Cari amici,             

sto tentando di fare una sintesi della bella LETTERA ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO dal titolo “FRATELLI TUTTI”... Vi confido sinceramente che non è facile ma ci proviamo… per non appesantire vediamo di dividerla per capitoli… Ecco PER OGGI qualcosa dell’Introduzione e il PRIMO CAPITOLO… Sarei tanto contento ricevere qualche vostro aiuto – commento o…correzione. Fraternamente dv

“FRATELLI  TUTTI”                                                          LETTERA ENCICLICA  DI PAPA  FRANCESCO  sulla fraternità e l’amicizia sociale

1. «FRATELLI TUTTI», BEL TITOLO…DA CHI L’HA PRESO?  «Fratelli tutti»,  scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui».  Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.
2. PERCHÉ COSÌ DEVOTO DI S. FRANCESCO?                                           Questo Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia, che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’, nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e all’amicizia sociale. S. Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi. Senza frontiere
3. QUALE EPISODIO LA COLPISCE  IN PARTICOLARE ?                 C’è un episodio della sua vita che ci mostra il suo CUORE SENZA CONFINI, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla nazionalità, al colore o alla religione. È la sua visita al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, visita che comportò per lui un grande sforzo a motivo della sua povertà, delle poche risorse, della differenza di lingua, cultura e religione.  Tale viaggio, in quel momento storico segnato dalle crociate, dimostrava la grandezza dell’amore che voleva vivere, desideroso di abbracciare tutti. San Francesco andò a incontrare il Sultano col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: senza negare la propria identità, trovandosi «tra i saraceni o altri infedeli  non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio». Ci colpisce come, 800 anni fa, Francesco  raccomandasse di evitare ogni forma di contesa e anche di vivere un’umile e fraterna “sottomissione”, pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede.                                                                                                                     4. IN UN MONDO PIENO DI GUERRE… CHE METODO USAVA?       Egli non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio. Aveva compreso che «Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16).
In quel mondo pieno di torri di guardia e di mura, le città vivevano guerre sanguinose tra famiglie potenti, Francesco si liberò da ogni desiderio di dominio e cercò di vivere in armonia con tutti.   

5. CHE COSA LO HA STIMOLATO A SCRIVERE DI QUESTI TEMI ? Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. In questo caso mi sono sentito   stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro”

6. MA QUALE OBIETTIVO SI PROPONE?  Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole.             Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà.                      7. 8. ANCHE LA PANDEMIA PUO’ INSEGNARCI …QUALCOSA? Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze.  È apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti.  Desidero che, in questo tempo riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. Tra tutti: « Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme!   Sogniamo come un’unica umanità,  come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede,  ciascuno con la propria voce, TUTTI FRATELLI!

  • CONSONANZE ORIONINE: Un cuore senza confini… Le mie regole voi non le conoscete, ma voi conoscete la mia vita e il fine per cui lavoro: niente per me, tutto per Dio e per la santa Chiesa e qualunque sacrificio per farmi santo e salvare e consolare le anime dei miei fratelli. Un cuore senza confini perché dilatato dalla carità del mio Dio, Gesù crocifisso: Io sono niente: tutto è Gesù e la volontà dei superiori. (Scr. 102,32 )

CAPITOLO PRIMO      LE OMBRE DI UN MONDO CHIUSO

9.10. SOGNI CHE VANNO IN FRANTUMI ?    Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e gioire per la diversità che la abita. Ugualmente ha preso forza l’aspirazione ad un’integrazione latinoamericana e si è incominciato a fare alcuni passi. In altri Paesi vi sono stati tentativi di pacificazione che hanno portato frutti
11. MA ORA STIAMO TORNANDO INDIETRO?   Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali. E questo ci ricorda che «ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete più alte. L’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno.
12. “APRIRSI AL MONDO”:  MA PERCHÉ SEMPRE PIÙ SOLI?
                        È un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza. Si riferisce all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi. Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché «la società ci rende vicini, ma non ci rende fratelli». SIAMO PIÙ SOLI CHE MAI             in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza.

13 – 16 QUALE CONSIGLIO HA DATO AI GIOVANI ?  «Se una persona vi fa una proposta e vi dice di ignorare la storia, di non fare tesoro dell’esperienza degli anziani, di disprezzare tutto ciò che è passato e guardare solo al futuro che lui vi offre, non è forse questo un modo facile di attirarvi con la sua proposta per farvi fare solo quello che lui vi dice? Quella persona ha bisogno che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse. È così che funzionano le ideologie che distruggono. A tale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, rifiutino la ricchezza spirituale e umana che è stata tramandata, che ignorino tutto ciò che li ha preceduti».             La politica così non è più una sana discussione su progetti a lungo termine bensì solo ricette di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace. In questo scontro di interessi che ci pone tutti contro tutti, dove vincere è sinonimo di distruggere, com’è possibile mettersi accanto a chi è caduto lungo la strada? Aumentano le distanze tra noi, e il cammino verso un mondo unito e più giusto subisce un drastico arretramento
17. LA CURA DEL MONDO È CURA… DI NOI STESSI?!  Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita LA CASA COMUNE.                               SIAMO D’ACCORDO  O VOGLIAMO …NUOVE GUERRE?    Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere. In questa cultura che stiamo producendo, «è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre».
18.  SIAMO  NELLA CULTURA DELLO SCARTO… MONDIALE?

Certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti. «le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie  se “non servono ancora” –come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani. Siamo diventati insensibili ad ogni forma di spreco, a partire da quello alimentare, che è tra i più deprecabili».                                                                              19.- 21 IL VECCHIETTO… DOVE LO METTO?                                                             La mancanza di figli che provoca un invecchiamento della popolazione, insieme  all’abbandono delle persone anziane a una dolorosa solitudine, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali. Così, «oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani». Abbiamo visto quello che è successo agli anziani in alcuni luoghi a causa del coronavirus. Non dovevano morire così. Non ci rendiamo conto che isolare le persone anziane e abbandonarle a carico di altri senza un adeguato e premuroso accompagnamento della famiglia, mutila e impoverisce la famiglia stessa. E finisce per privare i giovani del necessario contatto con le loro radici e con una saggezza che la gioventù da sola non può raggiungere.                          Lo scarto assume forme spregevoli che credevamo superate, come il razzismo. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i presunti progressi della società non sono assicurati una volta per sempre. Ci sono regole economiche che sono risultate efficaci per la crescita, ma non per lo sviluppo umano integrale. È aumentata la ricchezza, ma senza equità…               

23. DIRITTI UMANI RICONOSCIUTI SOLO… SULLA CARTA?  «Osservando con attenzione le nostre società contemporanee,i riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia davvero riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza. Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia…Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati». L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio.                                             

24. E QUANTE FORME DI SCHIAVITÙ CI SONO ANCORA? Riconosciamo che, «malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue formeancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù.  Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. […] La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine». Le reti criminali «utilizzano abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo». L’aberrazione non ha limiti quando si assoggettano donne, poi forzate ad abortire. Un atto abominevole che arriva addirittura al sequestro delle persone allo scopo di vendere i loro organi. Tutto ciò fa sì che la tratta di persone e altre forme di schiavitù diventino un problema mondiale, che esige di essere preso sul serio…

25. 26.  TERZA GUERRA MONDIALE A PEZZI ?
Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno «moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “TERZA GUERRA MONDIALE A PEZZI”».
27. 28. RESPORIAMO TUTTI UN CLIMA DI PAURA: PERCHÉ?
Paradossalmente, ci sono paure ancestrali che non sono state superate dal progresso tecnologico; anzi, hanno saputo potenziarsi dietro nuove tecnologie. Di conseguenza si creano nuove barriere di autodifesa, così che non esiste più il mondo ed esiste unicamente il “mio” mondo…Riappare «la tentazione di fare una CULTURA DEI MURI, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti.                       29. I GRANDI PROGRESSI DELLA TECNOLOGIA NON BASTANO?            Con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb non ignoriamo gli sviluppi positivi nella scienza, nella tecnologia, nella medicina, e nel benessere, soprattutto nei Paesi sviluppati. Ciò nonostante, «sottolineiamo che, insieme a tali progressi storici, grandi e apprezzati, si verifica un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. Tutto ciò contribuisce a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione». Segnaliamo «le forti crisi politiche, l’ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali. […] Nei confronti di tali crisi che portano a morire di fame milioni di bambini, ridotti a scheletri umani – a motivo della povertà e della fame regna un silenzio internazionale inaccettabile».
30.31 SIAMO TUTTI…SULLA STESSA BARCA !?                                                          Nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono. Domina un’indifferenza fredda e globalizzata: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA. L’isolamento, no; vicinanza, sì. Cultura dello scontro, no;             cultura dell’incontro, sì». Perché una cosa è sentirsi costretti a vivere insieme, altra cosa è apprezzare la ricchezza e la bellezza «COME SAREBBE BELLO SE alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale! COME SAREBBE BELLO SE, mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, riscoprissimo i bisogni del fratello e della sorella che mi orbitano attorno!».

 32. 33. MA LA PANDEMIA NON CI HA INSEGNATO  NIENTE?                                   
Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilitàCon la tempesta, è caduto il trucco con cui mascheravamo i nostri “ego” preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli»… Ma il colpo duro di questa pandemia fuori controllo ha obbligato per forza a pensare agli esseri umani, a tutti, più che al beneficio di alcuni. Oggi possiamo riconoscere che « ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà».               Il dolore, l’incertezza, la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza.
34.36 CONTINUEREMO A DIRE: “GLI ALTRI”, O… “NOI” ?                            Se tutto è connesso, è difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere PADRONI ASSOLUTI della propria vita e di tutto ciò che esiste. È la realtà stessa che geme e si ribella. Velocemente però dimentichiamo le lezioni della storia, «maestra di vita». Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica.                  VOGLIA IL CIELO CHE ALLA FINE NON CI SIANO PIÙ “GLI ALTRI”, MA SOLO UN “NOI”. Che non sia stato l’ennesimo evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato. «l’ossessione per uno stile di vita consumistico, … potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca». Il “SI SALVI CHI PUÒ” si tradurrà nel “TUTTI CONTRO TUTTI”.E questo sarà peggio di una pandemia.                                                                                                                                     37 – 39  SENZA DIGNITÀ UMANA SULLE FRONTIERE ?

Tanto da alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone migranti. Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni, ci sono tante vite lacerate. Molti fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da catastrofi naturali. Altri, con pieno diritto, sono «alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore … Altri sono «attirati dalla cultura occidentale, nutrendo aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni. Trafficanti senza scrupolo, spesso legati ai cartelli della droga e delle armi, sfruttano la debolezza dei migranti, che lungo il loro percorso troppo spesso incontrano la violenza, l’abuso psicologico e anche fisico, e sofferenze indicibili». Coloro che emigrano «sperimentano la separazione dal proprio contesto di origine e spesso anche uno sradicamento culturale e religioso. La frattura riguarda anche le comunità di origine, che perdono gli elementi più vigorosi e intraprendenti…Di conseguenza, «va riaffermato IL DIRITTO A NON EMIGRARE, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria
terra».  Per giunta, «in alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori SUSCITANO ALLARME E PAURE, SPESSO FOMENTATE E SFRUTTATE A FINI POLITICI. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi»     I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona. Pertanto, devono essere “protagonisti del proprio riscatto” Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È INACCETTABILE CHE I CRISTIANI CONDIVIDANO QUESTA MENTALITÀ E QUESTI ATTEGGIAMENTI, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno.
40. CHE DIRE DI FRONTE AL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI ? «Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo». Ma oggi esse risentono di una «perdita di quel senso della responsabilità fraterna, su cui si basa ogni società civile».  L’Europa, rischia seriamente di andare per questa strada. Tuttavia, «aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, ha gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti». 

41. NON E’ NORMALE AVERE QUALCHE TIMORE?                              Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale  di autodifesa. Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie, perché «il problema è quando condizionano il
nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro».

42. 43  PERCHÉ ALLORA CON I SOCIAL NON ABBIAMO PAURA? Paradossalmente, mentre crescono atteggiamenti chiusi e intolleranti che ci isolano rispetto agli altri, spariscono le distanze fino al punto che viene meno il diritto all’intimità. Tutto diventa una specie di spettacolo che può essere spiato, vigilato, e la vita viene esposta a un controllo costante. Nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo. «I Media Digitali possono esporre al rischio di dipendenza e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta,  ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche». C’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana. I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, una reciprocità stabile e anche un consenso che matura con il tempo, hanno un’apparenza di socievolezza. Non costruiscono veramente un “noi”, ma dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità.
44. 45 PERCHÉ QUESTA AGGRESSIVITÀ SENZA PUDORE?     Proprio mentre difendono il proprio isolamento consumistico e comodo, le persone scelgono di legarsi in maniera costante e ossessiva. Questo favorisce il pullulare di forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro, con una sfrenatezza che non potrebbe esistere nel contatto corpo a corpo perché finiremmo per distruggerci tutti a vicenda. L’aggressività Sociale trova nei computer uno spazio di diffusione senza uguali.. Quello che fino a pochi anni fa non si poteva dire di nessuno, oggi si può esprimere nella maniera più cruda anche per alcune autorità politiche e rimanere impuniti. Non va ignorato che «operano nel mondo digitale giganteschi interessi economici, capaci di realizzare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico.  Questi circuiti chiusi facilitano la diffusione di notizie false, fomentando pregiudizi e odio».
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. ANCHE I CRISTIANI CORRONO QUESTI PERICOLI?                              Occorre riconoscere che i fanatismi che inducono a distruggere gli altri hanno per protagonisti anche persone religiose, non esclusi i cristiani, che «possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui». Così facendo, quale contributo si dà alla fraternità che il Padre comune ci propone?

47. MA DOVE STA LA VERA SAGGEZZA?   La vera saggezza presuppone l’incontro con la realtà. Ma … l’incontro diretto con i limiti della realtà diventa insopportabile. Di conseguenza, si attua un meccanismo di “selezione” e si crea l’abitudine di separare immediatamente ciò che mi piace da ciò che non mi piace, le cose attraenti da quelle spiacevoli. Con la stessa logica si scelgono le persone con le quali si decide di condividere il mondo. Così le persone o le situazioni che hanno ferito la nostra sensibilità… oggi semplicemente vengono eliminate nelle reti virtuali, costruendo un circolo virtuale che ci isola dal mondo in cui viviamo
48. SAPPIAMO  ASCOLTARE  COME… S. FRANCESCO?           Il mettersi seduti ad ascoltare l’altro, caratteristico di un incontro umano, è un paradigma di atteggiamento accogliente, di chi supera il narcisismo e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia. Tuttavia, «il mondo di oggi è in maggioranza un mondo sordo  A volte la velocità del mondo moderno, la frenesia ci impedisce di ascoltare bene quello che dice l’altra persona. E quando è a metà del suo discorso, già la interrompiamo e vogliamo risponderle mentre ancora non ha finito di parlare. Non bisogna perdere la capacità di ascolto».     San Francesco d’Assisi «ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori».
49.50. È TEMPO DI RITROVARE IL SILENZIO E L’ASCOLTO?                     Venendo meno il silenzio e l’ascolto, e trasformando tutto in battute e messaggi rapidi, si mette in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana. Tale dinamica, per sua logica intrinseca, impedisce la riflessione serena che potrebbe condurci a una saggezza comune.Possiamo cercare insieme la verità nel dialogo, nella conversazione pacata o nella discussione appassionata. È un cammino…Il cumulo opprimente di informazioni che ci inonda non equivale a maggior saggezza. La saggezza non si fabbrica con impazienti ricerche in internet. Non si presta un’attenzione prolungata e penetrante al cuore della vita, non si riconosce ciò che è essenziale per dare un senso all’esistenza. Così, la libertà diventa un’illusione che ci viene venduta e che si confonde con la libertà di navigare davanti a uno schermo. … una via di fraternità la possono percorrere soltanto spiriti liberi e disposti a incontri reali.              51-52. 53 COPIARE I PAESI ECONOMICAMENTE FORTI?   Alcuni Paesi forti dal punto di vista economico vengono presentati come modelli culturali per i Paesi poco sviluppati, invece di fare in modo che ognuno cresca con lo stile che gli è peculiare, sviluppando le proprie capacità di innovare a partire dai valori della propria cultura. Questa nostalgia che induce a copiare e comprare piuttosto che creare, dà luogo a un’autostima nazionale bassa.
54.55  ALLORA NON C’È PIU’ ALCUNA SPERANZA?                                                     Malgrado queste dense ombre, nelle pagine seguenti desidero dare voce a tanti percorsi di speranza. Dio infatti continua a seminare nell’umanità semi di bene. La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, HANNO REAGITO DONANDO LA PROPRIA VITA. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, personale delle pulizie, badanti, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose   HANNO CAPITO CHE NESSUNO SI SALVA DA SOLO.  Invito alla speranza, che «ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive. Ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore. […] La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa».                                 CAMMINIAMO NELLA SPERANZA.    

                                                  

CONSONANZE  ORIONINE  

  • MA UNA CARITÀ DAGLI ORIZZONTI AMPI. Un giorno, verso la fine del pranzo feci sospendere la lettura della vita del Cottolengo e commentai:  Abbiamo sentito il racconto di due conversioni che si erano operate alla Piccola Casa di Torino perché il Cottolengo, accettava i ricoverati di qualsiasi religione o anche di nessuna religione.  Certo, quando i malati si presentano alla porta del Piccolo Cottolengo, non si può  loro chiedere di che religione o nazione siano, ma se hanno un dolore da lenire. Vedete come i Santi avevano il cuore largo! E’ venuto da me un signore, il quale mi ha detto: – Voglio fondare un Ospizio Cattolico, e lei si sente di mandarmi i suoi preti? – Ed io:               Se per cattolico intende universale, cioe’ dove si possono accettare tutti, si’ che accetto di mandare il personale; ma se vuole fondare un Ospedale esclusivamente per i cattolici, no che non accetto .Tenete a mente queste parole, perché quando si presenta uno che ha un dolore, non si sta’ lì  a domandare se ha il battesimo o non ha il battesimo, ma se ha un dolore.  (Parola VIII, 195-196)

Note Personali   ———————————————————————————————————————————————————————————–Parliamone, se vuoi… donalesiani@gmail.com  

One comment

  1. Proprio un BELL’IMPEGNO TOSTO… fare sintesi di una enciclica!!!!! Però VALE DAVVERO LA PENA xché DAVVERO MERAVIGLIOSA!
    La RUMINO piano piano, per ASSORBIRLA meglio perché è TROPPO BELLA… IMPORTANTE… che leggerla frettolosamente SAREBBE SPRECATA!
    INTERESSANTI LE “DOMANDE”… che AIUTANO a centrare il nucleo e a rendere più “appetitosa”… l’enciclica
    MERAVIGLIOSAMENTE SPLENDIDA SINTESI…!!!!!!! G R A Z I E…!!!!!

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