DON BEOTTI MARTIRE DEL NAZISMO      BEATO A PIACENZA IL 30 SETTEMBRE

Fu ucciso “in odium fidei” il 20 luglio 1944.                                             Morì facendosi il segno della croce   davanti al plotone di esecuzione.

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  • DAL MARTIRE ANTONINO, il soldato del terzo secolo che depose le armi per abbracciare il Vangelo portando il cristianesimo a Piacenza, fino a don Giuseppe Beotti, ucciso dai tedeschi il 20 luglio 1944 . È stata scelta la festa del patrono della diocesi per annunciare la data di beatificazione dell’ultimo martire piacentino riconosciuto dalla Chiesa, il sacerdote che aiutò TANTI EBREI a mettersi in salvo e pagò col sangue la decisione di non abbandonare i suoi parrocchiani nel pieno delle rappresaglie nazifasciste.

  • SARA’ IL CARDINALE Marcello SEMERARO a presiedere la celebrazione il 30 settembre nella Cattedrale di Piacenza. Don Beotti, di fronte al plotone d’esecuzione, MORI’ FACENDOSI IL SEGNO DELLA CROCE, il breviario nella mano. Quattro giorni prima, dal pulpito aveva formulato questa preghiera: «SE MANCASSE ANCORA UN SACRIFICIO per far cessare questa guerra, SIGNORE, PRENDI ME!».

  • «SOLO SE RIMANIAMO RADICATI IN QUALCUNO che ci trascende possiamo vincere la paura. La paura è ciò che ci indebolisce dal di dentro», ha richiamato il vescovo Adriano Cevolotto nell’omelia della Messa.

  • ANTONINO CI INDICA «CIÒ CHE DEVE ANIMARE OGNI REALTÀ presente nel territorio ossia la ricerca di un bene di tutti e per tutti». Si tratta di promuovere una «città ospitale » in alternativa alla logica dominante di un «io-isolato», che crea solitudini rivendicando diritti individuali e generando conflitti e nuove povertà. Di qui, l’invito alla comunità a curare le relazioni, a dare una risposta ALL’EMERGENZA  ABITATIVA che tocca lavoratori, famiglie immigrate, studenti fuori sede. «Credo sia un’urgenza progettare il recupero di quegli spazi in disuso, occupati fino a tempo fa da caserme »

  • MA NON C’È VERA PROGETTUALITÀ, non c’è futuro se si taglia DIO FUORI DALL’ORIZZONTE DELLA STORIA. « È il richiamo nel “già” del tempo in cui viviamo, di un “non-ancora” che è una promessa senza la quale l’esistenza collassa su se stessa», ha spiegato Cevolotto ricordando la realtà monastica,LE BENEDETTINE

  • « LA CLAUSURA NON E’ UNA CHIUSURA, MA UN’APERTURA ALL’INFINITO nel giocarsi nelle relazioni. Siamo al Carmelo perché IL MONDO E’ IN FIAMME, come diceva Teresa e come si può dire di ogni epoca», ha sottolineato la priora Sr Maria Francesca del Cuore di Gesù, « È BELLO RICEVERE UN PREMIO COME COMUNITA’. Fa percepire, a noi prima di tutto, il frutto che le relazioni tessute ogni giorno all’interno del monastero, a volte anche con fatica, danno: un frutto che, pur nel nascondimento, si vede, arriva, fa bene, a noi, ma anche agli altri».

  •  RISONANZE: mi colpisce tanto l’offerta di questo eroico sacerdote: «Se mancasse ancora un sacrificio PER FAR CESSARE QUESTA GUERRA, SIGNORE, PRENDI ME!». Che ne dite, amici? dv 3338890862 sito: www.donvincenzoalesiani.it

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