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QUELLA VOCE DI DIO NELLE NOSTRE SOLITUDINI…UN DELICATO OMAGGIO AL PONTEFICE DI CUI DA POCO è stato celebrato il primo anniversario della morte. Non temeva di affrontare il tema del dolore.
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È UN ANNO, CHE SE NE È ANDATO. Silenziosamente, in età Avverto più netta ora la sua assenza. Mi è stato, come a milioni di altri, molto caro, Benedetto XVI La faccia da asceta, gli occhi chiarissimi l’accento tedesco, potevano non rendere immediata l’affezione, a un italiano.
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HO COMINCIATO A LEGGERE I SUOI LIBRI. Ho seguito le Udienze. Sempre trovavo una parola capace di ricrearmi. Fra tante parole vuote, al mercoledì le parole di Benedetto, profondamente umane, radicalmente cristiane. Pochi sanno dare vita attraverso le parole. Ratzinger era uno di quei pochi
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SOLO UNA VOLTA l’ho visto da vicino, quando incontrò la redazione diAVVENIRE. Ho guardato il suo viso anziano, MI HA SORRISO, gli ho baciato la mano. Mi è venuto naturale, per quanta gratitudine provavo. Una mia figlia, allora bambina, ricorda ancora la carezza di Benedetto sui capelli. Amavo il suo tornare sul tema della sofferenza e del dolore. Argomenti che tutti eludiamo. Lui non aveva timore di affrontarli. Sapeva che anche per un cristiano il momento della sfida vera è il decadimento della malattia e della vecchiaia. Fatti che ci lasciano spesso senza PAROLE, e a volte anche senza SPERANZA.
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CI FU UN GIORNO, IL 2 MAGGIO 2010, che mi sembrò il culmine della sfida di Benedetto XVI alla sofferenza e alla morte. Ho avuto la fortuna di vedere con i miei occhi, la mattina in cui si inginocchiò davanti alla SINDONE, nel duomo di TORINO. Mi è indimenticabile il lungo silenzio del Papa in ginocchio davanti al telo che porta i SEGNI DEL MARTIRIO DI CRISTO. DI UN INNOCENTE CATTURATO... costretto a portare fino al Calvario la croce. E poi a quel legno inchiodato, dileggiato, «SE SEI DIO, salva te stesso»; sotto agli occhi di sua madre. «DIO – disse Benedetto – fattosi uomo, è arrivato a entrare nella solitudine assoluta dell’uomo, dove regna l’abbandono totale senza parola di conforto: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio.
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È SUCCESSO L’IMPENSABILE: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare UNA MANO CHE CI PRENDE E CI CONDUCE FUORI».
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BENEDETTO IN GINOCCHIO nella penombra del Duomo di Torino, indimenticabile. MI TORNA IN MENTE OGNI VOLTA CHE LEGGO DI MASSACRI, FEROCIA, BAMBINI UCCISI. Cerco di ricordarmi quel giorno: anche nel buio estremo è passato Cristo, è risuonata la sua voce. Quando poi Benedetto XVI si è dimesso, per me come per molti è stata UN’ORA DRAMMATICA. Non conoscevo le ragioni e nemmeno mi interessavano tanto: semplicemente, mi sono sentita abbandonata Proprio da te, CHE CI INSEGNAVI A SPERARE? Il fragore delle pale dell’elicottero che portava Benedetto via da Roma: che angoscia. Ammetto di avere provato rancore per Ratzinger: come per un padre che abbandoni i suoi. Ci ho messo anni a perdonare, ridicolo, a perdonare UN PAPA CHE MI AVEVA LASCIATO.
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ORA, DI 11 ANNI PIÙ VECCHIA comincio a capire, il senso di impotenza che forse Ratzinger ha avvertito, di fronte ai mali dentro e fuori della Chiesa. E torno a leggere le sue omelie diritte al centro della domanda più vera: IL DOLORE, la morte, perché, non lasciarsene sommergere? DOMANDA COSÌ ATTUALE, dall’Ucraina al massacro di Gaza. Mi pare che ci lasciamo vincere da tanto male. BAMBINI BRUCIATI o lasciati morire di fame: Cosa resta? Quella voce « CRISTO È PASSATO LAGGIÙ NEL FONDO DEL BUIO… Non fosse che per quella parola e quel lungo silenzio… A BENEDETTO SONO PER SEMPRE GRATA.
SI, lo siamo anche tutti noi… E voi che ne dite, amici? DV 3338890862 SITO donvincenzoalesiani.it …………………………………………………………………………………………………………………..
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