesso Giovanni dice: «DIO È AMORE; CHI STA NELL’AMORE DIMORA IN DIO» (1 Gv 4,16). Tu dunque ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest’amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio.
    COMINCIA QUINDI AD AMARE IL PROSSIMO. SPEZZA IL TUO PANE CON CHI HA FAME, INTRODUCI IN CASA I MISERI SENZA TETTO, VESTI CHI VEDI IGNUDO, E NON DISPREZZARE QUELLI DELLA TUA STIRPE (CFR. IS 58,7). FACENDO QUESTO CHE COSA OTTERRAI? «ALLORA LA TUA LUCE SORGERÀ COME L’AURORA» (IS 58,8). LA TUA LUCE È IL TUO DIO, EGLI È PER TE LA LUCE MATTUTINA PERCHÉ VERRÀ DOPO LA NOTTE DI QUESTO MONDO: EGLI NON SORGE NE TRAMONTA, RISPLENDE SEMPRE.
    AMANDO IL PROSSIMO E PRENDENDOTI CURA DI LUI, TU CAMMINI. E DOVE TI CONDUCE IL CAMMINO SE NON AL SIGNORE, A COLUI CHE DOBBIAMO AMARE CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTA LA MENTE? AL SIGNORE NON SIAMO ANCORA ARRIVATI, MA IL PROSSIMO L’ABBIAMO SEMPRE CON NOI. AIUTA, DUNQUE IL PROSSIMO CON IL QUALE CAMMINI, PER POTER GIUNGERE A COLUI CON IL QUALE DESIDERI RIMANERE.

  6. UNA SOLA ANIMA IN DUE CORPI
    Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo.

    ERAVAMO AD ATENE, PARTITI DALLA STESSA PATRIA,
    divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama
    d’imparare, e di nuovo insieme, come per Un accordo, ma in
    realtà per disposizione divina. Allora non SOLO IO MI
    SENTIVO PRESO DA VENERAZIONE VERSO IL MIO GRANDE
    BASILIO per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi…MA inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano.
    Molti però già lo stimavano grandemente avendolo ben
    conosciuto e ascoltato in precedenza.
    Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. QUESTO L’INIZIO DELLA NOSTRA AMICIZIA; DI QUI L’INCENTIVO AL NOSTRO STRETTO RAPPORTO; COSÌ CI SENTIMMO PRESI DA MUTUO AFFETTO.
    Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
    CI GUIDAVA LA STESSA ANSIA DI SAPERE, COSA FRA TUTTE ECCITATRICE D’INVIDIA; EPPURE FRA NOI NESSUNA INVIDIA, SI APPREZZAVA INVECE L’EMULAZIONE. QUESTA ERA LA NOSTRA GARA: NON CHI FOSSE IL PRIMO, MA CHI PERMETTESSE ALL’ALTRO DI ESSERLO.
    Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro. L’OCCUPAZIONE E LA BRAMA UNICA PER AMBEDUE ERA LA VIRTÙ, E VIVERE TESI ALLE FUTURE SPERANZE E COMPORTARCI COME SE FOSSIMO ESULI DA QUESTO MONDO, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù. E NON CI SI ADDEBITI A PRESUNZIONE SE DICO CHE ERAVAMO L’UNO ALL’ALTRO NORMA E REGOLA PER DISTINGUERE IL BENE DAL MALE. E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, PER NOI INVECE ERA GRANDE REALTÀ E GRANDE ONORE ESSERE E CHIAMARCI CRISTIANI.

  7. Tratto da PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO

    “Tu, o Dio dell’eternità, ti sei fatto uomo per noi.
    Tu sei il Signore della storia.
    Il nostro tempo, unito a te, diventa eternità.
    Anche quest’anno trascorso non muore più”.

  8. AI SUOI AMICI IL SIGNORE DÀ IL PANE NEL SONNO (TONINO BELLO)
    ECCOCI, SIGNORE, DAVANTI A TE. COL FIATO GROSSO… FORSE MAI, COME IN QUESTO CREPUSCOLO DELL’ANNO, sentiamo nostre le parole di PIETRO: “ABBIAMO FATICATO TUTTA LA NOTTE, E NON ABBIAMO PRESO NULLA”. Vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che SENZA DI TE NON POSSIAMO FAR NULLA. Grazie, perché ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci la casa, INVANO VI FATICANO I COSTRUTTORI. E che, se tu non custodisci la città, INVANO VEGLIA IL CUSTODE. E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore, non è un investimento redditizio SE CI MANCHI TU. Il Salmo 127, CI AVVERTE che, IL PANE, TU AI TUOI AMICI LO DAI NEL SONNO…MA BISOGNA ESSERTI AMICI. Bisogna godere della tua comunione. BISOGNA VIVERE UNA VITA INTERIORE PROFONDA.…MA CI SONO ALTRI MOTIVI, SIGNORE, CHE, AL TERMINE DELL’ANNO, ESIGONO IL NOSTRO RENDIMENTO DI GRAZIE. Grazie, perché ci conservi nel tuo amore. Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco per i nostri peccati. Perché continui ad aver fiducia in noi, pur vedendo che tantissime altre persone ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni. GRAZIE, PERCHÉ ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi. Perché ci infondi il coraggio di CELEBRARE I SANTI MISTERI, anche quando la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa sprofondare nella vergogna. GRAZIE, PERCHÉ ci sai mettere sulla bocca le parole giuste, anche quando i l nostro cuore è lontano da te. GRAZIE, PERCHÉ continui a custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci, come fa la madre con i figli più discoli. PERCHÉ SEI UN AMICO VERAMENTE UNICO, e non fai venir meno agli occhi degli uomini i motivi per i quali, nonostante tutto, continuiamo a essere reverendi. GRAZIE, SIGNORE, PERCHÉ non finisci di scommettere su di noi. Perché, a dispetto delle letture deficitarie delle nostre contabilità, non ci fai disperare. Anzi, ci metti nell’anima un così VIVO DESIDERIO DI RICUPERO, che già vediamo il nuovo anno come spazio della speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, d’ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza. DONACI UN FUTURO gravido di luce e di amore per la vita. aiutaci a spendere per te tutto quello che abbiamo e che siamo. E LA VERGINE TUA MADRE CI INTENERISCA IL CUORE. FINO ALLE LACRIME.

  9. IL NATALE DEL SIGNORE È… IL NATALE DELLA PACE
    … LA FESTA D’OGGI RINNOVA PER NOI I SACRI INIZI DI GESÙ, NATO DALLA VERGINE MARIA. E mentre celebriamo in adorazione la nascita del nostro Salvatore, ci troviamo a celebrare il nostro inizio: LA NASCITA DI CRISTO SEGNA L’INIZIO DEL POPOLO CRISTIANO; IL NATALE DEL CAPO È IL NATALE DEL CORPO. Sebbene tutti i figli della Chiesa ricevano la chiamata ciascuno nel suo momento e siano distribuiti nel corso del tempo, pure TUTTI INSIEME, NATI DAL FONTE BATTESIMALE, SONO GENERATI CON CRISTO IN QUESTA NATIVITÀ, COSÌ COME CON CRISTO SONO STATI CROCIFISSI NELLA PASSIONE, RISUSCITATI NELLA RISURREZIONE, COLLOCATI ALLA DESTRA DEL PADRE NELL’ASCENSIONE. Ogni credente, che in qualsiasi parte del mondo viene rigenerato in Cristo, diventa uomo nuovo con una seconda nascita. Ormai non appartiene più alla discendenza del padre secondo la carne, ma alla generazione del SALVATORE CHE SI È FATTO FIGLIO DELL’UOMO PERCHÉ NOI POTESSIMO DIVENIRE FIGLI DI DIO. Se egli non scendesse a noi in questo abbassamento della nascita, NESSUNO CON I PROPRI MERITI POTREBBE SALIRE A LUI. Per onorare la presente festa, che cosa possiamo trovare di più confacente, FRA TUTTI I DONI DI DIO, SE NON LA PACE, QUELLA PACE, CHE FU ANNUNZIATA LA PRIMA VOLTA DAL CANTO DEGLI ANGELI ALLA NASCITA DEL SIGNORE? LA PACE GENERA I FIGLI DI DIO, NUTRE L’AMORE, CREA L’UNIONE; ESSA È RIPOSO DEI BEATI, DIMORA DELL’ETERNITÀ. SUO PROPRIO COMPITO E SUO BENEFICIO PARTICOLARE È DI UNIRE A DIO COLORO CHE SEPARA DAL MONDO DEL MALE.
    Quelli dunque che non da sangue né da volere di carne né da volere d’uomo, ma da Dio sono nati (cfr. Gv 1,13), offrano al Padre i loro cuori di figli uniti nella pace. Tutti i membri della famiglia adottiva di Dio si incontrino in Cristo, primogenito della nuova creazione. Il Padre infatti nella sua bontà gratuita adottò come suoi eredi non quelli che si sentivano divisi da discordie e incompatibilità vicendevoli, bensì quelli che sinceramente vivevano ed amavano la loro mutua fraterna unione. Infatti quanti sono stati plasmati secondo un unico modello, devono possedere una comune omogeneità di spirito. IL NATALE DEL SIGNORE È IL NATALE DELLA PACE. Lo Dice L’apostolo: EGLI È LA NOSTRA PACE, EGLI CHE DI DUE POPOLI NE HA FATTO UNO SOLO PERCHÉ, SIA GIUDEI SIA PAGANI, «PER MEZZO DI LUI POSSIAMO PRESENTARCI AL PADRE IN UN SOLO SPIRITO» (EF 2,18).

  10. DALLE STEPPE RUSSE
    (Rainer Maria Rilke, Monte Croce di Perlè – Idro)
    Spegnimi gli occhi
    E IO TI VEDO ANCORA.
    Rendimi sordo
    E ODO LA TUA VOCE.
    Mozzami i piedi
    E CORRO LA TUA STRADA.
    Senza parole
    A TE SCIOLGO PREGHIERE.
    Spezzami le braccia
    E IO TI STRINGO.
    SE FERMI IL CUORE
    BATTE IL MIO CERVELLO.
    ARDI ANCHE QUESTO
    E IL MIO SANGUE, ALLORA,
    TI ACCOGLIERÀ, SIGNORE,
    IN OGNI STILLA.

  11. LA CASA DI NAZARETH È LA SCUOLA dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
    QUI TUTTO HA UNA VOCE, TUTTO HA UN SIGNIFICATO. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. OH! COME VOLENTIERI VORREMMO RITORNARE FANCIULLI e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! 1. IN PRIMO LUOGO ESSA CI INSEGNA IL SILENZIO. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. OH! SILENZIO DI NAZARETH, INSEGNACI AD ESSERE FERMI NEI BUONI PENSIERI, INTENTI ALLA VITA INTERIORE, PRONTI A BEN SENTIRE LE SEGRETE ISPIRAZIONI DI DIO E LE ESORTAZIONI DEI VERI MAESTRI. INSEGNACI QUANTO IMPORTANTI E NECESSARI SIANO IL LAVORO DI PREPARAZIONE, LO STUDIO, LA MEDITAZIONE, L’INTERIORITÀ DELLA VITA, LA PREGHIERA, CHE DIO SOLO VEDE NEL SEGRETO.
    2. QUI COMPRENDIAMO IL MODO DI VIVERE IN FAMIGLIA. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale.
    3, INFINE IMPARIAMO LA LEZIONE DEL LAVORO. OH! DIMORA DI NAZARETH, CASA DEL FIGLIO DEL FALEGNAME! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; QUI INFINE VOGLIAMO SALUTARE GLI OPERAI DI TUTTO IL MONDO E MOSTRAR LORO IL GRANDE MODELLO, IL LORO DIVINO FRATELLO, IL PROFETA DI TUTTE LE GIUSTE CAUSE CHE LI RIGUARDANO, CIOÈ CRISTO NOSTRO SIGNORE. Paolo VI, 5 gennaio

  12. DAI «DISCORSI» DI SAN BERNARDO, ABATE

    NELLA PIENEZZA DEI TEMPI È VENUTA ANCHE LA PIENEZZA DELLA DIVINITÀ

    SI SONO MANIFESTATE LA BONTÀ E L’UMANITÀ DI DIO SALVATORE NOSTRO (cfr. Tt 2,11). RINGRAZIAMO DIO CHE CI FA GODERE DI UNA CONSOLAZIONE COSÌ GRANDE IN QUESTO NOSTRO PELLEGRINAGGIO DI ESULI, IN QUESTA NOSTRA MISERIA. Prima che apparisse l’umanità, la bontà era nascosta: eppure c’era anche prima, perché la misericordia di Dio è dall’eternità. Ma come si poteva sapere che è così grande? Era promessa, ma non si faceva sentire, e quindi da molti non era creduta. Molte volte e in diversi modi il Signore parlava nei profeti (cfr. Eb 1,1). Io – diceva – nutro pensieri di pace, non di afflizione (cfr. Ger 29,11). Ma che cosa rispondeva l’uomo, sentendo l’afflizione e non conoscendo la pace? Fino a quando dite: Pace, pace, e pace non c’è? Per questo gli annunziatori di pace piangevano amaramente (cfr. Is 33,7) dicendo: Signore, chi ha creduto al nostro annunzio? (cfr. Is 53,1).
    MA ORA ALMENO GLI UOMINI CREDONO DOPO CHE HANNO VISTO, PERCHÉ LA TESTIMONIANZA DI DIO È DIVENTATA PIENAMENTE CREDIBILE (CFR. SAL 92,5). PER NON RESTARE NASCOSTO NEPPURE ALL’OCCHIO TORBIDO, EGLI HA POSTO NEL SOLE IL SUO TABERNACOLO (CFR. SAL 18,6).
    ECCO LA PACE: NON PROMESSA, MA INVIATA; NON DIFFERITA, MA DONATA; NON PROFETATA, MA PRESENTE. DIO PADRE HA INVIATO SULLA TERRA UN SACCO, PER COSÌ DIRE, PIENO DELLA SUA MISERICORDIA; UN SACCO CHE FU STRAPPATO A PEZZI DURANTE LA PASSIONE PERCHÉ NE USCISSE IL PREZZO CHE CHIUDEVA IN SÉ IL NOSTRO RISCATTO; UN SACCO CERTO PICCOLO, MA PIENO, SE CI È STATO DATO UN PICCOLO (CFR. IS 9,5) IN CUI PERÒ «ABITA CORPORALMENTE TUTTA LA PIENEZZA DELLA DIVINITÀ» (COL 2,9). QUANDO VENNE LA PIENEZZA DEI TEMPI, VENNE ANCHE LA PIENEZZA DELLA DIVINITÀ.
    Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità. Manifestandosi Dio nell’uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa.
    NULLA MOSTRA MAGGIORMENTE LA SUA MISERICORDIA CHE L’AVER EGLI ASSUNTO LA NOSTRA STESSA MISERIA. SIGNORE, CHE È QUEST’UOMO PERCHÉ TI CURI DI LUI E A LUI RIVOLGA LA TUA ATTENZIONE? (cfr. Sal 8,5; Eb 2,6).
    Da questo sappia l’uomo quanto Dio si curi di lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi. NON DOMANDARE, UOMO, CHE COSA SOFFRI TU, MA CHE COSA HA SOFFERTO LUI. DA QUELLO A CUI EGLI GIUNSE PER TE, RICONOSCI QUANTO TU VALGA PER LUI, E CAPIRAI LA SUA BONTÀ ATTRAVERSO LA SUA UMANITÀ. COME SI È FATTO PICCOLO INCARNANDOSI, COSÌ SI È MOSTRATO GRANDE NELLA BONTÀ; E MI È TANTO PIÙ CARO QUANTO PIÙ PER ME SI È ABBASSATO. SI SONO MANIFESTATE – DICE L’APOSTOLO – LA BONTÀ E L’UMANITÀ DI DIO NOSTRO SALVATORE (CFR. TT 3,4). GRANDE CERTO È LA BONTÀ DI DIO E CERTO UNA GRANDE PROVA DI BONTÀ EGLI HA DATO CONGIUNGENDO LA DIVINITÀ CON L’UMANITÀ.

  13. SILENCE (Khalil Gibran)

    “There is something greater and purer
    than what the mouth pronunciation.
    Silence illuminates the soul,
    whispers in the hearts and unites them.
    Silence takes us away from ourselves,
    us sailing in the firmament of the spirit,
    us closer to the sky;
    makes us feel that the body
    is nothing more than a prison,
    and this world is a place of exile.”
    ———————————————
    IL SILENZIO

    “Esiste qualcosa di più grande e più puro
    rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
    Il silenzio illumina l’anima,
    sussurra ai cuori e li unisce.
    Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
    ci fa veleggiare
    nel firmamento dello spirito,
    ci avvicina al cielo;
    ci fa sentire che il corpo
    è nulla più che una prigione,
    e questo mondo è un luogo d’esilio.”

  14. IL PARADOSSO DEL NOSTRO TEMPO È CHE …

    Abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
    autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
    Spendiamo di più, comperiamo di più, ma godiamo meno.
    Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole… Abbiamo più istruzione, più esperti, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, ridiamo troppo poco, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa tv, E PREGHIAMO DI RADO. PARLIAMO TROPPO, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. ABBIAMO AGGIUNTO ANNI ALLA VITA, MA NON VITA AGLI ANNI. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare il pianerottolo per incontrare un nuovo vicino di casa. Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, ma COMUNICHIAMO SEMPRE MENO. QUESTI SONO I TEMPI DI DUE REDDITI E PIÙ DIVORZI, CASE PIÙ BELLE MA FAMIGLIE DISTRUTTE. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso, e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti, al calmarti, all’ucciderti.
    RICORDATI … di spendere del tempo con le persone che ti sono vicine ora, perché non saranno con te per sempre.
    RICORDATI di dare un caloroso abbraccio alle persone che ti stanno a fianco, perchè è l’unico tesoro che non costa nulla. RICORDATI di dire “TI VOGLIO BENE” alle persone care. Un bacio e un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell’anima. Dedica tempo agli affetti, dedica tempo alla conversazione, e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente. George Carlin

  15. S. AGOSTINO: LA VITA SI È MANIFESTATA NELLA CARNE
    «CIÒ CHE ERA FIN DA PRINCIPIO, CIÒ CHE NOI ABBIAMO UDITO, CIÒ CHE NOI ABBIAMO VEDUTO CON I NOSTRI OCCHI E CIÒ CHE LE NOSTRE MANI HANNO TOCCATO DEL VERBO DELLA VITA» (CFR. 1 GV 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché «il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi?» (cfr. Gv 1, 14). IL VERBO CHE SI È FATTO CARNE, PER POTER ESSERE TOCCATO CON MANO, COMINCIÒ AD ESSERE CARNE DALLA VERGINE MARIA; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è detto: «Ciò che era fin da principio». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove ora avete udito: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio» (Gv 1, 1).
    Forse qualcuno prende l’espressione «Verbo della vita» come se fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma fate attenzione a quel che si aggiunge: «LA VITA SI È FATTA VISIBILE» (1 GV 1, 2). E’ CRISTO DUNQUE IL VERBO DELLA VITA.
    E come si è fatta visibile? Esisteva fin dal principio, ma non si era ancora manifestata agli uomini; si era manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura? «L’uomo mangiò il pane degli angeli» (Sal 77, 25). DUNQUE LA VITA STESSA SI È RESA VISIBILE NELLA CARNE; SI È MANIFESTATA PERCHÉ LA COSA CHE PUÒ ESSERE VISIBILE SOLO AL CUORE DIVENTASSE VISIBILE ANCHE AGLI OCCHI E RISANASSE I CUORI. SOLO CON IL CUORE INFATTI PUÒ ESSERE VISTO IL VERBO, LA CARNE INVECE ANCHE CON GLI OCCHI DEL CORPO. SI VERIFICAVA DUNQUE ANCHE LA CONDIZIONE PER VEDERE IL VERBO: IL VERBO SI È FATTO CARNE, PERCHÉ LA POTESSIMO VEDERE E FOSSE RISANATO IN NOI CIÒ CHE CI RENDE POSSIBILE VEDERE IL VERBO.
    DISSE: «NOI RENDIAMO TESTIMONIANZA E VI ANNUNZIAMO LA VITA ETERNA, CHE ERA PRESSO IL PADRE E SI È RESA VISIBILE» (1 GV 1, 2), OSSIA, SI È RESA VISIBILE FRA DI NOI; O MEGLIO, SI È MANIFESTATA A NOI.
    «Quello dunque che abbiamo veduto e udito, lo annunziamo anche a voi» (1 Gv 1, 3). Comprenda bene il vostro amore: «Quello che abbiamo veduto e udito, lo annunziamo anche a voi». Essi videro il Signore stesso presente nella carne e ascoltarono le parole dalla bocca del Signore e lo annunziarono a noi. Anche noi perciò abbiamo udito, ma non abbiamo visto.
    SIAMO DUNQUE MENO FORTUNATI DI COLORO CHE HANNO VISTO E UDITO? E come mai allora aggiunge: «Perché anche voi siate in comunione con noi»? (1 Gv 1, 3). Essi hanno visto, noi no eppure siamo in comunione, perché abbiamo una fede comune.
    «La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la vostra gioia sia perfetta» (cfr. 1 Gv. 1, 3-4). AFFERMA LA PIENEZZA DELLA GIOIA NELLA STESSA COMUNIONE, NELLO STESSO AMORE, NELLA STESSA UNITÀ.

  16. …MA SE QUESTO BAMBINO E’ NATO PER NOI…non possiamo alla leggera ” girare pagina ”

    E nel mio piccolo , nei miei dubbi , nella fatica e nella speranza anche di questi giorni voglio fermare l’ omelia di Papa Francesco della notte di Natale in quel ” Voglio arrivare a Betlemme , Signore , perché è lì che MI ATTENDI . E accorgermi che Tu , deposto in una mangiatoia , sei il PANE DELLA MIA VITA….. ”

    Di questi giorni il pensiero che nel “sentirci SUOI ” possiamo trovare un po’ di Gioia e Coraggio , di Riposo e Spinta dell’andare avanti :
    nel ” sentirci SUOI ! ” …come ” chiamati .. pecore ..o piccola scheggia della SUA croce “..ma ” SUOI ” , in un ” SUO eterno progetto per noi ”

    Buona giornata

  17. DIO AMA CIÒ CHE È PERDUTO
    (Dietrich Bonhoeffer)

    Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. Dio ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; DOVE GLI UOMINI DICONO “PERDUTO”, LÌ EGLI DICE “SALVATO”;
    DOVE GLI UOMINI DICONO “NO”, LÌ EGLI DICE “SÌ”.
    Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. DOVE GLI UOMINI DICONO “SPREGEVOLE”, LÌ DIO ESCLAMA “BEATO”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, PROPRIO LÌ DIO CI È VICINO COME MAI LO ERA STATO PRIMA.
    LÌ EGLI VUOLE IRROMPERE NELLA NOSTRA VITA, LÌ CI FA SENTIRE IL SUO APPROSSIMARSI, AFFINCHÉ COMPRENDIAMO IL MIRACOLO DEL SUO AMORE, DELLA SUA VICINANZA E DELLA SUA GRAZIA.

  18. OSSERVA, UOMO, CHE COSA È DIVENTATO PER TE DIO: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. TU una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente (CF. GN 2, 19-20); IL TUO CREATORE INVECE PER TE GIACEVA BAMBINO IN UNA MANGIATOIA E NON CHIAMAVA PER NOME NEANCHE SUA MADRE. TU in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; LUI PER OBBEDIENZA È VENUTO COME CREATURA MORTALE IN UN ANGUSTISSIMO RIPARO, PERCHÉ MORENDO RITROVASSE TE CHE ERI MORTO. TU che eri uomo hai voluto diventare DIO E COSÌ SEI MORTO (CF. GN 3); LUI CHE ERA DIO VOLLE DIVENTARE UOMO PER RITROVARE COLUI CHE ERA MORTO. LA SUPERBIA UMANA TI HA TANTO SCHIACCIATO CHE POTEVA SOLLEVARTI SOLTANTO L’UMILTÀ DIVINA.

  19. La nostra casa
    (Mons. Claudio Civetti, Rinascita cristiana)
    La nostra casa, Signore, sia salda,
    perché fondata su di te, che sei la roccia;
    luminosa, perché illuminata da te,
    che sei la luce;
    serena perché guardata da te,
    che sei la gioia;
    silente, perché governata da te,
    che sei la pace;
    ospitale, perché abitata da te,
    che sei l’amore.
    Nessuno, Signore, venga alla nostra casa
    senza esservi accolto;
    nessuno, vi pianga
    senza essersi consolato;
    nessuno vi ritorni
    senza ritrovarti nella preghiera,
    nell’amore e nella pace.

  20. FRANCISCO – TWITTER – NAVIDAD – 25-XII-2018
    ¡Cristo ha nacido por nosotros! Vengan todos los que buscan el Rostro de Dios: aquí está, en ese Niño acostado en un pesebre

  21. S. LUIGI ORIONE

     E VORREI FARMI CIBO SPIRITUALE PER I MIEI FRATELLI CHE HANNO FAME E SETE DI VERITÀ E DI DIO; VORREI VESTIRE DI DIO GLI IGNUDI, DARE LA LUCE DI DIO AI CIECHI E AI BRAMOSI DI MAGGIOR LUCE, APRIRE I CUORI ALLE INNUMEREVOLI MISERIE UMANE E FARMI SERVO DEI SERVI DISTRIBUENDO LA MIA VITA AI PIÙ INDIGENTI E DERELITTI; VORREI DIVENTARE LO STOLTO DI CRISTO E VIVERE E MORIRE DELLA STOLTEZZA DELLA CARITÀ PER I MIEI FRATELLI! AMARE SEMPRE E DARE LA VITA CANTANDO L’AMORE! SPOGLIARMI DI TUTTO! SEMINARE LA CARITÀ LUNGO OGNI SENTIERO; SEMINARE DIO IN TUTTI I MODI, IN TUTTI I SOLCHI; DIVENTARE UN UOMO BUONO TRA I MIEI FRATELLI; ABBASSARE, STENDERE SEMPRE LE MANI E IL CUORE A RACCOGLIERE PERICOLANTI DEBOLEZZE E MISERIE E PORLE SULL’ALTARE, PERCHÉ IN DIO DIVENTINO LE FORZE DI DIO E GRANDEZZA DI DIO. CARITÀ! VOGLIO CANTARE LA CARITÀ! AVERE UNA GRAN PIETÀ PER TUTTI! 036PG
     I NEMICI MI CAVINO PURE GLI OCCHI, BASTA CHE MI LASCINO IL CUORE PER AMARLI. E LE MIE LABBRA NON MANDERANNO CHE BENEDIZIONI E IL MIO CUORE NON MANDERÀ CHE AMORE ”

  22. LA SCALA DELLA CARITA’
    Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe
    ** Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. PORTÒ IL DONO DELLA CARITÀ, CHE CONDUCE GLI UOMINI ALLA COMUNIONE CON DIO. LA CARITÀ CHE FECE SCENDERE CRISTO DAL CIELO SULLA TERRA, INNALZÒ STEFANO DALLA TERRA AL CIELO. LA carità, che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato. Stefano per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti. Sostenuto dalla forza della carità, vinse Saulo che infieriva crudelmente e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole. ED ECCO CHE ORA PAOLO È FELICE CON STEFANO, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano. QUANTO È VERACE QUELLA VITA, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, PERCHÉ LA CARITÀ ESULTA IN TUTT’E DUE. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli. La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
    Perciò, Fratelli, poiché CRISTO CI HA DATO LA SCALA DELLA CARITÀ, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.

  23. “S. NATALE 2018”
    O PADRE, TU hai voluto far brillare nelle tenebre di questo mondo
    una luce gioiosa; IL VOLTO DI UN BAMBINO AVVOLTO IN FASCE, IL VOLTO
    DEL TUO FIGLIO FATTO UOMO. Solo in LUI noi possiamo trovare la
    PACE che ci libera da ogni inquietudine, l’umiltà che ci strappa
    all’arroganza, la gioia che vince ogni tristezza. PADRE, INSEGNACI A
    CERCARE IL TUO VOLTO in ciò che è piccolo per scoprire che solo TU SEI
    GRANDE. ( A. P. )

  24. A CHI DARE GESÙ?

    Tutte le statuine del presepio erano in agitazione, si davano un gran da fare per preparare i doni da portare a Gesù. Una statuina più povera di tutte, cercava, cercava e non trovava niente di presentabile. Era sconsolata quando le sue compagne si misero in fila per andare alla grotta con le mani piene di doni e tutte sorridenti. Anche la statuina più povera, pur non avendo nulla, si mise in processione. Restò sulla soglia: aveva le mani vuote e il cuore pieno di tristezza. Ripeteva dentro di sé: Signore, non ho niente da offrirti, proprio nulla. Accadde allora un fatto degno di essere ricordato. Maria che teneva in braccio Gesù bambino, per prendere più facilmente i doni che le venivano offerti dalle varie statuine. Voleva cedere il Figlio divino a San Giuseppe, ma questi era indaffarato nel chiudere gli spiragli da dove entrava il freddo. A chi dare Gesù? Guardò intorno e vide sulla soglia l’unica statuina che aveva le mani libere. Maria allora le porse suo Figlio. Così quella statuina che non aveva nulla, ebbe tutto.

  25. N A T A L E (S. Leone Magno)
    Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! NON C’È SPAZIO PER LA TRISTEZZA nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: ESULTI IL SANTO, perché si avvicina al premio; GIOISCA IL PECCATORE, perché gli è offerto il perdono; O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani…RINUNZIAMO ALLE OPERE DELLA CARNE. RICONOSCI, CRISTIANO, LA TUA DIGNITÀ e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. RICÒRDATI chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. RICÒRDATI che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del regno di Dio. CON IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO SEI DIVENTATO TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. RICORDA CHE IL PREZZO PAGATO PER IL TUO RISCATTO È IL SANGUE DI CRISTO.

  26. IL NATALE DI…SANTO STEFANO!

    La gente mi conosce perché la mia festa capita il 26 di Dicembre, giorno dopo Natale. Uno stesso clima natalizio dunque per la nascita di Gesù e per il mio martirio, la mia nascita al cielo. Qui in Paradiso ringrazio continuamente il Signore Gesù. Io non l’ho conosciuto nella sua vita terrena. Anche perché sono nato fuori di Palestina. Solo quando andai a Gerusalemme a perfezionare i miei studi, ho sentito parlare di Lui. Con altri miei compagni di università abbiamo cominciato ad avvicinarci a quel nuovo gruppo di credenti che si era formato all’interno dell’Ebraismo. Li chiamavamo i Nazareni. Erano Ebrei come noi. Ma essendo stati con Gesù per ben tre anni ne erano rimasti affascinati. Quando parlavano di lui avevano tutta la forza dei testimoni.:
    INFATTI, NON PER ESSERE ANDATI DIETRO A FAVOLE ARTIFICIOSAMENTE INVENTATE VI ABBIAMO FATTO CONOSCERE LA POTENZA E LA VENUTA DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, MA PERCHÉ SIAMO STATI TESTIMONI OCULARI DELLA SUA GRANDEZZA. (2Pt1,16)
    All’inizio rimanevamo alquanto perplessi sulle pretese messianiche di questo Gesù morto su una croce e poi, a sentir loro, risorto dai morti . La cosa comunque ci stimolava. Cominciammo a rileggere le Scritture, con un’altra ottica. Per trovare conferme a quanto essi annunciavano. Ma la cosa che più ci convinse fu il loro modo di vivere. Provenivano da diverse situazioni di vita. Alcuni ebrei, altri pagani, eppure stavano insieme e si volevano bene. Condividendo ogni cosa.
    TUTTI COLORO CHE ERANO DIVENTATI CREDENTI STAVANO INSIEME E TENEVANO OGNI COSA IN COMUNE; 45 CHI AVEVA PROPRIETÀ E SOSTANZE LE VENDEVA E NE FACEVA PARTE A TUTTI, SECONDO IL BISOGNO DI CIASCUNO.
    Era una novità assoluta. Ci affascinava. Abbracciammo la fede cristiana in pienezza. Nella convinzione di non rinnegare nulla, ma di portare a compimento le attese della nostra fede ebraica. Certo che col passare del tempo, nelle difficoltà della convivenza e dei problemi quotidiani, quella atmosfera di perfetta comunione si ridimensionò. Cominciarono i problemi.
    In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. (Atti 6)
    Cose che succedono in tutti i gruppi umani. Bisognava affrontare il problema, parlandone insieme nella comunità. Apprezzai il comportamento degli Apostoli. Volendo salvaguardare il primato della Parola di Dio e favorire la corresponsabilità ci coinvolsero:
    “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico.
    Bisognava dunque far discernimento comunitario. Non serviva continuare a lamentarsi. Era necessario rimboccarsi le maniche. Si procedette all’elezione di 7 di noi disponibili per un servizio di carità.
    Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.
    Mi ritrovai ad essere eletto per primo. Confuso per la stima dimostratami. E contento di rendermi utile in favore dei poveri. Agli apostoli spettò il compito di imporci le mani come segno di un ministero affidatoci ufficialmente dalla Comunità.
    Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
    I frutti non si fecero attendere. La comunità ritrovò presto il suo equilibrio interno e maggior zelo missionario:
    Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme. Anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.
    Questa cosa ci fece sperare in una possibile conversione in massa di tutto il popolo ebraico. Ma così non fu. Il seme del Vangelo doveva marcire sotto terra per dare frutto a suo tempo. Come primo nella lista degli eletti, mi sentivo un poco responsabile del gruppo. Avvertivo che non poteva bastare dare un piatto di minestra ai nostri poveri. Bisognava dare loro anche il Pane della Parola. Dovevamo impegnarci nell’annuncio di Gesù. Cominciai tra i miei compagni di studi. Mi conoscevano bene e mi stimavano anche. Speravo di essere ben accolto. Mi sbagliavo.
    Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei “liberti” comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell’Asia, a disputare con Stefano
    Devo ammetterlo. Non era merito mio. A volte parlando con loro, sentivo che mi uscivano dalla bocca pensieri e parole ispirate dall’alto.
    non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.
    Avvertivo un inspiegabile irrigidimento nei miei confronti. Disposti ad accusarmi di cose assurde:
    “Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
    Fu così che un giorno mi ritrovai scaraventato violentemente in giudizio, davanti alla suprema autorità della nazione:
    E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.
    Accusato come il peggiore dei malfattori e bestemmiatori.
    Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge.
    Mi confortava il pensiero che stavo ripercorrendo le stesse tappe seguite da Gesù:
    Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè”.
    Nel sentir pronunciare il nome benedetto di Gesù, quasi istintivamente alzai gli occhi al cielo come per invocarlo tacitamente. Il cuore si placò. Il volto si distese in uno sguardo di luce.
    E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
    Sentivo su di me gli occhi minacciosi di tutta l’assemblea. Aspettavano che mi difendessi. Dovevo parlare. Mi sembrò un’ultima preziosa opportunità che mi si offriva per aiutare quei miei fratelli a capire. Li invitai a ripercorrere le tappe della nostra storia. A rileggerla con occhi diversi, per vedervi una tensione verso Gesù. Quasi fiume che tenda spontaneamente al mare. Non ci fu verso. Ad ogni mia affermazione su di Lui, compimento della nostra fede, aumentava la loro rabbia nei miei confronti.
    All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
    Non potevo più attendermi comprensione da loro. Da nessuno. Mi raccolsi in preghiera.
    Come d’incanto ebbi la sensazione che il mondo circostante scomparisse. E io mi ritrovai a contemplare la sua gloria
    Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra
    Fu la visione chiara di quanto avevo tentato di spiegare loro con le mie povere parole.
    Con la semplicità di un bambino, ignaro delle conseguenze, lo gridai forte:
    “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”.
    A queste mie parole, fecero un curioso gesto come per cercare di cancellare quanto avevano udito
    Proruppero allora in grida altissime, turandosi gli orecchi
    A quel punto la scena mi divenne confusa. Cominciarono a colpirmi con pietre.
    si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo.
    Prima di cadere, ebbi tempo per vedere, in un angolo, un giovane che mi trafiggeva col suo sguardo compiaciuto:
    E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo
    Lo raccomandai a Gesù. Chiedendo perdono per lui e per tutti. Gesù in croce aveva perdonato i suoi crocifissori. Avevo cercato di imitarlo in vita. Ero contento di morire come Lui, con una parola di perdono sulle labbra.
    “Signore, non imputar loro questo peccato”.
    Potevo rimettere la mia vita nelle sue mani.
    “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Detto questo, morì.
    E il Signore Gesù venne ad accogliermi, secondo la sua promessa:
    quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    Si. Aveva preparato un posto per me. E accanto a me un altro, proprio per quel giovane dallo sguardo fiero che approvava la mia lapidazione. Quando giunse, qualche anno dopo, lo accolsi come Cristo aveva accolto me. Quassù le cose sono tanto diverse. L’unica vendetta è il perdono. L’unica gioia, l’amore puro che ci unisce tutti nella lode a Dio. Che dura per sempre!
    .QUANTO È VERACE QUELLA VITA, FRATELLI, DOVE PAOLO NON RESTA CONFUSO PER L’UCCISIONE DI STEFANO, MA STEFANO SI RALLEGRA DELLA COMPAGNIA DI PAOLO, PERCHÉ LA CARITÀ ESULTA IN TUTTI E DUE.
    SÌ, LA CARITÀ DI STEFANO HA SUPERATO LA CRUDELTÀ DEI GIUDEI, LA CARITÀ DI PAOLO HA COPERTO LA MOLTITUDINE DEI PECCATI, PER LA CARITÀ ENTRAMBI HANNO MERITATO DI POSSEDERE IL REGNO DEI CIELI” (S. FULGENZIO DI RUSPE)

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