“PANINO  DI  SAN BIAGIO” – SETTEMBRE 2017

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Cari  amici,   dopo una breve pausa estiva,  ABBIAMO RIPRESO OGGI DOMENICA 24 SETTEMBRE  LE  NOSTRE  PROPOSTE  FORMATIVE  2017-18 IN PARTICOLARE 

  • SANTA MESSA  -Domenica e Festivi: ore 10.30 …dopo la Messa 10 minuti di catechesi PER GIOVANI E ADULTI IN ASCOLTO DEI SALMI E DI PAPA FRANCESCO. ECCO IL “FOGLIETTO” DELLA PRIMA CATECHESI
  • LA PREGHIERA DI LODE fa uscire da se stessi, trasforma la vita sempre così ripiegata su di noi –
  • LA PREGHIERA E’…GRATUITA: Es. 34 Mosé: salirai sul monte PER ME” …
  • LA PREGHIERA È UNA LOTTA: cfr le lotte Abramo Gen 18, Giacobbe in Gen 32…Mosè in Es 32; Ger 15 e 20  SALMI  E  GESU’, Maria e Giuseppe: pregavano coi salmi CFR.  I VANGELI:  Mt 26,30 – Al Getsemani – In croce: (30,6) Dio mio, perché mi hai abbandonato?  (sl 21)

27 SETTEMBRE: S. VINCENZO DE’ PAOLI…

DAGLI SCRITTI…Da alcune «Lettere e conferenze spirituali» di san Vincenzo de’ Paoli
Servire Cristo nei poveri
Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l’evangelizzazione dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18). Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli.
EGLI STESSO VOLLE NASCERE POVERO, RICEVERE NELLA SUA COMPAGNIA I POVERI, SERVIRE I POVERI, METTERSI AL POSTO DEI POVERI, FINO A DIRE CHE IL BENE O IL MALE CHE NOI FAREMO AI POVERI LO TERRÀ COME FATTO ALLA SUA PERSONA DIVINA. DIO AMA I POVERI, E, PER CONSEGUENZA, AMA QUELLI CHE AMANO I POVERI. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai isuoi servitori. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. QUANDO ANDIAMO A VISITARLI, CERCHIAMO DI CAPIRLI PER SOFFRIRE CON LORO, E DI METTERCI NELLA DISPOSIZIONE INTERIORE DELL’APOSTOLO CHE DICEVA: «MI SONO FATTO TUTTO A TUTTI» (1 Cor 9, 22). Sforziamoci perciò di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossimo. Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi. IL SERVIZIO DEI POVERI DEVE ESSERE PREFERITO A TUTTO. NON CI DEVONO ESSERE RITARDI. SE NELL’ORA DELL’ORAZIONE AVETE DA PORTARE UNA MEDICINA O UN SOCCORSO A UN POVERO, ANDATEVI TRANQUILLAMENTE. OFFRITE A DIO LA VOSTRA AZIONE, UNENDOVI L’INTENZIONE DELL’ORAZIONE. NON DOVETE PREOCCUPARVI E CREDERE DI AVER MANCATO, SE PER IL SERVIZIO DEI POVERI AVETE LASCIATO L’ORAZIONE. NON É LASCIARE DIO, QUANDO SI LASCIA DIO PER IDDIO, OSSIA UN’OPERA DI DIO PER FARNE UN’ALTRA. SE LASCIATE L’ORAZIONE PER ASSISTERE UN POVERO, SAPPIATE CHE FAR QUESTO É SERVIRE DIO. LA CARITÀ É SUPERIORE A TUTTE LE REGOLE, E TUTTO DEVE RIFERIRSI AD ESSA. E’ UNA GRANDE SIGNORA: BISOGNA FARE CIÒ CHE COMANDA. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. ESSI SONO I NOSTRI SIGNORI E PADRONI.

S. AGOSTINO…Riporterò quindi la pecora dispersa, andrò in cerca di quella smarrita; che tu voglia o no, lo farò. Anche se nella mia ricerca sarò lacerato dai rovi della selva, mi caccerò nei luoghi più stretti, cercherò per tutte le siepi, percorrerò ogni luogo, finché mi sosteranno quelle forze che il timore di Dio mi infonde. Riporterò la pecora dispersa, andrò in cerca di quella smarrita.  Se non vuoi il fastidio di dovermi sopportare, non sperderti, non smarrirti: E’ troppo poco se io mi contento di affliggermi nel vederti smarrita o sperduta.  Temo che, trascurando te, abbia ad uccidere anche chi è forte. Se trascurerò la pecora smarrita, la pecora che si perde, anche quella che è forte si sentirà trascinata ad andar vagando e a perdersi.

  • LEGGI TUTTO IN COMMENTI…

SALMO 103: GLI SPLENDORI DELLA CREAZIONE  – E BREVE CATECHESI MESSA SALMI 1…


1 Benedici il Signore, anima mia,  Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore,  avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda,  costruisci sulle acque la tua dimora,  fai delle nubi il tuo carro,  cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.   Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare.  le acque coprivano le montagne. Alla tua minaccia sono fuggite,  al fragore del tuo tuono hanno tremato. Emergono i monti, scendono le valli  al luogo che hai loro assegnato. Hai posto un limite alle acque:  non lo passeranno,  non torneranno  a coprire la terra. Fai scaturire le sorgenti nelle valli  e scorrono tra i monti; Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,   cantano tra le fronde.   …. Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. Per segnare le stagioni hai fatto la luna  e il sole che conosce il suo tramonto conosce il suo tramonto.   Sorge il sole, si ritirano  e si accovacciano nelle tane. Allora l’uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera. Quanto sono grandi, Signore,  le tue opere!  Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature.  Ecco il mare spazioso e vasto:  lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi. Tutti da te aspettano  che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.  Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,  Se nascondi il tuo volto, vengono meno,  togli loro il respiro, muoiono  e ritornano nella loro polvere.  Mandi il tuo spirito, sono creati,  e rinnovi la faccia della terra.  gioisca il Signore delle sue opere.  Egli guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano. Voglio cantare al Signore finché ho vita,  cantare al mio Dio finché esisto. A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore.  Scompaiano i peccatori dalla terra  e più non esistano gli empi.  Benedici il Signore, anima mia.    

 donalesiani@gmail.com   www.sanbiagiofano.it

 ESERCIZI   SPIRITUALI

23 – 28 OTTOBRE 2017: “Siamo chiamati a libertà:  ma quale libertà? ” (Galati)

  • 27 – 31 DICEMBRE 2017: “ Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo”  (1Giovanni)
  • 21 – 25 APRILE 2018 “Sono forse io il custode di mio fratello?”  (Genesi)
  • 21 – 26 MAGGIO 2018 Io sto alla porta e busso…” E tu mi apri? (Apocalisse)
  • 11 – 16 GIUGNO 2018 “Abbiamo un  tesoro in vasi di creta… come lo custodiamo?”   (2 Corinti) 
  • 2 – 7 LUGLIO 2018 “Quando Mosè alzava le mani” -Gioie e fatiche dell’apostolato, oggi (Esodo)
  • 16 – 19 AGOSTO 2018:  Amore io voglio…” (Osea)  Imparare ad AMARE per imparare a… VIVERE

 * I corsi  si svolgono in forma di “lectio” dei testi biblici e di Papa Francesco                          Iniziano la sera del primo giorno – terminano h. 8.30  dell’ ultimo giorno

  • PRIMO SABATO DEL MESE                             ”Don Orione dacci una mano per  vivere la Parola di Dio”  – SCUOLA DI PREGHIERA E DI…VITA  (h.16- 17.30)

ESERCIZI SPIRITUALI SERALI (0re 21)

  •  19 – 20 DICEMBRE 2017: PREPARIAMOCI AL  NATALE                  “E’ venuto ad abitare  in mezzo a noi”  (Gv. 1,14)
  •  21 – 22 MARZO 2018: PREPARIAMOCI  Alla  PASQUA                    “Ho visto il Signore” –  Maria di Magdala  (Gv. 20)

 EDUCARCI PER …  EDUCARE   TERZA DOMENICA DEL MESE                   RITIRO  SPIRITUALE  PER  TUTTI

  • PROGRAMMA DI MASSIMA

1. “Come fa un padre con i figli”: Educare OGGI, come? – 1Tessalonicesi. 2. “Accoglilo come un fratello”: Alla fonte della fraternità  –Filemone       3. “Egli è la nostra pace”: costruiamo muri o ponti?  –  Efesini             4. Cristiani fai-da-te? : Libertà cristiana: servi  per amore – Galati       5. “Neanche io ti condanno”: Miseria e misericordia si incontrano -GV. 8. 6. “Eccomi, io vengo…”: Ad amare si impara a… Messa – Let. Ebrei         7. “L’amore di Cristo ci spinge”: Il segreto “motore” del cristiano-2Corinti 8. “Dare ragione della nostra speranza”: Cristiani, oggi: come?-1Pietro

LA CREATURA CHE HAI ACCANTO E’ MIA…                  TE L’AFFIDO!                                   UNA DOMENICA PER… NOI!      L’ ULTIMA DEL MESE.          Ritiri per fidanzati – sposi e famiglie in ascolto di Tobia e di Papa Francesco

28 comments

  1. ….
    San Vincenzo è stato un grandissimo prete ed è un …GRANDISSIMO SANTO! Nella corsia preferenziale ci sono stati, per lui, sempre i poveri….
    E povertà non è solo …..mancanza di pane, ma soprattutto POVERTA’ SPIRITUALE.
    A me piace tanto una frase di S.Vincenzo: “Bisogna essere come i raggi del sole che si posano continuamente sopra l’immondizia e nonostante questo non si sporcano”.
    ….ed io aggiungo …NON SI SPORCANO, MA ILLUMUNANO.

  2. “Virtù dell’anima mia, entra in essa e adeguala a te, per tenerla e possederla senza macchia né ruga.
    Questa è la mia speranza, per questo parlo, da questa speranza ho gioia ogni qual volta la mia gioia è sana.
    Gli altri beni di questa vita meritano tanto meno le nostre lacrime, quanto più ne versiamo per essi, e tanto più ne meritano, quanto meno ne versiamo. Ecco, tu amasti la verità poiché chi l’attua viene alla luce.

    Fa che vediamo, Signore, i cieli, opera delle tue dita. Schiudi ai nostri occhi il sereno oltre la foschia in cui li avvolgesti. Là si trova la tua testimonianza, che comunica la sapienza ai piccoli.
    Davvero non conosciamo altri libri, che stronchino tanto bene la superbia, tanto bene stronchino il nemico, il difensore restio a riconciliarsi con te mentre difende i propri peccati.
    Non conosco, Signore, non conosco altre espressioni così pure e capaci di ammansire la mia cervice al tuo giogo, di sollecitare a prestarti un culto disinteressato.
    Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa.

    Perdura l’attenzione, davanti alla quale corre verso la sua scomparsa ciò che vi appare. Dunque il futuro, inesistente, non è lungo, ma un lungo futuro è l’attesa lunga di un futuro; così non è lungo il passato, inesistente, ma un lungo passato è la memoria lunga di un passato.

    Udrò la voce della tua lode e contemplerò le tue delizie, che non vengono né passano.
    Ora i miei anni trascorrono fra gemiti, e il mio conforto sei tu, Signore, padre mio eterno. Io mi sono disperso sui tempi di cui ignoro l’ordine, e i miei pensieri, queste intime viscere della mia anima, sono dilaniati da molteplicità tumultuose. Fino al giorno in cui, purificato e liquefatto dal fuoco del tuo amore, confluirò in te.”
    (SANT’AGOSTINO)

  3. UN’ALTRA PAGINA IMMORTALE DI S. AGOSTINO……TU VUOI PERDERTI, IO INVECE NON LO VOGLIO.
     Insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna
    … ci troviamo come tra le mani di ladri e le zanne di lupi furiosi e per questi pericoli vi domandiamo preghiere. Per di più anche le pecore non sono docili. Se noi andiamo in cerca di loro quando si smarriscono, dicono che non ci appartengono. Perché ci desiderate, esse dicono, perché venite in cerca di noi? Se sono nell’errore, se sono vicino a morte, PERCHÉ MI DESIDERI? PERCHÉ MI CERCHI?
     RISPONDO: PERCHÉ SEI NELL`ERRORE, VOGLIO RICHIAMARTI; PERCHÉ TI
    SEI SMARRITO, VOGLIO RITROVARTI. REPLICANO: VOGLIO SMARRIRMI COSÌ, VOGLIO PERDERMI COSÌ. COSÌ VUOI SMARRIRTI, COSÌ VUOI PERDERTI? MA IO CON TANTA MAGGIOR FORZA NON VOGLIO QUESTO. TE LO DICO CHIARAMENTE: VOGLIO ESSERE IMPORTUNO. Poiché mi risuonano alla mente le parole dell’Apostolo che dice: «Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna» (2 Tm 4, 2). Sono proprio importuno e oso dirtelo: TU VUOI SMARRIRTI, TU VUOI PERDERTI, IO INVECE NON LO VOGLIO. Alla fin fine non lo vuole colui che mi incute timore. Qualora io lo volessi, ecco che cosa mi direbbe, ecco quale rimprovero mi rivolgerebbe: «Non avete riportato le disperse, non siete andati in cerca delle smarrite». Devo forse avere più timore di te che di lui? «Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo» (2 Cor 5, 10).
     RIPORTERÒ QUINDI LA PECORA DISPERSA, ANDRÒ IN CERCA DI
    QUELLA SMARRITA; CHE TU VOGLIA O NO, LO FARÒ. ANCHE SE NELLA MIA RICERCA SARÒ LACERATO DAI ROVI DELLA SELVA, MI CACCERÒ NEI LUOGHI PIÙ STRETTI, CERCHERÒ PER TUTTE LE SIEPI, PERCORRERÒ OGNI LUOGO, FINCHÉ MI SOSTERANNO QUELLE FORZE CHE IL TIMORE DI DIO MI INFONDE. RIPORTERÒ LA PECORA DISPERSA, ANDRÒ IN CERCA DI QUELLA SMARRITA.

    SE NON VUOI IL FASTIDIO DI DOVERMI SOPPORTARE,
    NON SPERDERTI, NON SMARRIRTI:
    E’ TROPPO POCO SE IO MI CONTENTO DI AFFLIGGERMI
    NEL VEDERTI SMARRITA O SPERDUTA.
    TEMO CHE, TRASCURANDO TE, ABBIA AD UCCIDERE ANCHE CHI È FORTE.
    SE TRASCURERÒ LA PECORA SMARRITA, LA PECORA CHE SI PERDE,
    anche quella che è forte si sentirà trascinata
    ad andar vagando e a perdersi.

  4. E’ MOLTO INTERESSANTE RIFLETTERE SULLE LETTURE DI QUESTA XXV DOMENICA.
    Gesù ci ripete: ” I MIEI PENSIERI NON SONO I VOSTRI PENSIERI, LE VOSTRE VIE NON SONO LE MIE VIE”
    (Is 55,8-9) Dio si rivela all’uomo, nello stesso tempo , vicino e lontano, prossimo e trascendente. Egli è presente nella nostra esperienza umana, fino a condividerla nel FIGLIO, che assume la nostra stessa carne; questa vicinanda ci dà la possibilità di non rimanere mai lì dove siamo, ci conduce verso un altrove. Egli viene a cercarci lungo le nostre vie per condurci nelle sue vie, così diverse e singolari. LE VIE di DIO ci sorprendono sempre, ci contagiano. La loro bellezza ha la capacità di cambiarci il cuore, lo sguardo, le parole, gli occhi, tutto il nostro modo di agire e di pensare. EGLI sceglie sempre chi è stato scartato da altri. DIO si fa prossimo e si fa trovare anche da coloro che altri rifiutano e non considerano.
    L’INVITO CHE GESU’ OGGI CI RIVOLGE E’ QUESTO: Identificarci agli operai dell’ultima ora, perchè soltanto in questo modo possiamo riconoscere che quello che riceviamo da DIO è sempre molto di più di quello che abbiamo guadagnato con la nostra fatica. IL DONO DI DIO RIMANE PIU’ GRANDE DEL NOSTRO MERITO, SEGNO DELLA SUA BONTA’ GRATUITA ED ECCELLENTE, non di una giusta ricompensa.
    PADRE, LA TUA BONTA’ GRATUITA CI SORPRENDE SEMPRE E MANDA IN MILLE PEZZI LA NOSTRA PRESUNZIONE DI ESSERE GIUSTI. QUANDO INVECE SIAMO PRIGIONIERI DEI NOSTRI EGOISMI E DEI NOSTRI INTERESSI. DILATA IL NOSTRO CUORE , RENDILO CAPACE DI COSE GRANDI SOLO PER TE.

  5. «UN CANCRO CHE PUÒ’ UCCIDERTI … È UN DONO».
    Quando si vive il cancro come un “dono” e si ritiene che le proprie sofferenze facciano parte del disegno di Dio, ci si ritrova di fronte ad una persona veramente speciale. Se poi quella persona è un ragazzo di soli 17 anni, affetto da tumore maligno alle ossa molto aggressivo, con una soglia di dolore massima, che lo logora in meno di un anno, allora l’esempio diventa qualcosa di raro e straordinario. Alcuni mesi fa, David è volato in cielo a Roma. Si è battuto come un leone contro l’osteosarcoma che lo ha aggredito sin dalla prima diagnosi, avvenuta un anno fa. Nessuno scampo, solo tanta sofferenza, tanto dolore. Ma lui ha sfidato la malattia come pochi. Trasformandola in un’incredibile prova d’amore verso Dio.
    LE PRIME SOFFERENZE David proviene da una famiglia che lo ha educato ai valori cattolici. Ha sempre frequentato la messa, la catechesi. E’ un ragazzo molto sveglio, in gamba. Fa sport, esce con gli amici. La sua è una vita assolutamente normale. Poi a 16 anni inizia ad avvertire un indolenzimento ad una gamba. Ma pensa che sia dovuto alla troppa attività sportiva che pratica in quel periodo. I dolori aumentano col trascorrere dei giorni. La notte fatica a dormire e gli anti dolorifici provocano un effetto quasi nullo.
    LA DIAGNOSI SENZA USCITA Allora decide di fare alcuni esami e i medici non riescono a tracciare una diagnosi. Davide dentro di sé sapeva che al suo fianco c’era Dio, a prescindere da quello che gli stava capitando. Ne avvertiva la presenza, aveva come la sensazione che ci fosse costantemente qualcuno accanto a lui pronto a supportarlo. Dopo aver ripetuto le analisi, e sostenuto una serie di visite, arriva la triste sentenza. Il ragazzo ha un osteosarcoma, un tumore maligno alle ossa che sta lacerando il nervo sciatico. La famiglia è abbattuta, lui però prova a combattere il cancro con il sorriso. Nelle sue giornate non manca mai la preghiera. Invoca il Signore sperando che si possa curare. D’altro canto il 70 per cento delle persone affette da quel tipo di tumore guarisce. Ma le batoste arrivano una dopo l’altra: gli viene diagnosticata una metastasi al polmone. La strada inizia a farsi in salita. “AFFIDA LA MALATTIA AL SIGNORE”
    Allora David chiede aiuto a dei sacerdoti su come affrontare la difficile battaglia che l’aspetta. Uno di questi gli dice: affida in toto la malattia al Signore. E gli chiede di fare un atto di fede. La paura della morte inizia a subentrare, e il ragazzo è scettico su quello che gli consiglia il prete. Lui vuole vivere, ma se i piani di Dio sono diversi? La domanda che lo tormenta. Il sacerdote che dialoga con lui gli ricorda più volte le sofferenza di Gesù prima della morte in croce.
    LA PAURA DI MORIRE E IL ROSARIO Una notte in ospedale, tra una terapia e l’altra, David non riesce a prendere sonno. Avverte la voglia di pregare. Sono le tre del mattino. Allora decide spontaneamente di recitare il rosario. In quel momento, come racconta lui a stesso, inizia a provare una sensazione unica, indescrivibile. Una gioia immensa che lo fa abbandonare a se stesso, mista ad una tristezza che lui ha sempre definito, paradossalmente, “positiva”. «Un po’ come si è innamorati con le farfalle nello stomaco», spiega ai suoi amici. EMOZIONE CHE NON SI PUO’ DESCRIVERE Più David recita il rosario, più l’emozione è forte e inizia a piangere. Piange per mezz’ora. Eppure era consapevole di non essere solo in quella stanza: c’era qualcuno altro che stava manifestando tutto il suo amore nei suoi confronti. Una presenza, già avvertita quando ancora non conosceva la diagnosi, che percepiva sempre con più forza. E’ in quel momento che gli vengono in mente le parole del prete: «Affida la malattia al Signore».
    IL CONTATTO CON DIO Alla fine della lunga notte di preghiera, il ragazzo sente la svolta dentro di sé. E’ come se fosse sparita la paura di morire. Da quell’istante, dice a se stesso, qualsiasi cosa accade in merito alla malattia, dovrà essere affrontata con uno spirito nuovo.David è un uomo diverso. Ha assaggiato l’amore di Dio, e Dio non può che volere solo il meglio per ogni persona. Qualsiasi cosa che coincide con la volontà di Dio, ragiona il ragazzo, è la cosa migliore, nel bene e nel male. LA PACE INTERIORE Così raggiunge una tranquillità interiore mai avuto prima, grazie alla presenza di Dio che accompagna le sue giornate. David definisce la vita una partita a scacchi perfettamente giocata, dove ogni mossa che avviene si innesta alla perfezione con l’altra. Ha il sorriso stampato sulle labbra e un ottimismo che di spiegabile ha poco, visti i dolori alle ossa, causati dalla violenza del cancro. Lui, però, si sente pieno di gioia. La sua storia fa il giro del mondo. In tanto pregano per lui nei cinque continenti. Quelle preghiere, dice lui, sono «grazie» che non capitano a tutte le persone. E anche ciò che appare negativo, la malattia, è un “dono”, è qualcosa di positivo. «UN CANCRO CHE PUÒ’ UCCIDERTI È UN DONO». Una frase che ripete spesso a chi lo incontra in ospedale e poi a casa. Sino al giorno in cui le forze lo abbandonano definitivamente e spira sereno.

  6. PREPARA LA TUA ANIMA ALLA TENTAZIONE
    SANT’AGOSTINO, VESCOVO

    AVETE GIÀ SENTITO CHE COSA ABBIANO PRINCIPALMENTE A CUORE I PASTORI CATTIVI, CONSIDERATE ORA CHE COSA TRASCURINO: «NON AVETE RESO LA FORZA ALLE PECORE DEBOLI, NON AVETE CURATO LE INFERME, NON AVETE FASCIATO QUELLE FERITE, NON AVETE RIPORTATO LE DISPERSE. NON SIETE ANDATI IN CERCA DELLE SMARRITE» (EZ 34, 4), E QUELLE CHE ERANO SANE LE AVETE FATTE PERIRE, LE AVETE AMMAZZATE, TRUCIDATE.
    Il pastore negligente, quando scorge uno del suo gregge, non gli dice: Figlio, se ti presenti per servire il Signore, stà saldo nella giustizia e nel timore, e preparati alla tentazione (cfr. Sir 2, 1). Chi parla così conforta chi è debole e lo rende saldo, perché egli, avendo abbracciato la fede, non speri nella prosperità di questo mondo. Se infatti gli verrà insegnato a sperare nella felicità del mondo, sarà rovinato dalla felicità stessa: al sopraggiungere delle avversità, rimarrà sconvolto o addirittura perirà, e perciò il pastore che così costruisce il fedele, lo costruisce sulla sabbia e non sulla roccia, che è Cristo (cfr. 1 Cor 10, 4). I cristiani, infatti, devono imitare le sofferenze di Cristo e non andare in cerca dei piaceri.
    IL DEBOLE INVECE VIENE RINFRANCATO QUANDO GLI SI PREDICA: ASPETTATI PURE LE TENTAZIONI DI QUESTO MONDO, MA IL SIGNORE TI LIBERERÀ DA TUTTE, SE IL TUO CUORE NON SI ALLONTANERÀ DA LUI. EGLI INFATTI PROPRIO PER CONFORTARE IL TUO CUORE VENNE A PATIRE, VENNE A MORIRE, VENNE AD ESSERE COPERTO DI SPUTI, VENNE AD ESSERE CORONATO DI SPINE, VENNE A SUBIRE GLI INSULTI E, IN FINE, VENNE A FARSI INCHIODARE IN CROCE. TUTTO QUESTO EGLI L’HA SOFFERTO PER TE, E TU NULLA. L’HA SOFFERTO NON PER IL SUO VANTAGGIO, MA PER IL TUO.
    Ma che razza di pastori sono invece quelli che, temendo di offendere gli uditori, non solo non li preparano alle tentazioni future, ma anzi promettono loro la felicità di questo mondo, felicità che Dio non promise neppure al mondo stesso!
    Egli predice che verranno sino alla fine sopra questo mondo dolori su dolori e tu vorresti che il cristiano ne sia esente? Proprio perché è cristiano soffrirà qualcosa di più in questo mondo!
    Lo afferma l’Apostolo: «Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati» (2 Tm 3, 12). Ora tu, pastore, che cerchi i tuoi interessi e non quelli di Cristo, permetti, bontà tua, a Cristo di dire: TUTTI QUELLI CHE VOGLIONO VIVERE PIAMENTE IN CRISTO GESÙ, SARANNO PERSEGUITATI. MA TU PER TUO CONTO RITIENI DI POTER DIRE AL FEDELE: SE VIVRAI PIAMENTE IN CRISTO, AVRAI ABBONDANZA DI OGNI COSA. E SE NON HAI FIGLI, NE AVRAI E LI NUTRIRAI TUTTI E NESSUNO DI ESSI TI MORRÀ. È IN QUESTO MODO CHE TU EDIFICHI? BADA A CIÒ CHE FAI, DOVE PONI IL FONDAMENTO! TU PONI SULLA SABBIA COLUI CHE STAI CERCANDO DI EDIFICARE. VERRÀ LA PIOGGIA, STRARIPERÀ IL FIUME, SOFFIERÀ IL VENTO, SI ABBATTERANNO SU QUESTA CASA, ED ESSA CADRÀ E SARÀ GRANDE LA SUA ROVINA.
    Toglilo dalla sabbia, mettilo sulla roccia, abbia il suo fondamento in Cristo colui che vuoi far diventare cristiano. Fa’ che volga lo sguardo alle sofferenze immeritate del Cristo, che guardi a colui che, senza peccato, paga i debiti non suoi. Fa’ che creda alla Scrittura la quale dice: «EGLI SFERZA CHIUNQUE RICONOSCE COME FIGLIO» (EB 12, 6). E ALLORA O SI PREPARI AD ESSERE SFERZATO, O RINUNZI AD ESSERE ACCETTATO.

  7. —–GESU, DESIDERO ESSERE GUARDATA DA TE, CON GLI OCCHI BUONI DEL TUO “AMORE”; CON LO STESSO “AMORE ” CON CUI HAI GUARDATO MATTEO. RIPETIMI, OGNI MOMENTO……….” SEGUIMI” , HO BISOGNO DI SENTIRMELO DIRE PERCHE’ RIMANGA IMPRESSO NEL MIO CUORE. SENZA DI TE LA MIA VITA NON AVREBBE ALCUN SENSO.
    +++++++++++++++++++
    Beato te MATTEO, che con i tuoi occhi hai contemplato
    il VOLTO DELL’AMORE.
    Beato te, che hai potuto ascoltare le SUE PAROLE DI SAPIENZA.
    Beato il tuo cuore,che ha sperimentato la SUA MISERICORDIA.
    Beati i tuoi piedi, che hanno seguito le SUE ORME e camminato dietro A LUI.
    Beato il tuo nome, che ora e per sempre VIVE E REGNA NEL SUO “AMORE”.

  8. GESÙ LO GUARDÒ CON SENTIMENTO DI PIETÀ E LO SCELSE
    DALLE «OMELIE» DI SAN BEDA IL VENERABILE, SACERDOTE

    Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. VIDE UN PUBBLICANO E, SICCOME LO GUARDÒ CON SENTIMENTO DI AMORE E LO SCELSE, GLI DISSE: «SEGUIMI». GLI DISSE «SEGUIMI», CIOÈ IMITAMI. SEGUIMI, DISSE, NON TANTO COL MOVIMENTO DEI PIEDI, QUANTO CON LA PRATICA DELLA VITA. INFATTI «CHI DICE DI DIMORARE IN CRISTO, DEVE COMPORTARSI COME LUI SI È COMPORTATO» (1 GV 2, 6).
    «Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì» (Mt 9, 9). Non c’è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. INFATTI LO STESSO SIGNORE CHE LO CHIAMÒ ESTERNAMENTE CON LA PAROLA, LO ISTRUÌ ALL’INTERNO CON UN’INVISIBILE SPINTA A SEGUIRLO. INFUSE NELLA SUA MENTE LA LUCE DELLA GRAZIA SPIRITUALE CON CUI POTESSE COMPRENDERE COME COLUI CHE SULLA TERRA LO STRAPPAVA ALLE COSE TEMPORALI ERA CAPACE DI DARGLI IN CIELO TESORI INCORRUTTIBILI.
    «Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli» (Mt 9, 10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l’amore, GLI PREPARÒ UN CONVITO MOLTO PIÙ GRADITO NELL’INTIMO DEL SUO CUORE. LO AFFERMA COLUI CHE DICE: «ECCO, STO ALLA PORTA E BUSSO; SE QUALCUNO ASCOLTA LA MIA VOCE E MI APRE LA PORTA, IO VERRÒ DA LUI, CENERÒ CON LUI ED EGLI CON ME» (AP 3, 20).
    GLI APRIAMO LA PORTA PER ACCOGLIERLO, QUANDO, UDITA LA SUA VOCE, DIAMO VOLENTIERI IL NOSTRO ASSENSO AI SUOI SEGRETI O PALESI INVITI E CI APPLICHIAMO CON IMPEGNO NEL COMPITO DA LUI AFFIDATOCI. ENTRA QUINDI PER CENARE CON NOI E NOI CON LUI, PERCHÉ CON LA GRAZIA DEL SUO AMORE VIENE AD ABITARE NEI CUORI DEGLI ELETTI, PER RISTORARLI CON LA LUCE DELLA SUA PRESENZA. ESSI COSÌ SONO IN GRADO DI AVANZARE SEMPRE PIÙ NEI DESIDERI DEL CIELO. A SUA VOLTA, RICEVE ANCHE LUI RISTORO MEDIANTE IL LORO AMORE PER LE COSE CELESTI, COME SE GLI OFFRISSERO VIVANDE GUSTOSISSIME

  9. MEDITAZIONE
    Fratelli, che non ci sia disaccordo fra di voi, quando giunge l’ora di celebrare la Pasqua… è possibile che voi pensiate in fondo al cuore: “Voglio fare la pace ma è mio fratello che mi ha offeso; e non ha chiesto scusa!”. Che fare allora? Vi dirò forse: “Va’ verso di lui e chiedigli scusa”? No, certamente. Io non voglio che tu menta, che tu dica: “Concedimi il tuo perdono!”, quando sai bene di non aver offeso tuo fratello. A cosa servirebbe farti accusatore di te stesso? Perché chiedere scusa a qualcuno che non hai offeso? Non può servirti a niente, dunque non farlo! Tu sii solamente pronto a perdonare colui che ti ha offeso, totalmente pronto a rimettergli la sua colpa, e con tutto il cuore. Se sei pronto a rimettergli la sua colpa, ciò è già una buona cosa fatta. Ma ti rimane ancora da pregare: prega per tuo fratello, perché ti chieda scusa, poiché sai che non è capace di farlo da sé: prega dunque per lui. Ecco cosa vi è da fare per vivere in pace con i fratelli. Così, “se qualcuno ha motivo di lamentarsi di un altro, tenetevi liberi gli uni dagli altri”. Noi potremo allora celebrare la Pasqua serenamente, celebrare la Passione di colui che non deve nulla a nessuno, e che, per così dire, il mondo intero ha offeso. Non sono punizioni che egli ha preteso, ma ricompense che egli ha promesso a chi sa perdonare e a chi sa chiedere scusa. È lui che noi dobbiamo prendere come testimone nel nostro cuore: se abbiamo offeso, chiediamo scusa; se siamo stati offesi, siamo pronti a perdonare e preghiamo per i nostri nemici. Che il Signore uccida così in te l’inimicizia e faccia rivivere la persona di tuo fratello.
    SANT’AGOSTINO
    Buonanotte a tutti

  10. “PERDONARE” ….. QUANTE VOLTE SIGNORE? ( Mt.18,21) ” SEMPRE”…… Rancore e collera sono come un fuoco che cova nel cuore dell’uomo; l’incendio che possono suscitare può avere conseguenze imprevedibili e non fa altro che perpetuare la catena dell’odio e della violenza .” SMETTI DI ODIARE … Non odiare il prossimo” Sir28,6-8) Non ti resta che perdonare: ” PERDONA L’OFFESA AL TUO PROSSIMO E PER LA TUA PREGHIERA TI SARANNO RIMESSI I TUOI PECCATI” Se il mio cuore è in collera con un fratello, come posso chiedere la “MIA GUARIGIONE AL SIGNORE “? Aiutaci, SIGNORE ad imparare l’arte del saper perdonare ” sempre”
    e ” di cuore ” ogni offesa che possiamo ricevere: perchè il perdono che doniamo al fratello, ci possa aiutare a custodire un “TESORO ” nel nostro cuore, giorno dopo giorno.” IL PERDONO RICEVUTO DA DIO”
    I testi della PAROLA di DIO di questa DOMENICA ci offrono un cammino di “CONVERSIONE”. Sintetizzato nella domanda che “PIETRO RIVOLSE A GESU’.

  11. Dammi la mano
    (John Henry Newman)
    Guidami, luce amabile,
    tra l’oscurità che mi avvolge.
    Guidami innanzi, oscura è la notte,
    lontano sono da casa.
    Dove mi condurrai?
    Non te lo chiedo, o Signore!
    So che la tua potenza
    m’ha conservato al sicuro
    da tanto tempo,
    e so che ora mi condurrai ancora,
    sia pure attraverso rocce e precipizi,
    sia pure attraverso montagne e deserti
    sino a quando sarà finita la notte.
    Non è sempre stato così:
    non ho sempre pregato
    perché tu mi guidassi!
    Ho amato scegliere da me il sentiero,
    ma ora tu guidami!

  12. BUONA DOMENICA CON … UNA GRANDE PAGINA DEL …GRANDE AGOSTINO
    PASTORI SIAMO, MA PRIMA CRISTIANI
    Inizio del «Discorso sui pastori»
    +
    OGNI NOSTRA SPERANZA È POSTA IN CRISTO.
    È lui tutta la nostra salvezza e la vera gloria. È una verità, questa, ovvia e familiare a voi che vi trovate nel gregge di colui che porge ascolto alla voce di Israele e lo pasce. Ma poiché vi sono dei pastori che bramano sentirsi chiamare pastori, ma non vogliono compiere i doveri dei pastori, esaminiamo che cosa venga detto loro dal profeta. Voi ascoltatelo con attenzione, noi lo sentiremo con timore. «Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele predici e riferisci ai pastori d’Israele» (Ez 34, 1-2). Abbiamo ascoltato or ora la lettura di questo brano, quindi abbiamo deciso di discorrerne un poco con voi. Dio stesso ci aiuterà a dire cose vere, anche se non diciamo cose nostre. Se dicessimo infatti cose nostre, saremmo pastori che pascono se stessi, non il gregge; se invece diciamo cose che vengono da lui, egli stesso vi pascerà, servendosi di chiunque. «DICE IL SIGNORE DIO: GUAI AI PASTORI DI ISRAELE CHE PASCONO SE STESSI! I PASTORI NON DOVREBBERO FORSE PASCERE IL GREGGE?» (EZ 34, 2), CIOÈ I PASTORI NON DEVONO PASCERE SE STESSI, MA IL GREGGE. QUESTO È IL PRIMO CAPO DI ACCUSA CONTRO TALI PASTORI:
    essi pascono se stessi e non il gregge. Chi sono coloro che pascono se stessi? Quelli di cui l’Apostolo dice: «Tutti infatti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2, 21).
    Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio – DI CUI DOBBIAMO RENDERE CONTO, E CHE CONTO! – dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere cristiani riguarda noi stessi; l’essere posti a capo invece riguarda voi. Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità, in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra salvezza. Forse molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più facile della nostra. Noi invece dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell’esercizio del nostro ministero, come pastori.

  13. “Gesù si dona a noi attraverso l’Eucarestia per saziare la nostra fame e la nostra sete di Dio sull’altare affinché noi possiamo accoglierlo ovunque noi andiamo : perché Egli viene anche a noi come eucarestia vivente incarnato nei più poveri dei poveri, come l’affamato, l’assetato, il senza casa, il malato, il moribondo, il non amato e l’indesiderato, per darci l’opportunità di saziare la Sua sete del nostro amore”.

  14. ….Non è per niente facile amare come ha amato CRISTO. Seguire le orme di GESU’ per il cristiano significa, morire continuamente a se stesso, rinnegare la propria volontà, accettare ,per amore , ogni piccola o grande umiliazione senza alcun risentimento, saper perdonare il fratello… Solo LEI, la MADRE SUA ha saputo realizzare in pienezza tutte queste cose. Le sue sofferenze non sono state minori a quelle sofferte dal FIGLIO; con la differenza,
    a lei hanno trafitto il cuore, al FIGLIO anche il corpo. INGINOCCHIAMOCI dinanzi alla MADRE di GESU’ e chiediamole di insegnarci ad amare e seguire LUI con umiltà e generosità di cuore.

  15. LA MADRE DI GESÙ STAVA PRESSO LA CROCE
    DAI «DISCORSI» DI SAN BERNARDO, ABATE
    Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l’anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era spirato, LA LANCIA CRUDELE NON POTÉ ARRIVARE ALLA SUA ANIMA. QUANDO, INFATTI, NON RISPETTANDO NEPPURE LA SUA MORTE, GLI APRÌ IL COSTATO, ORMAI NON POTEVA PIÙ RECARE ALCUN DANNO AL FIGLIO TUO. MA A TE SÌ. A TE TRAPASSÒ L’ANIMA. L’anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, superò di molto, nell’intensità, le sofferenze fisiche del martirio.
    Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l’anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? TI FU DETTO INFATTI: «DONNA, ECCO IL TUO FIGLIO» (GV 19, 26). QUALE SCAMBIO! TI VIENE DATO GIOVANNI AL POSTO DI GESÙ, IL SERVO AL POSTO DEL SIGNORE, IL DISCEPOLO AL POSTO DEL MAESTRO, IL FIGLIO DI ZEBEDEO AL POSTO DEL FIGLIO DI DIO, UN SEMPLICE UOMO AL POSTO DEL DIO VERO. COME L’ASCOLTO DI QUESTE PAROLE NON AVREBBE TRAPASSATO LA TUA ANIMA TANTO SENSIBILE, QUANDO IL SOLO RICORDO RIESCE A SPEZZARE ANCHE I NOSTRI CUORI, CHE PURE SONO DI PIETRA E DI FERRO?
    Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? EGLI HA POTUTO MORIRE ANCHE NEL CORPO, E QUESTA NON HA POTUTO MORIRE CON LUI NEL SUO CUORE? NEL FIGLIO OPERÒ L’AMORE SUPERIORE A OGNI ALTRO AMORE. NELLA MADRE OPERÒ L’AMORE, AL QUALE DOPO QUELLO DI CRISTO NESSUN ALTRO AMORE SI PUÒ PARAGONARE.

  16. Oggi, “esaltazione” della S. Croce… questa espressione pericolosa che agli orecchi umani suona come l’incomprensibile assurdità! La ragione è semplice, perché cosa c’è di così “esaltante” nella croce …umanamente ragionando?!?! A me personalmente ripugna del tutto. Anche perché distinguo bene tra croci varie e croce VERA.
    Spesso ci si lamenta tanto x “crocette” varie, quando in fondo le crocette appartengono semplicemente alla realtà umana; quanto piagnucolare inutile! Anche perché c’è da fare di meglio che lagnarsi delle crocette, accettare LA croce. E a me questa distinzione rende più semplice l’accettazione delle crocette, perché mi impegna totalmente a trovare luce, forza, vigore, senso alla Croce davvero pesante, quella fa gridare in un silenzio sordo. Credo tuttavia, anche se ancora non lo so, che prima o poi la luce trapasserà e squarcerà la tenebra della mia incredulità.
    Mi sembra bello trascrivere queste frasi che mi colpiscono particolarmente, raccolte qua e là proprio tra QUESTI profondi “commenti” forti:

    “Certo, non un facile perdono, ma un perdono tormentato, lavorato, cesellato con mani ferite in anni di dolore e preghiera”.

    “Il Signore dice: ASCOLTA, FIGLIO, LE MIE PAROLE, parole soavissime che oltrepassano ogni scienza di filosofi e di sapienti del mondo. Le mie parole sono spirito e vita (cfr. Gv 6, 63), né sono da pesare con la bilancia del senso umano, né da giudicare in base al gradimento degli uomini, ma da ascoltare piuttosto in silenzio, E DA ACCOGLIERE CON TUTTA UMILTÀ”.

    “«Beato l’uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura e non lasciarlo nella desolazione sulla terra» “(Sal 93, 12-13).

    “HA CONFESSATO: SONO STATO IO, CHE HO UCCISO TUO FIGLIO”.

    “È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile.
    La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione.
    “QUANDO SARÒ ESALTATO, ALLORA ATTIRERÒ TUTTI A ME” (CFR. GV 12, 32).
    VEDI DUNQUE CHE LA CROCE È GLORIA ED ESALTAZIONE DI CRISTO”. (Imitazione di Cristo)

  17. …CUSTODICI, SIGNORE!
    HAI DONATO LA TUA VITA SULLA CROCE MOSTRANDOCI LA VITA….
    Avanza il vessillo regale,
    rifulge la Croce Gloriosa,
    Colui che ha creato la vita
    è appeso innalzato sul legno.

    Trafitto da un colpo di lancia
    fa uscire sangue e l’acqua,
    sorgente che lava le colpe,
    cancella i peccati del mondo.

    O ALBERO SANTO e GLORIOSO,
    ORNATO DAL MANTO REGALE,
    SEI TALAMO, TRONO ED ALTARE
    AL CORPO DI CRISTO SIGNORE.

    O CROCE innalzata sul monte
    che apri le braccia al MESSIA,
    raduni i figli dispersi,
    fai pace fra cielo e terra.

    O SOLA SPERANZA di vita,
    O SEGNO del FIGLIO vivente,
    O VERA SAPIENZA di DIO,
    ATTIRA lo sguardo dell’uomo. (BOSE)

    Nella Festa dell’ESALTAZIONE DELLA S. CROCE, CHIEDIAMO AL SIGNORE DI ILLUMINARE LA NOSTRA VITA, PER COMPRENDERE CHE LA CROCE NON E’ UN SIMBOLO DI, “FORZA” MA, UNICAMENTE, SIMBOLO DI, “AMORE” .

  18. LA CROCE È GLORIA ED ESALTAZIONE DI CRISTO
    Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

    Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. SE INFATTI NON CI FOSSE LA CROCE, NON CI SAREBBE NEMMENO CRISTO CROCIFISSO. SE NON CI FOSSE LA CROCE, LA VITA NON SAREBBE STATA AFFISSA AL LEGNO. SE POI LA VITA NON FOSSE STATA INCHIODATA AL LEGNO, DAL SUO FIANCO NON SAREBBERO SGORGATE QUELLE SORGENTI DI IMMORTALITÀ, SANGUE E ACQUA, CHE PURIFICANO IL MONDO.
    È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «ORA IL FIGLIO DELL’UOMO È STATO GLORIFICATO E ANCHE DIO È STATO GLORIFICATO IN LUI, E LO GLORIFICHERÀ SUBITO» (GV 13, 31-32).
    E DI NUOVO: «GLORIFICAMI, PADRE, CON QUELLA GLORIA CHE AVEVO PRESSO DI TE PRIMA CHE IL MONDO FOSSE» (GV 17, 5). E ANCORA: «PADRE GLORIFICA IL TUO NOME. VENNE DUNQUE UNA VOCE DAL CIELO: L’HO GLORIFICATO E DI NUOVO LO GLORIFICHERÒ» (GV 12, 28), PER INDICARE QUELLA GLORIFICAZIONE CHE FU CONSEGUITA ALLORA SULLA CROCE. CHE POI LA CROCE SIA ANCHE ESALTAZIONE DI CRISTO, ASCOLTA CIÒ CHE EGLI STESSO DICE: QUANDO SARÒ ESALTATO, ALLORA ATTIRERÒ TUTTI A ME (CFR. GV 12, 32). VEDI DUNQUE CHE LA CROCE È GLORIA ED ESALTAZIONE DI CRISTO.

  19. FRANCESCO, LA COLOMBIA, VITE PARLANTI…
    Marina Corradi martedì 12 settembre 2017
    «Quello che più mi ha colpito era la folla lungo le strade, i papà e le mamme che alzavano i loro bambini per farli vedere al Papa perché il Papa li benedicesse. Come dicendo: “Questo è il mio tesoro. Questa è la mia speranza. Questo è il mio futuro. Io ci credo”. Un futuro, certo, ma quale passato, alle spalle. 53 anni di guerra intestina, oltre 220 mila vittime, e orfani, e vedove, e mutilati; un popolo di uomini e donne distrutti dal dolore. «So di posare i piedi su una terra sacra, irrigata del sangue di migliaia di innocenti», ha detto Francesco. Che cosa resta di un Paese spazzato da un’infinita guerra civile? Soltanto sangue, odio e polvere, potresti pensare. Eppure dal pellegrinaggio del Papa in questo Paese massacrato salgono altre parole: riconciliazione, perdono. Certo, non un facile perdono, ma un perdono tormentato, lavorato, cesellato con mani ferite in anni di dolore e preghiera. Ne è l’icona più forte il Cristo Nero di Boyayà, un crocifisso mutilato delle braccia e delle gambe. Ma proprio lì sotto, davanti al Papa, il popolo colombiano ha testimoniato la sua domanda di riconciliazione. C’era un ex bambino soldato delle Farc e una ex miliziana delle forze paramilitari, c’era una vittima delle mine e una donna, Pastora Mira Garcìa, cui la guerra ha portato via prima il padre, poi il marito, poi una figlia, di cui ha ritrovato le spoglie solo dopo sette anni, e infine il figlio minore. TRE GIORNI DOPO AVERE SEPPELLITO IL RAGAZZO LA DONNA HA OSPITATO UNA NOTTE IN CASA SUA UNO SCONOSCIUTO GIOVANE FERITO. QUELLO AL MATTINO HA GUARDATO LE FOTOGRAFIE APPESE ALLE PARETI E HA CONFESSATO: SONO STATO IO, CHE HO UCCISO TUO FIGLIO.Come può quella donna esile, ci si domanda, avere retto questa immane quantità di sofferenza? Lo racconta al Papa, che visibilmente si commuove, e le risponde: «Tu lo hai detto molto bene: vuoi mettere tutto il tuo dolore, e quello di migliaia di vittime, ai piedi di Gesù Crocifisso, perché si unisca al suo e così sia trasformato in benedizione e capacità di perdono per spezzare la catena della violenza che ha regnato in Colombia. È IL CROCIFISSO DI BOJAYÀ CHE TI HA DATO LA FORZA DI PERDONARE ».. Il dialogo fra Francesco e questa donna colombiana scavalca la geografia e il tempo, si fa universale, c’entra con tutti gli uomini, con tutti noi. Quell’abbraccio sotto a un Cristo annerito da una bomba toglie il fiato. E GLI OCCHI, GLI OCCHI DI QUEI QUATTRO, VITTIME O EX CARNEFICI, MA TUTTI QUI A DOMANDARE, DAL PROFONDO DI SÉ, PACE.

  20. NELLA FESTA DI S. GIOVANNI CRISOSTOMO, GODIAMOCI UNA SUA PAGINA SUBLIME PRIMA DI PARTIRE PER L’ESILIO
    +++++
    PER ME IL VIVERE È CRISTO E IL MORIRE UN GUADAGNO Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere?
    La morte? « Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno>> (Fil 1, 21). Allora l’esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene » (Sal 23,1). La confisca dei beni?,« Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via » (1, Trn 6, -7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non, temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte’ né desidero vivere, se non per il vostro bene. E’ per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia. Anche se tutto il mondo è sconvolto, HO TRA LE MANI LA SUA SCRITTURA, LEGGO LA SUA PAROLA. ESSA È LA MIA SICUREZZA LA MIA DIFESA. Egli dice: « Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20). CRISTO È CON ME, DI CHI AVRÒ PAURA? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei principi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Ripeto sempre: « Signore sia fatta la tua volontà » (Mt 26,42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch’io rimanga lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie. Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch’io. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. VOI SIETE I MIEI CONCITTADINI, I MIEI GENITORI, I MIEI FRATELLI, I MIEI FIGLI, LE MIE MEMBRA, IL MIO CORPO, LA MIA LUCE, PIÙ AMABILE DELLA LUCE DEL GIORNO. IL RAGGIO SOLARE PUÒ RECARMI QUALCOSA DI PIÙ GIOCONDO DELLA VOSTRA CARITÀ? IL RAGGIO MI È UTILE NELLA VITA PRESENTE, MA LA VOSTRA CARITÀ MI INTRECCIA LA CORONA PER LA VITA FUTURA.

  21. ….Io lo so SIGNORE, che a te è sempre gradito, il sacrificio del cuore, più di qualunque altra offerta l’uomo possa offrirti. Ti prego, accetta ciò che il mio povero cuore in questi particolari momenti ti vuole donare. Rispetto alle TUE grandi sofferenze, le mie sono piccoli frammenti, ma in ognuno di esso è racchiusa una piccola perla , potrai farla brillare solo TU, con la TUA onnipotente luce

  22. SENTINELLE…La Liturgia di questa Domenica ci invita a chiedere al Signore di farci riscoprire una bella (QUALITA’) del nostro cuore: La capacità di renderci più sensibili alla sorte di ogni fratello. La Carità fraterna ci viene presentata , non solo come un atto di aiuto nei confronti degli altri, ma come atteggiamento indispensabile a noi, per la nostra salvezza. Al cristiano rimane un solo dovere ; riconoscere l’altro come qualcuno di amabile, ” un fratello per il quale Cristo è morto.” (1Cor 8,11) La lista dei debiti , a causa del Vangelo, si riduce ad un solo vincolo, quello “dell’amore vicendevole” (13,8) QUESTA E’ L’UNICA COSA CHE DIO NON PUO’ E NON VUOL FARE AL NOSTRO POSTO. Tutto il resto – i nostri limiti,i nostri vuoti.i nostri peccati- Dio è capace di condurli a “pienezza” (13,10) con la Sua Infinita MISERICORDIA. La Liturgia di questa Domenica, cerco di capire, che non autorizza nessuna esclusione, ma incoraggia ogni cammino di inclusione dove bisogna essere disposti a pagare in prima persona le conseguenze. Senza mai dimenticare che il fratello sempre bisognoso di essere guadagnato – a caro prezzo- siamo anzitutto noi.
    Preghiera:
    SIGNORE GESU’, Facci anime coraggiose e pazienti.
    concentrate sull’amore e da saperlo restituire . Capaci di attendere,
    accogliere e perdonare i limiti dell’altro. AMEN

  23. LA NATIVITÀ DELLA MADRE DI DIO
    LE COSE VECCHIE SONO PASSATE,
    ECCO NE SONO NATE DI NUOVE
    Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

    Il mistero del Dio che diventa uomo, la divinizzazione dell’uomo assunto dal Verbo, rappresentano la somma dei beni che Cristo ci ha donati, la rivelazione del piano divino e la sconfitta di ogni presuntuosa autosufficienza umana. LA VENUTA DI DIO FRA GLI UOMINI, COME LUCE SPLENDENTE E REALTÀ DIVINA CHIARA E VISIBILE, È IL DONO GRANDE E MERAVIGLIOSO DELLA SALVEZZA CHE CI VENNE ELARGITO.
    La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. INFATTI MARIA NASCE, VIENE ALLATTATA E CRESCIUTA PER ESSERE LA MADRE DEL RE DEI SECOLI, DI DIO.
    La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L’OMBRA DELLA NOTTE SI RITIRA ALL’APPRESSARSI DELLA LUCE DEL GIORNO, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. LA PRESENTE FESTA È COME UNA PIETRA DI CONFINE FRA IL NUOVO E L’ANTICO TESTAMENTO. Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità, e come alla prima alleanza succeda la nuova. TUTTA LA CREAZIONE DUNQUE CANTI DI GIOIA, ESULTI E PARTECIPI ALLA LETIZIA DI QUESTO GIORNO. ANGELI E UOMINI SI UNISCANO INSIEME PER PRENDER PARTE ALL’ODIERNA LITURGIA. INSIEME LA FESTEGGINO COLORO CHE VIVONO SULLA TERRA E QUELLI CHE SI TROVANO NEI CIELI. QUESTO INFATTI È IL GIORNO IN CUI IL CREATORE DELL’UNIVERSO HA COSTRUITO IL SUO TEMPIO, OGGI IL GIORNO IN CUI, PER UN PROGETTO STUPENDO, LA CREATURA DIVENTA LA DIMORA PRESCELTA DEL CREATORE.

  24. Laudato si, Dio creatore e padre
    (padre Antonio Rungi)
    Laudato si, Signore mio,
    perché ci ha creato e redento,
    Tu Padre di immensa tenerezza e bontà.
    Laudato si, Signore mio,
    per il dono del creato
    che hai affidato alla nostra custodia
    e messo nelle nostre mani,
    non sempre attente ed oculate
    nel conservare i beni
    che ci hai lasciato
    a nostra gioia e felicità.
    Laudato si, Signore mio
    per ogni uomo e donna
    di questa martoriata terra,
    afflitta da tanti mali incurabili
    del corpo e dello spirito.
    Fa’ che nessuno di questi nostri fratelli
    possano assaporare la freddezza
    del nostro cuore e l’indifferenza
    della nostra mente
    presa da tanti personali problemi,
    incapace di leggere il dolore
    e la sofferenza sul volto
    di chi non conta in questo mondo.
    Laudato si, Signore mio,
    per tutte le croci che ci doni ogni giorno
    e ci inv iti a portare con dignità
    senza scaricarle sulle spalle degli altri,
    ma felici di salire con te sul calvario
    e donare la nostra vita,
    come vittime espiatrici
    per la conversione e la santificazione
    del genere umano.
    Laudato si, Signore mio
    per le tante umiliazioni
    che ci hai fatto sperimentare
    attraverso quanti non sanno
    e non vogliono amare sinceramente gli altri
    e si fanno giudici severi degli altri
    e molto tolleranti con se stessi.
    Laudato si, Signore mio
    per ogni cosa e per tutto quello
    che guardiamo con i nostri occhi,
    gustiamo con il nostro palato,
    tocchiamo con le nostre mani,
    odoriamo con il nostro naso,
    ascoltiamo con le nostre orecchie,
    soprattutto se sei Tu Signore a parlare
    direttamente al nostro cuore,
    perché ci vuoi totalmente consacrati
    al tuo amore e alla tua lode,
    n ella cristiana speranza di lodarti
    per sempre nella gioia del tuo Regno,
    dove ci attendi per donarci
    la pace e la felicità che non ha fine,
    insieme a Maria, la tua e la nostra Madre,
    Regina del cielo e della terra. Amen.

  25. ” DIO, rinnovaci il cuore ogni giorno come rinnovi
    le fonti e il sole:
    come la stella radiosa dell’alba di nuova luce
    risplende ogni giorno”:
    Rinnovaci il cuore, spesso appesantito,
    perchè possa gustare le acque cristalline
    delle Tue Sorgenti:
    Rinnovaci il cuore, rendilo degno per accostarsi alla Sacra mensa
    del PANE EUCARISTICO:
    Rinnovaci il cuore, per amare il fratello a volte fonte di appiattimento della nostra esistenza:
    AVVICINATI A NOI E GUARISCICI.

  26. Pagine forti, meravigliose! Su di me il tormento della debolezza umana…
    e allora come supplica trascrivo la preghiera conclusiva del cap. XIX:

    Da “Imitazione di Cristo”:
    Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura:
    tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d’un colpo atterrato.
    Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione:
    soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all’anima mia.

  27.  CI INTEPIDIAMO, MA TU CI RIACCENDI.
    L’anima mia è molto sbigottita. Rimango attonito e considero che i cieli non sono puri ai tuoi occhi. Caddero le stelle dal cielo (cfr. Ap 6, 13), e io, polvere, che cosa presumo? Alcuni uomini che sembravano seguire una condotta sublime, caddero nel più basso; e chi mangiava il pane degli angeli, l’ho poi visto compiacersi delle ghiande dei porci. Non c’è , dunque, nessuna santità, se tu, Signore, sottrai la tua mano. Nessuna sapienza giova, se tu smetti di governare. Nessuna fortezza vale, se tu cessi di sostenere. Se siamo abbandonati, affondiamo e periamo. Se invece siamo visitati, c’innalziamo e viviamo. Siamo instabili, ma da te siamo fatti saldi. Ci intepidiamo, ma tu ci riaccendi. Il mondo intero non riuscirebbe a fare inorgoglire colui che si sente sottomesso alla legge della verità, né il labbro di tutti gli adulatori smuoverà colui che ha stabilito ogni sua speranza in Dio. Quelli stessi che parlano, son nulla anche loro; verranno meno col suono delle parole: «La fedeltà del Signore», invece, «dura in eterno» (Sal 116, 2). «Imitazione di Cristo» (Lib. 3, 14)

  28. ASCOLTA, FIGLIO, LE MIE PAROLE,
    Dal libro della «Imitazione di Cristo»

    Dio parlò ai profeti e parla a tutti
    Il Signore dice: ASCOLTA, FIGLIO, LE MIE PAROLE, parole soavissime che oltrepassano ogni scienza di filosofi e di sapienti del mondo. Le mie parole sono spirito e vita (cfr. Gv 6, 63), né sono da pesare con la bilancia del senso umano, né da giudicare in base al gradimento degli uomini, ma da ascoltare piuttosto in silenzio, E DA ACCOGLIERE CON TUTTA UMILTÀ E AFFETTO GRANDE.
    Rispondo: «Beato l’uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura e non lasciarlo nella desolazione sulla terra» (Sal 93, 12-13).
    IO, DICE IL SIGNORE, HO ILLUMINATO I PROFETI SIN DALL’INIZIO, E ANCHE ORA NON CESSO DI PARLARE A TUTTI. MOLTI PERÒ ALLA MIA VOCE STAN DURI E SORDI. ASCOLTANO PIÙ VOLENTIERI IL MONDO CHE NON DIO. Seguono più facilmente il desiderio della carne che non il piacere di Dio. Il mondo promette cose temporali, meschine e lo si serve con grande fervore. IO PROMETTO LE COSE PIÙ ALTE, LE COSE ETERNE E I CUORI DEGLI UOMINI STAN LÌ INTORPIDITI. Chi serve me con tanta cura, chi obbedisce a me in tutto, come si serve al mondo e ai suoi padroni?
    Arrossisci dunque, servo pigro e querulo, al vedere che si trovano più pronti loro alla perdizione che non tu alla vita.
    GODONO PIÙ LORO DELLA VANITÀ, CHE NON TU DELLA VERITÀ. Di fatto, spesso la loro speranza li inganna; ma la promessa mia non inganna nessuno, né rimanda a mani vuote chi in me confida. Quel che ho promesso, manterrò; quel che ho detto, adempirò; purché si resti fermi e fedeli nel mio amore sino alla fine. Sono io che rimunero tutti i buoni e metto a forte prova tutti i devoti. SCRIVI LE MIE PAROLE NEL TUO CUORE, E MEDITALE CON DILIGENZA; NEL TEMPO DELLA TENTAZIONE TI SARANNO INDISPENSABILI.

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