GEMMA CALABRESI IN CATTOLICA:                                                                      IL PERDONO CI RENDE UMANI                                                                                     Filippo Tocci –  mercoledì 2 novembre 2022                                           All’Ateneo l’intervento della vedova del commissario ucciso 50 anni fa. Il suo percorso di fede nel libro  “La crepa e la luce”. Una testimone di vera fratellanza

  • UN PERCORSO DI PERDONO, che ci rende più umani e che va affidato alle mani del Padre: questa l’esperienza che  Gemma Calabresi, vedova del commissario Calabresi, ha raccontato durante l’incontro svoltosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Un momento in cui la donna ha ripercorso gli eventi che hanno segnato la sua vita e il suo percorso di fede, come racconta nel libro La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia…Camillo Regalia, del centro Studi e ricerche sulla famiglia, ha condiviso la propria gioia nell’ospitare una “DONNA MERAVIGLIOSA” che, nel senso filosofico del termine, suscita meraviglia e induce a riflettere. Nell’esprimere la propria gratitudine Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa, ha voluto sottolineare alcune parole e immagini ricorrenti nel libro, come la parola “FRATELLANZA”, su cui soprattutto oggi è necessario soffermarsi…

  • LE PAROLE DI GEMMA CALABRESI ripercorrono «i doni, i segni che ho ricevuto» poiché «tutti abbiamo dei segni, bisogna saperli vedere, leggere e accettare». IL PRIMO SEGNO  «l’ho ricevuto la mattina del 17 maggio 1972, quando E’ STATO UCCISO MIO MARITO, Luigi Calabresi». FU DON SANDRO, il suo parroco, che prendendole le mani comunicò a Gemma Calabresi, all’epoca madre di due figli e in attesa del terzo, LA TRAGICA NOTIZIA «con il solo movimento delle labbra».

  • DOPO ESSERE CROLLATA sul divano dal dolore, la signora Calabresi iniziò ad avvertire «non so dopo quantouna sensazione fisica di PACE E DI FORZA, CHE SENTO DENTRO ANCORA DOPO 50 ANNI». Un evento a cui non seppe dare spiegazione, e che la spinse a chiedere al parroco di «recitare insieme una preghiera per la famiglia dell’assassino, perché avrà un dolore molto più grande del mio. Non era farina del mio sacco, ERA QUALCUNO CHE MI APRIVA LA STRADA e testimoniava per me. Quella mattina io ho ricevuto il dono della fede». Una fede che, prosegue la signora Calabresi, «NON TOGLIE IL DOLORE MA LO RIEMPIE DI SIGNIFICATO, ti dà forza, non ti fa sentire solo e ti dà la speranza». E che l’ha accompagnata nei momenti di sofferenza, rabbia e sconforto, tanto da farle affermare che «anche dopo un dolore lacerante SI PUO’ AMARE LA VITA, dopo la calunnia si può ancora CREDERE NEGLI ALTRI».

  • DURANTE GLI ANNI DI INSEGNAMENTO DI RELIGIONE nella scuola elementare, un altro segno scaturì dalla domanda di un suo alunno: «MA PERCHE’ QUANDO QUALCUNO MUORE, SE NE PARLA SEMPRE BENE?». Gemma Calabresi rispose che era giusto così, perché «SAREMO GIUDICATI ANCHE PER IL BENE CHE ABBIAMO  COMPIUTO». Dopo la lezione, ripensando alla frase del bambino e alla sua risposta, realizzò che quindi anche gli assassini di suo marito NON ERANO SOLO ASSASSINI, ma anche «tante altre cose»: «saranno anche BUONI PADRI, BUONI AMICI,  AVRANNO AIUTATO  gli altriChe diritto ho io di RELEGARLI PER TUTTA LA VITA NELL’ATTO PIU’ BRUTTO che hanno commesso? Così ho ridato loro la dignità di persone, il contrario di quello che facevano i terroristi che disumanizzavano i loro avversari»

  • DOPO MOLTI ANNI, nel lungo e difficile cammino verso il perdono, Gemma Calabresi scelse di riprendere in mano il necrologio scelto da sua madre: “PADRE PERDONA LORO PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO”. Dopo averlo scritto e firmato, era giunto il momento di fare proprio questo necrologio.

  • Un altro episodio rievocato da Gemma Calabresi riguarda l’incontro con alcuni detenuti che, nonostante avessero ucciso in passato, IN CARCERE AVEVANO ABBRACCIATO LA FEDE. La signora Calabresi si chiedeva come fosse stato possibile, ma parlandoci scoprì che ognuno di loro «in un momento di disperazione aveva provato un’incredibile pace interiore, come quella che avevo sentito io quella mattina. DIO VA DA TUTTI,  E’ PER TUTTI, dobbiamo solo LASCIARCI INVADERE».

  • SI PUO’ RIUSCIRE A PERDONARE ANCHE SENZA FEDE? Secondo Gemma Calabresi sì, «ne sono sicura, perché è sufficiente l’umanità». Come papa Francesco afferma nella FRATELLI TUTTI, siamo chiamati ad essere veri “DIALOGANTI”come mediatori nella costruzione della pace.   Ma possiamo imparare a perdonare? Gemma Calabresi conclude partendo dalla propria esperienza, donando al pubblico la sua preziosa testimonianza: «SI PUO’ IMPARARE a guardare le persone in tutta la loro vita, attraverso la loro storia, la loro sofferenza. Allora si diventa meno giudicanti, ed è più facile perdonareLE PERSONE SONO MOLTO ALTRO RISPETTO AL MALE CHE HANNO COMMESSO.

  • RISONANZE: GRANDE GEMMAquesta ultima frase una meraviglia. Riuscissimo a crederci anche noi, veramente… cambieremmo un pò il “piccolo mondo” nel quale viviamo. Non vi pare amici?———————cell. 3338890862 SITO: www.donvincenzoalesiani.it

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