PROPOSTE FORMATIVE DI VILLA S. BIAGIO

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NOVEMBRE  2016

O Gesù, re di gloria, unisci i tuoi fedeli

al trionfo pasquale sul male e sulla morte. 

Fa’ che un giorno veniamo incontro a te, Signore,

sulle nubi del cielo nel regno dei beati.

Trasformàti a tua immagine, noi vedremo il tuo volto;

e sarà gioia piena nei secoli dei secoli. Amen.

22 NOVEMBRE: S. CECILIA

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 CANTATE A DIO CON ARTE

NEL GIUBILO DELL’ANIMA

  • ECCO UN’ALTRA BELLA PAGINA DI S. AGOSTINO …«Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!» (Sal 32, 2. 3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. IL NUOVO CANTO NON SI ADDICE AD UOMINI VECCHI. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. ELEVI PERÒ UN CANTO NUOVO NON CON LA LINGUA, MA CON LA VITA. Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Sal 32, 3).
  •  Canta nel giubilo. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. CHE COSA SIGNIFICA CANTARE NEL GIUBILO? COMPRENDERE E NON SAPER SPIEGARE A PAROLE CIÒ CHE SI CANTA COL CUORE. COLORO INFATTI CHE CANTANO SIA DURANTE LA MIETITURA, SIA DURANTE LA VENDEMMIA, SIA DURANTE QUALCHE LAVORO INTENSO, PRIMA AVVERTONO IL PIACERE, SUSCITATO DALLE PAROLE DEI CANTI, MA, IN SEGUITO, QUANDO L’EMOZIONE CRESCE, SENTONO CHE NON POSSONO PIÙ ESPRIMERLA IN PAROLE E ALLORA SI SFOGANO IN SOLA MODULAZIONE DI NOTE. QUESTO CANTO LO CHIAMIAMO «GIUBILO».
  • Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l’ineffabile Dio?

LEGGI TUTTO IN COMMENTI…

 

Cari amici di “VILLA S. BIAGIO”  

Domenica 20 Novembre – FESTA DI CRISTO RE  e per noi orionini,  festa della MADRE DELLA DIVINA PROVVIDENZA tanto cara a don Orione che si esprimeva così:

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·  La divina Provvidenza, ispira carità

  1. O Divina Provvidenza, Nulla è più amabile e adorabile di Te, che maternamente alimenti l’uccello dell’aria e il fiore del campo: i ricchi e i poverelli! In Te ogni nostra fiducia, o Santa Provvidenza del Signore, perché tu ci ami assai più che noi amiamo noi stessi!
  2. No, che col divino aiuto, non ti voglio più indagare; non ti voglio più legare le mani; non ti voglio più storpiare; ma solo voglio  abbandonarmi nelle tue braccia, sereno e tranquillo. Fa’ che Ti prenda come sei, con la semplicità del bambino…
  3.  Divina Provvidenza!  Dà a me, povero servo e ciabattino tuo, e alle anime che pregano e lavorano in silenzio e sacrificio di vita intorno ai poverelli, dà ai cari benefattori nostri quella larghezza  di cuore, di carità che non misura il bene col metro: la carità che è soave e dolce, che ripone la sua felicità nel poter fare ogni bene agli altri silenziosamente: la carità che edifica e unifica in Gesù Cristo.
  4. O Santa Divina Provvidenza! Ispiratrice e madre di quella carità: anima Tu, conforta e ricompensa in terra e in cielo quanti, nel nome di Dio, fanno da padre, da madre, da fratelli, da sorelle agli infelici. ( 20.6.1927)

 

 

  • Don Orione ricorda di essersi ispirato a S. Paolo:  “Fin dai suoi inizî, l’umile Congregazione l’«Opera della Divina Provvidenza», prese, come suo motto e programma l’«Instaurare omnia in Christo» dell’Apostolo” ( Scr. 45, 42)  “ Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà:   il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.  (Ef 1,10) 
  •  Giovane Sacerdote, cerca di spiegare a se stesso e agli altri il motto paolino che gli prendeva la vita. L’opera della Divina Provvidenza, nei secoli avanti la nascita di Nostro Signor Gesù Cristo, era coordinata a disporre l’umanità a ricevere Gesù Cristo Redentore; e dopo la venuta di Nostro Signore l’opera della Divina Provvidenza consiste nell’instaurare omnia in Christo: illuminare cioè e santificare le anime nella conoscenza e nella carità di Dio, e instaurare successivamente tutte le istituzioni e tutte le cose, anche appartenenti alla società esterna degli uomini, in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso. (Lett. I, 1)
  • Chiede a un religioso competente, di aiutarlo a tradurre in regole di vita, quanto sente dentro. E’ venuta una forte lagnanza, perché non faccio mai le regole: voi, o buon Padre, mi potreste aiutare? Vorrei vivere secondo il santo Evangelo, di una carità grande e con una misericordia grande verso tutti, senza confine. Vorrei amare dolcissimamente e morire d’amore specialmente per i piccoli e per i poveri e per tutti gli afflitti da ogni male e dolore.
  • Una cosa che abbracciasse il cielo e la terra… Io lo sento, ma non lo so spiegare. (Scr. 97,2; 102,44 )
  • “INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO”: SOLO UNO STENDARDO? Questo motto venne stampato in testa alle nostre carte e scritto sulle bianche bandiere che adornano e sventolano sulle Case della Divina Provvidenza nei giorni di maggior festa. Poiché l’«Instaurare omnia in Christo» fu per noi sempre quasi una invocazione, l’idea che tutta assomma la missione dell’Opera e i suoi sacrificî: con esso specialmente intendo rivolgere a Dio un voto, un’aspirazione, una preghiera, un desiderio ardentissimo che in Gesù Cristo Signor nostro tutto l’uomo si rinnovi e si rinnovi l’umanità”( Scr. 45, 42)
  •  UN PROGRAMMA CHE INCIDA NELLA SOCIETÀ: seminare, arare Gesù Cristo nella società, fecondarla di Cristo.  Sono nuovi tempi? Via i timori, e non esitiamo. Gettiamoci alle nuove forme, ai nuovi metodi di azione religiosa e sociale, sotto la guida dei Vescovi, con fede ferma, ma con criteri e spirito largo. Niente spirito triste, niente spirito chiuso: sempre a cuore aperto. Non fossilizziamoci. I popoli camminano: camminiamo anche noi, non facciamoci rimorchiare. Tutte le buone iniziative siano in veste moderna, basta riuscire a seminare, basta poter arare Gesù Cristo nella società, e fecondarla di Cristo. Fidati in Dio, noi vogliamo tutto restaurare in Cristo. (Scr.62,92)
  • COME VIVEVA DON ORIONE IL SUO PROGRAMMA? Sento che ho bisogno di correre per tutta la terra e per tutti i mari e mi pare che la carità immensa del nostro Signore Gesù, darà vita a tutte le terre e a tutti i mari, e tutti chiameranno Gesù Cristo. All’ombra di ogni campanile sorgerà una scuola cattolica, all’ombra di ogni croce un ospedale: e tutto sarà instaurato e purificato da Gesù. Sento che non le ho ancora detto niente di ciò che sento.(Scr. 115,142 )
  • DA DOVE COMINCIARE? DA NOI STESSI ! L’«Instaurare omnia in Christo» che fu il grido dell’apostolo San Paolo, ed è il programma della nostra umile Congregazione, dobbiamo cominciare da noi ad applicarlo:  prima rinnovare noi in Cristo, per poi poter rinnovare gli altri: non rinnoveremo in Cristo gli altri, se prima in Cristo non avremo rinnovato noi stessi nel suo santo amore e con la sua santa grazia che, certo, non mancherà” (Scr.62,125; 52,14)

 

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Vi ricordo che LUNEDI  7  Novembre (pomeriggio)  inizia il corso di ESERCIZI SPIRITUALI sul Profeta ISAIA,  dal tema così in sintonia col momento di sofferenza che tutta l’Italia centrale sta passando:

“Consolate il mio popolo” (Isaia cc. 40-55)

e “Evangelii  Gaudium” di Papa Francesco.

  •  Causa lavori  a “Villa S. Biagio”,  il corso si svolgerà presso

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SANTUARIO SAN  GIOVANNI BOSCO

Via 4 novembre 47 – tel. 0721.803742 – 333.8890862

 Seguiteci con la preghiera… e chi vuole anche sul sito: www.donvincenzoalesiani.it

 Fraternamente. Dv  – donalesiani@gmail.com

Esercizi spirituali 7 – 12 NOV. 2016

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TI HO PRESO PER MANO…

  • QUARTO CARME DEL SERVO
  •   Quale era la segreta speranza che ti sorreggeva? Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato. I  re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. (52,13s)
  • Per noi bellezza,stima, successo sono la prima cosa: e tu? Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. (53,2s)
  •  Ognuno tende a dare la colpa agli altri. Tu invece ti sei addossato le colpe altrui? Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori.  Noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. (53,4s)
  • Guariti dalle tue piaghe? Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. (53,5s)
  •  ha ragione chi grida più forte, TU hai scelto di tacere? Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello,  come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo.
  • avresti potuto salvarti…  Perché ti sei offerto? Quando offrirà se stesso in espiazione,  vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. (53,10s)
  • Dunque la sofferenza innocente, che tanto ci scandalizza,  sarebbe  salvezza per il  mondo? Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
  •   Per essere efficaci non bastano le parole, cosa ci vuole?Perciò io gli darò in premio le moltitudini,  perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. (53,12)


Preti così: dopo 25 anni –DATEGLI TUTTO! |P109
. Il mondo e la Chiesa cercano autentici testimoni di Cristo.  la vita consacrata è un dono che Dio offre perché sia posto davanti agli occhi di tutti 1’«unico necessario»  Voi sapete a Chi avete creduto (cfr 2 Tm 1,12): DATEGLI TUTTO!

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  1. Qui, davanti all’altare, Viviamo la nostra Messa: non la commemoriamo.  Commemora chi può staccarsi, chi può veder passare. NOI SIAMO IL DRAMMA,  SIAMO IL FIUME CHE VA, SIAMO LA MESSA… La Messa è più che qualche cosa della nostra anima: è la nostra anima. Non si TU HAI FIDUCIA ANCORA IN ME. Nonostante le mie  infedeltà, rimango nell’atto di offerta….
  2. LA MESSA È IL CALVARIO, la montagna più grande del mondo. Le prime messe ne sono le pendici: facili, invitanti. Poi man mano si sale, il monte si fa più brullo, sassoso, impervio, solo.    E SI VA SOLI…
  3. Soli senza illusione. Soli, tra tanta gente che ci preme sul cuore e ci divora. Soli, tra tanta folla che oggi t’applaude e domani t’azzanna. Soli, nella sconfinata paternità dell’abbraccio.  Soli, senza attese se non…reclinare il capo.
  4. Oggi, dopo 25 anni, incomincia la Messa: un povero prete stanco che ogni mattina si distende sulla croce  fino a quando i suoi poveri piedi, le sue povere braccia, il suo povero volto,  il suo povero cuore…saranno i piedi, le braccia, il volto e il cuore di Cristo.
  5. La Messa del tempo finisce: incomincia la messa dell’eternità. Ite, Missa est. Deo gratias.Don Mazzolari

 PAPA MAMMA INCINTA

  • ATTENTI AI LADRI: NON LASCIAMOCI DERUBARE
  1. Non lasciamoci derubare L’ENTUSIASMO MISSIONARIO
  2. Non lasciamoci derubare LA GIOIA DELL’EVANGELIZZAZIONE
  3. Non lasciamoci derubare LA SPERANZA
  4. Non lasciamoci derubare LA COMUNITÀ
  5. Non lasciamoci derubare IL VANGELO
  6. Non lasciamoci derubare l’AMORE FRATERNO
  7. Non lasciamoci derubare LA FORZA MISSIONARIA

“PILLOLE” DI SAGGEZZA PASTORALE   papa con bimbo 10 Sms di Papa Francesco alla Chiesa

  1. La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione (14)
  2. Un’eccessiva centralizzazione non fa bene alla chiesa (32)
  3. Il Confessionale non deve essere luogo di tortura ma di misericordia (44)
  4. L’Eucaristia non è un dono per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli (47)
  5. Più che la paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa sicurezza (49)
  6. La Globalizzazione dell’indifferenza…(54)
  7. La Preoccupazione esagerata per i propri spazi di autonomia (78)
  8. La Psicologia della tomba che poco a poco trasformano i cristiani in mummie da museo (83)
  9. Delusi dalla Chiesa vivono la tentazione di una tristezza dolciastra senza speranza il piu prezioso elisir del demonio (83)
  10. Il Peccato del… “si dovrebbe fare” (96)

EVANGELIZZATORIPAPA F150CON SPIRITO (nn.259 – 274)

  • Bel titolo ma…che significa? Vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo che infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia, in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice più fervorosa, piena d’amore fino in fondo!
  • Non basta pregare? Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera… Senza momenti prolungati di adorazione, di dialogo sincero con il Signore, ci indeboliamo e il fervore si spegne. Nello stesso tempo si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica. C’è il rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione. È salutare ricordarsi dei primi cristiani e di tanti fratelli lungo la storia che furono pieni di gioia, instancabili nell’annuncio. Impariamo dai santi che ci hanno preceduto.
  • QUALI MOTIVAZIONI CI SOSTENGONO? L‘incontro personale con Gesù. La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù, l’esperienza di essere salvati da Lui. Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo!  Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di farla conoscere?
  • 2. Di che cosa ha bisogno la gente?  E’ urgente riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza. Il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno. La nostra tristezza infinita si cura con un infinito amore.
  •   3. Con Gesù o senza Gesù: è la stessa cosa?  Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, camminare con Lui o camminare a tentoni. Non è la stessa cosa poterlo contemplare, riposare in Lui, o non poterlo fare.  Il vero missionario sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, lavora con lui. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette. E una persona che non è convinta, innamorata, non convince nessuno.
  • Essere innamorati di Gesù: basta? Occorre anche sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente. La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, una passione per il suo popolo.
  • Gesù come si avvicinava alla gente? Se parlava con qualcuno, guardava i suoi occhi con una profonda attenzione piena d’amore: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (Mc 10, 21). Affascinati da tale modello, condividiamo la vita con tutti, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono.
  • E con chi sbaglia? È vero che, nel nostro rapporto con il mondo, siamo invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano.“Sia fatto con dolcezza e rispetto » (1 Pt 3,16)
  • Questa è una Sua opinione personale? Questa non è l’opinione di un Papa; sono indicazioni della Parola di Dio così chiare che non hanno bisogno di interpretazioni. Viviamole “sine glossa”, senza commenti.
  • Apriamo il cuore o siamo condannati al …suicidio? Questa apertura del cuore è fonte di felicità, perché « si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35). Non si vive meglio fuggendo dagli altri… Ciò non è altro che un lento suicidio.
  • La vita: un mestiere o una missione? Io sono una missione su questa terra, per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri
  • Ma la gente merita così tanto? Per donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere che ogni persona è degna della nostra dedizione perché è opera di Dio, sua creatura…oggetto dell’infinita tenerezza del Signore. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita.
  • Perché impegnarsi tanto se non cambia nulla? Gesù Cristo vive veramente. “Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola» (Mc 16,20). Questo accade anche oggi. La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. È vero che a volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità sempre sboccia qualcosa di nuovo. Questa è la forza della risurrezione…
  • Gesù è risorto… invano? La fede significa credere che veramente ci ama, che è vivo, che non ci abbandona, che trae il bene dal male. La risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano.
  • Dopo tutti i nostri sforzi, cosa resta? A volte ci sembra di non aver ottenuto alcun risultato, ma la missione non è un progetto aziendale. Impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre. Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi.
  • Bisogna fidarsi e basta… Qual è la sua esperienza? Questa fiducia nell’invisibile è come immergersi in un mare dove non sappiamo che cosa incontreremo. Io stesso l’ho sperimentato tante volte. Tuttavia non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, dove Lui desidera.

DON ORIONE:

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Mi faccia amare il Signore

Don Sterpi le avrà parlato che si è messo un piede nel centro del Chaco…Ho pensato che se V. E. fosse stato qui mi avrebbe dato la benedizione, e ho pensato a tutte quelle anime e a Gesù Cristo e che  mia madre mi diceva  che, in mancanza di cavalli, trottano gli asini, e noi siamo proprio gli asinelli della Divina Provvidenza, o, almeno, desideriamo esserlo.Se sapessi di star qui, le chiederei di andare io al Chaco, per morirci cioè per consumarmi e vivere da vero missionario, affidato al Signore. Eccellenza, mi permetta di pregarla di lasciarmi qui più che può, e, se Dio la ispirasse, di lasciarmi qui per sempre… mi lasci qui sempre, o mi interni e mi getti dove meglio crederà in Domino,ché sarò sempre felicissimo in Domino. Voglio amare i poveri, gli orfani, la classe povera, gli operai, i comunisti: vorrei morire per questi miei fratelli, e vorrei essere dimenticato da tutti, vivere e morire dimenticato da tutti,sotto i piedi di tutti, e solo amare Gesù, la santa Chiesa e tutti.  E perdermi nel Signore  io, indegnissimo che ho tanto peccato, che sono stato tanto cattivo col Signore e con la Madonna, e non ho tesoreggiato i doni del Signore!. Mi aiuti, caro Padre visitatore, mi aiuti!  Mi faccia amare il Signore, mi faccia riparare”

 

PREGHIERA Celine Dion e A. Bocelli

I pray you’ll be our eyes And watch us where we go

– And help us to be wise – In times when we don’t know

– Let this be our prayer – When we lose our way

Lead us to the place – Guide us with your grace

– To a place where we’ll be safe …

La luce che tu dai nel cuore resterà

– A ricordarci che  L’eterna stella sei

Sogniamo un mondo  senza più violenza,

un mondo di giustizia e di speranza  

Ognuno dia la mano al suo vicino simbolo di pace di fraternità                

La forza che ci dai – E’ il desiderio che ognuno trovi amor intorno e dentro sé.

E la fede che hai acceso in noi  sento che ci salverà.

 

 

 

 

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  • Una vocazione la tua con radici profonde…IS. 49 1 Ascoltatemi, o isole,  udite attentamente, nazioni lontane;  il Signore dal seno materno mi ha chiamato,  fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. 2 Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano,  mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. 3 Mi ha detto: “Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria”.
  • Nei momenti di scoraggiamento, dove trovavi la forza? Io ho risposto: “Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze.  Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,  la mia ricompensa presso il mio Dio”.
  • Un giorno hai sentito che la tua missione si ampliava?  Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele,  mi disse: “E` troppo poco che tu sia mio servo  per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele.  Ma io ti renderò luce delle nazioni  perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”.
  •  «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». 15Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. 16Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato, le tue mura sono sempre davanti a me. 17I tuoi figli accorrono, i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te.

3° CARME DEL SERVO DI DIO  50,4ss

  • Ma questo avrebbe comportato maggior sofferenza? CROCIFISSOULTTENTAZ-300x1854 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. 
  • Cresceva anche la sensazione della Sua vicinanza? Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.   8È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.      9Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? (50,7s)
  • “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.Basta guardare in controluce questa beatitudine e leggerla come in filigrana sul volto dello stesso Gesù di Nazaret. Perché anche lui ha pianto: quando si è imbattuto nel dolore della vedova di Nain, Ha pianto alla vista della Città santa. Ed ha condiviso lo strazio delle sorelle di Lazzaro per la morte del giovane fratello, suo intimo amico. Ma ha pianto anche nella sua agonia al Getsemani… tra “forti grida e lacrime” (Ebr 5,7). Ma dove se ne sta Dio quando a noi tocca piangere? Dov’è il buon Dio? Dov’è Dio? si chiedeva qualcuno ad Auschwitz, mentre i prigionieri assistevano all’impiccagione di tre loro compagni, tra cui un bambino. “Dietro di me – ricordava lo scrittore ebreo Elie Wiesel, che assisteva all’esecuzione – udii un uomo domandare: Dov’è dunque Dio? e io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è? Eccolo, è appeso lì, a quella forca”. Dio è presente come vittima e nelle vittime. Ecco dov’era Dio. Ecco dov’è. Cristo c’era quel 14 di Nisan dell’anno 30, sul Golgotha.  La croce di Cristo non elimina il chiaroscuro della fede, ma trasforma l’enigma in mistero. L’enigma è un giallo; il mistero è un’avventura. E’ una traversata con una fragile barca a vela, su un mare, spesso in tempesta. E Dio ci chiede di salire in barca con noi. Non sempre Lui placa la tempesta. Ma ci aiuta ad orientare la vela e a non affondare.

 

TESTIMONI: etty-hillesumDAL DIARIO DI ETTY HILLESUM                                     

  • Ieri, per un momento, ho pensato che non avrei potuto continuare a vivere, che avevo bisogno di aiuto. La vita e il dolore avevano perso il loro significato, avevo la sensazione di “sfasciarmi” sotto un peso enorme, ma anche questa volta ho combattuto una battaglia che poi all’improvviso mi ha permesso di andare avanti con maggiore forza. IL MARCIUME CHE C’È NEGLI ALTRI C’È ANCHE IN NOI, continuavo a predicare; non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.
  • COSTRUIRE UN MONDO NUOVO…Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento, invece di salvare te, mio Dio. Mio Dio è un periodo troppo duro per persone fragili come me. La miseria che c’è qui è veramente terribile, eppure alla sera tardi quando il giorno si è inabissato dentro di noi,mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato e allora dal mio cuore s’innalza sempre una voce: questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo…
  • UN COLLOQUIO ININTERROTTO CON TE, ausch-shoah_00039MIO DIO UEL PEZZETTINO D’ETERNITÀ  A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzettino di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere.  E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave: dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà da sé. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo. E’ l’unica soluzione possibile. E’ quel pezzettino d’eternità che ci portiamo dentro. Sono una persona felice e lodo questa vita, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra
  • MI HAI RESA COSÌ RICCA, MIO DIO, lasciami anche dispensare agli altri a piene mani. La mia vita  è diventata un colloquio ininterrotto con te, Mio Dio, un unico grande colloquio. a volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. … a volte vorrei incidere delle piccole massime e storie appassionate ma mi ritrovo prontamente con una parola sola: DIO e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire quelle altre cose.  

C. 42  – E’ il primo carme del Servo di Jahvè…

  •  Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità.
  • Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega,  6«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e TI HO PRESO PER MANO; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, 7perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. 8Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli. 9I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannuncio; prima che spuntino, ve li faccio sentire». 10Cantate al Signore un canto nuovo, lodatelo dall’estremità della terra; voi che andate per mare  e quanto esso contiene, isole e loro abitanti. Diano gloria al Signore e nelle isole narrino la sua lode. «Per molto tempo ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto; ora griderò come una partoriente, gemerò e mi affannerò insieme.  Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono,  li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura.  Tali cose io ho fatto e non cesserò di fare».
  • CAPITOLO  43 Tenerezza di Dio con il suo popolo… 1 Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo…Non temere, perché io sono con te; «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
  • Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; anzi ti sei stancato di me, o Israele. Io non ti ho molestato con richieste di offerte, né ti ho stancato esigendo incenso. Ma tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati. Fammi ricordare, discutiamo insieme; parla tu per giustificarti.

  PAPA FRANCESCO SI CONFESSA…

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  1. ‘Padre mi vergogno, ma anche la vergogna è buona, è salute avere un pò di vergogna perché vergognarsi è salutare: quando una persona non ha vergogna nel mio Paese diciamo che è un “senza vergogna”, ma la vergogna fa bene perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, – ha aggiunto – per sfogarsi è buono parlare col fratello e dire al sacerdote queste cose che sono tanto pesanti nel mio cuore, e Dio sente che ci si sfoga davanti alla Chiesa, non avere paura della confessione, uno quando è nella coda per confessarsi sente tutte queste cose, questa pesantezza, anche la vergogna, ma quando ha finito esce bello bianco perdonato, felice, e questo è il bello della confessione”.  La “icona biblica” è l’episodio della guarigione del paralitico, dove Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi”. Il sacramento che “chiamiamo confessione,  scaturisce direttamente dal mistero pasquale, infatti la stessa sera il Signore apparve ai discepoli chiusi nel cenacolo e rivolse loro il saluto ‘pace a voi, ricevete lo Spirito Santo, a coloro cui perdonerete, i peccati saranno perdonati.
  2. Non posso dire ‘io mi perdono i peccati, il perdono si chiede a un Altro, e nella confessione chiediamo il perdono a Gesù, perdono non frutto dei nostri sforzi, ma dono dello Spirito Santo che ci ricolma”.   Quando andiamo a confessarci sentiamo nell’animo un po’ di tristezza, e quando sentiamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell’anima tanto bella che soltanto Gesù può dare“.  “Gesù è più buono dei preti: ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e avanti con la confessione”.
  3. La riconciliazione  è sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarire l’anima o il cuore, di qualcosa che ho fatto che non sta bene”. “Il sacerdote  riceve con amore e tenerezza questa confessione, e in nome di Dio perdona”. “Uno può dire: ‘io mi confesso soltanto con Dio’. Sì, puoi dire: ‘Dio perdonami e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa, e per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa e ai fratelli nella persona del sacerdote“. “All’inizio  la confessione si faceva pubblicamente, si è passati poi dalla forma pubblica a quella personale, riservata”.
  • La sofferenza dei buoni:giogo-muccheUn discepolo chiese al maestro: “Rabbì, perché i buoni soffrono più dei cattivi?”. Rispose il maestro: “Ascoltami.  Un contadino aveva due mucche, una robusta, l’altra debole. A quale mette il giogo?”.
  • “Certamente a quella forte”. Concluse il rabbino:
  • “Così fa il Misericordioso, che benedetto sia! 
  • Per tirare avanti il mondo, mette il giogo ai buoni”.

 CHI CI SEPARERÀ DAL SUO AMORE,

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la tribolazione, forse la spada ? Né morte o vita

ci separerà dall’amore in Cristo Signore.

Chi ci separerà dalla sua pace

la persecuzione, forse il dolore ?

Chi ci separerà dalla sua gioia

chi potrà strapparci il suo perdono ?

Nessuno al mondo ci allontanerà

dalla vita in Cristo Signore.

LACRIME5

“Consolate il mio popolo”

  • 40 1 “Consolate, consolate il mio popolo,  dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme  e gridatele  che è finita la sua schiavitù,  è stata scontata la sua iniquità,  perché ha ricevuto dalla mano del Signore  doppio castigo per tutti i suoi peccati”. 6 Una voce dice: “Grida”  e io rispondo: “Che dovrò gridare?”. Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce  quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l’erba, appassisce il fiore,  ma la parola del nostro Dio dura sempre.  Veramente il popolo è come l’erba.  Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion;  alza la voce con forza,  tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda:  “Ecco il vostro Dio! 
  • AGNELLINI SUL PETTO Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri”. “Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato”. Non temere, perché io sono con te; non smarrirti. Poiché io sono il Signore tuo Dio che ti tengo per la destra e ti dico: “Non temere, io ti vengo in aiuto”.
  •  Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore- tuo redentore è il Santo di Israele. I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n’è, la loro lingua è riarsa per la sete; io, il Signore, li ascolterò; io, Dio di Israele, non li abbandonerò.  Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli;  cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti.
  • Pianterò cedri nel deserto, albero1 acacie, mirti e ulivi; porrò nella steppa cipressi, olmi insieme con abeti; perché vedano e sappiano che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo di Israele.
  • DIO APRIRA’ UNA VIA viandante-579-rr-400x314DOVE SEMBRA NON CI SIA

Come opera non so, ma una nuova via vedrò.

Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé.

Per ogni giorno amore e forza Lui mi donerà,

una via aprirà. Traccerà una strada nel deserto

 fiumi d’acqua viva io vedrò.

Se tutto passerà la Sua parola resterà. 

Una cosa nuova Lui farà.

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Di Cristo è il seme,  Di Cristo è il raccolto
Nel granaio di Dio  Possiamo noi essere portati.
Di Cristo è il mare  Di Cristo è il pesce
Nelle reti di Dio, Possiamo noi essere catturati.
Dalla nascita alla vecchiaia  e dalla vecchiaia alla morte
Che le tue braccia, o Cristo, Siano strette intorno a noi.
Dalla morte alla fine Non la fine ma una rinascita
Nel Paradiso della Grazia, Possiamo noi restare.

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SOGNANDO    LA VITA …  GEMELLI

  • In un grembo, vennero concepiti due gemelli. Passavano le settimane ed i bambini crescevano. Nella misura in cui cresceva la loro coscienza, aumentava la gioia: «Di’, non è fantastico che siamo stati concepiti? Non è meraviglioso che viviamo?».                 I gemelli iniziarono a scoprire il loro mondo. Quando scoprirono il cordone ombelicale, che li legava alla madre dando loro nutrimento, cantarono di gioia: «Quanto grande è l’amore di nostra madre, che divide con noi la sua stessa vita!».
  •  A mano a mano che le settimane passavano, però, trasformandosi poi in mesi, notarono improvvisamente come erano cambiati.   «Che cosa significa?», chiese uno. «Significa», rispose l’altro, «che il nostro soggiorno in questo mondo presto volgerà alla fine!».  
  • «Ma io non voglio andarmene», ribatté il primo, «vorrei restare qui per sempre!».  «Non abbiamo scelta», replicò l’altro, «ma forse c’è una vita dopo la nascita!». «E come può essere», domandò il primo, dubbioso, «perderemo il nostro cordone di vita, e come faremo a vivere senza di esso? E per di più, altri prima di noi hanno lasciato questo grembo, e nessuno di loro è tornato a dire che c’è una vita dopo la nascita.
  • No, la nascita è la fine!».  Così, uno di loro cadde in un profondo affanno, e disse: «Se il concepimento termina con la nascita, che senso ha la vita nell’utero? È assurda… Magari non esiste nessuna madre dietro tutto ciò!».
  • «Ma deve esistere», protestò l’altro, «altrimenti come avremmo fatto ad entrare qua dentro? E come faremmo a sopravvivere?». «Hai mai visto nostra madre?», domandò l’uno. «Magari vive soltanto nella nostra immaginazione. Ce la siamo inventata, perché così possiamo comprendere meglio la nostra esistenza!». E così, gli ultimi giorni nel grembo della madre, furono pieni di mille domande e di grande paura.
  • Infine, venne il momento della nascita. Quando i gemelli ebbero lasciato il loro mondo, aprirono gli occhi. GRIDARONO…  CIÒ CHE VIDERO SUPERAVA I LORO SOGNI PIÙ ARDITI!  UN GIORNO, FINALMENTE, NASCEREMO!

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  • La  grande  speranza  Cari amici, Il mese di  Novembre, tradizionalmente dedicato al ricordo dei defunti,  ci offre  l’opportunità di riflettere sulla speranza che ci sostiene nel “viaggio della vita”. 
  • UMANI   INTERROGATIVI …
  1. – Constatazione del Salmista: Sl.89 Gli anni della nostra vita sono settanta,  ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore;  passano presto e noi ci dileguiamo.

2- Immagine del poeta (Ungaretti)FOGLIE

 Si sta /come d’autunno

/sugli alberi /le foglie
3- Non  resta che piangere? Io piangevo molto perché non si  trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. (Ap. 5,1ss)

4- Una luce dopo il tunnel: Gesù Morto e risorto: ci vuole accanto a sé per sempre: “Abbiate fede in Dio e  abbiate fede anche in me. Io  quando sarò andato e vi avrò preparato un  posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove  sono io.(Gv 14,1s)

5- Qualcuno ci asciugherà le lacrime (Ap. 7,13) “Colui che  siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.  Non avranno più fame, né avranno più sete,  perché l’Agnello che sta in mezzo al trono  sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”.

LA MORTE NON ESISTE…(don Oreste Benzi)

gesùsalveNel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio.

La morte è il momento dell’abbraccio col Padre,

  1. figliol-prodigo21-192x300
    atteso intensamente nel cuore di ogni uomo,

  2. nel cuore di ogni creatura.

 

 

 

SINTESI DELL’ENCICLICA “SPE SALVI” DI BENEDETTO XVI

 

  • L’INCONTRO CON LUI,  NOSTRO GIUDICE E… “AVVOCATO”Alcuni teologi recenti sono dell’avviso che il fuoco che brucia e insieme salva sia Cristo stesso, il Giudice e Salvatore. L’incontro con Lui è l’atto decisivo del Giudizio. È l’incontro con Lui che, bruciandoci, ci trasforma e ci libera per farci diventare veramente noi stessi.  Ma nel dolore di questo incontro, in cui l’impuro ed il malsano del nostro essere si rendono a noi evidenti, sta la salvezza.
  • Il suo sguardo, il tocco del suo cuore ci risana.  È un dolore beato, in cui il suo amore ci penetra come fiamma. Il nostro modo di vivere non è irrilevante, ma la nostra sporcizia non ci macchia eternamente, se almeno siamo rimasti protesi verso Cristo, verso la verità e verso l’amore. Il dolore dell’amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia. La grazia consente a noi tutti di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro   « avvocato »(1Gv 2,1)- Leggi tutto allegato:

                       PROPOSTE   FORMATIVE:    OTTOBRE – NOVEMBRE 2016

  • OGNI DOMENICA ORE 10.30: S. MESSA. Al termine, breve catechesi sulla esortazione di Papa Francesco: LA GIOIA DELL’AMORE in FAMIGLIA
  •  DOMENICA 30 OTTOBRE: FIDANZATI E SPOSI Laboratori di  spiritualità familiare con “AMORIS LAETITIA”             

PROGRAMMA:15.30: Ascolto della Parola -16.30: Preghiera e dialogo di coppia  17.30: Scambio di esperienze – 18.30: Preghiera conclusiva

  • 1–2 NOVEMBRE: ore 10.30 – S. MESSA RICORDANDO TUTTI I SANTI E I NOSTRI CARI DEFUNTI
  •  DOMENICA 20: VIAGGIO ALLE SORGENTI Ore 9–16: Ritiro Spirituale con il Vangelo di Giovanni
  •  DOMENICA 27 Novembre : FIDANZATI E SPOSILaboratori di spiritualità familiare con “AMORIS LAETITIA”                                    

 SANTUARIO  SAN  GIOVANNI BOSCO 

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  1.  Sabato 5 NOV.(h.16)- “Costruiamo muri o ponti?” Lettera Efesini                                    
  2.  7 – 12 NOVEMBRE : ESERCIZI SPIRITUALI – Preti e consacrati“Consolate il mio popolo” – Isaia 40-55 e Evangelii  gaudium
  3.  SABATO 26 (ore 16)- “La famiglia cristiana, ieri e oggi”    – Alla Scuola dei Santi Sposati:                                                    

PER RIFLETTERE…

 SE C’E’ DIO, ANCH’IO SONO IMMORTALE

(I demoni F. Dostoevskij)

“La mia immortalità è indispensabile,

perché Dio non vorrà commettere un’iniquità

e spegnere del tutto il fuoco di amore

dopo che questo si è acceso per lui nel mio cuore.

 E che cosa c’è di più eterno dell’amore?

Se ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore,

è possibile che lui spenga me e la mia gioia e ci converta in zero?

Se c’è Dio, anch’io sono immortale”.

  • S. LUIGI ORIONE:    Don_Orione-alla-guardia La fede mi fa sentire la vicinanza dei miei cari defunti, come si sente nel silenzio il battito del cuore di un amico che veglia su di noi  La persuasione che presto mi incontrerò con i loro sguardi mi incoraggia a vivere in modo da non dover arrossire dinanzi a loro… O fede! Come consoli l’anima in questi giorni in cui tutto è mestizia e dolore! 
    Ogni foglia che cade  FOGLIE mi avverte che la vita si dilegua; ogni rondine che emigra mi ricorda i miei cari che lasciarono questa terra per l’eternità e mentre la natura non mi parla che di dolore, la fede non mi parla che di speranza. Sei tu, o santa chiesa cattolica, che sola porti sul sepolcro la consolazione e la luce.  E in segno di questa speranza, tu prepari ai nostri morti una terra benedetta e ve li deponi con l’affetto di una madre che adagioa la sera il suo bambino nella culla e lo bacia in fronte per rivederlo l’indomani!

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DAL VANGELO:  Mt 5,1-12

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati. Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati. Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno,
vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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TALITÀ KUM”,

“FANCIULLA, IO TI DICO,  ALZATI!”.

 Mc.  5, 21ss: Essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò  attorno molta folla. Si recò da lui uno dei  capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai  piedi e lo pregava con insistenza:“La mia figlioletta è agli estremi;  vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva”.  Gesù andò con  lui.  Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno….. Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga  vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il  Maestro?”.  Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della  sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”.  E non  permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni,  fratello di Giacomo.  Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed  egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse  loro: “Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è  morta, ma dorme”. Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti  fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che  erano con lui, ed entrò dove era la bambina.  Presa la mano della  bambina, le disse: TALITÀ KUM”, “FANCIULLA, IO TI DICO,  ALZATI!”. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva  dodici anni. Gesù raccomandò  loro che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da  mangiare.

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  • DESIDERIO DI CIELO (FAUSTINA K.) S. FAUSTINA

O  GIORNO  DESIDERATO

  • Giorno eterno, giorno desiderato, ti attendo con nostalgia ed impazienza, tra non molto l’amore scioglierà i veli,  tu diverrai la mia salvezza. Giorno stupendo, momento impareggiabile,  in cui vedrò per la prima volta il mio Dio,  lo Sposo della mia anima  e il Signore dei Signori,  sento che  la mia anima non proverà timore. 
  •   Giorno solennissimo,  giorno luminoso, in cui l’anima conoscerà Dio nella sua potenza, e s’immergerà tutta nel Suo amore,   constatando che sono finite le miserie dell’esilio.
  • Giorno felice, giorno benedetto,  nel quale il mio cuore arderà per Te di ardore eterno poiché fin d’ora  Ti sento,  sia pure attraverso i veli,  Tu, Gesù, in vita e in morte sei per me estasi ed incanto.
  • Giorno che attendo da tutta la vita, ed attendo  Te, Dio poiché desidero soltanto Te. Solo Tu sei nel mio cuore, tutto il resto è nulla per me.
  • Giorno di delizia, di eterne dolcezze, Dio di grande Maestà, mio Sposo. Poserò il mio capo sul Tuo  dolce  Cuore.

LEGGI TUTTO:

12. PANINO LA GRANDE SPERANZA NOVEMBRE 2016 ULT.

  •  PARLIAMONE TRA NOI

 d.alesiani@virgilio.it  –  donalesiani@gmail.com   www.donvincenzoalesiani.it

20 comments

  1. CANTA E CAMMINA… UNA PAGINA IMMORTALE DI S. AGOSTINO
    Cantiamo qui l’alleluia, mentre siamo ancora privi di sicurezza, per poterlo cantare un giorno lassù, ormai sicuri. Perché qui siamo nell’ansia e nell’incertezza. Non vuoi che io mi senta malsicuro, quando la tentazione è così frequente, che la stessa preghiera ci fa ripetere: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori»? (Mt 6,12).Vuoi che io resti tranquillo quando tutti i giorni devo domandare perdono dei peccati e aiuto nei pericoli? Infatti, dopo aver detto per i peccati passati: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori», subito, per i pericoli futuri, devo aggiungere: «E non ci indurre in tentazione» (Mt6,13) Anche quaggiù tra i pericoli e le tentazioni, si canti dagli altri e da noi l’alleluia. «Dio infatti è fedele; e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1Cor 10,13). Perciò anche quaggiù cantiamo l’alleluia. L’uomo è ancora colpevole, ma Dio è fedele. «Non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla» (1Cor 10,13).
    Ma quando questo corpo sarà diventato immortale e incorruttibile, allora cesserà anche ogni tentazione, perché «il corpo è morto». Ora infatti il nostro corpo è nella condizione terrestre, mentre allora sarà in quella celeste. O felice quell’alleluia cantato lassù! O alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche ora qui. Qui però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo, quanto per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l’Apostolo, alcuni che progrediscono sì, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina.

  2. INONDAMI DEL TUO SPIRITO
    (John Henry Newman)

    O Gesù,
    inondami del tuo Spirito e della tua vita.
    Penetra in me e impossessati del mio essere,
    così pienamente, che la mia vita
    sia soltanto un’irradiazione della tua.
    Aiutami a spargere
    il profumo di Te, ovunque vada.
    Che io cerchi e veda non più me,
    ma soltanto Te.
    Fa’ che io ti lodi, nel modo
    che a Te più piace,
    effondendo la tua luce
    su quanti mi circondano.
    Che io predichi Te senza parlare,
    non con la parola, ma col mio esempio,
    con la forza che trascina,
    con l’amore che il mio cuore
    nutre per Te. Amen.

  3. ….. PER VOLERMI RIFERIRE A QUANTO DICE, IN UNA DELLE SUE SPLENDIDE OMELIE S. MACARIO, OSEREI AGGIUNGERE: FINCHE’ LA NOSTRA ANIMA NON DIVENTA
    “CULLA” DOVE DIO POTRA’ RIPOSARE, NON AVRA’ PACE VERA.

  4. ANCHE OGGI LA LITURGIA DELLE ORE CI REGALA UNA SPLENDIDA RIFLESSIONE DI S. MACARIO…
    Dalle «Omelie» attribuite a san Macario, vescovo
    (Om. 28; PG 34, 710-711)

    L’anima che non è dimora di Cristo è infelice
    Una volta Dio, adirato contro i Giudei, diede Gerusalemme in balia dei loro nemici. Così caddero proprio sotto il dominio di coloro che essi odiavano e si trovarono nell’impossibilità di celebrare i giorni festivi e di offrire sacrifici. Nello stesso modo, Dio, adirato contro un’anima che trasgredisce i suoi precetti, la consegna ai suoi nemici, i quali, dopo averla indotta a fare il male, la devastano completamente. Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria.
    Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità! Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina.
    Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina.
    Guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi.
    Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l’anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone.

  5. “BELLISSIMA” la pagina di S. Agostino!
    Non sempre , però, siamo capaci di cantare …con arte e senza stonature!
    Spesso le corde dell’arpa, della chitarra o…quelle “vocali” sono troppo tirate o troppo lente e le stonature sono così tante da doversi tappare le orecchie.
    “UN CANTO NON CON LA LINGUA MA CON LA VITA”.
    E allora ,Signore,io Ti prego così:
    dammi Tu il tono della melodia da cantare
    perchè tutta la mia vita sia un inno
    di lode e di gratitudine.

  6. ECCO UN’ALTRA BELLA PAGINA DI S. AGOSTINO … CANTATE A DIO CON ARTE NEL GIUBILO DELL’ANIMA

    «Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!» (Sal 32, 2. 3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. Il nuovo canto non si addice ad uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. Elevi però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita.
    Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Sal 32, 3). Ciascuno si domanda come cantare a Dio. Devi cantare a lui, ma non in modo stonato. Non vuole che siano offese le sue orecchie. Cantate con arte, o fratelli. Quando, davanti a un buon intenditore di musica, ti si dice: Canta in modo da piacergli; tu, privo di preparazione nell’arte musicale, vieni preso da trepidazione nel cantare, perché non vorresti dispiacere al musicista; infatti quello che sfugge al profano, viene notato e criticato da un intenditore dell’arte. Orbene, chi oserebbe presentarsi a cantare con arte a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina con esattezza ogni cosa e che tutto ascolta così bene? Come potresti mostrare un’abilità così perfetta nel canto, da non offendere in nulla orecchie così perfette?
    Ecco egli ti dà quasi il tono della melodia da cantare: non andare in cerca delle parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio si diletti. Canta nel giubilo. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non saper spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Coloro infatti che cantano sia durante la mietitura, sia durante la vendemmia, sia durante qualche lavoro intenso, prima avvertono il piacere, suscitato dalle parole dei canti, ma, in seguito, quando l’emozione cresce, sentono che non possono più esprimerla in parole e allora si sfogano in sola modulazione di note. Questo canto lo chiamiamo «giubilo».
    Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l’ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d’altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non «giubilare»? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo (cfr. Sal 32, 3).

  7. Mi colpisce la riflessione alla Messa di ieri, IL “RE” CROCIFISSO che “NON TENTA DI SCENDERE…DALLA CROCE”, ACCETTA LA MORTE come 1 malfattore!
    E il MALFATTORE che RICONOSCE essere DIO “quell’uomo” piagato, ripugnante, ridotto a brandelli come lui, che non aveva per niente “sembianze divine”!!
    L’APPARENZA non l’ha ingannato, che INTUIZIONE INCOMMENSURABILE!
    LA CROCE, IL SUO SANGUE che ci RENDE BEATI, l’aveva capito bene S. Giovanni della Croce in quella pagina che “stordisce” (tra questi commenti poco più sotto), densa di un’INTUIZIONE UNICA!

    Signore, squarcia il velo della notte che oscura la VERITA’!

  8. INNO A CRISTO RE DELL’UNIVERSO

    TUOI sono icieli
    e TUA è la terra,
    GESU’, SIGNORE
    DI TUTTO IL CREATO;
    a TE il PADRE
    ha affidato il dominio
    perchè sei stato
    OBBEDIENTE al SUO AMORE.

    Nella TUA MORTE
    ci Hai dato la VITA,
    fiume che inonda
    e che LAVA OGNI COLPA,
    FIUME CHE IRRIGA
    il giardino del cuore
    perchè la morte
    non abbia più un regno.

    TU SOLO SEI IL NOSTRO RE E SIGNORE,
    SEI LA SORGENTE DI OGNI ESISTENZA,
    PER TE FIORISCE NEL TEMPO L’ETERNO,
    il REGNO inizia A PORTARE IL SUO FRUTTO.
    (Turoldo)

  9. RICEVO DUE BELLE PREGHIERE A CRISTO RE E LE CONDIVIDO CON TUTTI VOI

    SIGNORE, CRISTO GESÙ, RE DEI RE,
    CHE HAI POTERE SULLA VITA E SULLA MORTE,
    tu conosci gli intimi segreti
    e non ti sono ignoti né i miei pensieri
    né i miei sentimenti.
    SIGNORE, CRISTO GESÙ, RE DEI RE,
    TU CONOSCI L’ESTREMA FRAGILITÀ
    DEL MIO CUORE, DELLA MIA VOLONTÀ,
    DA’ FORZA ALLA MIA DEBOLEZZA
    E SOSTIENIMI NEI MIEI AFFANNI.
    Signore, Cristo Gesù, re dei re,
    Tu che sei il mio sostegno,
    dimentica i miei numerosi peccati
    e perdona tutti i miei tradimenti.
    Signore, Cristo Gesù, re dei re,
    ti lodo e ti glorifico,
    nonostante la mia indegnità,
    perché con me la tua misericordia
    non ha limite.
    Sei il mio aiuto e il mio protettore.
    Il tuo nome sia sempre lodato!
    A te, o Dio nostro, la gloria!
    (Efrem il Siro)

    PREGHIERA A CRISTO RE

    “Sì, Signore, tu sei il mio re.
    Sei l’unico di cui mi posso fidare completamente.
    Tu, mio Gesù e mio re,
    mi guidi nel cammino di ogni giorno
    e sono certo che seguendo i tuoi passi
    non potrà accadermi nulla di male.
    Tu, mio re, sei forte,
    perché porti in te la forza straordinaria dello Spirito Santo:
    nessuna cattiveria potrà mai vincerti,
    persino la morte si arrende di fronte a te.
    Tu sei pieno di sapienza:
    MI INSEGNI COME VIVERE SECONDO IL CUORE DEL PADRE,
    MI PARLI ATTRAVERSO LA SCRITTURA SACRA
    E MI SVELI IL PROGETTO DI AMORE CHE TU SOGNI PER TUTTA L’UMANITÀ.
    Tu, o mio re, hai dato la vita sulla croce per amore di tutti noi:
    per questo, più che per ogni altro motivo,
    tu sei il Signore del mio cuore e della mia vita.
    Tu sei re, Maestro Gesù.
    L’UNICO AL MONDO A POTERSI CHIAMARE COSÌ, NELLA PIENA VERITÀ.
    TU, SIGNORE DIO, SEI IL MIO RE:
    MIO, PERCHÉ TI VOGLIO BENE
    E PERCHÉ SO DI ESSERE AMATO DA TE, INFINITAMENTE.”

  10. Voglio perdonarmi
    (Jean Monbourquette, da “Perdonare”, Card. Godfried Danneels, Ed. San Paolo)

    VOGLIO PERDONARMI:
    di inseguire la stella inaccessibile,
    di essere fragile,
    di aver vergogna del mio dolore,
    di accusarmi nella sventura,
    di mantenere il desiderio di una perfezione irrangiugibile,
    di essermi reso complice del mio persecutore,
    di essermi messo fuori del mio cuore,
    di aver rimurginato accuse offensive nei miei confronti,
    di non essere stato capace di prevedere tutto,
    di odiarmi senza compassione,
    di sentirmi impotente ad accordare il perdono agli altri.
    In breve, VOGLIO PERDONARMI DI ESSERE UMANO

  11. ECCO COSA PUO’ ESSERE E FARE IN 25 ANNI DI VITA UNA REGINA GIOVANE, BELLA, RICCA E…SANTA

    Servire i poveri non è uno slogan politico da utilizzare per raccogliere voti, ma una vera vocazione, un’esigenza dell’anima che si esprime in un preciso stile di vita. Un impegno che anche un sovrano può realizzare, come dimostra la storia di santa Elisabetta di Ungheria, la regina che condivise le sofferenze dei malati e le aspirazioni degli emarginati. Nata nel 1207 a Bratislava, era figlia di Andrea, re d’Ungheria, e a 14 anni sposò Ludovico IV erede del sovrano di Turingia. Madre a 15 anni, a 20 rimase vedova: il marito morì mentre partiva per la crociata in Terra Santa. Elisabetta si ritirò con i tre figli a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein e infine in una modesta casa di Marburgo. Qui si dedicò ai poveri e ai malati, facendo costruire un ospedale a proprie spese e vivendo in povertà. Morì ad appena 24 anni nel 1231.

    Elisabetta conobbe ed amò Cristo nei poveri
    Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta

    Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
    Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
    Aveva preso l’abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
    Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l’elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste la mani sull’altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
    Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
    Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa di dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.

  12. ” CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LE VOSTRE VITE “….SALVEREMO I NOSTRI RAPPORTI PIU’ VERI E PROFONDI …IL SANO VOLER BENE A NOI STESSI ….LA NOSTRA DIGNITA’ ….

    E , anche se a volte in fatica e impotenza , credere al PERSEVERARE ci obbliga a guardare a domani, al dopo , alla direzione  , al divenire , alla meta
    Se il contadino si fermasse a fissare la fredda terra …nemmeno innaffierebbe  il seme piantato
    Se non pensasse all’importanza dell’acqua
    Se non avesse fiducia nel sole
    Se non perseverasse …vano sarebbe stato il suo piantare …

    Resta difficile , e allora è forza ed è bello il condividere , con voi , ora .

    Buona giornata …perseverando.

  13. ECCO UNA FAMOSA PAGINA DI S. GIOVANNI DELLA CROCE… CHE CI LASCIA STORDITI. E SE FOSSE LA STRADA DELLA …PACE?

    L’ANIMA CERCHE SEMPRE DI INCLINARSI:
    non al più facile, ma al più difficile;
    non al più saporoso, ma al più insipido;
    non a quello che piace di più, ma a quello che piace di meno;
    non al riposo, ma alla fatica;
    non al più, ma al meno;
    non al conforto, ma a quello che non è conforto;
    non al più alto e pregiato, ma al più vile e disprezzato;
    non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
    non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore;
    e a DESIDERARE NUDITA’, PRIVAZIONI E POVERTA’ DI QUANTO V’E’ AL MONDO PER AMORE DI GESU’ CRISTO

  14. ” Non temere …ti ho chiamato per nome : TU MI APPARTIENI ”

    Ed è questo senso di APPARTENENZA che ,in più punti, ho trovato in Isaia e nei testi dei canti messi in sito ( mi unisco anch’io al grazie per la condivisione della vostra settimana )

    Forse è proprio in questo APPARTENERE che possiamo ( ci credo )  respirare attimi di SUO Riposo , di Pace , di Affidamento .

    SIAMO SUOI , e per questo , ci ritroviamo a ringraziare , pregare , chiedere di lasciarci portare ,come semi,  nel SUO  granaio , di essere catturati nelle reti del SUO mare …essere ,e restare, SRETTI TRA LE SUE BRACCIA , RESPIRANDO QUELLA CONSOLAZIONE di cui nelle nostre salite e personali croci , abbiamo così Tanto Bisogno..

    ”  …ti ho chiamato per nome : TU MI APPARTIENI “

  15. Seguo sul sito gli Esercizi Spirituali pezzetto per pezzetto, ruminando parola per parola e tentando di approfondire questo Dio tanto MISTERIOSO… quanto VELATAMENTE VICINO, e di quel SILENZIO CHE LAVORA attorno anzi dentro questi PREZIOSI SPUNTI DI MEDITAZIONE offerti!
    Certo seguire da soli non è la stessa cosa come ASCOLTARE “dal vivo”, sfuggono importanti PARTICOLARI, quelle SFUMATURE che aiutano a calare nel cuore qualche parola adatta alla propria situazione e condizione di vita.
    Ruminando questi DENSI argomenti, mi viene in mente una frase letta su un libro intitolato
    la nube della non conoscenza:
    “Scegli Lui e sarai SILENZIOSO PARLANDO,
    e PARLANDO SILENZIOSO,
    DIGIUNERAI MANGIANDO e MANGIANDO DIGIUNERAI”.

    Grazie della PREZIOSITA’ degli Esercizi Spirituali condivisi sul sito per chi non può parteciparvi. Seguo con la preghiera…

  16. Ricevo e partecipo un pensiero che fa…PENSARE!

    “ESISTONO SOLO DUE GIORNI DELL’ ANNO IN CUI NON SI PU0′ FARE NIENTE . UNO SI CHIAMA IERI E L’ALTRO DOMANI. PERTANTO OGGI E’ IL GIORNO MIGLIORE PER AMARE, CRESCERE, AGIRE E SOPRATTUTTO VIVERE.”

  17. … LIBERACI! SIGNORE…

    O DIO, TU conosci il nostro cuore: ciò che è esaltato

    tra gli uomini, è detestabile ai TUOI OCCHI. PURIFICA

    il nostro cuore,liberalo da ogni inganno , da ogni

    illusione di possesso, da ogni brama di falso tesoro,

    PERCHE’ POSSA CONTENERE CIO’ CHE A TE E’ GRADITO E

    CIO’ CHE E’ SECONDO LA TUA VOLONTA’. Amen

    (dalla liturgia del giorno)

  18. UNA BELLA PAGINA DI UN GRANDE VESCOVO, S. CARLO BORROMEO, RIVOLTA PARTICOLARMENTE AI SACERDOTI MA CHE FA BENE A TUTTI…

    VIVERE LA PROPRIA VOCAZIONE
    Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all’impegno della propria vocazione.
    FACCIAMO IL CASO DI UN SACERDOTE CHE RICONOSCA BENSÌ DI DOVER ESSERE TEMPERANTE, DI DOVER DAR ESEMPIO DI COSTUMI SEVERI E SANTI, MA CHE POI RIFIUTI OGNI MORTIFICAZIONE, NON DIGIUNI, NON PREGHI, AMI CONVERSAZIONI E FAMILIARITÀ POCO EDIFICANTI; COME POTRÀ COSTUI ESSERE ALL’ALTEZZA DEL SUO UFFICIO?
    Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
    Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
    HAI IL MANDATO DI PREDICARE E DI INSEGNARE? STUDIA E APPLICATI A QUELLE COSE CHE SONO NECESSARIE PER COMPIERE BENE QUESTO INCARICO.
    Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
    ESERCITI LA CURA D’ANIME? NON TRASCURARE PER QUESTO LA CURA DI TE STESSO, E NON DARTI AGLI ALTRI FINO AL PUNTO CHE NON RIMANGA NULLA DI TE A TE STESSO. DEVI AVERE CERTO PRESENTE IL RICORDO DELLE ANIME DI CUI SEI PASTORE, MA NON DIMENTICARTI DI TE STESSO.
    Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. SE CELEBRI LA MESSA, MEDITA CIÒ CHE OFFRI. SE RECITI I SALMI IN CORO, MEDITA A CHI E DI CHE COSA PARLI. SE GUIDI LE ANIME, MEDITA DA QUALE SANGUE SIANO STATE LAVATE; E «TUTTO SI FACCIA TRA VOI NELLA CARITÀ» (1 COR 16, 14). COSÌ POTREMO FACILMENTE SUPERARE LE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRIAMO, E SONO INNUMEREVOLI, OGNI GIORNO. DEL RESTO CIÒ È RICHIESTO DAL COMPITO AFFIDATOCI. SE COSÌ FAREMO AVREMO LA FORZA PER GENERARE CRISTO IN NOI E NEGLI ALTRI.

  19. “In uno slancio d’amore, sostenuto dalla speranza,
    sono salito in alto, in alto,
    là dove è sospirato IL BENE”
    (S. Giovanni della Croce)

    “La speranza segna il cammino dell’umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore è PRESENTE NELLO SCORRERE DELLA NOSTRA VITA, CI ACCOMPAGNA E UN GIORNO ASCIUGHERA’ ANCHE LE NOSTRE LACRIME.
    Un giorno non lontano, TUTTO TROVERA’ IL SUO COMPIMENTO nel Regno di Dio, Regno di GIUSTIZIA e di PACE”
    (Benedetto XVI)

  20. QUANDO PENSO AI SANTI …
    Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

    … QUANDO PENSO AI SANTI, mi sento ardere da grandi desideri.
    Il primo desiderio è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, agli apostoli, ai martiri, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
    Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell’anima la condizione di coloro che ci attendono.…

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