DONNA, PERCHE’ PIANGI? CHI CERCHI?  

Cari amici, iniziamo questa sera un corso di esercizi spirituali sui personaggi del vangelo di Giovanni. Vogliamo farvi partecipi di qualche contenuto e riflessione… in comunione fraterna ascoltando la Parola di Dio e personaggi giovannei che hanno tanto da dirci ancora oggi.

  • ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO….

Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». DETTO QUESTO, MENTRE LO GUARDAVANO, FU ELEVATO IN ALTO E UNA NUBE LO SOTTRASSE AI LORO OCCHI. ESSI STAVANO FISSANDO IL CIELO MENTRE EGLI SE NE ANDAVA, QUAND’ECCO DUE UOMINI IN BIANCHE VESTI SI PRESENTARONO A LORO E DISSERO: «UOMINI DI GALILEA, PERCHÉ STATE A GUARDARE IL CIELO? QUESTO GESÙ, CHE DI MEZZO A VOI È STATO ASSUNTO IN CIELO, VERRÀ ALLO STESSO MODO IN CUI L’AVETE VISTO ANDARE IN CIELO».

  • DAI «DISCORSI» DI SANT’AGOSTINO, VESCOVO  NESSUNO È MAI SALITO AL CIELO, FUORCHÉ IL FIGLIO DELL’UOMO CHE È DISCESO DAL CIELO

   Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. CON LUI SALGA PURE IL NOSTRO CUORE.   Ascoltiamo l’apostolo Paolo che proclama: «SE SIETE RISORTI CON CRISTO, CERCATE LE COSE DI LASSÙ, DOVE SI TROVA CRISTO ASSISO ALLA DESTRA DI DIO. PENSATE ALLE COSE DI LASSÙ, NON A QUELLE DELLA TERRA» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.    Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «SAULO, SAULO, PERCHÉ MI PERSEGUITI?» (AT 9, 4). E COSÌ PURE: «IO HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE» (MT 25, 35). 
   Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? CRISTO, INFATTI, PUR TROVANDOSI LASSÙ, RESTA ANCORA CON NOI. E NOI, SIMILMENTE, PUR DIMORANDO QUAGGIÙ, SIAMO GIÀ CON LUI. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l’amore che nutriamo per lui. EGLI NON ABBANDONÒ IL CIELO, DISCENDENDO FINO A NOI; E NEMMENO SI È ALLONTANATO DA NOI, QUANDO DI NUOVO È SALITO AL CIELO. INFATTI EGLI STESSO DÀ TESTIMONIANZA DI TROVARSI LASSÙ MENTRE ERA QUI IN TERRA: NESSUNO È MAI SALITO AL CIELO FUORCHÉ COLUI CHE È DISCESO DAL CIELO, IL FIGLIO DELL’UOMO, CHE È IN CIELO (CFR. GV 3, 13).

  • LIBERA RIELABORAZIONE DI  GV 20,1SS

Erano due notti che non riuscivo a chiudere occhio. Mi  tornavano alla mente tutti i particolari strazianti della crocifissione e morte di  Gesù. E quelle sue ultime parole alla madre e a  Giovanni: “ Donna, ecco il tuo figlio!”.  Poi disse al discepolo: “Ecco la  tua madre!”.

  • La scena  della spugna imbevuta di aceto e quel suo abbandono supremo nelle braccia del Padre:  “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Per qualche momento noi donne, impietrite dal dolore, rimanemmo in un angolo, mentre alcuni discepoli calavano il corpo del Signore dalla croce. Pochi minuti per prepararlo ad una degna anche se affrettata  sepoltura. Poi dovemmo  allontanarci in fretta a motivo della Pasqua ebraica che stava iniziando. Ero tornata  a casa con l’unico desiderio che passasse in fretta  la festa per  poter tornare a completare i servizi funebri al mio Signore. Ma quella notte sembrava interminabile. Non si faceva mai giorno. Mi rigiravo nel letto, pensando a Lui e pregando con le parole di un salmo a me caro:  “ Nel mio giaciglio, di te mi ricordo;        penso a te nelle veglie notturne…” (Sl.63) Erano parole confortanti,  ma…Lui non c’era. Mi alzai di scatto dal letto  e corsi,  nella notte, in cerca di Lui.
  • “ Nel giorno dopo il sabato,  Maria di Màgdala si recò al  sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio…” Era davvero buio. Fuori e dentro di me. Gesù era morto.  Lui, il sole della  mia vita, tramontato per sempre.  “…e vide  che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.” A quella vista rimasi sconvolta. Qualcuno aveva profanato la tomba di Gesù? Avevano rubato il suo corpo? Mi sentii terribilmente sola e impotente. Allora corsi a chiedere aiuto a Pietro e Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro  e non  sappiamo dove l’hanno posto!” Si destarono  di soprassalto.
  • E corremmo di nuovo tutti e tre verso il sepolcro. Arrivò per primo Giovanni, il più giovane di noi, ma non entrò. Aspettò che arrivassimo anche Pietro ed io. Entrammo tutti e tre. Il cuore mi batteva forte, ma potei notare alcuni dettagli:
  • ”le bende per terra,  e il sudario, che gli era stato posto  sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Non erano  stati certo dei ladri a rubare il corpo di Gesù…    Non avrebbero lasciato tutto  così in ordine… Nell’uscire dal sepolcro vidi Pietro che  si batteva il petto, mentre Giovanni cadde in ginocchio  “ vide e credette” Ad un tratto, però,  guardandomi attorno,  mi accorsi di essere rimasta nuovamente sola. ”I discepoli  intanto se ne tornarono di nuovo a casa”. Pensai  che forse erano andati  in cerca dei compagni, per decidere il da farsi…Ma io non riuscivo ad allontanarmi. Non potevo riprendere la solita vita di tutti giorni senza prima aver risolto l’unico problema importante per me: dov’era Gesù? E mi fermai all’ingresso della tomba, abbandonandomi con libertà a un pianto dirotto.
  • ”Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva”. Ad un certo punto i miei  occhi pieni di lacrime  si riempirono di fulgida luce che poco a poco prese la forma come di due angeli. Gentilmente mi chiesero:“Donna,  perché piangi?” Che domanda : Perché piangevo? Certo non era la prima volta che piangevo nella mia vita. Quante lacrime avevo versato a motivo di un’ amara delusione, di un’ingiustizia subita, di una solitudine profonda. Ma questa volta, nulla di tutto questo. Piangevo solamente perché avevo perso Lui. Quando tre anni prima l’avevo incontrato, avevo trovato la pace del cuore e la gioia di vivere. Senza di Lui, il mio Signore,  ora stavo  ripiombando nella disperazione più cupa.  E confidai loro la causa del mio dolore  “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Risoluta a trovarlo ad ogni costo, mi alzai e girando lo sguardo, vidi un uomo  in fondo al giardino che mi rivolse la stessa domanda degli Angeli. Ma con un’aggiunta:”  
  • “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Chi cercavo? Ma chi potevo cercare?  Anni addietro non avrei forse saputo rispondere. Avevo cercato di tutto… Ma ora, no. Cercavo Lui solo, il mio Gesù che avevo perduto. Pensando che quel signore fosse il custode del giardino lo supplicai:“ Se l’hai portato via  tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Fu a quel punto che quello strano giardiniere  si avvicinò e  guardandomi come nessun uomo al mondo mi aveva mai guardata,  mi chiamò per nome: “MARIA!” Un brivido percorse tutto il mio essere. Riconobbi il timbro inconfondibile  della Sua voce. Solo Lui mi chiamava così. Era proprio  Lui, Gesù! Di nuovo con me.  Mi buttai per terra dinanzi a Lui. Istintivamente le mie mani  si protesero ad abbracciare i suoi piedi e dalla mia bocca uscì un grido nella mia lingua materna: “Rabbunì, maestro !” E continuavo a stringerlo forte, piangendo di gioia.  Solo pochi istanti di beatitudine. Con voce soave e forte insieme,  mi disse. “Non mi  trattenere,    perché non sono ancora salito al Padre”Lì per lì non capii cosa volesse dirmi…e perché volesse privarmi di quella gioia così pura. Certo io pensavo di aver ritrovato l’amico delle mie confidenze,  il compagno dei nostri viaggi, il maestro di cui  ascoltavo rapita  ogni sua parola. Lui invece voleva farmi fare un passo in avanti nella fede e non continuare a rimpiangere il passato…Lui non era più quello di prima. Era Risorto per sempre. Certo non si allontanava da noi. Questo no. Restava con noi, ma in  un modo diverso. Come Risorto e Vivente con il suo Spirito nella comunità dei suoi fratelli . Proprio per questo aveva bisogno di me  e mi comandò:  “va’ dai miei  fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio  vostro”. Non potevo credere ai miei orecchi. A una povera donna come me, non creduta da nessuno, guardata con diffidenza da  molti a motivo della mia vita non sempre esemplare, veniva affidata una missione così grande. E poi mi colpì un dettaglio.
  • Non disse  “va dai tuoi fratelli”. Ma “va’ dai miei  fratelli” I miei fratelli. Quei discepoli che non lo avevano capito durante la vita, che durante la passione  lo avevano abbandonato e tradito, per  Lui, erano sempre e solo fratelli suoi. Qualunque cosa avessero fatto…Il Padre glieli aveva affidati. Deboli e paurosi. Ma Lui li aveva comprati a prezzo del suo sangue: ora erano diventati preziosi. Poteva riconsegnarli al Padre senza vergognarsi di  loro: “Gesù, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a  causa della morte che ha sofferto, a vantaggio di tutti. Per questo non si vergogna di chiamarli fratelli…” (Eb.2). Ora cominciavo a capire perché nonostante la mia povertà , nonostante sapesse tutto di me, mi affidava un compito così grande. Non avrei dovuto dire e dare  nulla di me. Solo annunziare Lui, e la sua risurrezione. Dovevo raccontare quello che mi era successo là nel giardino: una delicata esperienza del suo amore per me.…Andai di corsa alla casa dove si trovavano i discepoli impauriti e increduli. Quasi balbettando per l’emozione, buttai là tutto quello che avevo da dire: ”Ho visto il Signore”Due parole scarne e tremende. Ma era la pura verità.  Solo volevo che anch’essi cominciassero a cercarlo, a non darsi pace finché non lo avessero trovato. Perché provassero   anch’essi la gioia indicibile di sentirsi chiamati per nome…Da Lui…Ed ecco, all’improvviso e a porte chiuse,  venne Lui in mezzo a noi, e fissando su ciascuno il suo sguardo intenso,  cominciò a chiamare per nome: Pietro…Giacomo… Andrea… Giovanni… e a dare a tutti  la Pace e il perdono
  • ”La sera di quello stesso giorno, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse:  « Pace a voi! »”. Ero felice. I miei amici avevano incontrato Gesù Risorto. La mia missione era compiuta Ho voluto raccontarvi la mia storia: una vita senza senso prima di incontrare Gesù, una gioia indicibile per averlo ritrovato.  E in fine una missione affidatami, quella di  dire a tutti: Ho visto il Signore”. Ho voluto dirlo anche a voi. Perché a vostra volta lo diciate ad altri… Io vi aspetto tutti quassù per celebrare insieme la Pasqua senza tramonto. Maria di Magdala

 Cristo è risorto! Fratelli, risorgiamo con Lui! Cristo vuole risorgere, vuol riprendere il suo posto:  Vieni, o Signore, vieni!  Risuscita in tutti i cuori:   o Cristo Gesù, risorgi e risorgi!   (S. L. Orione)

 

  •  Libera rielaborazione del “cieco nato”  (Gv. 9)  Sono nato cieco. Non so cosa sia un prato in fiore e l’azzurro del cielo. Passo le giornate chiedendo l’elemosina ai crocicchi delle strade. Ho accettato la mia situazione anche se da sempre, sentendo parlare gli altri di tante cose belle, ho sognato di svegliarmi e vedere, all’improvviso,  uccelli che volano (così mi dicono…) e gli occhi  di mia madre. Un giorno seppi che Gesù stava arrivando a Gerusalemme. Barcollando mi feci avanti come potei. Sentii alcuni che gli chiedevano, riferendosi a me: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,  perché egli nascesse cieco?” a domanda, ad essere sincero, non mi piacque molto. Perché non mi sentivo così cattivo e poi i miei genitori che c’entravano,  poveretti? La risposta di Gesù mi fece molto piacere: “Né lui ha peccato  né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di  Dio.” Era la prima volta che sentivo una cosa del genere. Di fronte al dolore, tutti cominciano a porre domande assurde  e peggio ancora a dare  colpe a qualcuno: non ultimo a  Dio stesso. Gesù la pensava diversamente. E invitava tutti a non guardare indietro in cerca di cause possibili, ma di scorgere anche in una situazione dolorosa il luogo dove Dio si manifesta.. E aggiunse:
  • “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché  è giorno; Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo” Come dire: nelle tenebre del mondo non serve imprecare. Bisogna che  ognuno accenda una piccola luce, dando sollievo a chi soffre. E cosi Lui, luce del mondo, volle darne  un po’ anche a me, povero cieco…Mi si avvicinò, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sui miei occhi e mi disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe (che  significa Inviato)”.Non me lo feci dire due volte. Andai, mi lavai  e , mio Dio, che sensazione… ci vedevo! Corsi da Gesù per ringraziarlo. Ma nel frattempo s’era radunata tanta gente che discuteva sul mio caso…Discorsi difficili su Gesù,  se poteva o no guarirmi in giorno di sabato… Chiesero a me se ero io la stessa persona cieca fino a mezz’ora prima.  Cosa potevo dire? La verità. Non ho potuto studiare ma non sono stupido, grazie a Dio, e mi piace la verità senza troppi raggiri. Risposi di getto: “Sono io!”. Ma quelli continuavano a discutere animatamente. Non tanto su di me quanto su Gesù che mi aveva guarito. Mi resi conto che anche di fronte a un fatto così straordinario, ci sono diversi modi di reagire. Tutto dipende dall’atteggiamento interiore di apertura o di chiusura alla luce… Mi condussero dai nostri maestri della legge , i Farisei, i quali vollero che spiegassi un’altra volta come avevo riacquistato la vista… E io a ripetere la stessa cosa:
  • “Mi ha posto del fango  sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Mi colpì negativamente la loro sicurezza nel definire Gesù un peccatore.  E mi diede fastidio quel loro modo di esprimersi così perentorio: “Dá gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un  peccatore”. Io so che loro hanno studiato ma… Quel “noi sappiamo” non lo digerivo proprio. Non mi sembrarono molto umili e aperti alla novità di Dio. Che sappiamo noi cosa Dio può fare o non fare? Risposi loro con tutta franchezza “Se sia un peccatore, non lo so; una  cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo”. E mi permisi anche di aggiungere: “Da che  mondo è mondo, non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli  occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe  potuto far nulla”. 
  • A questo punto si sentirono offesi e me ne dissero di tutti colori: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi  insegnare a noi?”. E mi  cacciarono fuori dal tempio.  Ci rimasi un po’ male, a dire il vero, ma la bellezza della natura che osservavo per la prima volta, mi rallegrava e benedicevo il Signore per ogni cosa. Toccavo delicatamente  i petali dei fiori e rincorrevo le farfalle. Mi sentivo un bimbo felice alla scoperta del mondo. Ad un tratto, ecco laggiù un gruppetto di persone che mi venivano incontro. C’era anche Gesù in mezzo a loro. Sentii che stavano parlando di me. Avevano già saputo che ero stato cacciato dal tempio. Gesù mi si avvicinò e guardandomi intensamente in quegli occhi che Egli aveva aperti alla luce, mi chiese:
  • “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Mi sentii smarrito e incerto. Gli chiesi: “E chi è, Signore,  perché io creda in lui?”. Mi  rispose  Gesù: “Tu l’hai visto: colui che  parla con te è proprio lui”.  Mio Dio, che momento fu mai quello…Ero confuso. Mi gli prostrai dinanzi per esprimergli tutta la mia gratitudine e la mia fede, così come potevo. “Io credo, Signore!”. Cominciavo a capire che Gesù mi aveva donata la vista fisica  perché poco a poco imparassi ad aprire gli occhi della fede sulla sua realtà di Figlio di Dio, venuto nel mondo a portarci la luce vera … E questo valeva per me e per i miei concittadini. Egli infatti, guardando con tristezza verso la città di Gerusalemme, continuò: “Io sono venuto in questo  mondo perché coloro che non vedono, vedano e quelli  che vedono, diventino ciechi”. Mi giunse all’orecchio il borbottio dei farisei e poi la loro ironica domanda a Gesù: “Siamo forse ciechi anche noi?”.  E Gesù: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma  siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Cominciavo a capire… E mi venne spontaneo benedire il Signore per la mia passata cecità fisica. Si, perché  anche grazie ad essa e alle mille limitazioni che comportava, avendo  bisogno di tutto e di tutti, avevo assunto nella vita un atteggiamento di umiltà, di  ricerca, di accoglienza. E così avevo potuto incontrare  Colui che qualche giorno prima, così mi riferirono alcuni amici, nel tempio aveva affermato solennemente:

“Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”

“ALLA TUA LUCE, VEDIAMO LA LUCE” Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali, si saziano dell’abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce (Salmo 36 )

  •  La luminosa notte di un cieco- Pensieri di  FRATE AVE MARIA
  1. Quand’ero tre volte cieco “Io quand’ero tre volte cieco mi vergognavo fino all’avvilimento della mia cecità fisica e di quella intellettuale, ma non mi vergognavo di essere cieco moralmente, spiritualmente”
  2.  Ma Gesù mi folgorò “Ma quando Gesù mi folgorò con la sua luce, con la sua verità, la sua grazia, la sua carità, allora dissi a Gesù e lo dissi con grande entusiasmo: ”Gesù, tu solo mi basti!“
  3. La mia è una luminosa e deliziosa notte “Convertisti in luce le mie tenebre e in gioia la mia tristezza, sicché la mia è veramente una luminosa e deliziosa notte, perché l’unica mia luce, l’unica mia gioia sei Tu solo, o Gesù Figlio di Dio! O Gesù, Dio mio! O Gesù , figlio di Maria”
  4. Ciechi veri sono…“Chiedere la grazia di vederci? No, no!   Sono quarant’anni che sono al buio  e sto bene così.  Ciechi veri sono quelli che non vedono Gesù,  quelli che non hanno fede!”
  5. so soltanto essere felice! “Tutti sanno molte cose ed io so una cosa sola: so soltanto essere felice!    Tutti posseggono più oggetti;   io invece non posseggo che una cosa:     la vera felicità”

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 UNA DONNA DI SAMARIA RACCONTA… cfr. Gv. 4  (libera rielaborazione)

  • Mi ricordo come fosse ieri. Era verso mezzogiorno.  Faceva un gran caldo. Mi stavo recando come ogni giorno ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe, appena fuori dalla mia città di Sicar.  Ci andavo di proposito sempre a quel ora calda del giorno. Speravo proprio di non incontrare nessuno. Mi infastidivano le battute pesanti della gente sulla mia vita affettiva piuttosto disordinata. Con mia grande sorpresa quel giorno mi accorsi che, seduto sul pozzo, c’era qualcuno:
  • Gesù, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso  mezzogiorno. Mi sforzai di essere disinvolta. Tirai su l’acqua dal pozzo e in tutta fretta me ne stavo andando via quando quel uomo stanco e assetato  con voce gentile mi chiese:  “Dammi da bere” Quella semplice richiesta sulle prime mi meravigliò assai e glielo dissi chiaramente:
  •  “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me,  che sono  una donna samaritana?”. Ma poi pensai che finora, avevo vissuto elemosinando un po’ d’amore… ora qualcuno assetato  mi chiedeva da bere. Anch’io potevo essere utile a qualcuno?  Quella richiesta mi fece balenare la possibilità di passare dal chiedere al donare. Ero anch’io  capace di amare gratuitamente?  Egli interruppe i miei pensieri:  “Se tu conoscessi il dono  di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere” tu stessa gliene  avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Mi sembrò subito un tipo originale. Valeva la pena soffermarsi  a parlare con Lui… Con un pizzico di orgoglio nazionalistico gli feci notare “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è  profondo;  da dove hai dunque quest’acqua viva?  Sei tu forse più  grande del nostro padre Giacobbe,  che ci diede questo pozzo e ne  bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?” 
  • La sua risposta fu pronta. Mi sentii spiazzata. A pensarci bene, aveva proprio ragione: “Chiunque  beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che  io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò  diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.  Queste sue parole mi penetrarono nell’anima: erano semplicemente vere. Da una vita andavo elemosinando un po’ d’acqua per la mia sete d’amore, senza riuscire a dissetarmi. Davvero c’era un’acqua diversa che poteva dissetare una donna come me? Con la gioia di una bimba lo supplicai: “Signore, dammi di quest’acqua, perché non  abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Ma ad un tratto egli si fece serio e guardandomi negli occhi, con voce calma e ferma,  mi disse:   “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Sentivo che non potevo nascondermi a Lui: mi leggeva dentro.  In un attimo la mia vita mi apparve in tutta la sua vacuità. Ebbi la forza di reagire istintivamente: “Non ho marito” E Lui senza cattiveria ma per aiutarmi a far chiarezza in me, mi spiegò: “Hai detto bene “non ho  marito”;  infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è  tuo marito; in questo hai detto il vero”. Era la prima persona che mi diceva le cose con verità, ma  senza la voglia di ferirmi. Volli dirglielo quasi per fargli un complimento sulla sua chiaroveggenza interiore . Ma più ancora per deviare il discorso…Quel suo dito sulla piaga, mi faceva troppo male.Era più semplice parlare di questioni religiose allora dibattute.

 “Signore, vedo che tu sei un profeta.  I nostri padri hanno adorato  Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù stette al gioco. E ne approfittò per rivelarmi il cuore della vera religiosità:  “Credimi, donna, è giunto il  momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in  spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori”Mi colpirono quelle sue parole ispirate su Dio nostro Padre, in affannosa ricerca di adoratori veri. Col cuore e con la vita. Mi sentii tanto superficiale e frivola. Sinceramente gli manifestai la mia attesa di qualcuno, del Messia, che tutti aspettavamo per avere luce su queste grandi cose: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo):  quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”.A queste mie parole Egli rimase per un attimo in silenzio…. I suoi occhi brillarono di luce divina. Poi volgendosi verso di me, mi confidò il grande segreto:   “Sono  io, che ti parlo”. Avvertii nelle fibre più intime della mia anima che quella dichiarazione non era  follia…  Sentii un fremito percorrermi tutta la vita al pensiero che l’atteso delle genti stesse parlando, con una donna come me. In quel momento tornarono i suoi discepoli,  loquaci e affamati… Ne approfittai per allontanarmi. Dimenticai perfino di prendere la brocca d’acqua... Ma portai con me, prezioso tesoro, quel suo sguardo e quelle sue parole Sono io, che ti parlo” Strano a dirsi,  ma sentivo in me una forza e una libertà interiore mai provata prima. Mi sentivo come rinata. Non avevo più paura della gente. Corsi in città col bisogno interiore di comunicare  quanto mi era accaduto e cominciai a dire a quanti incontravo: “Venite a vedere un uomo  che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. E con mia grande meraviglia,  mi accorsi che la gente non mi prendeva per matta. Anzi molti “Uscirono allora dalla città e andavano da lui. E lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni” Ero contenta che altri potessero fare la mia stessa esperienza. Molti dopo avergli parlato e aver creduto in Lui vennero a dirmi: “Non è più per la tua parola che noi  crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi  è veramente il salvatore del mondo”. La cosa non mi offendeva,  anzi. Ero felice, per essere  servita a qualcosa di buono. La mia vita, a lungo sciupata nel  cercare fonti più o meno inquinate dove dissetarmi, aveva finalmente trovato la sorgente di acqua viva. L’acqua viva era Gesù!  L’unico Salvatore! L’unico che ha ancora parole di vita eterna.  Per me e per tutti.  Anche per te…   Una donna di Samaria

 Signore, dacci sempre di quest’acqua ! 

INDICAZIONI TERAPEUTICHE

  1. Rinforza la capacità di amare.(Dammi da bere!)
  2. Fa apprezzare i doni di Dio (Se tu conoscessi il dono di Dio!)
  3. Favorisce la sincerità con se stessi (Non ho marito!)
  4. Aiuta a pregare in spirito e verità. (Dio cerca tali adoratori!)
  5. Rovescia la scala dei valori… (la donna lasciò la brocca…!)
  6. Infonde coraggio apostolico “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto”
  • Modalità d’uso Come si vede è un’acqua davvero buona.                                                   Non ha effetti collaterali  negativi… e se ne può bere a volontà. Imbottigliata in Palestina  2000 anni fa, non ha scadenza.    Anzi migliora con il passare degli anni ed è indicata   più per  gli adulti che per i bambini…                                                                            Comunque è disponibile anche in confezione familiare. …fatene uso in abbondanza.     Per camminare insieme, sani e leggeri…  Signore, dacci sempre di quest’acqua !
  • GIOVANNI  EVANGELISTA  Sono vecchio, ormai. Spesso mi guardo attorno e vedo che sono rimasto solo. Tutti i  miei compagni, Pietro, Andrea, mio fratello Giacomo, tutti, uno dopo l’altro, se ne sono andati…  mi è di conforto stare con i  cristiani della comunità qui a Efeso.  Ogni giorno mi chiedono di raccontare loro qualcosa di Gesù. E vi confesso mi è dolce abbandonarmi ai ricordi …Mi dicono che parlo sempre del grande comandamento dell’amore, lasciatoci dal Signore…. Ma sapete come siamo noi anziani:  ripetiamo sempre le stesse cose. Quelle che contano e  sono un poco il condensato della nostra vita. E poi come si fa a tenersi per sé una esperienza come quella che io e i miei amici abbiamo fatto con Lui, il Verbo della vita?:
  •  Ciò che noi abbiamo udito, ciò che  noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita …noi lo annunziamo anche a voi. Ricordo ancora, dopo 60 anni, l’ora esatta del mio primo incontro con Lui. “Erano circa le quattro del pomeriggio” E quelle sue prime parole che mi scavarono nell’anima “Che cercate?” e l’invito  a fare un’esperienza con Lui: “venite e vedete” Un’esperienza di  poche ore  che mi cambiò la vita. Ne parlai a mio fratello Giacomo… Qualche giorno dopo, mentre eravamo al lavoro,  Lui ripassò. Ci chiamò. Irresistibilmente.
  • Ed essi, lasciato il  loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. Ero il più giovane dei discepoli . Forse anche per questo tutti mi volevano bene . Ma soprattutto mi voleva bene Lui, Gesù. Se ne erano accorti tutti, tanto che i miei compagni dopo la sua morte hanno cominciato a chiamarmi: “IL DISCEPOLO CHE  GESÙ AMAVA”  Devo ammetterlo, era un po’ vero. E spesso approfittando di questo,  riuscivo a stargli anche fisicamente  vicino e a carpirgli qualche battuta segreta e qualche sguardo più intenso che mi allargava il cuore. Altre volte ho condiviso questa fortuna con Pietro e mio fratello Giacomo. Ricordo in particolare quando ci ha portati con sé in casa di Giairo, capo della sinagoga a cui era morta la figlioletta di 12 anni          E non  permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni,  fratello di Giacomo. Entrammo in casa con rispetto. La gente attorno piangeva disperata…Gesù mandò via tutti dicendo una frase un po’ strana “La bambina non è  morta, ma dorme”.Era la prima volta che vedevo una ragazzina di soli 12 anni, morta! Gesù le si avvicinò, la prese con delicatezza per mano e gridò forte: ”Talità Kum, fanciulla alzati” La vidi riaprire gli occhi, come svegliandosi da un sonno profondo. Gesù le sorrise, come sapeva sorridere Lui, e le chiese se …aveva fame! La fanciulla, scendendo dal lettuccio,  rispose di si… Mentre la riconsegnava, viva, ai  suoi genitori  “Gesù ordinò di darle da mangiare” 
  • Era la prima volta che costatavo  così da vicino la bontà del Signore. Mi fece tanta impressione. Anche perché,  a quel tempo ero tutt’altro che mite e umile di cuore . Quanta pazienza di Gesù nel correggere la impulsività mia e di mio fratello. Per farci capire,  ci aveva appioppato anche un nomignolo che era tutto un programma: ci chiamava Boanèrghes, cioè figli del tuono Eravamo per le soluzioni radicali . Un giorno addirittura, passando per un villaggio della Samaria, avevamo invocato il fuoco sugli abitanti che non ci avevano accolti  molto bene.  “Signore, vuoi che  diciamo che   scenda un fuoco dal cielo e li consumi ?”. Gesù ci diede una bella lavata di capo :  Ma Gesù si  voltò e li rimproverò. Un’altra volta,( mi vergogno perfino a ricordarlo…!) mentre salivamo a Gerusalemme e Gesù ci stava parlando del suo destino di umiliazione e di morte, io e mio fratello sfacciatamente ci siamo fatti  avanti e gli abbiamo chiesto: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”

Questo scatenò ovviamente la gelosia degli altri: All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e  Giovanni. Eravamo tutti tanto meschini. E Gesù continuava con pazienza e  fiducia a educarci all’umiltà e alla tolleranza. Eravamo ormai verso la fine della vita di Gesù. Stavamo andando a Gerusalemme.  Ci eravamo fermati a mangiare un boccone seduti sul ciglio della strada, quando Gesù venne fuori un’altra volta con un discorso strano sulla sua prossima fine dolorosa. La cosa  non ci era piaciuta affatto. Gesù se ne accorse e una  mattina : prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e  li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Lui camminava avanti e noi dietro, trafelati! Giunti sulla cima,  mentre stavamo ammirando lo stupendo panorama, mi accorsi che  poco a poco le sue vesti divennero splendenti,  bianchissime Quante volte avevo ammirato il bianco bucato fatto dalla mamma. Ma questa volta quelle vesti splendevano di un bianco “diverso”:

  • Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così  bianche”  Rimanemmo per un poco estasiati  a guardare Gesù. Lo sentivamo parlare con qualcuno della sua prossima fine … Eppure c’era  un clima di pace profonda che ci inondava il cuore . Avremmo voluto rimanere lì per sempre. Ma Lui ci scosse e via, di nuovo giù a valle , tra le  battaglie della vita .Mentre  scendevamo dalla montagna , tutti e tre in grande silenzio, (Gesù ci aveva detto di non parlare con nessuno di quello che avevamo visto…), mi chiedevo che genere di  splendore fosse  mai quello che avevamo contemplato con i nostri occhi?  Eppure la notte precedente avevamo dormito insieme, tutti avvolti in poveri mantelli, per terra, sotto le stelle.! Giungemmo a Gerusalemme per la festa di Pasqua e Gesù volle usare ancora una delicatezza con me: mi mandò insieme a Pietro a fare i preparativi per la festa  “Andate  a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. Un signore ci mise a disposizione una bella sala. Naturalmente mi riservai il posto accanto a Lui, anche quella sera. Soprattutto quella sera. Perché sentivo nell’aria un’atmosfera solenne e densa di mistero. Quando fummo a mensa Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio,  se lo cinse attorno alla vita.  Poi versò dell’acqua nel catino e  cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio  di cui si era cinto. Che sensazione, mio Dio, vederlo in ginocchio davanti a me. A lavarmi i piedi sporchi di terra e ad asciugarli amorevolmente. Alla fine si mise a tavola anche Lui e ci raccomandò di volerci bene tra noi Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho  fatto io, facciate anche voi. Subito dopo però si fece triste e ci confidò il segreto che si portava nel cuore da tanto tempo!! Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò:  “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. Rimanemmo senza fiato. Pietro mi fece cenno di chiedergli chi fosse colui che lo avrebbe tradito. Mi feci coraggio : “Chi è Signore?” Gesù stava per rispondermi, quando notai Giuda alzarsi, furtivo, da tavola e uscire di scatto. Ed era notte 
  • Davvero la notte era scesa nel suo cuore.  E un velo di profonda tristezza ci avvolse tutti,  quella sera . E il cibo non andava più giù. Gesù fece di tutto per confortarci: Non sia turbato il vostro cuore…vi lascio la pace, vi do la mia pace… Ci rivelò la sua intimità col Padre,  come non aveva mai fatto prima e ci chiamò amici: “Vi ho chiamato amici perché  tutto ciò  che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Ci disse che si sarebbe allontanato da noi,  ma solo per un poco. Non ci voleva lasciare orfani. E ci promise la luce e la forza del suo Santo Spirito. Poi, alzati gli occhi al cielo, (era bello vederlo in quella posizione che gli era abituale!…)  si mise a pregare il Padre anche per noi : Non chiedo che tu li tolga dal mondo,  ma che li custodisca dal  maligno. Dopo poco ci ritrovammo nell’orto del Getsemani…Ricordo che stava  a pochi metri da me, in ginocchio per terra, immerso nella preghiera e prostrato dal dolore .Ad un certo punto si avvicinò a  noi, mezzo addormentati,  e ci confidò l’angoscia che lo divorava: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui  e vegliate” E ci raccomandò di pregare perché non venisse meno la nostra fede All’improvviso le cose precipitarono: l’arresto di Gesù . L’abbandono e la fuga vergognosa di tutti noi, suoi discepoli
  • Allora tutti i  discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Al mattino,  seppi che era stato condannato e che già si stavano facendo i preparativi per l’esecuzione…Mi unii, smarrito e confuso,  a un piccolo corteo di donne fedeli che  si dirigevano verso il Golgota. Ci stringemmo quasi inconsciamente a Maria, impietrita dal dolore. Lo sguardo fisso al Figlio spogliato, inchiodato, innalzato sulla Croce.
  • Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. E Gesù morente  si mise a invocare il perdono del Padre sui suoi crocifissori: “Padre,  perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Quale lezione per me che avevo invocato il fuoco dal cielo sugli abitanti di Samaria. Ad un tratto in un supremo sforzo Gesù si rivolse con parole soffocate a sua Madre:
  • “Donna, ecco il tuo figlio!”. e a me mormorò:  Ecco tua Madre. Tesoro più prezioso non poteva lasciarmi. Da quel momento davvero lei fu la mia mamma e io, suo figlio e suo trepido custode: E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

 

Ripeto, sono passati ormai 60 anni da quel giorno. E mi convinco sempre più che l’amore è il cuore di tutto quello che abbiamo vissuto e che ha cambiato il mondo. “Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo” Veramente mi ha cambiato il suo amore … Il suo amore soltanto, credetemi,  cambierà il mondo. Giovanni, il discepolo che Gesù amava.

——————————————————————————————————————————————————————————————————–donalesiani@gmail.com – www.donvincenzoalesiani.it

  • INTRODUZIONE AL VANGELO DI  GIOVANNI
  1. A) Dal Vangelo ai “vangeli”: ( evento Gesù – comunità cristiana che vive, prega, annuncia, difende la fede – redazione degli scritti che sorgono in ambiente liturgico, missionario, catechetico, apologetico)
  2. B) I vangeli sinottici: Marco dei catecumeni; Matteo del catechista, Luca del missionario che “traduce” il vangelo  in altre culture. Giovanni, il vangelo del “Presbitero”, il vangelo spirituale per eccellenza. Scritto per ultimo, verso gli anni 90, è frutto di riflessione personale e comunitaria. Il vangelo della sintesi vitale.
  • I- STRUTTURA

PROLOGO: accenno sinfonico di tutti i temi che verranno trattati

  1. IL LIBRO DEI SEGNI (cc.1-12) = Non è Giunta La Sua Ora!
  2. IL LIBRO DELLA GLORIA (cc. 13-20)= E’ Giunta La Sua Ora!
  3. CONCLUSIONE C. 21

A) LA SETTIMANA INAUGURALE (CC. 1-2) cfr. Genesi 1 E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli  inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei  tu?”.  Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”.  21 Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non  lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. 22 Gli dissero dunque:  “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno  mandato. Che cosa dici di te stesso?”. 23 Rispose: “Io sono  voce di uno che grida nel deserto:   Preparate la via del Signore , come disse il profeta Isaia”. 24 Essi erano stati mandati da parte dei  farisei. 25 Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. 26 Giovanni rispose loro: “Io  battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,  27 uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il  legaccio del sandalo”. 28 Questo avvenne in Betània, al di là del  Giordano, dove Giovanni stava battezzando.  29 Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse:  “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 

  • I PRIMI DISCEPOLI 35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi  discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco  l’agnello di Dio!”. 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così,  seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano,  disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro),  dove abiti?”. 39 Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e  videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano  circa le quattro del pomeriggio.  40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo  avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il  Messia (che significa il Cristo)” 42 e lo condusse da Gesù. Gesù,  fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di  Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”.  43 Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea;  incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. 44 Filippo era di Betsàida, la  città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse:  “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i  Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. 46 Natanaèle esclamò:  “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose:  “Vieni e vedi”. 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva  incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è  falsità”. 48 Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose  Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto  il fico”. 49 Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il  re d’Israele!”. 50 Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo  visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. 51 Poi gli  disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di  Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.
  • DIVENTARE UNA “BELLA PERSONA”. COME? Spesso nei confronti di qualcuno/a che apprezziamo  ci esce spontanea l’esclamazione: “Che bella persona!”. Chiaramente non alludendo soltanto  all’avvenenza fisica  ma a un complesso di doti soprattutto morali e spirituali che rendono la persona  “ bella”  nel suo insieme.  Ma come fare  in una cultura dell’apparenza e  in una società  come la nostra? Giovanni  Battista,  a prima vista non sembra un modello di  “bella persona”…Troppo rigido e severo per i nostri gusti. Ma  siamo così sicuri?  Rivisitando la sua figura mi è sembrato  invece che abbia  tanto da insegnarci, proprio oggi. Ci siamo mai chiesti perché di Lui parlano concordi  tutti e  quattro gli Evangelisti?  E che il più bel elogio l’ha ricevuto da  Gesù stesso?  Beh, non capita a tutti!
  • Lui deve crescere e io diminuire…  G. BATTISTA 

 

  • Per cominciare. La tua vicenda, un mito o realtà storica? Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre  Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca  della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della  Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène,  sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria,  nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano,  predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.(Lc.3,1ss)
  • Certo non vestivi alla moda…Eppure la gente ti cercava.Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di  pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.   La gente veniva a lui da Gerusalemme e da tutti i territori lungo il Giordano. Venivano a farsi battezzare anche molti farisei e sadducei. Giovanni se ne accorse e disse: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire al castigo, che ormai è vicino? Fate vedere con i fatti che avete cambiato vita (Mt 3,7ss)
  • leggi tutto in 11A. PERCHE PIANGI CHI CERCHI 22 – 27 MAGGIO 2017

6 comments

  1. SI COMPIE IL MISTERO PASQUALE:
    GESU’ il risorto dai morti,
    conclusi i suoi giorni terreni,
    ascende alla gloria del cielo.

    Colui ch’era prima del tempo,
    l’autore di tutte le cose,discese in un grembo di donna
    facendosi uno di noi.

    ALZATO, INNOCENTE, SUL LEGNO,
    IMMERSO NEL CUORE DELLA TERRA,
    DISCESO NEL GRANDE ABISSO
    LE PORTE DEL CIELO HA DISCHIUSE.

    Oggi alla destra del PADRE
    IRRADIA DI SE’ L’UNIVERSO:
    QUAL SOLE CHE S’ALZA SPLENDENTE
    SOTTRATTO E’ ALLO SGUARDO DELL’UOMO.
    (G)

  2. Le riflessioni sul VANGELO di ( S. GIOVANNI ) mi hanno molto toccato. Alcune poi in maniera del tutto particolare. “DONNA PERCHE’ PIANGI, CHI CERCHI ?” Cerco solo te Gesù!!! anche se so che sei TU a cercare me per primo. Quante volte ho fatto finta di non conoscerti, correndo dietro a falsi idoli sperando di trovare serenità! NON ERA COSI’. Ai Discepoli di Giovanni: ” CHI CERCATE” e loro, dove abiti… ” VENITE E VEDRETE” Si fidarono e lo seguirono gustando la dolcezza della Sua presenza e per la tanta gioia di essere con LUI , RIMASERO IN SUA COMPAGNIA FINO ALLE QUATTRO DEL POMERIGGIO. Stare con GESU’ mi riempie il cuore di pace, la Sua presenza me la fa assaporare. ” L’INCONTRO CON LA SAMARITANA ” ella viene fulminata dalla GRAZIA, non avrebbe mai pensato un simile incontro. GESU’ E’ IMPREVEDIBILE arriva , tocca, trasforma e spesso “folgora” . la cosa più importante è lasciarsi trasformare . SIGNORE TU LO PUOI,
    TRASFORMA ANCHE ME. “IL CIECO NATO” Sente parlare di GESU’, fa del suo meglio per avvicinarsi a LUI perchè sa che può fargli qualcosa. Nel suo cuore si andava accendendo una luce : LA FEDE IN LUI. VENNE GUARITO. I SUOI OCCHI INIZIARONO A VEDERE COSE MAI VISTE FINO ALLORA. La poca fede in GESU’ mi rende cieca non riesco a godere le gioie belle che DIO
    NELLA SUA GRANDE BONTA’ MI REGALA. SIGNORE TI PREGO, GUARISCI LA MIA CECITA’!
    DAL 22 AL 27 MAGGIO UNA GRANDE E BELLA ESPERIENZA SPIRITUALE. A ” VILLA S. BIAGIO.” GRAZIE A CHI SI E’ PRODIGATO NELL’ ANNUNCIARE CON GRANDE SEMPLICITA’ , COMPETENZA E CONCRETEZZA LA PAROLA DI DIO.

  3. RALLEGRATEVI NEL SIGNORE, SEMPRE

    L’Apostolo ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio (cfr. Gc 4, 4), come ci assicura la Scrittura. Come un uomo non può servire a due padroni, così nessuno può rallegrarsi contemporaneamente nel mondo e nel Signore.
    Quindi abbia il sopravvento la gioia nel Signore, finché non sia finita la gioia nel mondo. CRESCA SEMPRE PIÙ LA GIOIA NEL SIGNORE, MENTRE LA GIOIA NEL MONDO DIMINUISCA SEMPRE FINCHÉ SIA FINITA. E noi affermiamo questo, non perché non dobbiamo rallegrarci mentre siamo nel mondo, ma perché, pur vivendo in questo mondo, ci rallegriamo già nel Signore.
    Ma qualcuno potrebbe obiettare: SONO NEL MONDO, ALLORA, SE DEBBO GIOIRE, GIOISCO LÀ DOVE MI TROVO. MA CHE DICI? PERCHÉ SEI NEL MONDO, NON SEI FORSE NEL SIGNORE? ASCOLTA IL MEDESIMO APOSTOLO CHE PARLA AGLI ATENIESI E NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI DICE DEL DIO E SIGNORE NOSTRO CREATORE: «IN LUI INFATTI VIVIAMO, CI MUOVIAMO ED ESISTIAMO» (AT 17, 28).
    Colui che è dappertutto, dove non è? Forse che non ci esortava a questo quando insegnava: «Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla»? (Fil 4, 5-6).
    È una ineffabile realtà questa: ascese sopra tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che si trovano ancora sulla terra. Chi è costui, lontano e vicino al tempo stesso, se non colui che si è fatto prossimo a noi per la sua misericordia?
    Tutto il genere umano è quell’uomo che giaceva lungo la strada semivivo, abbandonato dai ladri. Il sacerdote e il levita, passando, lo disprezzarono, ma un samaritano di passaggio gli si accostò per curarlo e prestargli soccorso. Lontano da noi, immortale e giusto, egli discese fino a noi, che siamo mortali e peccatori, per diventare prossimo a noi.
    «NON CI TRATTA SECONDO I NOSTRI PECCATI» (SAL 102, 10). SIAMO INFATTI FIGLI. E COME PROVIAMO QUESTO? MORÌ PER NOI L’UNICO, PER NON RIMANERE SOLO. NON VOLLE ESSERE SOLO, EGLI CHE È MORTO SOLO. L’UNICO FIGLIO DI DIO GENERÒ MOLTI FIGLI DI DIO. SI ACQUISTÒ DEI FRATELLI CON IL SUO SANGUE. RESE GIUSTI I REPROBI. DONANDOSI, CI HA REDENTI; DISONORATO, CI ONORÒ; UCCISO, CI PROCURÒ LA VITA.
    PERCIÒ, FRATELLI, RALLEGRATEVI NEL SIGNORE, NON NEL MONDO; CIOÈ RALLEGRATEVI NELLA VERITÀ, NON NEL PECCATO; RALLEGRATEVI NELLA SPERANZA DELL’ETERNITÀ, NON NEI FIORI DELLA VANITÀ. COSÌ RALLEGRATEVI: E DOVUNQUE E PER TUTTO IL TEMPO CHE STARETE IN QUESTO MONDO, «IL SIGNORE È VICINO! NON ANGUSTIATEVI PER NULLA» (FIL 4, 5-6).

  4. ”Talità Kum, fanciulla alzati” 
    Gesù le sorrise, come sapeva sorridere Lui,….

    Poche parole …che non sono nemmeno capace di commentare , ma che  oggi sono state per me gratitudine e  ” pane di perseveranza ”  .
    Mi hanno regalato il ricordo di una sera di tanti anni fa quando , per la prima volta , mi sono sentita addosso questo “Talità Kum “….  ” PERCHE’? ”

    Grazie per la condivisione di questi vostri giorni di ritiro .

  5. COSA E’ SUCCESSO TRA LA RISURREZIONE
    E L’ASCENSIONE DEL SIGNORE
    San Leone Magno, Papa

    Miei cari, i giorni intercorsi tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione non sono passati inutilmente, ma in essi sono stati CONFERMATI GRANDI MISTERI E SONO STATE RIVELATE GRANDI VERITÀ.
    Venne eliminato il timore di una morte crudele, e venne annunziata non solo l’immortalità dell’anima, ma anche quella del corpo. Durante quei giorni, in virtù del soffio divino, venne effuso su tutti gli apostoli lo Spirito Santo, e a san Pietro apostolo, dopo la consegna delle chiavi del Regno, venne affidata la cura suprema del gregge del Signore.
    IN QUESTI GIORNI IL SIGNORE SI UNISCE, COME TERZO, AI DUE DISCEPOLI LUNGO IL CAMMINO, e per dissipare in noi ogni ombra di incertezza, biasima la fede languida di quei due spaventati e trepidanti. Quei cuori da lui illuminati s’infiammano di fede e, mentre prima erano freddi, diventano ardenti, man mano che il Signore spiega loro le Scritture. Quando egli spezza il pane, anche lo sguardo di quei commensali si apre. Si aprono gli occhi dei due discepoli come quelli dei progenitori. Ma quanto più felicemente gli occhi dei due discepoli dinanzi alla glorificazione della propria natura, manifestata in Cristo, che gli occhi dei progenitori dinanzi alla vergogna della propria prevaricazione!
    Perciò, o miei cari, durante tutto questo tempo trascorso tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione, LA DIVINA PROVVIDENZA QUESTO HA AVUTO DI MIRA, QUESTO HA COMUNICATO, QUESTO HA VOLUTO INSINUARE NEGLI OCCHI E NEI CUORI DEI SUOI: LA FERMA CERTEZZA CHE IL SIGNORE GESÙ CRISTO ERA VERAMENTE RISUSCITATO, COME REALMENTE ERA NATO, REALMENTE AVEVA PATITO ED ERA REALMENTE MORTO.
    Perciò i santi apostoli e tutti i discepoli, che avevano trepidato per la tragedia della croce ed erano dubbiosi nel credere alla risurrezione, FURONO TALMENTE RINFRANCATI DALL’EVIDENZA DELLA VERITÀ, CHE, AL MOMENTO IN CUI IL SIGNORE SALIVA NELL’ALTO DEI CIELI, NON SOLO NON NE FURONO AFFATTO RATTRISTATI, MA ANZI FURONO RICOLMI DI GRANDE GIOIA.
    Ed avevano davvero un grande e ineffabile motivo di rallegrarsi. ESSI INFATTI, INSIEME A QUELLA FOLLA FORTUNATA, CONTEMPLAVANO LA NATURA UMANA MENTRE SALIVA AD UNA DIGNITÀ SUPERIORE A QUELLA DELLE CREATURE CELESTI. Essa oltrepassava le gerarchie angeliche, per essere innalzata al di sopra della sublimità degli arcangeli, senza incontrare a nessun livello, per quanto alto, un limite alla sua ascesa. Infine, chiamata a prender posto presso l’eterno Padre, venne associata a lui nel trono della gloria, mentre era unita alla sua natura nella Persona del Figlio.

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