CARI AMICI,  VI RICORDO«VENITE E RIPOSATEVI UN PÒ» (Gesù)

WEEK – END  DELLO  SPIRITO  Dopo una settimana  di… corsa, SABATO E DOMENICA… FERMIAMOCI ! ! !

 1°- 3° Week-end da Ottobre 2019 a Febbraio 2020  

 “STO ALLA PORTA   E BUSSO” (Gesù

  • OTTOBRE: Mese Missionario:  “ PAOLO, il primo dopo L’UNICO”                                                                       
  • NOVEMBREGioie e dolori della vita in ascolto di GIOBBE 
  • DICEMBRE:  “VENNE AD ABITARE CON NOI” . 
  •  GENNAIO: Egli è la nostra pace ” (Efesini)  MA QUALE  PACE?     
  • FEBBRAIO:  “La Vita, Dono e Compito”   – S. BIAGIO e “I SANTI DELLA PORTA ACCANTO” (Papa Francesco)                                      
  • ORARIO DI MASSIMA 

SABATO  15.30SCUOLA DI PREGHIERA  18.30  S. MESSA  19.30 – Cena sobria e in silenzio…21.00 – MOMENTO MARIANOADORAZIONE NOTTURNA    

DOMENICA: “Vogliamo svegliare l’aurora”    8: LODI al sorgere del sole  9.00:  CATECHESI  10.30: S. MESSA – Risonanze spirituali… Pranzo in fraternità

  • SABATO 19 – DOMENICA  20:  3° WEEK-END DELLO SPIRITO  OTTOBRE 2019

3.  L’APOSTOLO DI GESÙ CRISTO 

4.  “TI SENTIREMO SU QUESTO  UN’ ALTRA VOLTA”   COME GESTIRE LE DELUSIONI  DELLA VITA

5.  IN COLLABORAZIONE CON DUE SPOSI (Atti 18,1ss)                  

 

  • INFO E PRENOTAZIONI    0721.823.175 – 333.8890.862                    

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21 comments

  1. SAN CLEMENTE I, PAPA
    DIO ORDINA IL MONDO CON ARMONIA E CONCORDIA
    E FA DEL BENE A TUTTI

    FISSIAMO LO SGUARDO SUL PADRE E CREATORE DI TUTTO IL MONDO E IMMEDESIMIAMOCI INTIMAMENTE CON I SUOI MAGNIFICI E INCOMPARABILI DONI DI PACE E CON I SUOI BENEFICI. Contempliamolo nella nostra mente e scrutiamo con gli occhi dell’anima il suo amore così longanime. Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.
    I CIELI, CHE SI MUOVONO SOTTO IL SUO GOVERNO, gli sono sottomessi in pace; IL GIORNO E LA NOTTE COMPIONO IL CORSO FISSATO da lui senza reciproco impedimento. IL SOLE, LA LUCE E IL CORO DEGLI ASTRI percorrono le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal loro corso, e in bell’armonia. LA TERRA, FECONDA SECONDO IL SUO VOLERE, PRODUCE A SUO TEMPO CIBO ABBONDANTE PER GLI UOMINI, le bestie e tutti gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e mutamento alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti regolano gli abissi impenetrabili e le profondità della terra. PER SUO ORDINE IL MARE IMMENSO E SCONFINATO SI RACCOLSE NEI SUOI BACINI e non oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta così come Dio ha ordinato. Ha detto infatti: «FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI SI INFRANGERÀ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE» (Gb 38, 11). L’oceano invalicabile per gli uomini e i mondi che si trovano al di là di esso sono retti dalle medesime disposizioni del Signore. LE STAGIONI DI PRIMAVERA, D’ESTATE, D’AUTUNNO E D’INVERNO SI SUCCEDONO REGOLARMENTE LE UNE ALLE ALTRE. Le masse dei venti adempiono il loro compito senza ritardi e nel tempo assegnato. ANCHE LE SORGENTI PERENNI, create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. PERSINO GLI ANIMALI PIÙ PICCOLI SI STRINGONO INSIEME NELLA PACE E NELLA CONCORDIA. Tutto questo il grande creatore e signore di ogni cosa ha comandato che si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, MA CON MAGGIORE ABBONDANZA VERSO DI NOI CHE RICORRIAMO ALLA SUA MISERICORDIA PER MEZZO DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO. A LUI LA GLORIA E L’ONORE NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

  2. IL VERBO, SAPIENZA DI DIO, SI È FATTO CARNE
    San Pietro Crisòlogo

    Il beato Apostolo ci ha fatto sapere che due uomini hanno dato principio al genere umano, cioè ADAMO E CRISTO. DUE UOMINI UGUALI RIGUARDO AL CORPO, MA DIVERSI PER MERITO. SOMIGLIANTISSIMI NELLE MEMBRA, MA QUANTO MAI DIVERSI PER LA LORO STESSA ORIGINE. «IL PRIMO UOMO, ADAMO, DIVENNE UN ESSERE VIVENTE, MA L’ULTIMO ADAMO DIVENNE SPIRITO DATORE DI VITA» (1 Cor 15, 45).
    Quel primo fu creato da quest’ultimo, dal quale ricevette l’anima per vivere. Questi si è fatto da se stesso, perché è tale che non potrebbe aspettare la vita da un altro, EGLI CHE È IL SOLO A DARE A TUTTI LA VITA. QUELLO FU PLASMATO DA VILISSIMO FANGO, QUESTO VIENE AL MONDO DAL GREMBO NOBILISSIMO DELLA VERGINE. IN QUELLO LA TERRA FU TRASFORMATA IN CARNE, IN QUESTO LA CARNE VIENE ELEVATA FINO A DIO.
    E che più? Questo è il secondo Adamo che plasmò il primo e gli impresse la propria immagine. E così avvenne poi che egli ne prese la natura e il nome, per non dover perdere ciò che egli aveva fatto a sua immagine. C’È UN PRIMO ADAMO E C’È UN ULTIMO ADAMO. IL PRIMO HA UN PRINCIPIO, L’ULTIMO NON HA FINE. È PROPRIO QUEST’ULTIMO INFATTI AD ESSERE VERAMENTE IL PRIMO, DAL MOMENTO CHE DICE: «SONO IO, IO SOLO, IL PRIMO E ANCHE L’ULTIMO» (IS 48, 12).
    «IO SONO IL PRIMO», CIOÈ SENZA PRINCIPIO; «IO SONO L’ULTIMO», PERCHÉ SENZA FINE. «NON CI FU PRIMA IL CORPO SPIRITUALE», DICE L’APOSTOLO, «MA QUELLO ANIMALE, E POI LO SPIRITUALE» (1 Cor 15, 46). Certo la terra viene prima del frutto, ma la terra non è tanto preziosa quanto il frutto. Quella richiede lamenti e fatiche, questo dà alimento e vita. Giustamente il profeta si gloria di tal frutto, dicendo: LA NOSTRA TERRA HA DATO IL SUO FRUTTO (CFR. SAL 84, 13). QUALE FRUTTO? EVIDENTEMENTE QUELLO DI CUI DICE ALTROVE: «IL FRUTTO DELLE TUE VISCERE IO METTERÒ SUL TUO TRONO» (Sal 131, 11). «Il primo uomo, tratto dalla terra, dice l’Apostolo, è di terra; il secondo uomo, invece, che viene dal cielo, è celeste». E continua: «QUALE È L’UOMO FATTO DI TERRA COSÌ SONO QUELLI DI TERRA, MA QUALE IL CELESTE, COSÌ ANCHE I CELESTI» (1 Cor 15, 47-48). Come mai coloro che non sono nati tali potranno essere trovati celesti, non rimanendo cioè quello che erano quando nacquero, ma continuando ad essere ciò che diventarono quando sono rinati? È questo, fratelli, il motivo per cui lo Spirito celeste con la sua luce divina rende fecondo il fonte verginale. Quelli che la sorgente fangosa aveva messo al mondo nella povera condizione di terrestri, IL NUOVO FONTE LI PARTORISCE CELESTI E LI CONDUCE ALLA SOMIGLIANZA DEL LORO DIVINO AUTORE. PERCIÒ, ORMAI RIGENERATI, ORMAI RIFORMATI AD IMMAGINE DEL NOSTRO CREATORE, COMPIAMO CIÒ CHE COMANDA L’APOSTOLO: «COME ABBIAMO PORTATO L’IMMAGINE DELL’UOMO DI TERRA, COSÌ PORTEREMO L’IMMAGINE DELL’UOMO CELESTE» (1 COR 15, 49).
    RINATI ORMAI A SOMIGLIANZA DI NOSTRO SIGNORE E ADOTTATI DA DIO COME FIGLI, PORTIAMOLA TUTTA L’IMMAGINE DEL NOSTRO AUTORE, PORTIAMOLA CON TOTALE SOMIGLIANZA, NON NELLA MAESTÀ CHE A LUI SOLO COMPETE, MA IN QUELLA INNOCENZA, SEMPLICITÀ, MITEZZA, PAZIENZA, UMILTÀ, MISERICORDIA, PACE, CON CUI SI È DEGNATO DI DIVENTARE COME NOI ED ESSERE A NOI SIMILE.

  3. Molti marosi e tempeste…
    (S. Giovanni Crisostomo, Omelie)
    Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. Ho con me la sua Parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la Scrittura, leggo la Parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa.

  4. LO SPIRITO INTERCEDE PER NOI
    DALLA «LETTERA A PROBA» DI S. AGOSTINO

    CHIUNQUE CHIEDE AL SIGNORE UN’UNICA COSA e quella sola cerca di ottenere , chiede con certezza e sicurezza. QUESTA COSA È L’UNICA E VERA VITA, LA SOLA BEATA, PERCHÉ IN ESSA SI GODONO LE DELIZIE DEL SIGNORE PER L’ETERNITÀ, dopo di essere divenuti immortali e incorruttibili nel corpo e nell’anima. E’ la cosa alla quale va subordinata la domanda di ogni altro dono, l’unica che non si sbaglierà mai a chiedere. Chiunque avrà conseguito questa vita, avrà tutto ciò che vuole. In essa infatti si trova LA SORGENTE DELLA VITA, DI CUI ORA DOBBIAMO AVER SETE QUANDO PREGHIAMO, finché viviamo nella speranza e non vediamo ancora quello che speriamo di vedere quando saremo sotto la protezione delle sue ali. Per ora poniamo dinanzi a lui ogni nostro desiderio di inebriarci dell’abbondanza della sua casa e di dissetarci al torrente delle sue delizie; perché presso di lui è la sorgente della vita e nella sua luce vedremo la luce ( Sal 35, 8-10). Quando poi il nostro desiderio sarà saziato di beni, non vi sarà più da chiedere con gemiti, ma solo da possedere con gioia. Tuttavia siccome questa pace trascende ogni umana intelligenza, anche quando la chiediamo nella preghiera, non sappiamo che cosa chiedere come si conviene. Vi è dunque in noi, per così dire, UNA DOTTA IGNORANZA, ma istruita dallo Spirito di Dio, che aiuta la nostra debolezza. L’apostolo Aggiunge: «ALLO STESSO MODO ANCHE LO SPIRITO VIENE IN AIUTO ALLA NOSTRA DEBOLEZZA, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello spirito, PERCHÉ EGLI INTERCEDE PER I CREDENTI SECONDO I DISEGNI DI DIO» (Rm 8, 25-27). Lo Spirito di Dio muove i santi a pregare con gemiti inesprimibili, ispirando loro il desiderio di una cosa tanto grande, ma ancora sconosciuta, che noi aspettiamo mediante la speranza. Altrimenti come si potrebbe descrivere nella preghiera un bene che si desidera senza conoscerlo? In realtà se fosse del tutto sconosciuto non sarebbe oggetto di desiderio, e se d’altra parte lo si vedesse, come realtà già posseduta, non sarebbe né desiderato, né ricercato con gemiti.

  5. S. Giovanni della croce

    “L’anima cerchi sempre di inclinarsi
    non al più facile, ma al più difficile;
    non al più saporoso, ma al più insipido;
    non a quello che piace di più, ma a quello che piace di meno;
    non al riposo, ma alla fatica;
    non al più, ma al meno;
    non al conforto, ma a quello che non è conforto;
    non al più alto e pregiato, ma al più vile e disprezzato;
    non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
    non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore;
    e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v’è al mondo per amore di Gesù Cristo.”

  6. NON SAPPIAMO CHE COSA SIA CONVENIENTE DOMANDARE – S. AGOSTINO
    Forse hai da farmi una domanda: Come mai l’Apostolo ha detto: «noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare»? (Rm 8, 26). Non possiamo davvero supporre che colui che diceva ciò, o coloro ai quali egli si rivolgeva, non conoscessero la preghiera del Signore. Eppure da questa ignoranza non si dimostrò esente neppure l’Apostolo, benché egli sapesse pregare convenientemente. Infatti, quando gli fu conficcata una spina nella carne e un messo di satana fu incaricato di schiaffeggiarlo, perché non montasse in superbia per la grandezza delle rivelazioni, per ben tre volte pregò il Signore di liberarlo dalla prova. E così dimostrò di non sapere che cosa gli era più conveniente domandare. Alla fine però sentì la risposta di Dio, che gli spiegava perché non avveniva quello che un uomo così santo chiedeva, e non conveniva che l’ottenesse: «TI BASTA LA MIA GRAZIA: LA MIA POTENZA INFATTI SI MANIFESTA PIENAMENTE NELLA DEBOLEZZA» (2 Cor 12, 9). Pertanto nelle tribolazioni, che possono giovare come anche nuocere, non sappiamo quello che ci conviene chiedere, e tuttavia, perché si tratta di cose dure, moleste e contrarie all’inclinazione della natura, seguendo un desiderio comune a tutti gli uomini, noi preghiamo che ci vengano tolte. Dobbiamo però mostrare di fidarci del Signore. Se egli non allontana da noi le prove, non per questo dobbiamo credere di esser da lui dimenticati, ma piuttosto, con la santa sopportazione dei mali, dobbiamo sperare beni maggiori. Così infatti «la potenza si manifesta pienamente nella debolezza».
    Questo è stato scritto perché nessuno si perda d’animo né disperi della divina misericordia se non viene esaudito quando domanda un benessere, che potrebbe amareggiarlo di più o mandarlo in rovina. Perciò, se accade il contrario di quanto abbiamo chiesto nella preghiera, noi, sopportando pazientemente e rendendo grazie per ogni evenienza, non dobbiamo dubitare che era più conveniente per noi quello che Dio ha voluto, che non quello che volevamo noi. Ce ne dà la prova il nostro divino mediatore, il quale avendo detto: «PADRE, SE È POSSIBILE, PASSI DA ME QUESTO CALICE», subito dopo, modificando la volontà umana, che aveva in sé dalla umanità assunta, soggiunse: «PERÒ NON COME VOGLIO IO, MA COME VUOI TU, O PADRE» (Mt 26, 39).

  7. NON TROVERAI NULLA, CHE NON SIA CONTENUTO NEL PADRE NOSTRO – S. AGOSTINO

    Chi dice: «Come ai loro occhi ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così ai nostri occhi mostrati grande fra di loro» (Sir 36, 3) che altro dice se non……SIA SANTIFICATO IL TUO NOME»?
    Chi dice: «Rialzaci, Signore nostro Dio; fa` risplendere il tuo volto e noi saremo salvi» (Sal 79,4), che altro dice se non… ………«VENGA IL TUO REGNO»?
    Chi dice: «Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male» (Sal 118, 133) che altro dice se non… «SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA»?
    Chi dice: «Non darmi né povertà né ricchezza» (Pro 30, 8), Che altro dice se non… «DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO»?
    Chi dice: Signore, se così ho agito, se c`è iniquità nella mie mani, salvami e liberami (cfr. Sal 7, 1-4), che altro dice se non… «RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI»?
    Chi dice: «Liberami dai nemici, mio Dio, proteggimi dagli aggressori» (Sal 58, 2),
    che altro dice se non: «LIBERACI DAL MALE»?
    E se passi in rassegna tutte le sante invocazioni contenute nella Scrittura, non troverai nulla, che non sia contenuto e compreso nel Padre nostro. Nel pregare, siamo liberi di servirci di altre parole, ma non dobbiamo permetterci di domandare COSE DIVERSE. Queste cose dobbiamo domandarle per noi e per i nostri cari, per gli estranei e, senza dubbio, anche per gli stessi nemici…

  8. I O E … D I O !

    Ve vojo riccontà ‘na storia strana. Che m’è successa propio l’artra settimana …
    Camminavo davanti alla chiesa der paese
    Quanno ‘na strana voja d’entrà me prese
    Sia chiaro non so mai stato un cristiano praticante
    Se c’era un matrimonio, se vedevamo al ristorante
    Ma me so sentito come se quarcuno,
    Me dicesse: “dai entra, nu’ c’è nessuno”
    Un misto de voja e paura m’aveva preso Ma ‘na vorta dentro,
    restai sorpreso La chiesa era vota, nun c’era nessuno …
    C’erano quattro panche e un vecchio crocifisso de nostro Signore
    “Guarda te, se a chiamamme è stato er Creatore”
    Me gonfiai er petto e da sbruffone gridai: “ So passato pè un saluto”
    Quanno na voce me rispose:”mo sei entrato, nu fa lo scemo mettete seduto!”
    Pensai: mo me giro e vado via,
    Quanno quarcuno me rispose: “Nu te ne ‘nnà.
    Resta … famme compagnia”.
    Me sentivo troppo strano, io che nun avevo mai pregato…
    “Signore dateme na prova, devo da crede
    Che sete Dio che tutto vede” “Voi na prova ? Questo nu te basta?
    Te sei mi fijo… E io sto qua inchiodato pe er bene che te vojo!”
    “Me viè da piagne, me sento de scusamme. Signore A sapello che c’eravate pe davero,
    Venivo più spesso, ve accennevo quarche cero”. “Ahahahahhaha ma te pensi che io sto solo qua dentro?
    Io so sempre stato co te, nella gioia e nel tormento.
    Te ricordi quanno eri piccolino Io pe te ero Gesù bambino
    Prima de coricatte la sera Me dedicavi sempre na preghiera
    Era semplice quella che po’ fa er core de un bambino,
    Me facevi piagne e con le mie lacrime te bagnavo er cuscino
    Poi anni de silenzio… te s’è indurito er core
    Proprio verso de me, che t’ho fatto co tanto amore.
    Te gridavo fijo mio sto qua, Arza l’occhi guarda tuo papà!
    Ma te niente… guardavi pe tera E te ostinavi a famme la guera.
    Poi quanno tu padre stava male E te già pensavi ar funerale
    Sul letto de morte… nelle ultime ore T’è scappata na preghiera…
    “Te affido ar core der Creatore”. Ecco perché t’ho chiamato,
    Pe ditte quanto me sei mancato. Ho cominciato a piagne dalla gioia e dar dolore…
    Ho scoperto de esse amato dar Signore…
    Questa è na storiella che nun ’ha niente da insegnà,
    Solo che in cielo c’è un Dio che piagne se lo chiami papà!

  9. I TEMPI FISSI DELLA PREGHIERA
    S. AGOSTINO

    MANTENIAMO SEMPRE VIVO IL DESIDERIO DELLA VITA BEATA, CHE CI VIENE DAL SIGNORE DIO E NON CESSIAMO MAI DI PREGARE. Ma, è necessario che stabiliamo certi tempi fissi per richiamare alla nostra mente il dovere della preghiera, distogliendola da altre occupazioni o affari, che in qualche modo raffreddano il nostro desiderio, ed eccitandoci con le parole dell’orazione a concentrarci in ciò che desideriamo. Facendo così, eviteremo che il desiderio, tendente a intiepidirsi, si raffreddi del tutto o si estingua per mancanza di un frequente stimolo. La raccomandazione dell’Apostolo: “In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste” (Fil 4, 6) non si deve intendere nel senso che dobbiamo portarle a conoscenza di Dio. Egli infatti le conosceva già prima che fossero formulate. ESSE DEVONO DIVENIRE PIUTTOSTO MAGGIORMENTE VIVE NELL’AMBITO DELLA NOSTRA COSCIENZA.. Infatti il pregare a lungo non è , come qualcuno crede, lo stesso che pregare con molte parole. Altro è un lungo discorso, altro uno stato d’animo prolungato. CONSIDERIAMO COME DEL SIGNORE STESSO SIA SCRITTO CHE PASSAVA LE NOTTI IN PREGHIERA, E CHE NELL’ORTO PREGÒ A LUNGO. Ed in ciò, che altro intendeva, se non darci l’esempio, egli che nel tempo è l’intercessione propizio, mentre nell’eternità è , insieme al Padre, colui che ci esaudisce?
    SAPPIAMO CHE GLI EREMITI D’EGITTO FANNO PREGHIERE FREQUENTI, MA TUTTE BREVISSIME. ESSE SONO RAPIDI MESSAGGI CHE PARTONO ALL’INDIRIZZO DI DIO. Così l’attenzione dello spirito, tanto necessaria a chi prega, rimane sempre desta e fervida e non si assopisce per la durata eccessiva dell’orazione. Lungi dunque dalla preghiera ogni verbosità, ma non si tralasci la supplica insistente, se perdura il fervore e l’attenzione. Il servirsi di molte parole nella preghiera equivale a trattare una cosa necessaria con parole superflue. Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore. IL DOVERE DELLA PREGHIERA SI ADEMPIE MEGLIO CON I GEMITI CHE CON LE PAROLE, PIÙ CON LE LACRIME, CHE CON I DISCORSI. DIO “PONE DAVANTI AL SUO COSPETTO LE NOSTRE LACRIME” (SAL 55, 9), E IL NOSTRO GEMITO NON RIMANE NASCOSTO (CFR. SAL 37, 10) A LUI CHE TUTTO HA CREATO PER MEZZO DEL SUO VERBO, E NON CERCA LE PAROLE DEGLI UOMINI.

  10. …L’insistenza della vedova mi fa capire che non ci si deve mai arrendere. Spesso la preghiera diventa faticosa a causa delle avversità che ostacolano il cammino; anche perchè pregare non significa soltanto rimanere, a parole o in silenzio, davanti a DIO. Pregare vuol dire assumere con responsabilità il peso della realtà in cui la nostra vita si gioca insieme a quella degli altri. Spesso la preghiera diventa combattimento perchè esistono molti nemici da affrontare, non sono solo le cose o le persone, quando non corrispondono alle nostre aspettative, ma sono soprattutto quelle parti del nostro cuore ancora chiuse nell’egoismo e nella paura. Se però riesco a percepire che è l’illuminazione interiore che trasforma la nostra fiducia in una preghiera umile, faticosa e incessante perchè so che c’è un DIO che non mi farà aspettare a lungo. Egli non si stanca di condurci, malgrado tutto, verso il suo regno per offrirci gratuitamente il suo AMORE, ” la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Gesù Cristo” (3,15). L’anima senza il respiro della preghiera è come morta; imparare a pregare come ce lo insegna Gesù, non è sempre facile, facciamoci aiutare dalla perseveranza.
    Come si può concepire una vita senza la preghiera? Sono felice di possedere questo grande dono, senza mio merito. Ho lottato, ho sofferto, ho pianto e tanto. Ringrazio DIO di cuore, mi ha aiutato a superare tante difficoltà

  11. “”””””QUANDO AMO IN ME SI
    RADDOPPIA LA VITA,
    AUMENTA LA FORZA, SONO
    FELICE. OGNI MIO GESTO
    DI CURA, DI TENEREZZA,
    DI AMICIZIA PORTA IN ME
    LA FORZA DI DIO,SPALANCA
    UNA FINESTRA SULL’INFINITO.
    ” E’ L’AMORE CHE FA ESISTERE”
    (M. Blondel)

  12. Il celibato del prete
    (Bruno Forte)
    La vita consacrata alla causa del Vangelo è testimonianza del primato assoluto dell’eterno, è messaggio – più eloquente di ogni parola – di come Dio solo basti e lui solo sia in grado di dare alla vita e alla storia significato e speranza. In un tempo di crollo di certezze e di palese fallimento delle presunzioni totalizzanti della ragione “moderna”, un’esistenza totalmente abbandonata a Dio, perdutamente innamorata di lui, appare come un riferimento luminoso, annuncio di un’alternativa possibile. L’incarnazione non è solo il movimento dall’eternità al tempo, ma anche l’altrimenti impensabile possibilità del movimento opposto, quello capace di portare nel cuore di Dio il dolore e la morte degli uomini, le stagioni del tempo e le contraddizioni della storia.

  13. LE ASPIRAZIONI DEL CUORE, ANIMA DELLA PREGHIERA
    S. AGOSTINO – «LETTERA A PROBA»

    QUANDO PREGHIAMO NON DOBBIAMO MAI PERDERCI IN TANTE CONSIDERAZIONI, cercando di sapere che cosa dobbiamo chiedere e temendo di non riuscire a pregare come si conviene. Perché non diciamo piuttosto col salmista: «UNA COSA HO CHIESTO AL SIGNORE, QUESTA SOLA IO CERCO: ABITARE NELLA CASA DEL SIGNORE TUTTI I GIORNI DELLA MIA VITA, PER GUSTARE LA DOLCEZZA DEL SIGNORE E AMMIRARE IL SUO, SANTUARIO»? (Sal 26, 4). Ivi infatti non c’è successione di giorni come se ogni giorno dovesse arrivare e poi passare. L’inizio dell’uno non segna la fine dell’altro, perché vi si trovano presenti tutti contemporaneamente. La vita, alla quale quei giorni appartengono, non conosce tramonto.
    PER CONSEGUIRE QUESTA VITA BEATA, LA STESSA VERA VITA IN PERSONA CI HA INSEGNATO A PREGARE, NON CON MOLTE PAROLE, COME SE FOSSIMO TANTO PIÙ FACILMENTE ESAUDITI, QUANTO PIÙ SIAMO PROLISSI. NELLA PREGHIERA INFATTI CI RIVOLGIAMO A COLUI CHE, COME DICE IL SIGNORE MEDESIMO, GIÀ SA QUELLO CHE CI È NECESSARIO, PRIMA ANCORA CHE GLIELO CHIEDIAMO (cfr. Mt 6, 7-8).
    Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario. Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci. Questo dono, infatti, è assai grande, mentre noi siamo tanto piccoli e limitati per accoglierlo. Perciò ci vien detto: «Aprite anche voi il vostro cuore! Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli» (2 Cor 6, 13-14).IL DONO È DAVVERO GRANDE, TANTO CHE NÉ OCCHIO MAI VIDE, PERCHÉ NON È COLORE; NÉ ORECCHIO MAI UDÌ, PERCHÉ NON È SUONO; NÉ MAI È ENTRATO IN CUORE D’UOMO (CFR. 1 COR 2, 9), PERCHÉ È LÀ CHE IL CUORE DELL’UOMO DEVE ENTRARE. Lo riceviamo con tanta maggiore capacità, quanto più salda sarà la nostra fede, più ferma la nostra speranza, più ardente il nostro desiderio. Noi dunque preghiamo sempre in questa stessa fede, speranza e carità, con desiderio ininterrotto.
    MA IN CERTE ORE E IN DETERMINATE CIRCOSTANZE, CI RIVOLGIAMO A DIO ANCHE CON LE PAROLE, PERCHÉ, MEDIANTE QUESTI SEGNI, POSSIAMO STIMOLARE NOI STESSI E INSIEME RENDERCI CONTO DI QUANTO ABBIAMO PROGREDITO NELLE SANTE ASPIRAZIONI, spronandoci con maggiore ardore a intensificarle. Quanto più vivo, infatti, sarà il desiderio, tanto più ricco sarà l’effetto. E perciò, che altro vogliono dire le parole dell’Apostolo: «Pregate incessantemente» (1 Ts 5, 17) se non questo: DESIDERATE, SENZA STANCARVI, DA COLUI CHE SOLO PUÒ CONCEDERLA QUELLA VITA BEATA, CHE NIENTE VARREBBE SE NON FOSSE ETERNA?

  14. «GAUDIUM ET SPES» DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
    IO SONO L’ALFA E L’OMEGA, IL PRIMO E L’ULTIMO

    LA CHIESA, CERTO, PERSEGUENDO IL SUO PROPRIO FINE DI SALVEZZA, NON SOLO COMUNICA ALL’UOMO LA VITA DIVINA, MA ANCHE DIFFONDE LA SUA LUCE CON RIPERCUSSIONE, IN QUALCHE MODO, SU TUTTO IL MONDO, SOPRATTUTTO PER IL FATTO CHE RISANA ED ELEVA LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA, CONSOLIDA LA COMPAGINE DELLA UMANA SOCIETÀ, E IMMETTE NEL LAVORO QUOTIDIANO DEGLI UOMINI UN PIÙ PROFONDO SENSO E SIGNIFICATO. Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia.
    LA CHIESA, NEL DARE AIUTO AL MONDO, COME NEL RICEVERE MOLTO DA ESSO, A QUESTO SOLTANTO MIRA: CHE VENGA IL REGNO DI DIO E SI REALIZZI LA SALVEZZA DELL’INTERA UMANITÀ. TUTTO CIÒ CHE DI BENE IL POPOLO DI DIO PUÒ OFFRIRE ALL’UMANA FAMIGLIA, NEL TEMPO DEL SUO PELLEGRINAGGIO TERRENO, SCATURISCE DAL FATTO CHE LA CHIESA È L’UNIVERSALE SACRAMENTO DELLA SALVEZZA, CHE SVELA E INSIEME REALIZZA IL MISTERO DELL’AMORE DI DIO VERSO L’UOMO.
    Infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e divenire il centro di convergenza di tutte le cose. IL SIGNORE È IL FINE DELLA STORIA, IL PUNTO FOCALE DEI DESTINI DEI POPOLI E DELLE LORO CULTURE, IL PERNO DELLA VICENDA UMANA, LA GIOIA D’OGNI CUORE, LA PIENEZZA DELLE LORO ASPIRAZIONI. EGLI È COLUI CHE IL PADRE HA RISUSCITATO DAI MORTI, HA ESALTATO E COLLOCATO ALLA SUA DESTRA, COSTITUENDOLO GIUDICE DEI VIVI E DEI MORTI. NOI, VIVIFICATI E UNIFICATI DAL SUO SPIRITO, SIAMO IN CAMMINO VERSO LA FINALE PERFEZIONE DELLA STORIA UMANA, CHE CORRISPONDE IN PIENO AL DISEGNO DEL SUO AMORE DI «RICAPITOLARE IN CRISTO TUTTE LE COSE, QUELLE DEL CIELO COME QUELLE DELLA TERRA» (EF 1, 10).
    DICE IL SIGNORE STESSO: «ECCO, IO VERRÒ PRESTO, E PORTERÒ CON ME IL MIO SALARIO PER RENDERE A CIASCUNO SECONDO LE OPERE SUE. IO SONO L’ALFA E L’OMEGA, IL PRIMO E L’ULTIMO, IL PRINCIPIO E LA FINE» (AP 22, 12-13).

  15. SENSO DI RESPONSABILITÀ NEL MINISTERO S. Gregorio Magno
    Sentiamo cosa dice il Signore nell’inviare i predicatori: «LA MESSE È MOLTA, MA GLI OPERAI SONO POCHI! PREGATE DUNQUE IL PADRONE DELLA MESSE, PERCHÉ MANDI OPERAI PER LA SUA MESSE!» (Mt 9, 37-38).Per una grande messe gli operai sono pochi; non possiamo parlare di questa scarsità senza profonda tristezza, poiché vi sono persone che ascolterebbero la buona parola, ma mancano i predicatori. ECCO, IL MONDO È PIENO DI SACERDOTI, E TUTTAVIA SI TROVA DI RADO CHI LAVORA NELLA MESSE DEL SIGNORE; CI SIAMO ASSUNTI L’UFFICIO SACERDOTALE, MA NON COMPIAMO LE OPERE CHE L’UFFICIO COMPORTA. Riflettete attentamente, fratelli carissimi, su quello che è scritto: «Pregate il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe». Pregate voi per noi, affinché siamo in grado di operare per voi come si conviene, PERCHÉ LA LINGUA NON RESTI INCEPPATA NELL’ESORTARE, E IL NOSTRO SILENZIO NON CONDANNI PRESSO IL GIUSTO GIUDICE NOI, CHE ABBIAMO ASSUNTO L’UFFICIO DI PREDICATORI. SPESSO INFATTI LA LINGUA DEI PREDICATORI PERDE LA SUA SCIOLTEZZA A CAUSA DELLE LORO COLPE; Ci siamo ingolfati in affari terreni, e altro è ciò che abbiamo assunto con l’ufficio sacerdotale, altro ciò che mostriamo con i fatti. Noi abbandoniamo il ministero della predicazione e siamo chiamati vescovi, ma forse piuttosto a nostra condanna, dato che possediamo il titolo onorifico e non le qualità. Coloro che ci sono stati affidati abbandonano Dio e noi stiamo zitti. Giacciono nei loro peccati e noi non tendiamo loro la mano per correggerli. MA COME SARÀ POSSIBILE CHE NOI EMENDIAMO LA VITA DEGLI ALTRI, SE TRASCURIAMO LA NOSTRA? Posti a custodi delle vigne, non custodiamo la vigna, perché, implicati in azioni estranee, trascuriamo il ministero che dovremmo compiere.

  16. 2 – LUCA IL TEOLOGO DELLA CONVERSIONE QUOTIDIANA… OGGI !
    – 2,11: OGGI ! vi è nato un Salvatore
    – 4,21: OGGI ! si è compiuta questa parola (Nazaret)
    – 5,26: OGGI ! abbiamo visto cose prodigiose..
    – 19,5: OGGI ! devo fermarmi a casa tua.
    – 19,9: OGGI ! la salvezza è entrata in questa casa (Zaccheo)
    – 23,43: OGGI ! sarai con me in Paradiso

  17. NELLA FESTA DI S. LUCA GODIAMOCI QUESTA PICCOLA RIFLESSIONE…LUCA EVANGELISTA DELLA PREGHIERA
    NEI MOMENTI IMPORTANTI… GESÙ È IN … PREGHIERA
    1. INIZIO DEL MINISTERO PUBBLICO (3,21s) Mentre Gesù, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo
    2. LA SCELTA DEI 12 APOSTOLI (6,12ss) Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:
    3. QUANDO LA PASSIONE SI AVVICINA (9,28ss) Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare e mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
    4. QUANDO INSEGNA A PREGARE, STA PREGANDO (11,1ss) Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare,
    5. NELL’ULTIMA CENA PREGA PER PIETRO (22,31s) Simone, Simone, … io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.
    6. IN CROCE PREGA PER I SUOI CARNEFICI (23,34): “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
    7. QUANDO MUORE IN CROCE (23,46) Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito… Detto questo spirò.

  18. Dalla «Lettera ai Romani» di S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA …una delle pagine più “grandi” della letteratura cristiana… MEDITIAMOLA

    NON VOGLIO SOLO CHIAMARMI CRISTIANO, MA ESSERLO REALMENTE
    UN’ACQUA VIVA MORMORA DENTRO DI ME E MI DICE:VIENI AL PADRE
    1. A NULLA MI GIOVERANNO LE ATTRATTIVE DEL MONDO NÉ I REGNI DI QUESTA TERRA. È MEGLIO PER ME MORIRE PER GESÙ CRISTO CHE ESTENDERE IL MIO IMPERO FINO AI CONFINI DELLA TERRA. IO CERCO COLUI CHE È MORTO PER NOI, VOGLIO COLUI CHE PER NOI È RISORTO. È VICINO IL MOMENTO DELLA MIA NASCITA.
    2. LASCIATE CHE IO IMITI LA PASSIONE DEL MIO DIO. SE QUALCUNO LO HA IN SÉ, COMPRENDA QUELLO CHE IO VOGLIO E MI COMPATISCA, PENSANDO ALL’ANGOSCIA CHE MI OPPRIME. NON SIATE DI QUELLI CHE PROFESSANO GESÙ CRISTO E AMANO IL MONDO. ANCHE SE VI SUPPLICASSI, QUANDO SARÒ TRA VOI, NON DATEMI ASCOLTO. CREDETE PIUTTOSTO A QUEL CHE VI SCRIVO ORA, NEL PIENO POSSESSO DELLA MIA VITA. VI SCRIVO CHE DESIDERO MORIRE.
    3. OGNI MIO DESIDERIO TERRENO È CROCIFISSO … UN’ACQUA VIVA MORMORA DENTRO DI ME E MI DICE: VIENI AL PADRE. NON MI DILETTO PIÙ DI UN CIBO CORRUTTIBILE, NÉ DEI PIACERI DI QUESTA VITA. VOGLIO IL PANE DI DIO, CHE È LA CARNE DI GESÙ CRISTO, VOGLIO PER BEVANDA IL SUO SANGUE CHE È LA CARITÀ INCORRUTTIBILE.
    4. RICORDATEVI NELLE VOSTRE PREGHIERE DELLA CHIESA DI SIRIA, CHE HA DIO COME PASTORE AL POSTO MIO. SOLO GESÙ CRISTO LA GOVERNERÀ COME VESCOVO, E LA VOSTRA CARITÀ. IO MI VERGOGNO DI DIRMI MEMBRO DI QUELLA COMUNITÀ. NON NE SONO DEGNO, PERCHÉ SONO L’ULTIMO DI TUTTI E COME UN ABORTO. MA OTTERRÒ PER MISERICORDIA D’ESSERE QUALCUNO SE RAGGIUNGERÒ DIO.
    • Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza che sarebbe inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi è dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Sollecitate piuttosto le fiere perché diventino mio sepolcro e non lascino nulla del mio corpo, e nel mio ultimo sonno io non sia di incomodo a nessuno. Quando il mondo non vedrà più il mio corpo, allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo.
    • Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per Dio. Io non vi do ordini, come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io sono un condannato; essi erano liberi, io finora non sono che uno schiavo. Ma se soffrirò il martirio, diventerò un liberto di Gesù Cristo e in lui risorgerò libero.
    • Dalla Siria fino a Roma, per terra e per mare, giorno e notte, lotto con le belve, legato a dieci leopardi, cioè al manipolo dei soldati di scorta. Più faccio loro del bene, e più mi maltrattano. Però con i loro oltraggi faccio profitto sempre più nella scuola di Cristo, ma non per questo sono giustificato.
    • Perdonatemi, io so quello che va bene per me. Ora incomincio ad essere un vero discepolo. Nessuna delle cose visibili o invisibili mi trattenga dal raggiungere Gesù Cristo. Fuoco e croce, branchi di bestie feroci, lacerazioni, squartamenti, slogature delle ossa, taglio delle membra, stritolamento di tutto il corpo, i più crudeli tormenti del diavolo ben vengano tutti su di me, purché io possa raggiungere Gesù Cristo.

  19. SII PAZIENTE- (Rainer Maria Rilke)

    “Sii PAZIENTE verso tutto ciò
    che è IRRISOLTO NEL TUO CUORE e…
    cerca di amare le DOMANDE,
    che sono simili a STANZE CHIUSE A CHIAVE
    e a libri scritti in una LINGUA STRANIERA.

    Non cercare ora le risposte che non possono esserti date
    poiché non saresti capace di convivere con esse.
    E il punto è vivere ogni cosa.
    Vivere le domande ora.
    Forse ti sarà dato,
    senza che tu te ne accorga,
    di vivere fino al lontano giorno in cui
    avrai la risposta.”

  20. Chiedere “come stai”
    Io penso che sarebbe molto più educato chiedere: “come stai”, solo quando si è veramente interessati alla risposta, solo quando si sa di avere un po’ di tempo a disposizione per ascoltare l’altra persona.

  21. IL SENSO DELLA VITA (A. F. MOZTO)

    Quando perdi ogni certezza
    Quando ti abbandona ogni speranza
    Quando ti sembra che niente ti possa liberare dall’angoscia che ti tormenta
    fatti un segno di croce
    e pensa che dalla croce Gesù ti ha salvato……

    Abbraccia quindi anche tu la tua croce con Lui,
    e troverai conforto perché
    Lui è la certezza,
    Lui è la speranza,
    con Lui l’angoscia che ti tormenta
    diventa la tua santità,
    dall’unione con Lui inizia il tuo Paradiso
    e la Sua pace ti conforterà.

    Allora anche la vita avrà un senso,
    pur nella sofferenza,
    perché per un cristiano
    il senso della vita è in Dio, la speranza.”

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