GLORIAMOCI ANCHE NOI NELLA CROCE DEL SIGNORE

Dai «Discorsi» di S. AGOSTINO, VESCOVO

  •   LA PASSIONE del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza. Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando TROPPO POCO  NASCERE uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di MORIRE quale uomo e proprio per mano di QUEGLI UOMINI  che aveva creato lui stesso.
  •    Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, MA È MOLTO PIÙ GRANDE QUELLO CHE CELEBRIAMO RICORDANDO QUANTO È GIÀ STATO COMPIUTO PER NOI. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi egli non ha esitato a dare anche la sua morte?
  • PERCHÉ GLI UOMINI STENTANO A CREDERE CHE UN GIORNO VIVRANNO CON DIO, QUANDO GIÀ SI È VERIFICATO UN FATTO MOLTO PIÙ INCREDIBILE, QUELLO DI UN DIO MORTO PER GLI UOMINI?
  •   Noi non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui ricevere la morte. DONDE LO STUPEFACENTE SCAMBIO: FECE SUA LA NOSTRA MORTE E NOSTRA LA SUA VITA. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte del Cristo. PRESE SU DI SE LA MORTE che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non può venire.
  • Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il peccato, LO SCONTO’ COLUI che era senza peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l’artefice della giustificazione? Come non darà il premio dei santi, lui fedeltà personificata, che senza colpa SOPPORTO’ LA PENA DEI CATTIVI?
  •    CONFESSIAMO perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, MA CON GIOIA, non con rossore, ma con fierezza.   L’apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria:
  • «QUANTO A ME NON CI SIA ALTRO VANTO CHE NELLA CROCE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO» (Gal 6, 14).
  • RISONANZE … COSA  DICE S. AGOSTINO A  NOI OGGI?______________________________________________________________________________________ donalesiani@gmail.com

One comment

  1. La croce è scandalo per i falsi sapienti, assurda per coloro che non credono, ma per noi essa è potenza e sapienza. Siamo abituati a dare un senso sbagliato alla croce e alla nostra croce, ogni cosa che ci dà problemi diciamo sia una croce, niente di più sbagliato, niente di più fuorviante. La croce possiamo anche chiamarla: Volontà di Dio, accettazione di questa Volontà. La Croce diventa gloriosa quando capiamo il suo vero senso, perché diventa un percorso di assenso. La croce è una domanda sul nostro credere, ci interroga, ci vaglia come cristiani. Tutto ciò che noi chiamiamo croce in realtà è una domanda di Dio su noi: Credi tu che passando in questa situazione avrai la vita?
    La nostra risposta deve essere quella di Gesù: Credo! E se non lo è dobbiamo chiederci perché.
    Sarà semplice vivere la prova? Sarà facile accettarla questa volontà?
    No, non sarà sempre facile vivere e accettare la prova, ma guardando a Colui che si è lasciato inchiodare a questa Volontà del Padre, avremo anche noi la forza di morire a noi stessi per fare la Volontà di Dio.
    Allora e solo allora il giogo è soave e il carico leggero.
    “Padre allontana da me questo momento, ma non come voglio io, ma come vuoi tu.”
    Questo è il senso della croce, è sofferenza, si, non cessa di essere sofferenza, ma apre al dono, all’obbedienza, quella che spesso non riusciamo a vivere e che ci fa guardare la croce come una punizione o una sconfitta.
    Le situazioni che noi chiamiamo croce in realtà sono una permissione di Dio, ci interrogano sul nostro credere in Lui, guardando a Cristo però noi troviamo il senso. Umanamente tante situazioni sono difficili da vivere, accettare un cancro, un figlio tossicodipendente, una morte, un figlio disabile, un matrimonio che finisce, guerre, disastri, tante e tante situazioni davanti alle quali ci sentiamo sconfitti, impotenti davanti alle quali ci ribelliamo ma, Cristo le ha assunte e obbedendo al Padre le ha vinte.
    La croce è Vittoria, non è sconfitta, è gloria, fino a quando non riusciamo a portarla nel vero senso daremo alla croce un valore sbagliato, non riusciremo a chiamarla Gloriosa, la chiameremo in tanti modi, ma non la giudicheremo una crescita, bensì una sconfitta, uno scandalo, come gli antichi, come coloro che vogliono miracoli: Scendi dalla croce, cioè fammi scendere dalla mia croce e crederò.
    Nella Legge il sapiente legge che nessun male toccherà chi teme Dio, perciò la croce è stoltezza, non è secondo la sapienza. Tanti modi sbagliati di guardare alla croce e lei, rimane un mistero, ma per il cristiano è il bastone del cammino per giungere in cima, per compiere la Volontà del Padre.
    Tutti i nostri no sono diventati si in Gesù Cristo; dice un canto, ma davvero è questo il nostro pensiero? Davvero siamo scesi fino alle radici dei nostri no e le abbiamo viste cambiate in un sì da Gesù?
    Perché è questo il senso, i miei no, qualsiasi no di fronte alla mia vita è stato cambiato? Sono giunta fin sotto la Croce e vi ho visto il mio no pendere dalla Croce? Dove io non volevo passare, Cristo è passato, qualsiasi forma o nome abbia il mio no, qualsiasi nome abbia il mio peccato. Ma non è solo una questione di peccato, è rendersi conto che ogni situazione che noi chiamiamo croce è in realtà un sì alla disobbedienza e un no alla Volontà di Dio. È questo che ha compiuto Cristo al posto nostro, è passato pagando ogni atto di ribellione, di mormorazione, di inimicizia, di separazione, tutto, tutto fino in fondo, come fosse un abisso, niente omettendo, tutto accettando. È per questo che noi continuiamo a chiamare croce ogni situazione di disagio, di sofferenza, di dolore, non guardiamo alla croce Gloriosa, guardiamo alla croce lacrimosa, cioè emotiva, che ci fa dolere di Gesù e non di noi.
    Se vogliamo andare dietro a Gesù dobbiamo prendere la nostra croce, cioè la nostra vita con tutte le sue contraddizioni e prove e con Lui accettarle per passare dal chiamarla Croce al chiamarla come ha fatto Gesù; Volontà del Padre. Allora la croce diventa un giogo soave e un carico leggero, è la scala di Giacobbe in cui non siamo soli a salire, ma il Cielo sale e scende con noi per portarci soccorso, consolazione, speranza, perché Dio è con noi.

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