• BARNABA:

VIDE LA GRAZIA DEL  SIGNORE

E SI RALLEGRO’ !!!

  • SEMINIAMO PACE O ZIZZANIA? Ci sono persone con le quali è davvero difficile andar d’accordo.  Altre invece, sanno trovare il lato buono in ogni situazione. E l’ambiente ne risente in positivo. Nella comunità cristiana delle origini troviamo Barnaba, collaboratore di Paolo. Fu lui a  dargli fiducia  quando tutti erano ancora diffidenti. Certo venne il momento dell’incomprensione anche fra di loro...Ma se il carattere di Paolo in un primo momento  ebbe il sopravvento, alla fine fu IL METODO DI Barnaba a rivelarsi più efficace: saper aspettare. Dare fiducia sempre. Avere una grande pazienza con tutti. Vale la pena ascoltarlo…  (Libera rielaborazione)
  • Sono nato nell’isola di Cipro. I miei genitori,  alla loro morte,  mi lasciarono fertili terre che ho coltivato con passione,  per lunghi anni. Il lavoro dei campi  mi ha confermato in una innata tendenza  alla mitezza. Mi piace essere conciliante con le persone, valorizzandone i doni e incoraggiando sempre.  Forse per questo gli Apostoli, dopo un poco che stavo con loro, mi cambiarono nome: Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che  significa “figlio dell’esortazione”, un levita originario di Cipro,  che  era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’importo  deponendolo ai piedi degli apostoli. Venuto a conoscenza dell’insegnamento di Gesù, me  ne innamorai a tal punto che  volli prendere alla lettera il suo invito al giovane ricco:  “Va vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”
  • Feci proprio così. E, recatomi a Gerusalemme per la Pasqua, vi restai per sempre. Fu una  liberazione per la mia vita. Potevo dedicarmi totalmente,   alla nuova fede e ai poveri  che, numerosi, ogni giorno venivano a chiedere aiuto materiale e una parola di conforto. Un giorno notai  nella comunità un nuovo arrivato, Saulo di Tarso. Un personaggio famoso. Prima per aver perseguitato a morte la nostra fede. E poi per la sua  conversione, improvvisa e radicale. Era sulla bocca di tutti. In realtà  si respirava aria di  diffidenza nei suoi confronti.
  •  Venuto a Gerusalemme, Saulo cercava di unirsi con i discepoli, ma  tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un  discepolo.Per parte mia,  cercai di avvicinarlo. Mi resi conto che la sua conversione era sincera e non c’era più nulla da temere. Anzi c’era molto da imparare. Mi sembrò giusto dargli una mano:
  • Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli  e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli  aveva parlato. Qualche giorno dopo vidi Saulo,  felice di essere accolto nella comunità  e di poter cominciare a rendersi utile. Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme,  parlando apertamente nel nome del Signore. Cominciammo a frequentarci, condividendo  pensieri  e progetti apostolici. Una profonda sintonia spirituale si andò instaurando tra noi.  Eravamo molto diversi di temperamento, ma ci completavamo a vicenda nel servizio del Vangelo. Intanto era sorta una nuova  comunità ad Antiochia di Siria: gli Apostoli decisero di mandare me per assicurare  la necessaria comunione.
  • La notizia  giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Sentivo  tutta la responsabilità di  un incarico così delicato in ambiente tanto diverso dal nostro. Invocai il Signore che mi desse sapienza nel cogliere il  bene che già esisteva:
  • Quando questi giunse e VIDE LA GRAZIA DEL  SIGNORE, si rallegrò e,  da uomo virtuoso qual  era e PIENO DI SPIRITO  SANTO E DI FEDE, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel  Signore. Tutto questo era confortante,  ma  onestamente, mi rendevo conto che, per un’azione missionaria più organica, era necessaria  una persona  più preparata di me..  Mi ricordai del mio amico Saulo:
  • BARNABA   PARTÌ ALLA VOLTA DI TARSO PER CERCARE SAULO E TROVATOLO LO CONDUSSE  AD ANTIOCHIA.Lo presentai alla comunità, evidenziando le sue capacità e il fatto che  aveva visto il Signore: la sua carta vincente per  rendersi  credibile. Concordammo di rimanere tutti e due in città  e  lavorare  insieme, almeno per un anno. Non ci sfiorava minimamente l’idea di possibili gelosie o rivalità fra noi. La causa del Vangelo era troppo importante per perderci in simili meschinità . Ci buttammo a corpo morto nella predicazione: Rimasero insieme un anno intero in quella comunità  e istruirono molta gente
  • Ci conoscevamo tutti in comunità e ci capivamo. La gente rispondeva . AD ANTIOCHIA PER LA PRIMA VOLTA I DISCEPOLI  FURONO CHIAMATI CRISTIANI. Ma  qualcuno cominciava a chiedersi se non era  troppo facile starcene tranquilli in quell’oasi di pace. Un giorno, mentre stavamo in preghiera, ci sembrò  di udire la voce dello Spirito:
  • RISERVATE PER ME BARNABA E  SAULO PER L’OPERA ALLA QUALE LI HO CHIAMATI”. Dopo aver   digiunato e pregato, i fratelli imposero le mani su di noi e ci accomiatarono.
  • Ci sembrò saggio cominciare proprio da Cipro, dove potevamo contare su qualche persona buona di mia conoscenza.
  •  ESSI DUNQUE, INVIATI DALLO SPIRITO SANTO, discesero a Selèucia e di  qui salparono verso Cipro.
  • Eravamo contenti.  Sentivamo la presenza del Signore Gesù. Allietati  anche  dall’entusiasmo giovanile di Giovanni Marco, mio cugino. Mi aveva chiesto di accompagnarci e  volentieri l’avevamo portato con noi.  I primi giorni, era fuori di sé dalla gioia.  Ma dopo qualche tempo, la fatica  del viaggio ebbe il sopravvento. Sentì di non farcela:
  •  GIOVANNI SI SEPARÒ da loro e ritornò a Gerusalemme. Fu una grossa delusione per me  e per Paolo. Anche se servì a  farci capire che, nell’opera missionaria, bisognava  fare  i conti con le umane debolezze,  gli abbandoni,  le difficoltà di ogni genere. Tornati ad Antiochia,  radunammo la  comunità per riferire  le meraviglie che Dio aveva compiuto per mezzo nostro.
  • E si fermarono per non poco  tempo insieme ai discepoli. Una pausa di vita comunitaria. Utile al nostro ristoro  e a preparare un secondo, più impegnativo  viaggio. Ma quando si trattò di decidere  se portare nuovamente  con noi Marco, non riuscimmo a metterci d’accordo. Io ero per dargli una possibilità di riscatto. Paolo  fu irremovibile: riteneva  che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro  e non aveva voluto partecipare alla loro opera.  Che pena! Eravamo d’accordo sulle cose sostanziali. Ci ardeva in petto lo stesso fuoco missionario. Eppure su questo particolare, non ci capivamo. Stimavo tantissimo Paolo, ma lo sentivo troppo radicale. Non ammetteva mezzi termini. E lui mi diceva che io ero troppo accondiscendente. Forse aveva ragione. Ma ho sempre pensato che bisognava avere pazienza con la gente, soprattutto con i giovani. Non ci fu nulla da fare.
  •  IL DISSENSO  FU TALE CHE si separarono l’uno dall’altro. Barnaba, prendendo con sé  Marco, s’imbarcò per Cipro.  PAOLO INVECE SCELSE SILA E PARTÌ.
  • E’ stata la più grande sofferenza della mia  vita. Anche da lontano, sentivo parlare delle  imprese che Paolo compiva. Ne ero felice, per Lui e per il Vangelo. Continuavo a pregare e a parlare bene di Lui. Con una speranza nel cuore:  col tempo forse avremmo potuto  ricucire lo strappo. Intanto gli anni passavano. Vedevo  che Marco andava maturando. Stava facendo un prezioso lavoro nella comunità cristiana. Era diventato un fedele interprete   di  Pietro. Chissà, pensavo, col passare del tempo, si cambia,  si diventa più flessibili. Forse anche Paolo… Un giorno, Marco, mi riferì  della cordiale accoglienza ricevuta a Colossi  grazie  alle “raccomandazioni”  di Paolo!  Aveva scritto loro:
  •  Vi salutano Aristarco E MARCO, il  cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni; se  verrà da voi, FATEGLI BUONA ACCOGLIENZA.
  • Più tardi  seppi  che Paolo era stato fatto prigioniero.  E che nella solitudine del carcere, poteva contare solo su  pochi discepoli rimastigli fedeli. Fra questi c’era  Marco. Si erano dunque riconciliati. Non solo. Mio cugino si era messo a sua completa disposizione 
  • PRENDI MARCO E PORTALO CON TE, PERCHÉ MI SARÀ UTILE PER IL MINISTERO
  • I miracoli della carità: Provai un grande sollievo. E anche se fisicamente distanti, sentivo d’aver come ritrovato il mio amico e  compagno di viaggi. E quella nostra sintonia profonda  sulle cose che contano. Sulla carità. 
  • SE ANCHE PARLASSI LE LINGUE DEGLI UOMINI E DEGLI ANGELI, MA  NON AVESSI LA CARITÀ, SONO COME UN BRONZO CHE RISUONA, NON SONO NULLA,  NIENTE MI GIOVA!                    

  Barnaba, il Figlio dell’esortazione

 

DAVANTI ALLO SPECCHIO:

  1. ¨ Cosa ti colpisce di Barnaba? Secondo te, chi aveva “ragione” tra Paolo e Barnaba? A CHI ASSOMIGLI di più?   
  2. E noi tendiamo  a parlare bene della gente, sottolineandone gli aspetti positivi? O troviamo gusto nello  spargere pettegolezzi?
  3. Quando c’è stata un’incomprensione, cerchiamo di ricucire lo strappo?
  • LA PREGHIERA È LA FORZA DELL’UOMO                                                                 E LA DEBOLEZZA DI DIO.   (S. Agostino)
  • BISOGNA CHE TU SAPPIA CONQUISTARTI SEMPRE DI PIÙ IL CUORE DELLA POPOLAZIONE. COSA VUOI?   BISOGNA AVERE PAZIENZA, PAZIENZA, PAZIENZA!   (Don Orione)

————————————————————–donalesiani@gmail.com

 

One comment

  1. ESSERE BUONA TERRA (Ernesto Olivero)

    “Un seme germoglia,
    diventa fiore, diventa frutto
    se una buona terra,
    se un buon concime lo nutrono.

    Terra e concime
    non vedranno il frutto
    e il fiore non saprà mai chi ringraziare,
    ma il miracolo sarà compiuto.

    Io posso essere buona terra, buon concime
    se in mezzo alla gente,
    senza volto e senza nome,
    porto… la mia presenza di preghiera.”

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