GENOVA:              NEONATA LASCIATA NELLA CULLA PER LA VITA.                              AFFIDATA, NON ABBANDONATA

  • Nella sera di martedì scorso una mamma ha lasciato la sua bimba di due giorni nella culla  pensata per chi affronta una maternità difficile. LE HA MESSO ACCANTO QUALCHE PANNOLINO, segno di un amore vero e fragile.   La vita ha un peso, c’è. E ha fatto scattare i sensori di una culla, lo scorso martedì sera.

·      AFFIDATA, NON ABBANDONATA Sono ovviamente poche le informazioni specifiche sul caso, ma tutto quello che c’interessa davvero è noto. A Genova è stata deposta una neonata nella culla per la vita all’ospedale Villa Scassi.     La “culla per la vita: si tratta di una struttura dotata di sportello e culla, collegata con l’interno dell’ospedale, che ha un sensore che si attiva quando qualcosa viene poggiato al suo interno. O qualcuno, nel caso specifico di martedì sera: una bimba di due, massimo tre giorni, che il medico di turno del Villa Scassi e la puericultrice si sono trovati davanti poco prima delle dieci di sera. Un episodio senza precedenti a Genova nei 14 anni di presenza delle culle per la vita. Da Genova Today

  • Tutto lascia supporre che sia stata la madre a lasciarla lì, accanto alla neonata sono stati messi quattro pannolini e un BIGLIETTO CON IL SUO NOME… Un corredino minimo che però ci permette di non usare la parola “abbandonata”. Affidata. Quel che possiamo immaginare, oltre il velo di sacrosanto anonimato, è una donna che è stata portata – da chissà quale storia – a fare la scelta di far nascere sua figlia e affidarla alle cure altrui: le ha lasciato, probabilmente, tutto ciò che poteva permettersi. Pannolini, ma soprattutto UN NOME. COME A DIRE: SEI MIA FIGLIA, TI RICONOSCO.  
  •  URTARE CONTRO LA REALTÀ Vale la pena di riportare le parole del dottor Gabriele Vallerino, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Villa Scassi, che ha commentato il ritrovamento: “Quanto accaduto mi ha commosso molto – conclude Vallerino – perché è un gesto di estremo amore. Questa mamma con tutta probabilità in difficoltà ha urtato contro la realtà e ha fatto il gesto più bello che c’è: privarsi dell’amore per la figlia, per il suo bene.”
  •   È bella l’espressione ‘urtare contro la realtà’, onesta e tutt’altro che negativa. La realtà non accarezza quasi mai, piuttosto s’impone con una presenza ponderosa. E noi, quando ponderiamo, facciamo l’opposto di chi si nutre di ideologia. Pensare è prendere atto del peso della vita reale,     della sua consistenza oggettiva. Concepire un figlio ha un peso oggettivo, fin da quei pochissimi quasi-grammi vivi e presenti nel grembo materno
  • Rimanere incinta può essere un urto, di sicuro non è un’impressione astratta che diventa reale solo quando scegliamo di accettarla.  La culla per la vita funziona così: fa scattare un allarme quando il peso del neonato viene appoggiato lì sopra. L’essere umano senz’altro non è una macchina, ma in tempi di pensieri impazziti si può imparare qualcosa anche dai sistemi meccanici.
  •  QUANDO UNA VITA C’È SI SENTE.Chi la porta in grembo s’innesca esattamente come l’allarme di cui sopra, forse perché è vero il ragionamento a ritroso: LA MADRE È PROPRIO LA CULLA PER LA VITA, versione originale e ogni altra macchina sostitutiva assomiglia a lei.
  • Quando una madre urta contro ogni tipo di realtà gravosa, violenta, difficile, quel che di davvero umano si può fare è moltiplicare ‘culle per la vita’ (cioè moltiplicare le forme di accoglienza). Umano è soccorrere e sopperire a ciò che una madre non può, e non convincere una madre che la sua unica scelta sia eliminare quella piccola vita che già ha un suo peso.

·  LA PRIMA VOLTA IN 14 ANNI  Sono circa 50 le culle per la vita sul territorio nazionale. Fu un’idea che nacque negli anni ’90 per limitare i casi di neonati abbandonati nei cassonetti o per strada e rappresentano un supporto concreto alle maternità difficili, oltre ai CAV e alla possibilità di parto in anonimato.    A Genova la culla per la vita dell’ospedale Villa Scassi fu donata dai Lions nel 2007. Da allora nessun caso di neonato lasciato alle cure mediche, FINO A MARTEDÌ SCORSO.

  • CARI AMICI…CHE NE DITE? A ME VIENE SPONTANEO (al di là di tutte le delicate questioni morali…) di dirle: GRAZIE MAMMA… PER TUTTA LA VITA FORSE AVRAI QUESTO RIMORSO DI COSCIENZA… MA POTRAI DIRE ANCHE a te stessa CHE  DATE LE TUE CONDIZIONI DI VITA CHE NOI NON CONOSCEREMO MAI… HAI VOLUTO PIU’ BENE A LEI CHE A TE STESSA. SII BENEDETTA…
  • …………………………………donalesiani@gmail.com 

One comment

  1. Dopo 14 anni siamo come negli anni novanta, cioè la nostra società è ripiombata nella solitudine. Nonostante i vari Cav o servizi sociali questa donna si è ritrovata sola col suo carico di vita. Quanto amore ci vuole per accogliere in questa società che ti dice che è meglio scrollarsi i “pesi” di dosso, perché un figlio non è più benedizione ma peso. Da portare, da addossarsi e questa donna ha scelto il massimo che la sua situazione le consentiva:darle la vita. Darle la vita e poi ancora donarla a altri cuori perché il suo non era bastate per crescerà. Si un segno questa vita in un mondo pieno di pensieri di morte di pillole del giorno dopo di aborti e di eutanasia nascoste. Ha deposto il suo cuore in quella culla e per sempre le mancherà ma, hai ragione caro don Vincenzo, benedetta perché ha amato.

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